INTRODUZIONE
alternativamente tendenze del passato ricontestualizzandole al
presente in nuovi sistemi di valori (revival, ridare vita).
Dunque il rock sviluppa una corrispondenza tra prodotti e soggetti e in
questo senso appare come un fenomeno artistico in stretto rapporto
con la società.
Nel primo capitolo analizziamo come la sociologia dell’arte si è evoluta
fino a diventare una sociologia di investigazione empirica, che applica
un nuovo principio epistemologico che considera l’arte come società
(Heinich, 2004).
Tramite questi binari concettuali e con l’ausilio di Becker, ci rendiamo
conto che gli artisti non sono diversi da noi in maniera significativa.
Anch’essi devono cooperare con altre figure per ragioni commerciali,
come in qualsiasi altra attività ‘normale’. In quest’ottica il rock è
considerato un mondo dell’arte nato per un nuovo pubblico (i giovani),
in cui interagiscono diversi attori specializzati nel far fruttare la
creatività dell’artista (Becker, 2004).
Presto il rock diventa un fenomeno popolare (Hall, 2005) in opposizione
alla cultura elevata. Il contrasto tra la cultura popolare e la cultura
elevata è destinato con il tempo ad affievolirsi: la combinazione di una
più rilevante possibilità di spesa e di un migliore livello d’istruzione ha
consentito di ampliare la gamma di prodotti culturali nella quale
spendere tempo e denaro (Gans, 2005).
La musica rock ha contribuito ad eliminare barriere di classe creando un
nuovo pubblico: i giovani. Intorno agli anni Sessanta questi si
aggregano per protestare contro le regole degli adulti (controcultura) e
talvolta si aggregano in nome di interessi specifici (politici, sociali,
musicali, sessuali) dando vita a sottoculture (mod, punk, ecc.) in
opposizione al sistema egemonico (Hebdige, 1979).
E’ interessante notare che questi gruppi, nonostante il loro carattere
opposizionale, finiscono col dare impulsi di rinnovamento proprio alla
4
INTRODUZIONE
cultura dominante. Si innesta quindi un processo di recupero pronto ad
edulcorare il materiale eversivo sottoculturale, per renderlo
‘commestibile’ a tutti, sia commercialmente che culturalmente
(Hebdige, 1979).
Oggi, con l’avvento di Internet, le sottoculture proliferano a causa di
consumi sempre più divergenti, ma non hanno potere controculturale,
dato che non riescono ad individuare un unico ed inequivocabile
mainstream da combattere. Rimane il bisogno di sentirsi alternativi e in
osservanza al principio di differenziazione (Simmel, 1895) una strada
percorribile è attribuire nuovi significati ad elementi dimenticati: il
revival (ridare vita). Il rifiuto di conformarsi alle dinamiche commerciali
vigenti e il rischio di operare distorsioni su prodotti già saturi di
significati induce l’alternativo a ‘revivalizzare’ alcuni elementi
dimenticati, che vengono ‘ricontestualizzati’ in base alle nuove
esigenze.
Nel secondo capitolo affrontiamo il rock come prodotto dell’industria
culturale che segue la ratio della vendibilità.
A proposito della musica leggera mettiamo a confronto le idee
antitetiche di Benjamin, il quale considera la riproducibilità tecnica
dell'oggetto artistico un fatto democratico, utile al progresso di una
società egualitaria sfavorevole all'individualismo, con le idee di Adorno,
che osserva l’arte dei suoni trasformarsi in un prodotto da vendere, al
quale viene attribuito un valore estetico fittizio per una dimostrazione di
qualità.
Con l’invenzione del disco la musica, potendo essere trasmessa per
mezzo di canali spaziali e temporali costituiti dalla radio o dagli
strumenti di registrazione e riproduzione del suono, viene inserita nella
quotidianità. In aggiunta, l’opportunità di cristallizzare il suono
consente la manipolazione del messaggio musicale con l’utilizzo di
tecnologie, alterando, di conseguenza, la fruizione dell’evento sonoro.
5
INTRODUZIONE
Con questi presupposti parliamo della nascita del rock’n’roll, che deriva
da altri generi come il blues (fin dal principio il rock utilizza il revival),
ma che affascina più i giovani perché tratta fratture generazionali.
