Tesi di Laurea in Scienze Motorie: Ginnastica per minorati psico-fisici e sensoriali
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L’educazione psicomotoria ha ormai trovato, nel contesto di tutti
gli altri insegnamenti, il suo giusto ruolo di indispensabile
collaboratrice per la formazione psicofisica, culturale e
sociologica dell’individuo. La mia attenzione è rivolta
principalmente a coloro i quali, colpiti da un handicap fisico
(paralisi), amano comunque vivere e che, attraverso il movimento
si proiettano nella scoperta del tempo e dello spazio. La
psicomotricità, insieme ad altri insegnamenti altrettanto
importanti concorre a sorreggere le sorti di questi grandi
squilibri, affiancando la natura nelle sue varie tappe evolutive. Il
bambino spastico, attraverso questa attività, vive l’ineguagliabile
brivido della sua libertà; attraverso altre specialità sportive
quali il nuoto, l’ippoterapia, i cerebroleso si sente appagato e
sereno. E’ proprio da noi, educatori, che i nostri giovani ragazzi
spastici attendono l’indicazione della strada più idonea da seguire
onde inserirsi di diritto nella vita sociale di cui essi fanno parte,
senza essere accolti da falsi pietosismi.
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Generalita’ e storia della R. E.
E’ noto che da quando l’uomo ha trasformato il cavallo in animale
domestico, la civilta’ ha camminato, attraverso i secoli, con le
gambe del cavallo. Grande e’ quindi il debito che l’uomo ha verso
questo animale.
L’uso dell’esercizio equestre ai fini della rieducazione
psicomotoria dei minorati non e’ una scoperta fatta di recente,
come farebbe pensare l’interesse rivolto da qualche tempo a
questa pratica. L’importanza di questo trattamento era gia’
conosciuta al tempo di Ippocrate da Coo (458-370—351a.c.) che
come si afferma nella ‘‘ Rassegna storica dell’educazione fisica e
degli sport di elezione ‘‘ degli AA. Bernabeo e Cori, detto’ i primi
fondamenti per una medicina razionale e quanto piu’ scentifica,
consigliando l’esercizio fisico per raggiungere un armonico
sviluppo corporeo e per migliorare gli stati di alienazione
mentale, parlando inoltre, del “ salutare ritmo ‘‘ del cavallo come
efficace tonico ai muscoli e come trattamento contro l’insonnia.
Più tardi Asclepiade di Prusa ( 124 — 40 a.c. ) ne estese le
applicazioni raccomandando ‘‘ il moto a cavallo nei cachettici,
podagrosi, idropici, epilettici, paralitici, apoplettici, letargici,
frenetici
Abbandonata per lungo tempo tale pratica terapeutica fu ripresa
verso la fine del XVIII secolo ad opera di Tommaso Sydenham (
1624 - 1689 ) che, forse per essere stato capitano di cavalleria
durante la guerra civile, trovo’ naturale sostenere l’equitazione
non solo per mantenere la salute, ma anche per resitutuirla a chi
l’avesse perduta. Ma egli consigliava di praticare assiduamente lo
sport equestre, soprattutto per coloro che soffrivano di disturbi
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cardiocircolatori. Nelle ‘‘ Observationes medicae ‘‘ del 1676 egli
affermò che ‘‘ la cosa migliore che io conosca per fortificare e
rianimare il sangue e la mente e’ il cavalcare un cavallo ogni giorno
e di fare lunghe passeggiate con un carro all’aria fresca ‘‘
Questa tesi fu accolta con favore anche da Giorgio E. Sthal (
1660 - 1734 ) e da Federico Hoffmann ( 1660 - 1742 ) che
ritennero l’equitazione uno dei migiori rimedi fisici e psichici.
Anche Francesco Fuller ( 1654 - 1734 ) nel trattato ‘‘ De
Medicina Gymnastica ‘‘, pubblicato nel 1704, propose l’equitazione
per curare l’ipocondria, dopo averla sperimentata su di se’ con
successo.
Carlo L. Castei, detto l’abate di Saint Pierre ( 1658 —1745 ), per
ovviare alle spese economiche rappresentate dal costo del cavallo
ed alla necessita’ di galoppatoi coperti, da usarsi quando il tempo
e’ inclemente, invento’ nel 1734 una sedia vibrante, che chiamo’ ‘‘
Tremoussoir ‘‘, ed ebbe molto successo soprattutto per la cura
della stipsi.
Pure Samuel Th. Quelmalz ( 1696 — 1758 ) decrisse nei suoi
trattati un cavallo a dondolo col quale si riprometteva di
ottenere gli stessi vantaggi terapeuticidell’equitazione (‘‘ Novum
Sanitatis praesidium ex equitatione machinae beneficiis
instituendi Lipsiae, 1935 ). Giovanni Pringie ( 1707 — 1782 ) nelle
‘‘ Osservazioni sopra le malattie delle armate ‘‘del 1752 affermo’
che l’esercizio col cavallo e’ un rimedio valido per conservare la
salute degli eserciti, come si osserva nelle malattie epidemiche,
alle quali e’ piu’ soggetta la fanteria dei soldati a cavallo. In Italia
se ne interesso’ fra gli altri, Giuseppe Benvenuti, medico alle
terme di Bagni di Lucca, che nel 1772 dedico’ un trattato a
Sigismondo Chigi principe di Farnete con l’augurio di ‘‘ ristabilirsi
in salute con questa pratica ‘‘. In esso sostenne che l’equitazione,
oltre a mantenere sano il corpo e a promuovere le diverse
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funzioni organiche, esplica un’attiva funzione terapeutica.
