3
INTRODUZIONE
All‟interno del vasto argomento riguardante l‟inquinamento “indoor” e
la qualità ambientale il gas radon, come agente inquinante, costituisce un
aspetto trattato fino ad ora solo marginalmente. Il disinteresse probabil-
mente è dovuto alle caratteristiche dell‟inquinante che oltre ad essere i-
nodore, incolore e insapore è anche di origine “naturale” e quindi impli-
citamente “normale” o in ogni modo inevitabile o anche perché non di-
rettamente connesso ad attività tecnologico-produttive. In effetti il radon
è sempre stato presente all‟interno delle abitazioni, ma è diventato un
problema per la coincidenza di due fattori:
l‟acquisizione della consapevolezza della sua pericolosità in ter-
mini di aumento di rischi sanitari gravi;
la differente tecnica edilizia, a seguito della crisi energetica, che
ha favorito alcuni sistemi costruttivi e certe prassi abitative, por-
tando ad una ipersigillazione delle case e favorendo così l‟aumen-
to della concentrazione di radon.
Il radon è un gas appartenente all‟ottavo gruppo del sistema periodico
degli elementi. Viene chiamato anche “Emanazione” perché il suo isoto-
po più diffuso
222
Rn si sviluppa continuamente per decomposizione natu-
rale del
226
radio dai minerali in cui è presente l‟
238
uranio, capostipite del-
4
la serie. È l‟unico gas nobile (nobile perché chimicamente inerte) radio-
attivo
1
.
L‟O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) lo ha classificato co-
me sostanza di Gruppo 1 degli agenti cancerogeni; è dimostrato, infatti,
che il radon è un fattore di rischio per il tumore ai polmoni, secondo solo
al fumo di tabacco
2
.
La questione radon, con il rischio per la salute umana ad esso associato,
venne già intravista nel sedicesimo secolo, quando Paracelso notò l‟alta
mortalità dovuta a malattie polmonari – “mala metallorum” – tra i lavo-
ratori delle miniere d‟argento in Sassonia. L‟incidenza di questa malattia,
in seguito conosciuta come "malattia di Schneeberg", aumentò nei secoli
diciassettesimo e diciottesimo quando l‟attività nelle miniere di argento,
rame e cobalto si intensificò. Nelle miniere fu rilevata un‟alta concentra-
zione di radon e la malattia venne riconosciuta come cancro ai polmoni
nel 1879 da Hesse ed Hearting. L‟ipotesi derivante di un rapporto causa-
effetto tra alti livelli di radon e cancro ai polmoni fu rafforzata da più ac-
curate misure del radon compiute nel 1902 nella miniere di Schneeberg.
Con il susseguirsi di sperimentazioni e prove epidemiologiche fu con-
fermato questo potenziale rischio sull‟uomo.
Solo negli ultimi decenni del ventesimo secolo il problema fu sentito su
scala mondiale e vennero eseguite misurazioni anche in ambito privato (i
livelli di radon in alcune abitazioni possono infatti raggiungere altissime
concentrazioni comparabili a quelle delle miniere).
1
Caratteristiche chimico - fisiche del radon: numero atomico 86; densità 9,96 g/l; coefficiente
di solubilità in acqua 0,57 a 0°C; 0,25 a 20°C; 0,167 a 37°C; 0,106 a 100°C; coefficiente di
solubilità in esano 16,56 a 18°C; coefficiente di solubilità in petrolio 9,20 a 18 °C; punto di
ebollizione – 61,8 °C.
2
Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro, anno 1988: “sostanza in cui risulta evidenza di
cancerogenicità anche sugli esseri umani”.
5
Poiché la concentrazione del radon all‟aria aperta è bassa e in media le
persone trascorrono la maggior parte del loro tempo, circa l‟80%, in am-
bienti confinati (abitazioni e posti di lavoro), il rischio per la salute pub-
blica dovuto al radon è essenzialmente correlato all‟esposizione a questo
gas all‟interno delle costruzioni (concentrazione indoor).
Il rischio correlato alla presenza di radon ha causato un aumento del la-
voro dei ricercatori, degli esperti e dei responsabili della salute pubblica.
La Commissione Internazionale per la Protezione Radiologica (ICRP) ha
sottolineato la vastità del problema per la salute pubblica e formulato
specifiche raccomandazioni nella pubblicazione numero 65 del 1993.
3
La Comunità Europea con la Raccomandazione 143 del 21 febbraio
1990 ha stabilito criteri per la protezione del pubblico contro
l‟esposizione indoor al radon
4
. Per le acque destinate ad uso potabile esi-
ste la Raccomandazione 928/2001
5
, mentre la Direttiva CEE 106/89
classifica i materiali da costruzione e costituisce di fatto una norma qua-
dro per la regolamentazione dell‟impiego dei materiali edilizi nelle abi-
tazioni
6
. Per quanto riguarda gli ambienti di lavoro la Direttiva Europea
96/29 EURATOM del 13/05/96 stabilisce le norme di sicurezza per la
protezione dai pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti e sancisce
l‟obbligo dei controlli sui livelli di esposizione al radon.