Il rock’n’roll incide già su un disco, che sarà riproposto e restaurato
dalle future generazioni, due componenti del nascente soggetto
giovanile: il divertimento e il disagio. In questo senso il rock è un
organismo sociale che contribuisce a forgiare l’identità culturale, che a
volte ci aiuta a colorare di puro divertimento il nostro loisir, altre volte
ci aiuta a convivere con il disagio.
Mettendo a confronto i testi di due canzoni rock distanti tra loro 25
anni, cogliamo alcune differenze che intercorrono tra baby boomers e
baby busters nei modi di vivere il disagio generazionale con i genitori.
Nel terzo capitolo parliamo del luogo in cui il rock amplifica le sue
funzioni: il concerto. Ciò che rimane invariato nel corso dei secoli in
un’esibizione dal vivo è il contatto diretto tra gli artisti sul palco e il
pubblico.
Tuttavia, anche il concerto si evolve a causa della riproducibilità
tecnica, processo industriale che segue la ratio della vendibilità, al
quale si rimane vincolati. Ciò nonostante, se il lato industriale della
musica è rappresentabile dai musicisti in sala di registrazione alle prese
con le tecnologie, il suo lato istintivo è ancora raffigurabile con gli artisti
che si esibiscono sul palcoscenico davanti a un pubblico, composto in
gran parte da molti giovani e fan. Anche in questo capitolo mettiamo a
confronto baby boomers e baby busters, questa volta sui modi di vivere
il concerto.
Nel quarto capitolo, quello della nostra ricerca sul campo, confrontiamo
baby boomers e baby busters attraverso l’intervista qualitativa,
tenendo in considerazione il concetto di società riflessiva esplicitato da
Giddens (1994) e cercando di corroborare i temi trattati nei precedenti
capitoli. Abbiamo intervistato otto soggetti attraverso una traccia
6
INTRODUZIONE
flessibile divisa in dieci temi di riferimento, cercando di capire quali
dinamiche sono determinanti nell’influenzare i consumi di rock (fare
musica, acquisto, ascolto).
Dopodiché abbiamo chiesto agli intervistati quando il rock è da
considerarsi arte e quando merce. Cos’è il revival? Che funzione ha il
gusto? Tramite i contributi degli intervistati cercheremo anche di
approfondire questi temi.
Sulle base delle interviste verranno individuate delle tendenze costanti
relative a ciascuna generazione di appartenenza che sono adiacenti, ma
già molto diverse tra loro.
La comparazione generazionale che abbiamo proposto ci spinge a
considerare il rock come fenomeno sociale dinamico e riflessivo. Il rock
può essere descritto come un fenomeno artistico? Quale ruolo svolge la
componente commerciale? Come viene sviluppata la memoria storica di
tale fenomeno artistico? Cercheremo di far luce su tali quesiti dopo aver
registrato i punti di vista dei nostri intervistati.
7
CAPITOLO 1
IL RAPPORTO ARTE - SOCIETÀ
1.1 L’arte dal punto di vista sociologico
Nel 1966 la pubblicazione di Idee per la nuova società da parte di
Franco Ferrarotti apre in Italia un interessante e vivace dibattito sul
rapporto tra arte e società. Egli critica le concezioni dell’arte come
attività autonoma e dell’arte come mero riflesso sociale, affermando
che tra arte e società corre un rapporto reale e vivente di
condizionamento reciproco.
La sociologia dell’arte è nata nell’ambito degli specialisti di estetica e di
storia dell’arte che vollero staccarsi in modo netto dalla tradizione
incentrata sul binomio artista/opera. Tuttora il fascino inafferrabile e
trascendente dell’arte induce il sociologo a riflettere se un suo
contributo possa risultare utile, o se rischi di sminuire l’arte stessa.
D’altro canto ridurre l’arte, fenomeno umano nel senso più completo in
quanto si è avuta ovunque e in tutti tempi, a esclusivo riflesso sociale,
significa cercare un’interpretazione globale di cui la sociologia non ha
bisogno.
