6
durante la prima legislatura Sharon. La recente storia d’Israele viene ridipinta
come una scatola cinese aprendo la quale si descrive il processo che ha portato ad
un cambiamento superficiale di direzione, senza per questo distogliere le mire
Israeliane dall’obiettivo finale, perseguito costantemente, ma sempre in secondo
piano.
A questo punto, motivata l’evacuazione dai territori della Striscia di Gaza,
nel terzo capitolo si procede alla mera esposizione dell’attuazione del piano di
ritiro, dal suo primo annuncio ufficiale nel febbraio 2004 alla cerimonia che ne ha
consacrato il termine il 12 settembre 20052. Segue una descrizione degli
avvenimenti del dopo-ritiro: quale situazione si è configurata a Gaza, in termini di
economia, ordine pubblico, limitazioni Israeliane all’autonomia Palestinese,
impotenza dell’Autorità Palestinese e difficoltà della vita quotidiana. Si
aggiungono a questi le violazioni del confine palestinese operate da parte delle
forze armate israeliane per motivi di sicurezza ed un regime delle frontiere che di
fatto rende inefficace il ritiro: Israele continua ad esercitare su Gaza il pieno
controllo, operando dall’esterno. Infine la rioccupazione militare della Striscia di
Gaza avvenuta il 28 giugno 2006 in seguito al rapimento di un soldato Israeliano
lungo il confine con la Striscia, fatalmente accaduto proprio quando Hamas e
Fatah avevano trovato un accordo e firmato il documento sui prigionieri, a pochi
giorni dalla ripresa del dialogo diplomatico e dalla formulazione di un’ipotetica
rinascita della “Road Map” for peace.
L’occhio critico noterà una sostanziale discrepanza tra il regime delle
notizie che giungono in Italia e la cronaca approfondita riportata nella stampa
internazionale. Le sfumature percepibili nei documenti e soprattutto negli articoli
di giornale di testate straniere riempiono lo scheletro sul quale si modella la tesi,
dandole organicità e coerenza. Il materiale è stato accuratamente ricercato in fonti
di entrambi gli schieramenti (principalmente Israeliane, Palestinesi, Inglesi,
Francesi ed Americane), filo-Israeliano e filo-Palestine, pro-ritiro e contro-ritiro,
laburista e nazionalista, con l’intento di dimostrare che la distanza tenuta tra
queste e le fonti italiane resta pressoché costante, indipendentemente dall’orienta-
mento della critica.
2
CHAKRAVERTY C., 2005
7
La portata dello scritto non ha permesso una spiegazione esauriente di tutti
gli antefatti storici e politici, nonché dei termini utilizzati (eccetto quando fonte
della critica in cui si inseriscono). Questa limitazione può rendere alcuni
riferimenti o alcuni passaggi oscuri e far risultare l’analisi ostica al lettore non
particolarmente esperto nella crisi mediorientale.
In conclusione il lettore, che concordi o meno con la tesi esposta, non
potrà che farsi colpire dall’interminabile lentezza del processo di pace, costellato
di ritardi, di trattative basate su proposte irragionevoli, di incomprensioni, di
violenze che sgretolano i pochi progressi di lunghi e difficili negoziati. Ciò che lo
lascerà disorientato sarà l’irrazionale violenza di molti gesti Palestinesi, a
cominciare dagli attentati terroristici, e la brutalità degli attacchi Israeliani,
sproporzionati rispetto alla minaccia Palestinese. La sensazione che lo pervaderà
sarà un ridimensionamento delle figure di Israele e Palestina tipiche
dell’immaginario comune, per cui l’ostacolo al dialogo non sarà rappresentato
sempre e solo dalla Palestina di Arafat, il guerrafondaio, giacché entrambi gli
Israeli, di Sharon e di Olmert, non hanno concluso alcun passo avanti con la
Palestina di Abu Mazen, il sostenitore del dialogo e della democrazia. Sorge
dunque il sospetto che sia stato anche Israele in alcune occasioni a non voler
raggiungere il tanto cercato compromesso.
9
Capitolo I
1.1 Cenni storici
Col termine Striscia di Gaza si indica una piccola regione costiera parte
della regione nota come Palestina nei pressi della città di Gaza, confinante con
Israele ed Egitto. I suoi confini furono definiti dalle Nazioni Unite seguendo la
linea dell'armistizio dopo la guerra d’indipendenza d’Israele del 1948; fu
dapprima occupata dall'Egitto fino al 1967, poi da Israele durante la Guerra dei
Sei Giorni ed è rientrata da allora nella dizione di Territori Occupati.
