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qualità e intensità.(3) 
A questo ruolo centrale della componente sportiva nella vita del nostro Paese – il fatturato 
complessivo del sistema sportivo italiano supera ampiamente i 316,6 miliardi di euro- si 
accompagnano il privilegio e le connesse responsabilità di un quadro legislativo e normativo 
ampio e di grande rilievo giuridico. Anche se esistono carenze in alcuni settori e urgenze 
legislative in altri, l’ordinamento sportivo italiano ha il grande merito di definire un assetto 
perfettamente equilibrato tra l’affermazione dello sport come fatto di interesse pubblico e 
sociale e il riconoscimento della sua autonomia programmatica, tecnica e organizzativa. 
Lo sport, e non solo quello agonistico, è connesso all’idea della sfida o del confronto e ha 
come obiettivo l’ottenimento di un risultato (coprire una distanza, migliorare un tempo, 
superare un ostacolo, battere un avversario). In origine inteso prevalentemente come attività 
ludica, oppure come modo per curare la forma fisica, lo sport è diventato, soprattutto nel 
corso del XX secolo, una professione e un’impresa economica di elevata importanza. 
 
2 CLASSIFICAZIONE 
 
Ogni tentativo di classificazione degli sport è reso difficoltoso dal fatto che una disciplina 
può appartenere nello stesso tempo a più categorie, a seconda del criterio di tipologizzazione 
scelto. È soltanto per tradizione dunque che si riconoscono sei categorie: gli sport “atletici o 
ginnici”, come l’atletica leggera, la ginnastica, la pesistica, il nuoto, il ciclismo ecc.; gli sport 
di “contrapposizione”, come il pugilato, la lotta, la scherma, il judo, il karate e le altre arti 
marziali; gli sport giocati con la palla, dal calcio al rugby, dalla pallacanestro alla pallamano 
e alla pallavolo, dal tennis al ping-pong, dalla pallanuoto al baseball; gli sport “motoristici” 
come l’automobilismo e il motociclismo; gli sport di “scivolamento”, come tutte le discipline 
dello sci alpino e nordico, il bob e il pattinaggio; e, infine, gli sport “nautici”, dalla vela allo 
 
 (3) “ Lo sport comprende tutte le attivita' di competizione in cui intervenga tutto il corpo umano secondo un 
 insieme di regole, a scopi manifestamente distinti dagli aspetti seri ed essenziali della vita”, scrive cosi'  
RICHARD MANDEL, in Storia culturale dello sport, Editori Laterza, 1989. 
 7
sci nautico, dal surf al canottaggio e alla canoa. Nel corso degli ultimi decenni sono nate e si 
sono affermate nuove discipline – come il beach-volley, la mountain-bike e lo snowboard  –, 
di cui alcune sono state accolte nel novero degli sport olimpici. 
Molte sono inoltre le discipline che si situano a cavallo tra lo sport e l’avventura esplorativa, 
come l’immersione subacquea, l’alpinismo, il volo a vela, il paracadutismo; o tra lo sport e il 
gioco di abilità, come il biliardo o il bowling. 
3 STORIA DELLO SPORT 
La pratica sportiva è attestata fin dall’antichità. Le origini delle discipline che diedero vita, 
nella Grecia classica, a manifestazioni di giochi rituali e collettivi (vedi Giochi panellenici e 
Giochi olimpici) si perdono nella notte dei tempi e rimandano ad abilità legate alla lotta per 
la sopravvivenza (la fuga da un pericolo, l’attraversamento di un corso d’acqua, il salto di un 
ostacolo, l’uso di lance e archi nella caccia, la lotta corpo a corpo contro il nemico). 
Con il tempo queste abilità vennero associate a celebrazioni collettive e assunsero un valore 
rituale. 
I primi giochi olimpici, così detti perché disputati a Olimpia, città situata nella regione 
nordoccidentale del Peloponneso, risalgono all’anno 776 a.C. 
Si trattava di una manifestazione sportiva della durata di sei giorni, nel corso della quale si 
tenevano gare di atletica, combattimenti e concorsi ippici. 
Anche se la tradizione dei giochi olimpici sopravvisse fino al IV secolo d.C., con la 
decadenza del mondo classico, la pratica dello sport inteso come confronto competitivo 
rinacque solo nell’Ottocento. 