Se provassimo a pensare ad una definizione dell’arte, come ci
suggerisce Umberto Eco in La definizione dell’arte, ci accorgeremmo dei
“limiti di una generalizzazione non verificabile, ma tentativa; i limiti di
una definizione gravata di storicità e quindi suscettibile di modificazione
in altro contesto storico” (Eco, 1983, 152).
Dunque, il rifiuto d’ogni aprioristico schema è la condizione perché
possa sorgere una valida sociologia dell’arte, che non può contribuire al
8
Capitolo 1 – IL RAPPORTO ARTE - SOCIETÀ
giudizio estetico. Il giudizio estetico sembra talmente personale ed
intimo da dover essere assunto come dato. Ciò non toglie che la
distribuzione delle valutazioni estetiche non sia per nulla casuale in
qualunque società: sulla distribuzione dei gusti, secondo la
stratificazione sociale o sui generali mutamenti dei gusti, il sociologo
può dire molto. La diversità dei punti di vista da cui si osserva l’arte (ad
esempio quello sociologico e quello estetico) è pienamente giustificata
sotto il profilo metodologico, ma non deve far dimenticare l’unicità
sottostante. In altre parole le opere d’arte non esistono né come fatti
sociali, né solo come fatti estetici. Non basta quindi esaminare la storia
dell’arte come sviluppo immanente, ma neppure basta esaminarla come
riflesso delle condizioni economiche e sociali. I concetti estetici devono
essere intesi come concetti operativi e devono perciò variare in
funzione dei vari contesti sociali.
1.1.1 Tre generazioni di sociologia dell’arte
Quando è stato introdotto negli studi sull’arte il termine ‘società’ sono
nate nuove correnti ed una nuova disciplina. È possibile distinguere
l’evoluzione di tre
1
tendenze principali di rapportarsi all’arte, in cui
agiscono e si intersecano differenti generazioni intellettualistiche di
appartenenze disciplinari ed origini geografiche diverse.
Durante la prima metà del XX secolo il problema di trovare un nesso tra
arte e società si manifesta sia a livello estetico che a livello filosofico
nella tradizione marxista e nelle opere di alcuni storici dell’arte atipici
pubblicate tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Inizialmente questa
disciplina possiede un carattere principalmente speculativo, in
conformità con la tradizione germanica marxista dalla quale, nella
1
Nel procedere ad illustrare l’evoluzione delle tre tendenze principali abbiamo
utilizzato come fonte La sociologia dell’arte (2004) di Nathalie Heinich.
9
Capitolo 1 – IL RAPPORTO ARTE - SOCIETÀ
maggior parte dei casi, ha avuto origine. Per molto tempo, tutto ciò che
è insegnato nelle università con il nome di sociologia dell’arte rimane
nell’ambito di questa estetica sociologica.
Una seconda generazione, cresciuta appena prima della seconda guerra
mondiale, deriva dagli storici dell’arte e da una tradizione fortemente
più empirica, sviluppatasi maggiormente in Inghilterra e in Italia.
Al posto di cercare un nesso tra arte e società questi ricercatori
inseriscono l’arte nella società e concentrano i loro studi su documenti
concreti e materiale d’archivio, con la preoccupazione di esplicare le
cause di questa inclusione. Apparsa dopo l’estetica sociologica con il
nome di storia sociale dell’arte, questa nuova prospettiva ha consentito
l’integrazione tra le opere e i contesti nei quali si muovono gli autori
che producono le opere. Ideologicamente meno pretenziosi, per il fatto
che non ambiscono né a una teoria dell’arte né a una teoria sulla
società, questi storici sociali hanno raggiunto risultati importanti,
rinnovando realmente la conoscenza storica.
Negli anni Sessanta si sviluppa una terza generazione che conosciamo
con il nome di sociologia di investigazione empirica. Soprattutto in
Francia e negli Stati Uniti si utilizzano nuovi metodi ancorati sia alla
statistica che all’etnometodologia.
Questa moderna disciplina si è evoluta dai rigorosi studi empirici dei
ricercatori della precedente generazione, anche se si tratta di indagini
empiriche non rivolte al passato con la ricerca di archivio, ma al
presente attraverso la statistica, le interviste e le osservazioni.