Sono chiamati Territori Occupati3 quei territori palestinesi e siriani occupati
dalle forze armate israeliane nella Guerra dei Sei Giorni del 1967 e conservati
nonostante gli appelli della comunità internazionale e dell'ONU alla loro
restituzione in quanto Israele esigeva che prioritariamente si perfezionasse un
trattato di pace che garantisse la sua sicurezza contro qualsiasi forma di
revanscismo. I Territori Occupati comprendevano:
• la Striscia di Gaza
• la Cisgiordania4, nell’espressione inglese West Bank ovvero sponda
occidentale (del fiume Giordano) o Giudea e Samaria, dal nome dei due regni
biblici.
• Gerusalemme Est5
3
Spesso i media sintetizzano l’espressione nell'unica parola “territori”, quasi a voler sfumare il
contenuto inevitabilmente polemico che la parola “occupati” comporterebbe, mentre alcuni
Israeliani e altri gruppi preferiscono definirli “contesi” piuttosto che “occupati”, sostenendo che
quest’espressione sia più neutrale, poiché i territori non sono stati sottratti ad alcuna sovranità
legittima e riconosciuta. Questo punto di vista non viene accettato da molte nazioni (né tantomeno
dall’ONU) che considerano “occupato”, come il vero termine neutrale. Il mondo arabo e in
particolare i Palestinesi obiettano duramente anche all'uso dei termini biblici in riferimento ai
Territori, poiché sostengono che essi riflettano le mire espansionistiche di Israele, e preferiscono
enfatizzare con “occupati” il fatto che essi debbano sottostare al controllo militare e giuridico di
Israele.
4
Area ad ovest del fiume Giordano tra la Green Line dell’armistizio del 1949 e il confine con il
Regno Hascemita di Giordania che coincide con il fiume Giordano; annessa dalla Giordania alla
fine della Guerra Arabo-Israeliana del 1948 fino al 1967, quando venne presa da Israele nella
Guerra dei Sei Giorni. Attualmente è controllato da Israele e in parte dall'Autorità Nazionale
Palestinese; insieme alla Striscia di Gaza forma i Territori palestinesi.
5
Lo status di Gerusalemme est è controverso: è compresa nella descrizione della Cisgiordania, ma
è stata annessa unilateralmente da Israele, per questo Israele non la considera come parte della
Cisgiordania; comunque, l'annessione non viene generalmente riconosciuta. In ogni caso, viene
10
• le Alture del Golan, in territorio Siriano ai confini settentrionali di Israele6.
Il Libano ha aperto un contenzioso con Israele considerando illegittima
l’occupazione delle cosiddette "Fattorie di Sheba'a" ma queste non rientrarono
mai nei Territori Occupati. E’ stata a lungo compresa invece (nella dizione
Territori Occupati) la Penisola del Sinai ma, a seguito dell'Accordo di pace fra
Egitto ed Israele, dal 1979 la stessa è tornata a far parte dell’Egitto7.
L’occupazione militare israeliana dei Territori palestinesi e la conseguente
oppressione portò il popolo palestinese ad un rivolta totale, nota oggi col termine
di Intifada. La prima Intifada, cominciata nel 1986, terminò con un reciproco
gesto di distensione: Arafat a nome del popolo palestinese, riconobbe lo Stato di
Israele e accettò il metodo del negoziato, rinunciando all'uso della violenza e
impegnandosi a modificare in questo senso lo Statuto (Carta Nazionale
Palestinese) dell'OLP; il Primo Ministro israeliano Rabin, a nome di Israele,
riconobbe l'OLP come rappresentante del popolo palestinese.
Il 13 settembre 1993 Rabin e Arafat firmarono alla Casa Bianca, davanti al
presidente USA Clinton, una Dichiarazione di Principi, meglio nota come Oslo I,
in cui si delineò il quadro per una soluzione graduale del conflitto, sulla base della
“Dichiarazione di principio sugli accordi transitori di autonomia”
precedentemente negoziata da Shimon Peres e Mahmoud Abbas. Gli Israeliani si
impegnavano a ritirarsi entro la fine dell’anno da Gaza e Gerico e a lasciare la
piena sovranità di queste enclavi ad un governo palestinese dall’aprile successivo.
Dopo un periodo di transizione di tre anni, il ritiro si sarebbe esteso ai territori
della West Bank. Nonostante gli accordi presi, non diminuirono le violenze da
entrambe le parti, né gli espropri e le estensioni degli insediamenti da parte
israeliana in territorio palestinese.
spesso trattata come separata dalla Cisgiordania a causa della sua importanza; ad esempio, gli
accordi di pace di Oslo trattano lo status di Gerusalemme Est come una questione separata dallo
status degli altri Territori Palestinesi.
