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CAPITOLO 1
LA GESTIONE BANCARIA DEI RISCHI: IL RISK MANAGEMENT
1.1 Il rischio nell’attività bancaria.
La ristrutturazione dei processi organizzativi nelle banche, resa necessaria dalla
normativa nazionale ed internazionale in materia di attività bancaria e creditizia, ha
interessato principalmente la gestione dei rischi che rappresenta un’area in forte
evoluzione. Si assiste pertanto ad una profonda revisione degli approcci e delle
metodologie di gestione e controllo delle posizioni assunte dalle banche e dei relativi
livelli di rischiosità. Nell’ordinamento bancario italiano l’attività bancaria viene definita
come ‹‹l’esercizio congiunto dell’attività di raccolta di risparmio tra il pubblico e
dell’attività di concessione del credito
1
››, e, in quanto attività d’impresa, non è
assolutamente possibile prescindere dal rischio a cui questa è continuamente esposta.
Il rischio insito nell’attività bancaria, che trova poi una dettagliata diversificazione
in molteplici categorie, è legato principalmente all’incertezza che la banca non ottenga
la restituzione delle risorse finanziarie concesse, sotto forma di prestiti, alla propria
clientela. La banca risente indirettamente di tutti i rischi di natura imprenditoriale a cui
sono esposti tutti i suoi clienti prenditori di fondi. In tal modo la banca nell’esercizio
dell’attività bancaria può assumere rischi a cui sono soggetti i propri clienti-
imprenditori: rischi ambientali, tecnologici, di produzione, finanziari, economici che
richiedono un’attenzione continua della banca onde poterli fronteggiare e ridurli con
particolari tecniche. Occorre fare un’ulteriore considerazione relativa al fatto che i
rischi di cui sopra variano in relazione agli spazi in cui operano le imprese-clienti della
banca, e da ciò ne deriva che quanto piø un’impresa cliente viene ad espandersi nello
spazio fino a comprendere l’ambito internazionale, tanto piø attenta deve essere
l’attenzione dell’azienda di credito rispetto al rischio da affrontare.
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Art. 10 del Testo unico bancario, D.lgs. 1 settembre 1993 , n.385 e successive integrazioni e
modificazioni.
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Nell’ambito dei rischi che caratterizzano l’attività bancaria bisogna senza dubbio
considerare che imprevisti atteggiamenti da parte dei depositanti possono comportare
cadute pericolose della massa fiduciaria, con notevoli rischi anche nella gestione dei
depositi
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e compromissione della stabilità anche se tradizionalmente è sul versante degli
impieghi che si collocano i rischi dell’impresa bancaria.
Coerentemente con l’ordinamento europeo, le banche possono esercitare oltre
all’attività bancaria in senso stretto ogni altra attività finanziaria, fatte salve le riserve di
attività previste dalla legge.
I rischi dell’intermediazione bancaria assumono aspetti peculiari rispetto a qualsiasi
altra impresa non finanziaria e questi dipendono da molteplici fattori quali
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:
• la composizione della attività e delle passività, che costituiscono la struttura di
bilancio;
• le peculiarità contrattuali degli strumenti con cui una banca pone in essere il
trasferimento dei fondi dalle unità in surplus a quelle in deficit;
• condizioni dei mercati finanziari ;
• assetti organizzativi e ed operativi aziendali.
1.1.2 I motivi della maggiore attenzione alla dinamica dei rischi.
Le cause che sono alla base di questa maggiore attenzione ai rischi a cui è soggetta la
banca sono da ricondursi all’accresciuta volatilità dei prezzi delle attività finanziarie, nei
mercati finanziari nazionali ed internazionali, all’innovazione finanziaria (si pensi al
processo di cartolarizzazione dei crediti
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), alla deregolamentazione, nonchØ ai
mutamenti nell’attività di intermediazione svolta dalle banche.
I cambiamenti che sono avvenuti nei mercati finanziari hanno spinto le banche a
rivedere la propria gestione strategica ed operativa al fine di potenziare ed innovare le
metodologie utilizzate per l’individuazione, la misurazione e il monitoraggio dei rischi
assunti.
2
BIANCHI T. , “Su una teoria del rischio per l’attività bancaria”, in Bancaria, n.10/ 1993.
‹‹Anche i passivi delle banche sono distinti da coefficienti di rischiosità: si pensi a quelli espressi in
valuta estera, negoziati per finanziare corrispondenti presti alla clientela affidata››.
3
RUOZI ROBERTO , “Lo studio dei rischi e delle performances nell’economia degli intermediari
finanziari”, in Banche e Banchieri, n4/2004, pag. 289.