Anche il principio epistemologico è cambiato: non si esaminano più
l’arte e la società, come i teorici della prima generazione, e nemmeno
l’arte nella società, oggetto degli storici sociali; si indaga invece l’arte
come società, dunque l’insieme delle interazioni, degli attori, delle
istituzioni e degli oggetti in un processo evolutivo che siamo soliti
chiamare arte.
10
Capitolo 1 – IL RAPPORTO ARTE - SOCIETÀ
La sociologia empirica presenta l’innegabile vantaggio di proporre
risultati concreti, progressi effettivi della conoscenza, e non
unicamente, come accade nell’estetica sociologica, pure e semplici
concezioni dell’arte o della società.
Finalmente liberati dal pesante obbligo di produrre una teoria dell’arte
partendo dal sociale, i sociologi dell’arte possono dedicarsi alla ricerca
delle ricorrenze costanti che sottostanno al moltiplicarsi delle azioni,
degli attori, delle istituzioni e delle rappresentazioni che concorrono a
comporre l’esistenza dei fenomeni che chiamiamo arte.
È attraverso questo principio epistemologico proprio della sociologia
empirica, che vede l’arte come società, che intendiamo rivolgerci al
rock. Osservando come sono cambiate le sottoculture e le generazioni
che hanno fatto parte di questo ‘mondo dell’arte’, cercheremo di capire
come il rock è nato, in che modo si è evoluto, come si presenta oggi e
come si modificherà in futuro.
1.1.2 I mondi dell’arte
“Uno dei punti deboli della sociologia dell’arte è stata la tendenza a considerare l’arte
qualcosa di speciale che non può essere trattato alla stregua delle altre attività
«normali». I sociologi hanno trattato l’arte con reverenza come un’area di attività
umana in qualche modo «migliore» della vita ordinaria, un’area in cui persone dotate
in modo straordinario, quasi sovrumano, producono capolavori dello spirito, che
incarnano i valori più profondi […] Naturalmente sappiamo tutti che l’arte non è
proprio così, che è stata – per esempio per gli stessi artisti – anche un’attività
commerciale o una sfera segnata da conflitti, e che le persone che fanno arte non
sono diverse da noi in maniera significativa” (Becker, 2004, 8).
Ne I mondi dell’arte (1982) il sociologo americano Howard Becker, già
conosciuto per alcune ricerche empiriche sulla marginalità, si concentra
sulla produzione dell’arte.
11
Capitolo 1 – IL RAPPORTO ARTE - SOCIETÀ
L’espressione ‘mondo dell’arte’, solitamente usata in senso vago e
metaforico, nella sociologia interazionista nella versione di Becker
evidenzia l’interdipendenza e le interazioni reali che contribuiscono a
definire un oggetto come opera d’arte. Il suo intento non è identificare
il creatore, avvalorarne le qualità e acclamarlo per doti uniche, ma
piuttosto di descrivere le azioni e le interazioni di cui le opere sono la
risultante.
Egli studia le strutture dell’attività collettiva nell’arte con una visuale
nuova: relativistica, scettica e democratica, in contrasto con la
sociologia tradizionale dell’arte che bada all’analisi del capolavoro.
Oltretutto, l’analisi del sociologo americano ci consente di aprire le
porte di ogni forma artistica: la letteratura, la fotografia, l’arte
figurativa, la musica, il jazz, il rock; una chiave flessibile utile per
avvicinarsi a qualsiasi creazione, indipendentemente dal campo
2
artistico e dalle gerarchie di valore che la cultura egemonica individua.
In altre parole disinnesca alcune concezioni radicate nella tradizione,
come la superiorità intrinseca delle arti e dei generi alti e l’individualità
del lavoro creativo e l’originalità dell’artista.
L’approccio empirico di Becker ci svela un mondo collettivo fatto di
azioni coordinate, che subisce condizionamenti materiali e sociali.
Un mondo dell’arte nasce quando individui si riuniscono sulla base di
convenzioni fino a quel momento ignorate o impiegate in modo diverso.