6
Dati: Ministero degli Esteri Israeliano, 2003
7
L’accordo di pace fra Israele ed Egitto del 26 marzo 1979 provocò poi l'omicidio del Presidente
egiziano Anwar al-Sadat da parte di terroristi fondamentalisti nel 1981. SCAINI M. 2002
11
Con diversi mesi di ritardo solo il 4 Maggio 1994 al Cairo Rabin e Arafat si
accordarono sul piano dettagliato per il ritiro Israeliano da Gaza e Gerico che
iniziò il 17 maggio. Si può dire che da questo momento la Striscia di Gaza
legalmente non fosse più Territorio Occupato, ma Territorio Amministrato
dall’Autorità Palestinese, nata con la firma della seconda parte degli Accordi di
Oslo o Oslo II il 28 settembre 1995 a Taba. L’Autorità Nazionale Palestinese
(ANP o AP, distinta dall’ OLP8) non si può considerare un governo a tutti gli
effetti: è un'organizzazione amministrativa transitoria che governa parti della
West Bank e tutta la striscia di Gaza, solo nominalmente e in alcuni settori:
educazione e cultura, salute, welfare, imposte dirette e turismo9. La firma di questi
accordi non equivaleva alla rinuncia d’Israele all’occupazione dei territori
palestinesi: esso si riservava infatti il diritto di rientrare entro i confini palestinesi
ogniqualvolta “motivi di sicurezza” lo richiedessero10.
Benché nel 1999 fossero terminati 5 anni di transizione, la situazione era
ancora lontana dal giungere alla firma degli accordi per il ritiro israeliano:
l’Autorità Nazionale Palestinese aveva il pieno controllo politico ed
amministrativo del 10% dei 6000 km2 occupati da Israele, circoscritti alle sole
città a totale densità araba (Gerico, Nablus, Hebron, Ramallah) e due terzi della
Striscia di Gaza. Aveva poi potere amministrativo su un altro 27% dei territori
8
L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina è un'organizzazione politica e paramilitare di
Palestinesi, volta all'instaurazione di uno Stato indipendente palestinese nella regione storicamente
nota come Palestina. Nata nel 1964, è stata guidata da Yasser Arafat dal 1969 fino al 1996 quando
fu eletto Presidente alle prime elezioni dell’AP. Morto Arafat nel 2004 a lui succedette Mahmud
Abbas, meglio noto come Abu Mazen. È l’OLP, non l’AP, che gode del riconoscimento
internazionale come l'organizzazione che rappresenta il popolo palestinese.
9
Per quanto riguarda le modalità dell'autonomia palestinese e la sua estensione geografica nella
Striscia di Gaza: Accordo di Gaza - Gerico (4 maggio 1994), si definiscono le norme
dell'autonomia palestinese. L'esercito israeliano si ritira dai territori di Gaza e Gerico con
successivo ingresso della polizia palestinese
in Cisgiordania: Accordo di Taba o "Oslo B" (28 settembre 1995) Divisione in tre diverse aree:
Zona A: (4% del territorio), comprende le sette grandi città palestinesi (Hebron, Betlemme,
Ramallah, Nablus, Jenin, Qalqiliya, Tulkarem). Esclusa Gerusalemme est e buona parte di Hebron.
In questa zona all'AP spettano compiti di polizia e di poteri civili.
Zona B: comprende quasi tutti i villaggi palestinesi, l'AP vi esercita poteri civili, ma la sicurezza è
nelle mani dell'esercito israeliano.
Zona C: (70% del territorio) comprende le zone non abitate, le colonie israeliane e rimane sotto il
controllo di Israele.
Dati: Passia, 2000
10
Per una descrizione approfondita delle vicende storiche nell’ambito del conflitto Israelo-
Palestinese si rimanda a SCAINI M. 2002
12
occupati che restavano comunque sotto il controllo militare israeliano, mentre il
restante 70% dei territori era sotto il pieno controllo militare Israeliano11.
L’ Autorità Palestinese ancora oggi non ha alcun controllo diretto delle
frontiere, il che va a rimarcare la totale dipendenza dell' economia della striscia di
Gaza e della Cisgiordania, da dove si possono esportare ed importare merci solo
con l'assenso israeliano. Israele ha cercato di sfruttare il controllo delle frontiere
come mezzo coercitivo per ricondurre i Palestinesi all’ordine. Ogni qual volta si
verificava un attentato su obbiettivi israeliani, lo stato ebraico chiudeva le
frontiere con i territori occupati. Uomini o merci non potevano entrare o uscire
dalla Striscia di Gaza o dalle aree autonome in Cisgiordania, in cui per lunghi
periodi solo pochi privilegiati sono riusciti ad avere il permesso di uscire12.