4
Per ulteriori approfondimenti si veda FORESTIERI MOTTURA, “Il sistema finanziario”, Egea, Milano,
2009, pag . 227.
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I mercati finanziari, in termini di complessità dei servizi offerti, sia per la maggiore
concorrenza tra gli stessi attori, hanno generato due spinte al cambiamento
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:
• la necessità per le autorità di vigilanza di intensificare i controlli sui rischi che le
banche assumono al fine di garantire il regolare funzionamento dei mercati e la
tutela del risparmiatore;
• la revisione da parte dei soci e dell’alta direzione del processo decisionale che
consenta la gestione strategica del profilo rischio/rendimento prescelto.
I rischi destabilizzano e compromettono l’operatività della banca e pertanto le sue
decisioni sono sottoposte a regole poste in essere dall’autorità di vigilanza, nazionale ed
internazionale, che sono orientate a salvaguardare il sistema bancario e a tutelare il
risparmiatore. Tali regole impongono alle banche specifici obblighi relativamente alle
misure minime di capitale proprio adeguate al profilo di rischi assunti e alle
metodologie di misurazione e di controllo dei rischi .
La dotazione di capitale proprio delle banche assume, quindi, un’importanza
strategica sia sotto il profilo gestionale che di controllo dell’attività bancaria. Il
patrimonio delle banche infatti si configura non soltanto come un investimento (sia
nella fase di costituzione della banca che nelle successive fasi di sviluppo), ma come
una garanzia accessoria dei depositanti e, in ultima istanza, anche della stessa banca al
fine di fronteggiare le perdite inattese.
In estrema sintesi l’alta direzione delle banche, al fine di soddisfare le direttive e i
regolamenti che le autorità di vigilanza hanno emanato per il controllo dei rischi e per
la conseguente allocazione del capitale, deve definire un processo di risk management
che consente di realizzare la gestione strategica dell’impresa bancaria tramite
l’assunzione consapevole dei rischi. Occorre inquadrare il processo di risk management,
inteso come complesso delle metodologie e dei processi volti alla misurazione
,controllo e gestione integrata dei rischi in una banca, in quello piø ampio di
pianificazione strategica. Grazie all’ausilio delle piø sofisticate metodologie, oggi è
possibile misurare e gestire i rischi rapportandoli ai dati di redditività con l’obbiettivo di
monitorare l’andamento del valore economico della banca sulla base della relazione tra i
risultati conseguiti e i livelli di rischio sostenuti.
In definitiva l’impostazione di un processo di risk management comporto molteplici
vantaggi
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:
• soddisfare le esigenze di controllo degli organi di vigilanza;
5
GIANTURCO PAOLO ,”Il processo di risk management”,in Banca e Banchieri, n.3/1997, pag. 283.
6
IVI, pag.284.
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• analizzare e valutare la compatibilità tra risultati consuntivi e di budget e il rischio
assunto e assumibile, utilizzando anche gli indici reddituali corretti per il rischio
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;
• Razionalizzare i processi finalizzati al raggiungimento dei risultati reddituali senza
dipendere completamente dalle situazioni contingenti che si presentano di volta in
volta nei mercati finanziari;
• Individuare e distinguere i diversi livelli di rischio all’interno delle business units
per ottimizzare l’interpretazione e il monitoraggio dei risultati.
1.2 Il processo di risk management e il modello definito dalla Banca d’Italia.
La gestione complessiva del rischio all’interno di un impresa bancaria richiede che,
in ciascuna business unit, vengano individuati, misurati, controllati e gestiti i diversi
rischi a cui l’istituzione finanziaria è esposta e che le metodologie e sistemi adottati in
ciascuna area siano tra loro coerenti, al fine di pervenire ad una visione unitaria e ad una
gestione integrata dei rischi. Il risk management si configura come un processo con tre
direttrici fondamentali distinte e correlate tra di loro
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:
• processo di responsabilizzazione degli organi amministrativi sulla tematica del risk
management che da attività tecnica di specifiche direzioni operative, assume
un’importanza strategica nella complessiva conduzione aziendale;
• processo di generalizzazione che promuove la trasposizione delle metodologie di
risk management da particolari settori (tipicamente la finanza) a tutta la struttura
aziendale delle istituzioni finanziarie, passando da un approccio di tipo verticale ad
un di tipo orizzontale;
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HULL JOHN C. , “Risk management e istituzioni finanziarie”, Pearson Prentice Hall, Torino, 2008,
pag.348. ‹‹La misurazione della perfomance aggiustata per il rischio (risk-adjusted performance
measurement-RAPM) è diventata una parte importante della valutazione delle business units .Il metodo
piø comune consiste nel confrontare il rendimento atteso con il capitale economico. Questa misura di
performance è nota con il nome di rapporto tra rendimento aggiustato per il rischio e per il capitale ( risk-
adjusted return on capital-RAROC). La formula è :
onomico CapitaleEc
ese PerditeAtt Costi Ricavi
RAROC
- - =
Il numeratore può essere calcolato tenendo conto delle imposte oppure no .Molto spesso al numeratore
viene aggiunto un importo pari al prodotto tra capitale economico e il tasso d’interesse privo di rischio››.