Prima di allora l’attività sportiva trovò spazio e applicazione nell’ambito della pratica 
militare: il tiro con l’arco, le giostre equestri, la scherma vennero a lungo intesi come mero 
addestramento all’arte della guerra. 
Al di fuori di questo campo furono rari i casi di diffusione di pratiche sportive, comunque 
dedicate esclusivamente ai passatempi di ristrette élite aristocratiche: ne sono un esempio il 
jeu de paume, archetipo del moderno tennis, presso la nobilità francese, oppure, in Scozia, il 
golf. 
 8
Le prime competizioni sportive moderne, con evidenti finalità agonistiche, ebbero luogo 
soprattutto in Inghilterra, e in genere nei paesi nordeuropei interessati dalla rivoluzione 
industriale. 
Alcune date segnano in modo significativo la nascita di illustri tradizioni sportive: nel 1829 si 
tenne la prima regata sul Tamigi tra le rappresentative studentesche delle università di 
Oxford e di Cambridge; nel 1843 fu fondato il primo club di rugby, gioco nato alcuni decenni 
primi nell’omonima città inglese; nel 1851, lungo le coste dell’Inghilterra meridionale, ebbe 
luogo la prima edizione della Coppa America di vela. 
In quell’epoca iniziarono a diffondersi, sempre in ambito anglosassone, il calcio, il tennis, la 
pallacanestro. Presto la ricerca della performance sul tempo o sullo spazio si associò al 
tradizionale confronto tra due contendenti, singoli o collettivi, e sempre più importante 
divenne il contributo della scienza e della tecnica sia nella misurazione dei risultati sia nel 
perfezionamento delle condizioni fisiche e tecniche degli atleti.                                                                          
Nel 1892 il barone Pierre de Coubertin, membro dell’Unione delle società podistiche 
francesi, espose per la prima volta il progetto di riproporre in forma moderna i giochi 
olimpici. 
Nel 1894 la costituzione di un Comitato internazionale olimpico (C.I.O.), composto da 13 
membri designati dallo stesso de Coubertin, fu il primo atto ufficiale della rinascita delle 
Olimpiadi, organizzate due anni dopo, nel 1896, ad Atene, per confermare simbolicamente la 
loro derivazione dai giochi olimpici dell’antichità greca. 
La prima edizione registrò una partecipazione assai esigua (13 nazioni, per un totale di 255 
atleti), e un limitato numero di prove in programma, ottenendo tuttavia un gran successo. 
Da quell’anno la manifestazione fu sempre organizzata con una cadenza quadriennale che 
subì interruzioni solo in occasione dei due conflitti mondiali. 
 9
4 SPORT COME PROFESSIONE 
Le Olimpiadi contribuirono a una straordinaria diffusione dello sport agonistico. 
Nel corso del XX secolo le diverse discipline si organizzarono in federazioni nazionali e 
internazionali e diedero vita a calendari di eventi agonistici. 
Con il tempo la pratica sportiva divenne per l’atleta un’attività a tempo pieno. 
La competizione e la ricerca continua di miglioramento delle proprie prestazioni agonistiche 
comportarono sempre di più una seria preparazione psicofisica, da perseguire attraverso 
metodologie scientifiche che non lasciavano più spazio al dilettantismo. 
In ogni disciplina – da quelle che implicano l’utilizzo di mezzi meccanici (l’automobilismo, 
il ciclismo, lo sci), a quelle più “pure” (l’atletica, il nuoto) – si fece ricorso alla ricerca 
tecnologica, scientifica o medica per migliorare la preparazione fisica degli atleti, elaborare 
nuove tecniche e strategie di allenamento e di gioco, realizzare nuovi materiali da impiegare 
nella costruzione degli strumenti e degli impianti sportivi. 
Fermamente legate al principio fondatore del dilettantismo, le autorità sportive internazionali 
si opposero a lungo all’idea che un atleta potesse essere pagato per svolgere l’attività 
agonistica. 
Mentre a partire dal secondo dopoguerra alcuni sport si adeguarono ai principi del 
professionismo (il tennis, il golf, il calcio, l’automobilismo), gli sport olimpici tradizionali 
continuarono a essere praticati da atleti dilettanti. 
