4
Introduzione
Il presente lavoro di tesi è nato da una riflessione sulla poesia e sul ruolo da
essa svolto non solo in epoca moderna ma anche nel passato. La scelta di
tradurre ðasab al-Shaykh ßa„far, poeta iracheno attualmente residente tra la
Giordania e l‟Iraq, sicuramente molto profondo e dinamico grazie alle sue
molteplici esperienze di viaggio, benché poco conosciuto rispetto a autori suoi
contemporanei, è un tentativo di esplorare anche altre tematiche, come la vita
personale e le esperienze vissute dall‟individuo-poeta, che si riflettono
sicuramente sul suo stile e sulla sua tecnica.
La motivazione principale di questa scelta verte sulla particolarità del poeta in
questione; infatti, nonostante i collegamenti e le similitudini che si possono
riscontrare tra questo autore e i poeti a lui contemporanei, la genuinità e lo
spiccato stile autoctono riflettono a pieno il suo essere “iracheno”.
La provenienza geografica dell‟autore ha influito non poco sulla scelta di
trattarlo come argomento di tesi di laurea, infatti, l‟immagine evocativa che
sovviene pensando all‟Iraq innesca una serie di riflessioni e valutazioni
dettate dalla particolare storia di quel paese, che è indissolubilmente legata
alla poetica di ðasab al-Shaykh ßa„far.
I problemi che si incontrano in questo tipo di lavoro sono soprattutto di
traduzione, nel senso che tradurre da una lingua come l‟arabo, con una
musicalità e difficoltà grammaticale notevole, e l‟uso da parte dell‟autore di
espressioni provenienti dal linguaggio popolare, rende arduo riportare almeno
nel contenuto quello che secondo i canoni della cultura occidentale si può
definire una buona traduzione. L‟unico strumento disponibile nell‟ausilio di
tale tentativo è la comparazione.
5
Essa è indispensabile prima di tutto per inquadrare il periodo letterario a cui il
poeta appartiene, e non solo quello del mondo arabo ma soprattutto quello
europeo, che ha influito notevolmente sull‟evoluzione sia poetica che sociale
di tutti i poeti arabi in genere.
Quindi la comparazione resta davvero l‟unico strumento per avvalorare una
valutazione oggettiva del poeta che si analizza in questo lavoro.
La poesia nel mondo arabo ha sempre avuto un posto a parte nella tradizione
culturale, perché legata a motivi di trasmissione orale forti e entrati nella
memoria collettiva come un patrimonio di saggezza e di esempi da
tramandare alle generazioni future.
L‟indagine è partita dall‟analisi del periodo letterario tra il XIX e il XX
secolo, toccando i punti essenziali delle motivazioni politiche, sociali e
culturali che hanno determinato lo sviluppo di uno specifico stile poetico.
Quindi, come scelta metodologica di indagine, si sono analizzate le varie
opinioni di critici e studiosi della letteratura araba e europea, cercando un trait
d‟union tra i vari autori del periodo a cui il poeta appartiene, analizzando non
solo i profili comuni, ma anche le discrasie, che permettono di avere una
visione più completa dell‟ autore all‟interno della propria corrente letteraria.
Partendo da questa premessa, la ricerca è cominciata con la definizione
geografica dell‟Iraq e il concetto di Medio Oriente, con tutte le accezioni che
questa parola comprende, da quella storica fino a quella politica, culturale e
religiosa. Il passo successivo è stato di dare un breve sguardo alla storia
dell‟Iraq nei suoi punti più emblematici, come l‟impatto del colonialismo e
l‟ingerenza britannica, fino alla dittatura di Saddam Hussein. Si è cercato di
non trascurare un fattore sociale essenziale quale la frammentazione della
6
società irachena, che nella sua eterogeneità ha contribuito al dibattito culturale
in maniera più complessa che in altri paesi arabi.
Nella descrizione del ruolo della poesia nel mondo arabo si è cercato,
attraverso lo studio dei movimenti letterari di spicco, di descrivere il
panorama completo di quel periodo con i risvolti sociali e politici che
andavano ad intersecarsi con la poesia prodotta. La produzione letteraria
araba, anche grazie alla funzione delle riviste che, ancora oggi, svolgono un
ruolo di mediatore tra cultura e società, ha avuto sempre il compito di
esprimere e denunciare tutta l‟insofferenza nei confronti della complessa
situazione politica del mondo arabo.