3
International Commission on Radiological Protection 65 (1993):Protection Against Radon-
222 at Home and at Work, Annals of the I.C.R.P., Pergamon Press
4
Raccomandazione della Commissione delle Comunità Europea del 21/02/1990 sulla tutela
della popolazione contro l‟esposizione al radon in ambienti chiusi (90/143 Euratom). Gazzet-
ta Ufficiale delle Comunità europee 80/26
5
Raccomandazione della Commissione Europea del 20 dicembre 2001 (01/98/Euratom) per la
tutela della popolazione contro l‟esposizione da radon (e suoi prodotti di decadimento)
nell‟acqua potabile. Vengono fissati, dal punto di vista radiologico, dei limiti di concentra-
zione da non superare per non incorrere in effetti sanitari spiacevoli.
6
Documento C 89/106/CEE: Direttiva del Consiglio CEE del 21/12/1988 relativa al ravvici-
namento delle disposizioni legislative regolamentari e amministrative degli Stati membri
concernenti i prodotti da costruzione.
6
Attualmente in Italia esistono obblighi solo per i luoghi di lavoro intro-
dotti dal decreto legislativo 241/2000
7
che ha modificato il precedente
decreto legislativo 230/95. Tale normativa prevede anche la mappatura
delle aree a rischio di inquinamento da radon nel nostro paese.
La conferenza Stato Regioni ha redatto inoltre un documento che auspica
tra l‟altro il controllo del radon denominato: “Linee guida per la tutela e
la promozione della salute negli ambienti confinati”.
Recentemente e' stato inoltre emanato un testo a cura del Coordinamento
delle Regioni e Province Autonome sulle modalità di misura del radon in
aria dal titolo "Linee guida per le misure di concentrazione di radon in
aria nei luoghi di lavoro sotterranei".
In ambito nazionale l‟E.N.E.A. (Ente Nazionale per le Energie Alternati-
ve) nel 1982 ha svolto una serie di ricerche in alcune zone di Roma e
dell‟Alto Lazio che evidenziano una presenza di radon molto variabile
tra i 100 e i 400 Bq/m
3
(Bequerel
8
al metro cubo) con punte di 1000 ed
oltre Bq/m
3
contro una media nazionale di circa 80 Bq/m
3
. In effetti la
concentrazione media annuale nell‟Italia è pari a 75 Bq/m
3
come risulta
dall‟indagine (anni 1986–1999) condotta dall‟A.N.P.A. (Agenzia Nazio-
nale per la Protezione Ambientale) e dall‟I.S.S. (Istituto Superiore di Sa-
nità), che ha riguardato 5.631 abitazioni in 232 comuni in grado di sod-
disfare le esigenze statistiche sulla significatività del campione
9
. È stata
rilevata una concentrazione media di attività del radon pari a 108 Bq/m
3
nelle cantine interrate (maggiore di 200 Bq/m
3
nel 12% dei casi) e, ai
7
Decreto Legislativo 26 maggio 2000, n. 241. Attuazione della direttiva 96/29/EURATOM in
materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle
radiazioni ionizzanti. Supplemento ordinario alla “Gazzetta Ufficiale” n. 203 del 31 agosto
2000 – Serie generale
8
Unità di misura dell‟attività nucleare nei sistemi MKS e SI; corrisponde ad una disintegrazio-
ne al secondo. Simbolo: Bq
9
BOCHICCHIO F., CAMPOS VENUTI G., NUCCETTELLI C., PIERMATTEI S., RISICA
S., TOMMASINO L., TORRI G. (1994): Indagine nazionale sulla radioattività naturale nelle
abitazioni, Agenzia Nazionale per la Protezione Ambientale e Istituto Superiore di Sanità
7
piani terra, concentrazione media di attività pari a 98 Bq/m
3
(maggiore di
200 Bq/m
3
nel 7% dei casi), con valori massimi intorno ai 1.000 Bq/m
3
.
10
Una dose di 50 Bq/m
3
corrisponde ad una dose di radiazioni circa tre
volte maggiore di quella che mediamente si riceve nel corso della propria
vita per lo svolgimento di indagini mediche; si può quindi ben compren-
dere come il
222
radon costituisca un vero pericolo per l‟uomo.
La pericolosità di un sito si può valutare dalla concentrazione complessi-
va di radon. Bisogna però tenere conto che già a piccole dosi la possibili-
tà di contrarre un tumore ai polmoni è elevata, soprattutto perché il pol-
mone è uno degli organi a maggior radiosensibilità.
Il grado e l‟urgenza delle misure preventive che devono essere prese di-
pendono dalla grandezza del rischio che un determinato livello di esposi-
zione implica (tenendo conto dell‟età, del sesso e di altri fattori).
In realtà spetterebbe alle autorità locali, sostenute dai responsabili della
salute pubblica, contrastare il rischio esistente, prendendo in considera-
zione le condizioni geologiche e l‟architettura locale e realizzando misu-
re preventive per ridurlo. I principali interventi correttivi dovrebbero
quindi:
approfondire la comprensione della situazione del luogo riguardo i
rischi legati alla presenza di radon (costruendo opportune mappe
di rischio e adeguando i regolamenti edilizi);
fornire informazioni alla popolazione (sui rischi per la salute e sul-
le tecniche di diminuzione dell‟incidenza del rischio);
10
BOCHICCHIO F., CAMPOS VENUTI G., PIERMATTEI S., TORRI G., NUCCETTELLI
C., RISICA S., TOMMASINO L. (1999): Results of the national survey on radon indoors in
all the 21 Italian Regions, Workshop radon in the living environment, 997-1006, Athens,19-
23/04/99
8
aiutare a realizzare soluzioni al problema del radon non appena es-
so sia stato identificato (concedendo contributi per gli interventi
necessari alla mitigazione del rischio esistente).