Già negli anni Settanta tuttavia anche per questi sport la distinzione tra dilettanti e 
professionisti divenne del tutto formale. Con l’affermarsi della spettacolarizzazione 
mediatica, due fenomeni economici hanno modificato profondamente la natura dell’evento 
sportivo: la sponsorizzazione e i diritti di trasmissione televisiva. 
Le Olimpiadi di Los Angeles del 1984 sancirono l’inizio di una nuova era per lo sport: la 
manifestazione sportiva venne infatti interamente finanziata dagli sponsor ed enormi furono i 
proventi della cessione dei diritti di trasmissione dell’evento alle reti televisive di tutto il 
mondo. Da quel momento lo sport è diventato sempre più un affare economico su scala 
planetaria e gli stessi suoi protagonisti, i campioni, o meglio le loro icone mediatizzate, 
vengono celebrati come eroi e modelli di vita. Il calcio in Europa e in Sudamerica, il basket o 
 10
il football americano negli Stati Uniti sono diventati complessi fenomeni socio-culturali, con 
propri codici e valori. Contemporaneamente a questa evoluzione, nel corso del XX secolo lo 
sport ha subito una radicale trasformazione, grazie anche alla diffusione dell’educazione 
fisica nei programmi istituzionali di insegnamento nelle scuole. 
La pratica dello sport, un tempo riservata all’ élite, si è diffusa tra tutte le classi sociali. 
Si è affermato così lo sport di massa come grande fenomeno di costume, legato pertanto alle 
tendenze culturali dell’epoca. 
5 I GRANDI EVENTI SPORTIVI E LA LORO ORGANIZZAZIONE 
5.1 LE OLIMPIADI 
Con il passare degli anni le Olimpiadi, limitate a sole 43 prove nella prima edizione del 1896, 
si sono arricchite di nuove discipline, dal calcio al tennis, dalla vela al ciclismo. 
All’edizione dei giochi olimpici di Sydney, nel settembre del 2000, più di 10.200 atleti si 
sono cimentati in 275 prove. Nel 1924, a Chamonix, si tenne la prima edizione dei Giochi 
olimpici invernali, manifestazione che viene riproposta ogni quattro anni e, a partire dal 
1994, con cadenza alternata di due anni rispetto all’edizione “estiva”. 
Oggi le Olimpiadi sono un evento di portata mondiale e connesso a uno straordinario giro di 
affari. Alle Olimpiadi di Barcellona del 1992 la concessione dei diritti televisivi fruttò una 
cifra pari a 650 milioni di dollari; quattro anni dopo l’edizione dei giochi di Atlanta venne 
totalmente finanziata da una multinazionale. 
Infatti l’organizzazione delle Olimpiadi costituisce un’eccezionale ritorno d’immagine per lo 
sponsor, per il paese e soprattutto per la città ospitante: per questo motivo la presentazione 
delle candidature delle sedi olimpiche si trasforma spesso in una vera e propria guerra senza 
esclusione di colpi – e talvolta con retroscena non sempre trasparenti – per aggiudicarsi 
l’incarico. Analogamente, per gli atleti un titolo olimpico rappresenta il culmine della 
carriera agonistica. 
 11
Se originariamente, in scrupolosa osservanza dello spirito olimpico sintetizzato dal motto 
decoubertiniano “l’importante non è vincere ma partecipare”, non si imponevano restrizioni 
alle iscrizioni degli atleti, già da molti anni le federazioni impongono dei criteri di selezione 
atti ad assicurare la partecipazione dei maggiori protagonisti delle diverse discipline sportive, 
benché continui a essere salvaguardata la presenza di atleti di tutti i paesi . 