Lo studio sulla vita e le opere di ðasab al-Shaykh ßa„far si è concentrato
soprattutto sulla produzione giovanile, dove si evincono i caratteri peculiari
della sua poetica tra cui spicca l‟influenza della letteratura russa. Dopo aver
vissuto e studiato molti anni in Unione Sovietica, al suo ritorno in Iraq egli è
riuscito a tramutare le esperienze personali vissute all‟estero nella maggiore
fonte di ispirazione per le sue poesie.
Il lavoro continua con un‟analisi delle tematiche comuni della poesia araba
moderna e delle evidenti tracce delle letterature straniere sulla sua
produzione, portando termini di paragone con autorevoli poeti contemporanei,
«cercando di ricomporre i pezzi di un puzzle, come molto spesso appaiono le
poesie di questo affascinante autore»
1
.
Senz‟altro tale lavoro è servito a sottolineare come la poesia rappresenta per
eccellenza quel metalinguaggio a cui tutti i poeti anelano cercando di
esprimere la loro sensibilità e genialità. Ed è fuor di dubbio che questo autore
sia tra le voci della poesia irachena, che con le sue melodie e i suoi rimpianti,
1
V. Strika, “ðasab al-Shaykh ßa„far e il nuovo «internazionalismo» iracheno”, Oriente Moderno, (1979), pp.
207.
7
ci conduce verso quel coro polifonico dove ogni poeta canta i suoi versi e
dove si può ascoltare anche quella di questo genuino e autentico compositore
“tutto iracheno”.
8
CAPITOLO 1
Il contesto storico
L‟utilizzo di un‟ottica di contrapposizione tra l‟Oriente come “il diverso,
l‟altro, l‟esotico” da educare, civilizzare, costruire, e l‟Occidente ricco,
avanzato e civile, ha sempre segnato il modo di pensare dei primi studiosi
occidentali nei confronti del mondo arabo. La stessa semplificazione, tra
l‟altro dotata di una certa ambiguità, tra “Vicino Oriente” e “Medio Oriente”
nasce dall‟impossibilità dell‟Occidente, padre fondatore di nazionalismi a
volte esasperati, di rapportarsi a un “Sistema Oriente” per molti punti unitario.
L‟Iraq, seguendo questa definizione fa parte di quello che viene chiamato
“Vicino Oriente”, che si estende grosso modo dall‟Egitto all‟Iraq appunto,
seguendo un asse ideale che va da ovest a est. Il “Medio Oriente” ingloba
anche il mondo iranico, protendendosi verso l‟Asia centrale e allargandosi
oggi al Nord Africa ad ovest dell‟Egitto, con il quale condivide, così come
con la Siria, l‟Iraq e l‟Arabia, diverse caratteristiche come la lingua scritta, la
religione e la tradizione culturale
2
. Quindi in questo testo si adotterà la
definizione: “Medio Oriente”.
L‟Isl…m è sicuramente una costante principale, sia ideologica che politica,
nella storia del Medio Oriente. La stragrande maggioranza degli abitanti di
questa area geografico-politica è musulmana, e all‟Isl…m fa risalire le proprie
radici culturali e di civiltà, escludendo chiaramente Israele. L‟aspetto
2
Per meglio capire come questa differenziazione sia inappropriata in quanto figlia del suo tempo, si può
notare come ad esempio come il termine “medio oriente” si sia evoluto andando a raccogliere, a seguito dello
spostamento della cultura occidentale dall‟Europa al nord America, l‟intero mondo arabo, trasformando
l‟Europa in quello che può essere definito “vicino oriente”. J. Procter, Stuart Hall e gli studi culturali, Milano,
Raffaello Cortina Editore, 2007, pp. 10-11.
9
religioso è quindi determinante per la storia politica di questi paesi e
rappresenta, essendo la realtà del Medio Oriente molto segmentata, il criterio
con il quale i popoli si accomunano
3
.
