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samente elaborato concetti pericolosi e aspramente critici nei confronti
della filosofia in generale.
1
Gaston Bachelard rileva che è nella fase conoscitiva il luogo dove si
manifestano le prime deviazioni e difficoltà, che possono comportare un
regresso o addirittura una stagnazione della scienza. La conoscenza della
realtà è composta sia da luci sia da ombre, “il reale non è mai ciò che si
potrebbe credere ma sempre ciò che si sarebbe dovuto pensare”
2
, la ve-
rità deve essere un pentimento intellettuale a posteriori, bisognerebbe che
lo spirito scientifico facesse tabula rasa di tutte le basi dottrinarie e di tut-
ti pregiudizi che hanno costituito e formato l’uomo di scienza, insomma
distruggesse gli ostacoli epistemologici.
Bergson afferma giustamente che: ”Il nostro spirito tende irresistibil-
mente a considerare più chiara l’idea che gli serve più spesso”
3
, in-
somma l’abitudinarietà e l’uso ingessano la mente umana condizionando
l’apprendimento, l’istinto formativo purtroppo, il più delle volte cede allo
spirito conservativo.
Lo spirito scientifico deve mobilitarsi, affinché, partendo da una psico-
analisi della conoscenza oggettiva, oscuri qualsiasi interesse soggettivo
distruggendolo e rendendo quindi neutrale e oggettivo ogni apprendimen-
to conoscitivo.
Deve nascere una filosofia scientifica che possa spazzare via qualsiasi
1
Per approfondimenti e commenti sul tema: Roberto Dionigi, La “filosofia” come ostacolo epistemo-
logico, Quodlibet, Macerata, 2001.
2
Gaston Bachelard, La formazione dello spirito scientifico, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1995,
pag. 11.
3
Ibidem, pag. 13.
6
utilitarismo, psicoanalizzando l’interesse e spostando tutti gli interessi,
dal reale all’artificiale, dal naturale all’umano e dalla rappresentazione
all’astrazione. Ma quali sono questi ostacoli e queste deviazioni che fan-
no rabbrividire Bachelard al punto di screditare tutte le conoscenze scien-
tifiche?
Il suo lavoro più importante è da ricondursi nel concetto di "ostacolo
epistemologico", inteso nel senso che, la conoscenza scientifica deve ana-
lizzarsi come "conoscenza ostacolata" e quindi da rettificare.
Bachelard, infatti, afferma che lo scienziato nel suo percorso conosciti-
vo, per giungere a verità certe, deve districarsi abilmente tra insidie ed er-
rori dettati principalmente dalla propria mente, a tal proposito può citarsi:
“riconoscere gli ostacoli epistemologici significa, più precisamente,
contribuire a fondare i rudimenti di una psicanalisi della ragione”
4
.
Bachelard elabora un discorso che va ad intrecciare filosofia e scienza
come materie che interagiscono tra loro in modo pressoché permanente.
La filosofia tradizionale è ripudiata da Bachelard, per concentrarsi su
una filosofia del non, intesa non come negazione, ma come filosofia ca-
pace di rimettere tutto in discussione, rifiutando il semplice e l'immediato
denso di errori a favore del costruito. Tale filosofia deve porre le premes-
se per una conoscenza scientifica che si renda conto dei propri errori e
che dagli stessi parta per costruire, mediante una rottura, nuove verità
dalle ceneri di teorie passate e erroneamente assunte a dogmi immodifi-
4
Ibidem, pag. 18.
7
cabili e assoluti.
“La filosofia scientifica deve in qualche maniera distruggere sistemati-
camente i limiti che la filosofia tradizionale aveva imposto alla scienza”
5
.
Tale nuova filosofia si basa prettamente sul concetto di rottura episte-
mologica come strumento mediante il quale, sia possibile interrompere
bruscamente, il procedimento di acquisizione, nel momento in cui si av-
vertono i primi sintomi di ostacolo epistemologico e ripartire senza de-
moralizzarsi rimuovendoli.
La rottura epistemologica deve costituire il punto di partenza e non di
arrivo. Grande importanza è data da Bachelard quando, nell'affrontare un
discorso sull'epistemologia, enuncia le varie tipologie di ostacoli che pos-
siamo incontrare (la conoscenza primitiva, il generale ecc.) nella fase di
conoscenza e delle stesse fornisce esempi pratici che rendono ancor più
semplice la loro individuazione e rimozione.
In tutta quest’argomentazione, enorme importanza è riconosciuta al-
l'uomo come soggetto conoscente in rapporto a oggetti conosciuti. Un
uomo che è valutato come duplice, cioè costituito da un io vigilante e un
tu vigilato che risolve ogni problematica relativa alla conoscenza con il
ricorso alla psicanalisi, tale profilo dualistico è in ogni caso caratteristica
fondamentale dello spirito scientifico, essenza di tutta l'epistemologia ba-
chelardiana.
5
C. Canguilhem, D. Lecourt, L’epistemologia di Gaston Bachelard, Jaca Book, Milano, 1997, pag. 35.
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Un uomo, che deve sempre essere pronto nel rimettere tutto in discus-
sione, senza cullarsi su conoscenze già acquisite, infatti, bisogna tener
presente che il tempo non è sintomo di validità e garanzia di eternità!