5.2 LA COPPA DEL MONDO DI CALCIO 
In termini economici e mediatici il successo delle Olimpiadi è tuttavia secondo a un altro 
evento sportivo internazionale: la Coppa del Mondo di calcio. Organizzata anch’essa ogni 
quattro anni a partire dalla prima edizione del 1930, la competizione mette a confronto in un 
torneo che dura circa un mese le migliori squadre internazionali (selezionate attraverso un 
apposito torneo). Se l’edizione delle Olimpiadi di Atlanta del 1996 è stata seguita, lungo tutto 
il suo svolgimento, da 19,6 miliardi di telespettatori, la Coppa del Mondo di calcio del 1994, 
la prima svoltasi negli Stati Uniti, ha raggiunto un’audience di 31,7 miliardi di spettatori, di 
cui 1 miliardo e mezzo nella sola finale Brasile-Italia. L’edizione 1998 della Coppa del 
Mondo, tenutasi in Francia, ha potuto disporre di un budget di circa 600.000 miliardi di lire. 
5.3 LE ALTRE MANIFESTAZIONI 
Ogni disciplina ha le proprie manifestazioni che scandiscono il calendario annuale 
dell’attività agonistica. A cadenza periodica di uno, due o quattro anni si alternano i 
campionati mondiali, i campionati continentali, tornei o competizioni dalla tradizione 
prestigiosa come il Tour de France, Wimbledon, la Coppa America, il cui interesse va ben 
oltre la cronaca meramente sportiva. 
Ma lo sport, concepito come straordinaria macchina spettacolare, sta sfuggendo al controllo 
degli attori tradizionali per diventare potente strumento economico nelle mani della grande 
industria della comunicazione, con il serio rischio di vederne travisate le regole. 
 12
5.4 L’AMMINISTRAZIONE DELLO SPORT  
L’organizzazione degli eventi sportivi e l’amministrazione delle attività agonistiche sono 
delegate a federazioni nazionali e internazionali. Delle 54 federazioni internazionali, 34 
rappresentano sport riconosciuti dal Comitato olimpico internazionale; alcune di esse, come 
la F.I.F.A. (calcio), la I.A.A.F. (atletica leggera), o la F.I.A. (automobilismo), sono 
estremamente influenti all’interno del movimento sportivo internazionale in virtù della 
straordinaria popolarità e del forte potere economico che esercitano attraverso le discipline da 
loro amministrate; i loro stessi presidenti sono personalità di grande potere politico 
internazionale. 
Il Comitato olimpico internazionale, composto attualmente da un centinaio di membri scelti 
per cooptazione, si occupa dell’organizzazione delle Olimpiadi, decidendo l’assegnazione a 
una sede ospitante e l’eventuale ammissione di nuove discipline. 
 13
6 ASPETTI SOCIALI DELLO SPORT CONTEMPORANEO 
A causa della sua sempre maggiore diffusione, della sua capacità di suscitare adesione e 
veicolare valori, lo sport è stato spesso utilizzato a fini di propaganda politica o ideologica. 
Nel corso del XX secolo si è spesso rivelato un vero e proprio strumento di potere: le 
Olimpiadi di Berlino del 1936, promosse con grande dispiego di mezzi di comunicazioni di 
massa da parte del regime nazista di Hitler, rappresentarono la massima espressione di questa 
implicita potenzialità dello sport. 
Nel 1980 e nel 1984, il reciproco boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca e Los Angeles da 
parte delle rappresentative di Stati Uniti e Unione Sovietica ha ulteriormente dimostrato il 
valore politico che può assumere un evento sportivo. 
Strumento di pressione, oppure di propaganda, lo sport, soprattutto nel periodo della guerra 
fredda, è stato eletto a vessillo di orgoglio nazionale sia da parte dei paesi occidentali che di 
quelli comunisti. 
In epoca più recente, l’ “esportazione” dagli Stati Uniti al resto del mondo di sport 
tipicamente americani come il basket o il football americano può essere interpretato come 
una sorta di imposizione di modelli culturali e commerciali dell’ ideologia americana. 
6.1 IL DOPING 
Una degenerazione dalle conseguenze ancora più gravi è rappresentata dal doping, pratica 
diffusa in gran parte delle discipline. 
Il fenomeno risale storicamente al dopoguerra, anche se solamente negli ultimi anni inchieste 
e rivelazioni ne hanno portato alla luce la sua estesa dimensione. 
In molti paesi il doping è diventato pratica corrente e sistematicamente guidata da medici 
consenzienti. 
Negli ultimi anni centinaia di atleti sono stati coinvolti dal fenomeno del doping, ormai 
strettamente connesso al mondo dello sport. 