Un altro fattore determinante per comprendere la storia e la cultura dei popoli
arabo-islamici è l‟impatto che il controllo coloniale e l‟imperialismo delle
grandi potenze europee hanno avuto su di essi. L‟Europa del XIX secolo,
potente dal punto di vista militare ed evoluta economicamente, era portatrice
di idee e principi in conflitto con il pensiero arabo-islamico tradizionale
4
.
Le lunghe lotte tra l‟impero ottomano e stati europei non hanno influenzato i
territori islamici, o almeno la gran parte di essi, che rimanevano intatti e
isolati dai conflitti europei e al processo evolutivo dell‟Occidente, dato che
hanno seguito direzioni diverse e solo in alcuni casi sporadici si sono
incrociate .
Essendo stata la “modernità occidentale” un‟esperienza importata con la forza
e non vissuta attivamente dai popoli e culture del Medio Oriente, si potrebbe
affermare che essi si siano trovati dinanzi al dilemma di soccombere alla
superiorità tecnologica e scientifica europea, ed adeguarsi ad essa
abbandonando le proprie tradizioni di civiltà o modificandole tanto da
renderle irriconoscibili; ovvero cercare una mediazione e convivere con la
civiltà europea, senza cancellare o peggio rinnegare l‟antica civiltà
mediorientale, esplorando nuovi mondi per confrontarsi e riconoscersi in
essi
5
. Il processo di adattamento alla modernità, di fatto, non è ancora
3
M. Campanini, Storia del Medio Oriente 1798-2006, Bologna, Il Mulino, 2006, p. 9.
4
La potenza dell‟Europa consisteva nella sua superiorità economica, tecnologica e militare, frutto della
rivoluzione industriale e del capitalismo. Si tratta di una notazione apparentemente ovvia, ma di grande
importanza poiché evidenzia come rivoluzione industriale e capitalismo abbiano costituito fasi e sviluppi di
un determinato continente e di una determinata area geografica in un determinato periodo storico, e quindi
non propri del Medio Oriente, sebbene alcuni storici dell‟economia abbiano voluto sottolineare che modi e
tempi dello sviluppo economico tra Europa e Medio Oriente furono sì diversi ma non del tutto divergenti. Ivi,
p. 22.
5
I. Chambers, Sulla soglia del mondo, Roma, Meltemi editore, 2003, pp. 24-28.
10
terminato, ostacolato da molteplici fattori che ancora infervorano la vita
sociale, politica e culturale del mondo arabo.
L‟impatto delle idee euro-occidentali veniva a porre in discussione la
tradizione e a suggerire itinerari inusuali, di percorso politico e ideologico, e il
risultato più ovvio è che il mondo arabo-islamico abbia reagito cercando il
proprio modo autonomo e originale di rapportarsi ad esso
6
.
Mentre le potenze europee si disputavano l‟egemonia del Medio Oriente dopo
la caduta dell‟impero ottomano, nel mondo arabo ci fu una rinascita culturale
e intellettuale che viene definito con il termine nahÿah, che si può tradurre
con il termine rinascimento o risorgimento
7
.
Questo movimento di rinascita sociale, politica e letteraria non apparve
improvvisamente, ma fu un processo lento, i cui primi segnali si registrano
dalla fine del Settecento, e che si rafforzò nel secolo successivo, stimolato in
ogni paese da cause diverse. È stato attribuito al termine nahÿah, più di un
significato, accostandolo per esempio al termine tanw†r, cioè ad una sorta di
illuminismo, paragonabile all‟illuminismo francese del XVIII secolo. In realtà
verrebbe spontaneo il paragone con il rinascimento europeo, anche se in
ambito arabo la nahÿah non implica un recupero del patrimonio classico,
quanto invece la grande volontà di rinnovamento in tutti i campi. In Iraq per
esempio si userà il termine yak©ah, cioè risveglio
8
.
La nahÿah fu nel complesso un movimento di grande vivacità spirituale che
contribuì in modo determinante alla modernizzazione non solo del pensiero
arabo, ma anche delle società arabe e islamiche. Esso gettò le basi culturali
delle attuali società mediorientali, che si sono pienamente inserite nel mondo
6
Campanini, Op. cit., pp. 23-24.