8
GAROLLA DI BARD MARCELLO, “Il risk management nella gestione del risparmio”, in Bancaria,
n.3/2002, pag. 42.
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• processo di governo strategico dei rischi, tramite l’utilizzo di metodologie per la
misurazione dei rischi, che consente non soltanto il controllo dell’esposizione
complessiva al rischio della banca, ma anche la gestione strategica al fine di
indirizzare e supportare il processo di ottimizzazione dei fattori produttivi aziendali
(capitale, risorse umane, organizzazione) e delle attività intraprese.
In Italia l’attività di risk management ha trovato un preciso inquadramento grazie, in
particolare, alla Circolare n.229 del 21 aprile 1999 sul “Sistema dei controlli interni”
della Banca d’Italia che ha definito in maniera rigorosa tipologie di controlli,
responsabilità, ambiti d’intervento, ruoli all’interno delle banche.
L’intero processo di risk management all’interno di una banca può essere scomposto
in quattro processi
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di base (figura 1) :
• processi direttivi che attengono alla definizione della strategia finanziaria e di
governo del rischio di competenza degli organi amministrativi, del consiglio di
amministrazione e dell’alta direzione;
• processi operativi attinenti all’assunzione e gestione del rischio svolti dalle
business units che s’interfacciano con la clientela e con il mercato;
• processi di controllo, svolti sia all’interno delle stesse unità operative sia
nell’ambito delle unità preposte allo svolgimento di tale compito, quale l’unità di
risk management e quella di internal audit;
• unità di supporto, quali il controllo di gestione, che consentono di integrare gli
aspetti di rischio con quelli di performance.
Figura 1 – Il processo di risk management.
Fonte: Garolla di Bard M. in Bancaria, pag 43 .
L’insieme dei processi direttivi, operativi, di controllo e di supporto costituisce il
sistema interno di gestione e controllo del rischio.
9
GAROLLA DI BARD MARCELLO, “Il risk management nella gestione del risparmio”, in Bancaria,
n.3/2002, pag. 42.
Processo
di risk management
Processi direttivi
Processi operativi Processi di controllo
Strategia finanziaria e
governo del rischio
Processi di supporto
Assunzione e
gestione del rischio
Misurazione
del rischio
Controllo di gestione
Monitoraggio e
controllo
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In Italia, la Circolare n.229 del 1999 sul “Sistema interno di controllo” della Banca
d’Italia, oltre a responsabilizzare gli organi amministrativi della banca sulla necessità di
dotarsi di un adeguato sistema di risk management, ha individuato e definito alcuni
elementi fondamentali
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:
• la funzione di risk management viene inserita tra i controlli di 2° livello
distinguendola dai controlli di linea (controlli di 1° livello) e dai controlli svolti
dall’internal audit (controlli di 3° livello);
• all’interno della struttura organizzativa viene prevista la funzione o unità di risk
management, posta al di fuori delle direzioni operative (segregation of duties),
preposta alla svolgimento di quest’attività e alla quale fa riferimento l’alta
direzione della banca per l’intera tematica del risk management;
• l’ambito del risk management, fin ad allora incentrato sull’operatività di mercato
(area finanza), e sul rischio di creditizio, viene esteso ,includendo anche la
tipologia dei rischi operativi (definita dalla Banca d’Italia, come quella degli ‹‹altri
rischi›› e dei rischi attinenti alla sicurezza all’affidabilità del sistema informatico).
Figura 2 - Il modello per la comprensione del rischio
Fonte: Gianturco P. , in Banche Banchieri, n.3/97, pag . 285.
1.3 Il modello di risk management.
Il concetto di rischio in finanza ha un’accezione ampia e non sempre negativa.
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BANCA D’ITALIA, “Sistema dei controlli interni”, circolare n. 229 del 21 aprile 1999, 6° Aggiornamento
del 3 gennaio 2002.
COMPRENSIONE DEL RISCHIO
Definizione
del rischio
Metodologie
di misurazione
Processi
di gestione
COSTRUZIONE DEL PROCESSO GESTIONALE
Disegno
organizzativo
e dei sistemi
Implementazione
Monitoraggio
dei rischi