Non bisogna disconoscere la fondamentalità della dialettica e del razio-
nalismo che hanno portato all'elaborazione in fisica di concetti quali ma-
terialismo razionale e razionalismo applicato, nonché dell'interesse su-
scitato nei confronti di Canguillherm, Lecourt, Sertoli, Dionigi ecc.
Un filosofo polivalente, come del resto il suo pensiero, che nato per e-
splicare il fondamento di ragionamenti e teoremi scientifici (soprattutto
in fisica) si dimostra camaleontico e in grado di far da supporto garanti-
stico alle più disparate discipline del sapere. D'altronde dove si parla di
conoscenza si parla del mondo che è l'oggetto di tale indagine!. Tale teo-
ria epistemologica va letta su un piano quanto più generale e universale
possibile, in quanto se interpretata in chiave camaleontica può adagiarsi e
applicarsi in qualsiasi ambito disciplinare.
Ad esempio, l'oggettivazione, che è il fulcro della filosofia bachelar-
diana, è utile non solo nel campo delle scienze naturali ma può ben alli-
nearsi al diritto, col quale presenta affinità e caratteristiche peculiari (per
citarne una: il fattore che entrambi i campi si basano su regole ricavabili
empiricamente dalla realtà). Non di rado si ascoltano casi in cui il giudice
o l'avvocato debbono riflettere e occuparsi di materie scientifiche come
l'eutanasia e l'aborto, che rivestono nel panorama giuridico odierno, u-
n'importanza e una trattazione quotidiana, senza tralasciare le polemiche
9
sulle coppie di fatto e le incessanti discussioni etico religiose e appunto
giuridico-scientifiche riguardanti i figli in provetta.
Scienza e diritto due mondi tanto lontani quanto impercettibilmente vi-
cini.
La tesi ha come scopo principale, il fornire una panoramica generale
del rapporto tra la filosofia e la scienza di Bachelard, provando a mettere
poi in luce le interrelazioni possibili e le utilità, che detta teoria potrebbe
fornire al giurista e al mondo del diritto.
Analiticamente il lavoro sviluppa il pensiero di Bachelard fornendo nel
primo capitolo una panoramica della vita e pensiero del filosofo. Un per-
sonaggio che pur svolgendo inizialmente occupazioni alquanto lontane
dall’ambito filosofico (impiegato alle poste), fortunatamente non si di-
scosta dal primo amore: la filosofia della scienza. L’interesse di Bache-
lard per la conoscenza, è sempre influenzato da scopi pedagogici, dato il
suo interesse incessante per l’insegnamento.
Il secondo capitolo si interessa dell’epistemologia di Bachelard, for-
nendo una definizione e una genesi obiettiva della stessa scienza, intesa
di per sé e alla luce delle considerazioni del francese nonché riportando
l’interpretazione datane da due illustri ammiratori del filosofo:
-Canguilhem (1904-1996), il quale succede a Bachelard nella cattedra di
filosofia della scienza alla Sorbonne, elabora una concezione propria
dell’epistemologia bachelardiana incentrata sul concetto di epistemolo-
gia concordataire.
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-Lecourt (1944), il quale, allievo di Althusser, è noto per la pubblicazione
di numerosi saggi su Bachelard, (Bachelard. Epistemologie. Textes choi-
sis, 1971, trad. it. Laterza, Bari 1975; Pour une critique de
l’épistemologie, 1972, trad. it. De Donato, Bari 1973; Bachelard. Le jour
et la nuit, 1974) e per l’elaborazione di un concetto dell’epistemologia
storica.
Il terzo capitolo tenta di dare una definizione di cosa sia inteso da Ba-
chelard come spirito scientifico, i fondamenti su cui deve basarsi e le ri-
flessioni e sviluppi filosofici riguardo allo stesso.
Il quarto capitolo analizza più specificatamente il concetto di filosofia
del non, la quale deve venire intesa non come negazione totale dello
strumento filosofico, ma come critica negatrice continua, che lo scienzia-
to (e non solo) deve utilizzare come strumento garantistico della cono-
scenza.
Il quinto capitolo, dopo aver fornito una definizione di ostacolo episte-
mologico riportandone le funzioni essenziali, si preoccupa di trattare sin-
golarmente gli ostacoli stessi, cercando di enuclearne le caratteristiche e
problematicità, mediante l’utilizzo di alcuni esempi di matrice scientifica.
Il sesto capitolo, cerca di fornire punti di analisi e spunti di approfon-
dimento, in relazione alla possibile “interferenza” che la scienza svolge
quotidianamente sul diritto. Un giudice che si fa sempre più scienziato e
attento alle indagini scientifiche è rilevabile soprattutto in ambito penale
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ma non solo…
Con le Conclusioni si cerca di fornire qualche considerazione finale, su
una filosofia nata per la scienza, ma utile come strumento orientativo an-
che per altri settori didattici. La conoscenza e il sapere, seppure intesi
come razionalismi regionali sviluppati diversamente in relazione alle
materie cui si riferiscono, sono pur sempre utilizzabili dall’uomo in modo
simile nei vari campi specialistici dell’epistemologia.