7
A. Hourani, Arabic thought in the Liberal age, Cambridge, Cambridge University Press, 1983, pp. 353-357.
8
I. Camera D‟Aflitto, Letteratura araba contemporanea, Roma, Carocci editore, 1998, pp. 19-20.
11
globale, anche se non riuscì a marginalizzare l‟Isl…m, il quale anzi ritornò
prepotentemente alla ribalta già a partire dagli anni Trenta, e soprattutto dopo
il fallimento delle ideologie laiche successive alla seconda guerra mondiale
9
.
La storia dell‟Iraq non si può racchiudere in una semplice cronologia di
eventi, in quanto essa si evolve nel momento stesso in cui la si scrive: la
comprensione degli eventi storici è possibile soltanto imprimendo nel
presente le matrici del passato.
Mentre eventi di grande portata circondano il popolo iracheno e lo stato
iracheno, vale la pena esaminare le dinamiche che ne hanno determinato lo
sviluppo, e soprattutto le matrici da cui derivano
10
.
La storia dell‟Iraq moderno comincia quando le tre province ottomane di
Bassora, Baghdad e Mosul passano sotto il Mandato britannico nel 1918.
L‟accorpamento delle tre province in un unico stato prevedeva nuove strategie
politiche: i funzionari britannici si avvalsero dell‟appoggio delle èlite
amministrative sceriffali, ex ottomane e dei notabili proprietari terrieri. In
questo modo avviarono il processo di sviluppo sociale, culturale e politico
che, secondo loro, avrebbe portato il popolo iracheno, culturalmente ed
etnicamente disomogeneo
11
, ad accettare le condizioni dell‟ordine costituito,
che corrispondeva all‟idea del Mandato, e alla salvaguardia degli interessi
britannici
12
.
9
Campanini, Op. cit., p. 56.
10
C. Tripp, A History of Iraq, Cambridge, Cambridge University Press, 2000, pp. 5-11.
11
Dei circa tre milioni di abitanti iracheni all‟inizio del Mandato, oltre la metà erano sciiti, e
approssimativamente il venti per cento erano curdi, mentre le minoranze erano composte da ebrei, cristiani,
yazidi, sabei e turcomanni. In realtà, i ministri del governo e i funzionari superiori dello stato, erano presi
quasi esclusivamente dalle file degli arabi sunniti, che comunque costituivano meno del venti per cento della
popolazione. Ivi, p. 65.
12
Ivi, pp. 64-72.
12
La mancanza di una etnia unitaria all‟interno del paese non fece raggiungere
le condizioni necessarie per un‟integrazione nazionale, che era in teoria l‟idea
primaria dell‟edificazione dello stato moderno in Iraq. Cominciò a formarsi
così una opposizione alla sovranità britannica.
Al-„Ahd al-Ir…q†, un personaggio politico emblematico di questo periodo,
tenne un congresso a Damasco nel marzo del 1920 in cui proclamò
l‟indipendenza dell‟Iraq sotto la corona dell‟emiro „Abdall…h, fratello
dell‟emiro Faysal, e uno dei figli dello sceriffo Husayn. Pochi riconobbero
l‟autorità di questo congresso, ma esso segnò comunque l‟inizio di una ferma
posizione di ribellione allo stato britannico. Con l‟occupazione della Siria da
parte dello Stato francese, il malcontento per l‟occupazione britannica
raggiunse il culmine.
Si costituì una società segreta, la Guardia dell‟Indipendenza, che invocava
l‟indipendenza dell‟Iraq. Essa agì come anello di congiunzione tra quei settori
delle comunità sunnite e sciite che stavano cominciando a riflettere sul futuro
delle tre province.
Il Mandato della Lega delle Nazioni aveva teorizzato di rendere sì
indipendenti i territori interessati, come stati-nazioni con governo proprio, ma
tuttavia sotto la tutela degli Alleati, che coincidevano con la Lega delle
Nazioni. Agli occhi delle persone istruite e nei circoli qualificati in varie parti
delle province ottomane, ciò apparve come una cosa al contempo insidiosa e
tutelante. Faceva pensare a una sovranità imperiale celata sotto un altro nome.
A partire dal maggio 1920 ebbero luogo a Baghdad una serie di assemblee di
massa per denunciare il Mandato. Esse avvenivano a turno in moschee sia
13
sciite che sunnite, dando una prova simbolica di cooperazione tra i membri
delle due sette per la causa comune di un Iraq indipendente
13
.