 14
Un caso di doping di grande risonanza fu quello del velocista canadese Ben Johnson, 
vincitore della medaglia d’oro nei 100 m alle Olimpiadi di Seoul e squalificato poche ore 
dopo perché trovato positivo al controllo.  
Altrettanto clamoroso, nella seconda metà degli anni Novanta, è stato lo scandalo scoppiato 
nel mondo del ciclismo internazionale, che ha varcato l’ambito dei regolamenti e della 
giustizia sportiva dando il via a inchieste della magistratura ordinaria tuttora in corso. 
Steroidi, anabolizzanti, ormoni della crescita, autoemotrasfusioni sono prodotti dopanti che, 
oltre a minare alla radice i valori fondamentali della lealtà del confronto sportivo, hanno una 
diffusione che va ben oltre il campo dello sport professionistico e proprio per questo motivo 
costituiscono un serio rischio per la salute di chi pratica sport e attività fisica anche solo a 
livello amatoriale. 
6.2 LA VIOLENZA DEL TIFO SPORTIVO 
Nella seconda metà del XX secolo un altro fenomeno allarmante è apparso a contorno degli 
eventi sportivi: quello della violenza esercitata negli stadi dai tifosi, soprattutto nel mondo 
del calcio. 
Il fenomeno degli hooligans (le frange più violente del tifo calcistico in Gran Bretagna), si è 
diffuso in altri paesi dove il calcio ha largo seguito di pubblico. 
La violenza del tifo organizzato ha provocato negli ultimi decenni gravi incidenti e sciagure, 
tra cui si ricorda la strage dell’Heysel, lo stadio di Bruxelles che nel 1985 fu teatro, nel corso 
della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, della morte di 39 spettatori, 
perlopiù tifosi italiani travolti sugli spalti da una furiosa carica degli hooligans inglesi. 
Il fenomeno, talmente complesso da essere spesso analizzato anche alla luce della sua portata 
sociologica e politica, è continuamente oggetto di provvedimenti di tipo repressivo e alla 
vigilanza delle autorità di polizia e giudiziarie.(4) 
 
 
 
 
 (4) Microsoft  Encarta Enciclopedia Premium. 
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7 IL GIOCO 
 
É un dato linguistico comune, nel riferirsi alle varie pratiche sportive, associare il termine 
gioco al sostantivo individuante la specifica specialità, così come pure qualificare il 
competitore  come “giocatore”. 
Nel linguaggio corrente dunque si avverte una traslitterazioni di senso e significato tra due 
aree semantiche, quella del “gioco” e quella dello “sport” inverocaratterizzatesi storicamente 
come categorie concettuali distinte. 
Se difatti è di empirica percezione che lo sport sia essenzialmente un “sistema di 
comportamenti umani collegati tra loro dalla fondamentale idea del giuoco”(5) ciò non 
comporta la riconduzione di attività di carattere ludico, presenti in tutte le forme di civiltà, 
indipendentemente dal tipo di cultura, dalla collocazione geografica, alla moderna nozione di 
sport. La tendenza ad una valutazione “astorica” della nozione di sport è in certo senso 
fortemente influenzata da studi di carattere filosofico-antropologico miranti ad evidenziare la 
centralità dell’elemento ludico nello sviluppo delle civiltà. A riguardo ad esempio scriveva 
Johan Huizinga: “ (...)la cultura sorge in forma ludica, la cultura è dapprima giocata. Anche 
quelle attività che sono indirizzate alla soddisfazione dei bisogni vitali, come ad esempio la 
caccia, nelle società arcaiche assumono di preferenza forme ludiche: nei giochi e con i giochi 
la vita sociale si riveste di forme sovrabiologiche che le conferiscono maggior valore.”(6) 
La centralità dell’elemento ludico nelle civiltà pregresse induce ad una rimeditazione in 
ordine all’elemento ludico nella cultura contemporanea sottolineando la alienità, in termine 
di valore simbolico, delle pratiche sportive moderne rispetto alle pratiche ludiche 
antecedenti. 
In quest’ottica afferma Huizinga: “A poco a poco nella società moderna lo sport si allontana 
dalla pura sfera del gioco, e diventa un elemento sui generis, non più gioco, ma nemmeno 
serietà. (…) ”. 
