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Capitolo 2
IL REFERENDUM SUL DIVORZIO
Attraverso le pagine de “La Stampa” e del “Corriere della Sera”
2.1 Introduzione
Delle 72 consultazioni referendarie svoltesi in Italia a partire dal 1946 quella del 1974 è
sicuramente la più famosa anche perché per la prima volta dalla nascita della Repubblica si mette in
moto la macchina del referendum abrogativo.
Argomento principale di questo capitolo sarà appunto il referendum abrogativo del 12 maggio 1974
conosciuto anche come referendum sul divorzio poiché aveva come scopo l’abrogazione della legge
898 del 1° dicembre 1970 “disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”.
Prima di iniziare, ritengo sia utile parlare di come si sia approdati a questo referendum e quale fu
l’iter di approvazione della legge posta all’abrogazione.
Il 1° ottobre 1965 il deputato del Partito Socialista Italiano Loris Fortuna, propose alla Camera dei
Deputati
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un testo abbastanza moderato che limitava l’esercizio del divorzio a una ristretta serie di
casi accuratamente definiti. Parallelamente iniziò su un settimanale milanese di stampo radical-
socialista intitolato “Abc”, una campagna di appoggio alla proposta di legge. L’iniziativa di Abc
consistette nell’apertura di una nuova rubrica dal titolo “Lettere dei fuori legge del matrimonio”.
Queste lettere erano rivolte direttamente all’onorevole Fortuna e tutte avevano la medesima
richiesta: una normativa sullo scioglimento del matrimonio. 36 mila furono le missive che giunsero
alla Camera dei Deputati. I mittenti erano persone molto diverse per età, sesso, livello di istruzione,
attività lavorativa
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. La questione del divorzio divenne quindi un’urgenza grazie alla gente comune.
Tutto ciò però non impedì alla Democrazia Cristiana di bloccare l’iter parlamentare del progetto,
già fatto oggetto di feroci attacchi da parte delle gerarchie ecclesiastiche. L’opinione pubblica laica,
influenzata dall’attività della Lid (Lega italiana per l’introduzione del divorzio), si schierò
progressivamente a sostegno dell’iniziativa di Fortuna ma il progetto decadde con la fine della
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www.camera.it
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Rai Storia, intervista a Fiamma Lussana (storica)
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legislatura nel 1968
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. Nel maggio 1969 furono introdotti nella proposta di legge ulteriori
suggerimenti del liberale Antonio Baslini. Alla Camera, l’opposizione alla legge poteva contare
solamente sui voti della Dc e dei deputati del Movimento Sociale Italiano. Nel novembre dello
stesso anno, mentre la Lid manifestava davanti a Montecitorio e il cardinale vicario di Roma
invitava i fedeli a pregare affinché si allontanasse la calamità del divorzio, la Camera approvò la
legge Fortuna – Baslini
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. L’approvazione finale della legge slittò però di un anno, poiché il Senato
ne ratificò una versione emendata rendendo così necessario il suo rinvio alla Camera per una
seconda votazione. Essa divenne così legge il 1° dicembre 1970.
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L’Italia laica aveva ottenuto
un’importante vittoria.
Nel frattempo con la legge n. 352 del 25 maggio 1970, come si è detto in precedenza, il Parlamento
italiano ratificava le norme inerenti al referendum abrogativo, ciò permise al fronte anti divorzio di
organizzarsi per abrogare la legge Fortuna-Baslini e all’indomani dell’approvazione della legge
cominciò la raccolta delle firme a opera del Comitato nazionale per il referendum abrogativo
sostenuto da Dc, Msi e Monarchici.
Scopo di questo capitolo non sarà la ricostruzione storica dei singoli eventi che hanno caratterizzato
questo referendum, ma un’analisi di come i due principali quotidiani hanno raccontato gli
avvenimenti legati a questo importante appuntamento con le urne.
Come fonti di ricerca sono stati utilizzati gli articoli apparsi sul Corriere della Sera e La Stampa nel
periodo che va dal momento dell’annuncio del referendum (1971) alla proclamazione dei risultati
(1974).
Il Corriere della Sera è uno storico quotidiano italiano fondato a Milano nel 1876 ed è oggi ma
anche allora il primo quotidiano per diffusione e numero di lettori. Al sorgere degli anni settanta era
guidato da Giovanni Spadolini, futuro leader del Pri e futuro Presidente del Consiglio e aveva un
orientamento moderato e liberale, con uno sguardo attento e critico verso i partiti di sinistra. Si
manterrà neutrale in diverse occasioni come ad esempio durante le indagini sulla strage di Piazza
Fontana (Milano, 12 dicembre 1969), le elezioni del Presidente della Repubblica (dicembre 1971) e
sul referendum abrogativo del 1974. Nel marzo del 1972 a causa del licenziamento di Spadolini,
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Anna Chimenti, Storia dei Referendum, Laterza, 1999, p.19
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Favorevoli 325 – contrari 283 (www.camera.it)
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Fu approvata grazie ai voti favorevoli di: PSI, PCI, PLI, PSIUP, PSDI e PRI. Votarono invece contro: DC, MSI,
Sudtiroler Volkspartei e PDUM.
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Paul Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi, Einaudi, 1989, p.444
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dettato dal calo delle vendite, assumerà il ruolo di direttore Piero Ottone che valorizzò alcuni
giovani redattori come Giampaolo Pansa e Pier Paolo Pasolini. Durante la sua direzione la linea del
Corriere fece una netta virata a sinistra che portò ad aspre critiche interne e al conseguente
licenziamento di giornalisti primo fra tutti Indro Montanelli. Nel 1974 la proprietà del giornale
passò all’editore Rizzoli che riconfermò Ottone alla direzione e portò in redazione nuovi giornalisti
come Enzo Biagi e Alberto Ronchey.