L‟indipendenza acquisita dall‟Iraq era controllata dai consiglieri e funzionari
britannici, e con una missione militare britannica che addestrava l‟esercito
iracheno.
Nonostante le continue ingerenze economiche da parte degli inglesi, la
politica irachena cominciò a essere sempre più modellata da forze autoctone,
emerse nel decennio precedente.
L‟indipendenza incoraggiò anche un corposo dibattito interno tra i
propugnatori di una identità araba dell‟Iraq e quelli che promuovevano la
concezione di una comunità nazionale irachena distinta
14
.
Tuttavia, per quanto formalmente stato sovrano, l‟Iraq non riuscì comunque a
sfuggire agli interessi britannici. In questo clima emerse un sentimento di
critica e ribellione, rappresentato dai gruppi di intellettuali e professionisti che
avevano a che fare in qualche modo con il giornale Al-Ah…li fin dalla sua
comparsa nel 1932.
Il gruppo Ah…li, come finì per essere chiamato, imputava molti dei problemi
economici e sociali ai principali proprietari del paese, preoccupati soprattutto
di ampliare e consolidare i loro introiti e possedimenti a discapito dello stato
stesso
15
.
Il sentimento nazionalista e di intolleranza alla supremazia britannica, era
iniziato in Egitto, con la rivoluzione del 1919. Gli anni del
“liberalismo”egiziano furono probabilmente la più organica esperienza
13
Ivi, pp. 72-92.
14
Campanini, Op. cit., p. 65.
15
Tripp, Op. cit., pp 78-101.
14
liberale del mondo arabo. Ciononostante, il fervore e l‟impatto che questa
esperienza ebbe nella coscienza nazionalista dei popoli arabi ebbe risultati
fallimentari
16
.
A differenza del Partito Nazionalista egiziano Wafd, il quale dimostrò una
sostanziale debolezza, il Partito Ba„th
17
iracheno ebbe maggior impatto nella
vita politica del paese. Esso aveva avuto origine in Siria negli anni quaranta,
ma un ramo di esso si era costituito in Iraq e dal 1951 era stato guidato da
Fu„ad al-Rikabi, un giovane ingegnere sciita di Nasiriyya. Nazionalista arabo
secolare, seppur non ateista, e d‟orientamento vagamente socialista,
combatteva le più vistose ineguaglianze delle proprietà terriere nel mondo
arabo. Così, il suo messaggio attirava studenti e altri che mal sopportavano la
dominazione di una vecchia, retriva e ristretta èlite di nazionalisti arabi.
Bisogna inoltre ricordare che il Ba„th era, negli anni cinquanta, uno dei
principali sostenitori dell‟Egitto nasseriano e nel 1958, due anni dopo il
trionfo politico di quest‟ultimo nella guerra del 1956, venne proclamata la
repubblica araba unita (RAU), il primo organismo politico ispirato al
nazionalismo panarabo
18
. Questo fu un anno cruciale anche per l‟Iraq che,
dopo la formazione della repubblica araba unita, formò insieme alla Giordania
l‟Unione araba.
Nel luglio del 1958 avvenne il colpo di stato militare a Baghdad, con il
rovesciamento della monarchia, e l‟instaurazione della repubblica, il generale
16
Campanini, Op. cit., pp. 79-80.
17
L‟organizzazione politica più importante che si fece portavoce delle istanze del nazionalismo arabo fu
naturalmente, il partito Ba„th, Partito della rinascita araba socialista (Hizb al-Ba„th al-„arab ī al-ishtir āk ī),
costituito nel 1946 da intellettuali di Damasco. La costituzione del partito affermava che gli arabi
compongono un‟unica nazione investita di una missione universale ed eterna, tesa a promuovere lo sviluppo
e a favorire la concordia tra gli stati. Il partito considera fondamentale le libertà di espressione e di fede e
valorizza gli individui. Lo scopo immediato è quello di lottare contro il colonialismo e di unire tutti i popoli
arabi. Il partito si proclama esplicitamente socialista e considera il patrimonio economico di proprietà della
nazione. Ivi, pp. 106-107.
18
Campanini, Op. cit., p. 129.