Tuttavia, nessun mondo artistico è in grado di proteggersi totalmente o
per molto tempo dalle spinte al cambiamento, sia che provengano
dall’esterno, sia che scaturiscano da tensioni interne. Nel corso del
tempo nuovi mondi dell’arte nascono, crescono e raggiungono
2
La nozione di campo è caratteristica della sociologia del dominio derivata da
Bourdieu. Come l’espressione mondo dell’arte di Becker, anche la nozione di campo
mette in evidenza la pluralità delle categorie di attori che cooperano tra loro, tenendo
conto delle posizioni concrete degli attori e dei contesti in cui essi si muovono.
12
Capitolo 1 – IL RAPPORTO ARTE - SOCIETÀ
un’armonia che sarà minacciata in futuro, poiché non è possibile
congelare un equilibrio stabile in eterno.
Questo perché i mondi dell’arte mutano in continuazione, a volte
gradualmente, altre volte in modo drastico con rivoluzioni artistiche che
portano attacchi ideologici o organizzativi alle attività che in quel
momento sono ritenute normali. Dal punto di vista ideologico l’attacco è
effettuato attraverso manifesti teorici, saggi critici e con nuove
formulazioni in estetica e filosofia. Vengono rifiutati i vecchi idoli e gli
eroi del passato, che rappresentano modelli da oltrepassare, e sono
celebrate nuove opere come incarnazione di valori estetici universali.
L’attacco organizzativo, invece, cerca di raccogliere nuove fonti di
finanziamento per poi costruire e brevettare nuove strutture
distributive. In ogni caso, sia che si parli di attacchi ideologici o
organizzativi, i membri del mondo dell’arte sono sensibili agli input di
cambiamento e comprendono che si ripercuoteranno sulla rete di
cooperazione.
Se un mondo dell’arte nasce quando individui si riuniscono sulla base di
convenzioni fino a quel momento ignorate o impiegate in modo diverso,
analogamente, un mondo dell’arte muore quando non c’è più
collaborazione tra i membri. Gradualmente, se le interazioni diventano
sporadiche e sempre meno coordinate, le convenzioni osservate in
passato perdono a poco a poco la loro forza unificante. Alcuni mondi
dell’arte nascono con l’invenzione e la diffusione di una nuova
tecnologia che, sostituendosi a quella obsoleta, rende possibile la
produzione di oggetti artistici nuovi. Altri cominciano con lo svilupparsi
di un nuovo concetto, un nuovo modo di pensare, le cui possibilità
possono essere stimate e sfruttate al pari di quelle di un’invenzione
tecnica. Infine esistono mondi artistici che hanno origine con la nascita
di un nuovo pubblico.
13
Capitolo 1 – IL RAPPORTO ARTE - SOCIETÀ
Le opere possono anche differenziarsi poco da quelle precedenti, ma
attraverso nuove strutture e canali distributivi possono raggiungere altri
soggetti.
La nuova musica rock degli anni Sessanta è simile alla precedente:
imitazioni bianche del blues e del rock’n’roll nero, miscelati con musica
country-western (fin dal principio si riscontrano nel rock elementi
revivalistici). Nonostante ci siano sonorità ed altri elementi stilistici
derivanti da altri generi, questa musica utilizza nuove forme
organizzative per raggiungere un nuovo pubblico: i giovani.
Invece di ritagliarsi un pubblico all’interno di quello esistente, la musica
rock è proposta ad una fascia d’età che non ha mai consumato molta
musica dal vivo o dischi. Appena i giovani mostrano interesse i settori
importanti della radio e dell’industria discografica fiutano i profitti e
s’impegnano a diffondere il nuovo genere in ogni ambito giovanile: in
nuovi programmi radiofonici, in sale da ballo ormai abbandonate dal
pubblico sopra i trent’anni, in concerti all’aperto che durano giorni.
L’invenzione pubblicitaria del teenager, inizialmente solamente
strategia commerciale, dà risultati talmente oltre le aspettative, che si
può ragionevolmente parlare della nascita di un nuovo mondo artistico.
Prima di concentrarci su alcune dinamiche sociali che hanno contribuito
a far crescere il rock come fenomeno popolare, è opportuno conoscere
quali criteri vengono utilizzati dai sociologi della cultura per distinguere
ciò che appartiene alla cultura popolare e ciò che è proprio della cultura
elevata.
14