Il 28 settembre 2000, quando Ariel Sharon e il suo entourage di 1.000
uomini armati, entrarono nel complesso della Moschea Al-Aqsa, nella spianata
delle moschee, scoppiò la Seconda Intifada palestinese, nota anche come
l'Intifada di Al-Aqsa. In forma di rappresaglia alla rivolta palestinese, l’esercito
israeliano rioccupò militarmente i Territori Palestinesi affidati all’AP,
distruggendo buona parte delle infrastrutture (aeroporto, strade, uffici
amministrativi, impianti d’irrigazione ecc.). Da allora è cominciato il boicottaggio
dell'AP: Ariel Sharon e il governo di George W. Bush hanno rifiutato di negoziare
con Yasser Arafat, il capo dell'OLP nonché ex presidente dell’AP, il quale, hanno
asserito creasse il problema e non la relativa soluzione13.
Nel febbraio 2005 il governo israeliano ha approvato l’attuazione del piano
di disimpegno unilaterale dalla striscia di Gaza a partire dal 15 agosto dello stesso
anno, su proposta dal primo ministro Ariel Sharon. Il piano prevede lo
11
In questo 70% vigevano ancora leggi d'emergenza risalenti al mandato Britannico che
permettevano l'arresto in qualsiasi momento di chiunque, senza mandato, con detenzione fine a sei
mesi anche in assenza di precisi capi d'imputazione. CLYDE M. 2001
12
Nel 1996 I territori Palestinesi sono stati chiusi per 3 mesi in seguito agli attacchi degli
estremisti islamici del gruppo di Hamas su obbiettivi israeliani, rendendo quindi impossibile il
rifornimento di viveri e medicinali alla popolazione locale, procurando enormi danni all' economia
locale non solo per la mancata esportazione di materiali altamente deperibili prodotti nei territori
come frutta ed ortaggi ma impedendo anche a quella grossa percentuale di palestinesi che lavora in
Israele di raggiungere il posto di lavoro. Lo stesso fenomeno si è verificato, per periodi non
altrettanto lunghi, anche durante e dopo la seconda Intifada; gli esempi più recenti risalgono alla
primavera 2006. “Situation Report: The Gaza Strip, 3 May 2006” UNITED NATIONS Office for
the Coordination of Humanitarian Affairs, occupied Palestinian territory
13
ZOGBY J., 2004,
13
smantellamento degli insediamenti israeliani e la rimozione di qualunque base
militare israeliana dalla striscia. L'operazione "Mano tesa ai fratelli" prevedeva
due giorni di tolleranza a partire dal 15 agosto dopodiché ha avuto inizio
l'evacuazione forzata. Lo sgombero della Striscia è terminato il 22 agosto, il 12
settembre con una cerimonia molto sobria i comandanti militari di Israele hanno
ammainato la loro bandiera a Gaza, il governo Israeliano ha così posto fine alla
legge marziale nella Striscia di Gaza dopo 38 anni di occupazione14.
Il territorio è passato in mano palestinese e gli abitanti hanno avuto accesso
alle aree che precedentemente erano loro vietate. Ciononostante Israele controlla
ancora lo spazio aereo sovrastante la striscia e le acque territoriali e non ha
abbandonato la Philadelphi Route a ridosso dell’Egitto prima dell’ingresso di
militari UE in qualità di supervisori.
Il ritiro è stato ampiamente contestato dai nazionalisti di destra, in particolar
modo dalla corrente religiosa nazionalista, alcuni componenti della quale
considerano ora la striscia di Gaza come territorio israeliano occupato.
Nel gennaio 2006, Sharon è colto da una malore e ne viene dichiarato lo
stato di incapacità. Hamas ha vinto le elezioni legislative ed ha così sostituito
Fatah come principale partito palestinese. L’ANP è ancora guidata dal presidente
Mahmoud Abbas (Fatah), scelto nel gennaio 2005, il primo ministro Ismail
Haniyah (Hamas) forma il nuovo governo il 29 marzo 2006.
Il 4 giugno Ehud Olmert, succeduto a Sharon15, ha annunciato di voler
incontrare Mahmoud Abbas per riprendere i negoziati sulla Road map; l’incontro
è avvenuto il 22 giugno 2006 a Petra, insieme al Re Abdullah II di Giordania. Il
27 giugno Hamas e Fatah hanno accettato il documento sui prigionieri.
Il giorno seguente l’esercito Israeliano, dopo reiterate violazioni dei confini
palestinesi, al culmine di un’escalation di tensione su entrambi i fronti, ha
rioccupato militarmente la striscia di Gaza, ufficialmente come forma di
rappresaglia alla cattura di un soldato israeliano avvenuta il 25 giugno.
14
Fonte: Ministero degli Esteri Israeliano, 2005
15
Nel gennaio 2006, Sharon cadde in coma indotto in seguito ad un grave infarto. I suoi poteri
passarono al suo vice, il ministro delle finanze Ehud Olmert.