L’Autore sottolinea come: “lo sport è assai più una manifestazione di istinti agonali che 
 
(5) A. BARBARITO MARANI-TORO, voce Sport, in Noviss. Dig. it., XVII, Utet, 1971, pag. 47 nota 1. 
(6) J. HUIZINGA, Homo Ludens, Il Saggiatore, 1967, pag 78. 
 16
un fattore di fertile coscienza sociale. (…) pur essendo importantissimo per partecipanti e 
spettatori esso rimane una funzione sterile in cui è morto il tradizionale fattore ludico”(7).  
Pur assumendo come valido il collegamento meramente descrittivo tra le nozioni di “gioco” e 
quelle di “sport”, il citato passaggio non evidenzia alcun interesse da parte dell’Autore 
riguardo la possibilità che la sociogenesi del fenomeno sportivo nelle odierne società possa 
considerarsi in termini di alterità, o al limite di rideclinazione, rispetto a pratiche ludiche 
diverse, o comunque, non si spinge ad un’analisi delle cause che hanno eventualmente 
portato alla “atrofizzazione” dell’elemento ludico implicitamente legittimando un approccio 
delle interrelazione. “gioco-sport” in termini di “frattura-divisione” piuttosto che ricercando 
tratti universalmente comuni.  
Ciò non deve indurre a negare la centralità dell’opera di Huizinga, la quale rappresenta un 
indubbio punto di riferimento negli studi intorno al gioco.“Homo Ludens” per ampiezza 
prospettica e potenza suggestiva conduce a superare una sorta di scetticismo e superficialità 
degli studi accademici che storicamente hanno relegato l’analisi dei fenomeni ludici ad 
ambiti di ricerca triviali o periferici. 
L’idea centrale dell’Autore è che rispetto alle diverse e susseguenti civiltà umane, il gioco 
rappresenti una invariabile culturale, cioè un fenomeno comune nella sostanza e caratteristico 
nella forme assunte, capace di legittimare e giustificare i più disparati comportamenti 
culturali, dal linguaggio al diritto, dalla guerra al mito, dal sapere all’arte. 
Si percepisce di fondo una premessa in ordine alla rilevanza del concetto di gioco; come 
scrive lo stesso autore: “ (…) per me non si trattava di domandare quale posto occupi il gioco 
tra i rimanenti fenomeni culturali, ma in quale misura la cultura stessa abbia carattere di 
gioco: per me si trattava, e si tratta   d’integrare per così dire il concetto di gioco in quello di 
cultura.”(8) Il gioco è un fenomeno, sia nelle forme semplici sia in quelle più complesse(9), 
  
(7) J. HUIZINGA, op. cit., pag. 281-282. 
(8) J. HUIZINGA, op. cit., pag. 14. 
(9) Sottolinea JOHAN HUIZINGA: “Il gioco e'  più antico della cultura perche', il concetto, di cultura  
presuppone in ogni modo la convivenza umana e gli animali non hanno aspettato che gli uomini insegnassero 
 loro a giocare”. 
 17
che travalica l’ambito puramente biologico, ad esso partecipa qualcosa che oltrepassa 
l’immediatezza degli ultrafisiologica che l’Autore definisce come “funzione che contiene 
senso”(10).   
Le interpretazioni delle scienze sociali che cercano di definire il gioco e di collocarlo in un 
ideale ordine vitale sono da considerarsi insufficienti e parziali nella identità tra gioco e 
sport(11). Le interpretazioni delle scienze sociali che cercano di definire il gioco sono da 
considerare parziali nella misura in cui presuppongono una necessaria utilità biologica, non 
cogliendo la inafferrabile essenza in quanto espressione di una necessaria utilità biologica, 
non cogliendo la inafferrabile essenza in quanto espressione di una primaria attività dello 
spirito irriducibile e non collocabile nelle grandi antitesi categoriche bene-male, saggezza 
follia, verità falsità. 