La Stampa fu fondata a Torino nel 1867 col nome di Gazzetta Piemontese e assunse l’attuale nome
nel 1895. Già negli anni sessanta La Stampa sotto la direzione di Giulio De Benedetti era il primo
quotidiano a Torino e fra i primi in Italia, oggi è il quarto per diffusione.
La linea di una tradizione di un giornalismo tutto fatti, non ideologico proseguì con il successivo
direttore, Alberto Ronchey che puntò molto sugli esteri e sulle notizie economiche. Grandi firme del
tempo da noi analizzato in questo capitolo furono Carlo Casalegno e Norberto Bobbio. Con il
cambio di linea editoriale del Corriere della Sera voluto da Ottone, la Stampa ebbe l’occasione di
divenire punto di riferimento dell’elettorato moderato. Successore di Ronchey fu Arrigo Levi che
schierò il quotidiano sul No al referendum abrogativo del divorzio.
2.2 1970 – 1971. I primi passi verso il referendum
Nel periodo preso in analisi, sul Corriere della Sera il tema del referendum sul divorzio compare per
la prima volta il giorno seguente all’approvazione della legge (1 dicembre 1970) con un breve
passaggio alla fine di un articolo a pagina 5 in cui si spiega molto sinteticamente quali siano le
procedure necessarie per richiedere un referendum e che questo è già stato annunciato dalle
personalità e dai comitati contrari all’approvazione della legge, primo fra tutti Gabrio Lombardi
presidente del Comitato per il referendum sul divorzio. L’autore di questo articolo inoltre, ipotizza
che la data del referendum sarà fissata dopo il 16 aprile 1972 e non si mostra particolarmente
favorevole a questa iniziativa.
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La Stampa del referendum parla già in numerosi articoli nei mesi precedenti all’approvazione della
legge dando per lo più risalto alle rimostranze del Papa e dei vescovi italiani,
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per poi farne un
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Corriere della Sera, Approvata la legge sul divorzio, 2 dicembre 1970, pag. 5
41
La Stampa, Messaggio del Papa ai vescovi “decidete con responsabilità”, 10 novembre 1970, pag. 1.
La Stampa, Vescovi discordi sul referendum, 12 novembre 1970, pag. 2.
La Stampa, Gli italiani cattolici sono invitati alla crociata contro il divorzio, 17 novembre 1970, pag. 1.
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breve passaggio nell’articolo dedicato all’approvazione della legge il giorno successivo
all’approvazione della stessa.
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Si torna a parlare di referendum solamente alla conclusione delle festività natalizie, il Corriere lo
farà nell’edizione del 6 gennaio 1971 dove in breve trafiletto a pagina 2 si annuncia che il 16
gennaio sarà presentata la richiesta di referendum in Cassazione da parte del movimento “Un
popolo per la famiglia”
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. La Stampa invece tornerà a parlare del referendum qualche giorno più
tardi, il 15 gennaio, annunciando la presentazione per il giorno successivo.
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Durante i primi mesi dell’anno il referendum abbandona le prime pagine del Corriere della Sera
comparendo sporadicamente in articoli per lo più brevi in cui sono spiegate le procedure per
arrivare all’indizione del referendum, oppure delle prime manovre per impedire lo svolgersi del
referendum come ad esempio nell’articolo del 28 gennaio in cui si parla della proposta liberale
“volta a modificare i termini entro il quale può essere richiesto il referendum”.
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Oppure ancora con
articoli che illustrano la posizione dei vescovi italiani
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e le relative reazioni dei partiti laici alla
decisione dell’episcopato di appoggiare il referendum. Reazioni dalle quali emerge il timore dei
partiti di una “guerra di religione” tra Stato italiano e Vaticano.
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Sempre in questi primi due mesi
del 1971 viene dato risalto al comportamento della Santa Sede attraverso le parole dell’Osservatore
Romano dalle quali emerge un Vaticano diviso tra la disponibilità alle trattative di revisione del
Concordato e la difesa dell’episcopato deciso ad appoggiare il referendum pur non essendo
favorevole alla consultazione referendaria.
Differente è invece l’atteggiamento de La Stampa che dà maggiore risalto alle decisioni dei vescovi
alle quali dedica diversi articoli che sono inizialmente relegati quasi in fondo al quotidiano,
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senza
però far accenno ai primi tentativi di far saltare l’appuntamento con le urne.
Nella primavera continua la poca attenzione sia del Corriere sia de La Stampa al referendum i quali
presentano solo piccoli articoli sempre posti oltre la quinta pagina, a volte si supera anche la
decima, in cui i protagonisti sono le trattative in corsa per la revisione del Concordato e piccoli
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La Stampa, Referendum e Corte Costituzionale potrebbero minacciare il divorzio, 2 dicembre 1970, pag. 2
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Corriere della Sera, Sarà richiesto il referendum, 6 gennaio 1971, pag. 2
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La Stampa, Referendum sul divorzio, 15 gennaio 1971, pag. 9
45
Corriere della Sera, La proposta liberale, 28 gennaio 1971, pag. 10
46
Corriere della Sera, Le divisioni dei vescovi, 4 febbraio 1971, pag. 2
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Corriere della Sera, Reazioni del mondo laico al referendum sul divorzio, 10 febbraio 1971, pag. 7
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La Stampa, I vescovi decidono su divorzio e Acli, 4 febbraio 1971, pag. 18
La Stampa, Concreto appoggio dei vescovi al referendum, 6 febbraio 1971, pag. 11
La Stampa, Cauto sì al referendum deciso dai vescovi italiani, 9 febbraio 1971, pag. 3
La Stampa, Più cattolici del Papa, 9 febbraio 1971, pag. 3