A queste esperienze citate, seguira’ un periodo di indifferenza e
di scarsa considerazione per l’impiego terapeutico del cavallo,
che solo dopo la prima guerra mondiale entrera’ definitivamente
nella terapia medica. I primi realizzatori di queste teorie furono
i paesi scandinavi, seguiti dalla Gran Bretagna, dalla Francia e
dalla Germania. In Italia, grazie ai dottori Neri, Capponi e
Cucchi, nasceva nel 1974 in un maneggio di Buccinasco nei pressi
di Milano, il primo centro di equitazione (C.E.R.) riconosciuto
successivamente dall’ A.N.I.R.E., costituitasi nel 1977 e
ufficialmente riconosciuta dalla F.I.S.E. nel 1981.
In un primo momento questo centro si basava prevalentemente su
improvvisazioni.
In seguito i frequenti contatti con il neuroortopedico Bouman e
con Winstkriger e Wolf e con la francese De Lubersac, furono di
grande aiuto per correggere gli errori di partenza, passando cosi’
dalla semplice ricreazione sportiva alla vera e propria
riabilitazione equestre.
L’Associazione Nazionale Italiana di Riabilitazione Equestre
A.N.I.R.E. fu costituita il 25 Ottobre del 1977 a Milano ad opera
del ‘‘ Lions Club ‘‘ di Corsico, con lo scopo preminente di alleviare
le sofferenze dei minorati e facilitarne il reinseriinento nella
societa’. Altri centri, aventi le stesse caratteristiche di quelli di
Rubbiolo e Corsico sono nati a Crema, a Pavia, a Melagnano e
Rozzano.
E’ stato inoltre stipulato un accordo ufficioso con la Croce Rossa
Italiana nei confronti degli handicappati, che permetterà il
sorgere di nuovi centri affidati direttamente alla sua
organizzazione. Grazie alla Croce Rossa, sono stati presicontatti
con l’esercito che ha messo a disposizione la caserma S. Barbara
in Milano, sede di un glorioso reggimento di artiglieria a cavallo
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che dispone di un grande maneggio.
Anche a Bologna, ad opera della locale sezione dell’Associazione
Italiana per l’Assistenza agli Spastici ( A.I.S.E. ), ha avuto inizio
nell’autunno del 1979, in accordo con il Gruppo Emiliano Sport
Equestri (G.E.S.E.), il trattamento riabilitativo di alcuni giovani,
d’ambo i sessi e di eta’ variabile dai 6 ai 28 anni.
I risultati ottenuti in questi centri sono stati molto lusinghieri,
soprattutto per quanto riguarda il coinvolginiento psicologico,
l’azione mio rilassante e cenestesi.
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LE CARATTERISTICHE DELLA R. E.
INDICAZIONI E CONTROINDICAZIONI
Come tutte le riabilitazioni, anche quella equestre offre
attraverso una serie di interventi articolati in modo diverso, la
possibilita’ ‘‘ di migliorare nell’individuo portatore di handicap
l’utilizzazione di quella che e’ la sua parte sana, in misura che
varia a seconda della situazione clinica del soggetto e del deficit
da cui e affetto”.
Tutto questo dovrebbe fornire la possibilita’ di recuperare e di
utilizzare le funzioni potenziali dell’individuo. ‘‘ Racchiudere tutte
e tre le sfere, sia motoria, psicomotoria e sensoriale, con le quali
la medicina ha diviso la rieducazione ma la rieducazione equestre
non sempre viaggia di pari passo con le altre terapie, infatti essa
diverge per alcune peculiarita’.
Il suo operare non avviene in un ambiente ospedaliero ma
sicuramente in un luogo il piu’ delle volte circondato da prati e
alberi o meglio in ambiente naturale. Una ulteriore e piu’
importante peculiarita’, ‘ legata al mezzo utilizzato e cioe’ al
cavallo.
Esso consente agli individui disabili di praticare la terapia,
seppur con sforzo, come un gioco, affezionandosi e stando a
contatto con una cosa viva, che da’ loro senso di superiorita’,
contrariamente alla loro condizione fisica. Con questo non
dobbiamo credere che la rieducazione equestre sia l’unica terapia
valida, in realta’ essa viene praticata in armonia con le altre
forme di terapia e registra a volte degli insuccessi.
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Inoltre non e’ adatta a tutti i tipi di handicap, trovando quindi
delle controindicazioni quali:
9 Ernia del disco
9 Sclerosi in evoluzione
9 Epifisiti in crescita nello stadio evolutivo
9 Emivertebre
9 Scoliosi con angolo oltre 30 gradi
9 Cifosi ad alto livello
Come regola fondamentale si puo’ dire che sono da evitare tutte
le affezioni quando sono in fase acuta o fase di riacutizzazione e
quei casi che vanno esaminati individualmente per le quali la R.E.
puo’ essere praticata solo sotto attenta osservazione questa
terapia quindi viene indicata sia ad handicappati fisici con
problemi prevalentemente neuromotori che ad handicappati
mentali. Nel primo caso si evidenziano
¾ Lesioni ortopediche, ed in particolare le displasie congenite
dell’anca; le scoliosi reversibili; il dorso curvo giovanile; il
piede piatto valgo; il piede equino; le poliomeliti ( esiti con
ipotrofia ipotonica)
¾ Postumi di traumi, in special modo le paraplegie traumatiche
( tipo ipotoniche ); e paresi spastiche traumatiche; fratture
degli arti inferiori ( esclusi i casi con compromissione
vascolare e con forti deformita’ ) o le amputazioni con
protesi modulari ‘‘