Huizinga infatti individua le caratteristiche del gioco nell’essere un atto libero, laddove sia 
comandato evidentemente non sarà più un gioco ma una mera riproduzione di esso, e nel 
porsi “in una sfera temporanea di attività con finalità sue proprie.”(12) 
Carattere circoscritto spazialmente e temporalmente, autotelismo di cui il giocatore è 
pienamente consapevole, così come lo e’ del carattere necessario della regola che presiede il  
gioco, realizzando una forma di libertà autoregolata, in cui i vicoli autoimposti procurano la 
gioia derivante dalla coscienza di non assoggettarsi alla coazione di norme eteroimposte, ma 
a norme liberamente create. Il mondo ludico, un universo separato dalla vita ordinaria, crolla 
non appena si trasgrediscono le regole.(13) 
 
(10) J. HUIZINGA, op. cit., pag. 18. 
(11) Significative a riguardo alcune notazioni di ordine semantico diL.WITTGENSTEIN, Ricerche filosofiche, 
Einaudi, 2000, pag. 46-47 . 
“Considera ad esempio i processi che chiamiamo giochi. Intendo giochi di carte, di scacchiera, giochi di pa-
lla, gare sportive e via discorrendo.. Cosa e' comune a tutti questi giochi? Se osservi non vedrai sicuramente 
qualcosa che sia comune a tutti, ma vedrai somiglianze, parentele, anzi ne vedrai tutta una serie.”. 
(12) J. HUIZINGA, op. cit., pag 27. 
(13) “Il gioco comincia  ad  un certo momento  (…) il gioco si muove in un  ambito il quale viene delimitato in 
anticipo”. J. HUIZINGA, op. cit., pag. 29. 
 18
Emerge così il carattere sociale del gioco; la comunità che gioca tende perpetuarsi, crea 
legami ed interrelazioni stabili e durature, la cui funzione e’ eminemente culturale, creativa 
di un mondo parallelo caratterizzato da una tensione gioiosa alla riuscita perfetta del gioco 
stesso. 
Nelle sue forme più evolute “la funzione del gioco è riducibile a due aspetti essenziali: “ (…) 
può rappresentare una lotta per qualcosa, oppure è una gara tra chi meglio rappresenti 
qualcosa.”(14) 
Il carattere agonale, la contesa, la rappresentazione di un conflitto, la vittoria sono 
espressione della tensione ludica che caratterizza la primitiva fase culturale nell’ambito della 
quale sono indistinguibili forme ludiche e forme rituali religiose.  
Huizinga sottolinea ripetutamente la centralità del concetto di lealtà, individuando nella 
figura del “guastafeste” il giocatore che non riconoscendo e delegittimando le regole del 
gioco, determina la rottura del cerchio magico, manifestando il carattere fragile e transitorio 
del mondo ludico. 
Come tale il “guastafeste” dovrà essere allontanato dalla comunità che gioca. 
Lo sport moderno rappresenterebbe null’altro che una forma di compensazione legata alla 
recessività dello spirito ludico nelle civiltà moderne. 
Gare di abilità forza resistenza che hanno da sempre caratterizzato ogni cultura sia in 
rapporto al culto che allo svago occasionale, assumono nelle moderne società un carattere 
diverso ed ulteriore, diviene “ (…) 
un’attività, coscia e riconosciuta come gioco, ma portata ad un tale grado di organizzazione 
tecnica, d’attrezzamento sportivo e di ponderazione scientifica, che nel suo esercizio pubbli- 
co e collettivo minaccia di andar perduta la vera sfera di gioco (…) il gioco tende a 
convertirsi a serietà.”(15) 
L’ambiziosa ricostruzione teorica di Huizinga fa presumibilmente difetto nel fondamento 
stesso su cui l’intera argomentazione dovrebbe reggersi. 
La sua nozione di gioco è per alcuni aspetti impressionistica, riduttiva nella misura in cui “la 
sua opera non è uno studio sui giochi ma una ricerca sulla fecondità dello spirito ludico che  
 
(14) J.HUIZINGA, op.cit.,pag. 34. 
(15) J. HUIZINGA, op. cit., pag. 284. 
 19
presiede una determinata specie di giochi: i giochi di competizione regolata.”(16) 
La parzialità dell’approccio è oggetto della critica mossagli da Roger Callois, critica 
stringente e risolutiva nell’ imputare ad Huizinga l’aver ignorato la sussistenza di giochi che 
non sono competizioni. Sotto un altro aspetto, rovesciando l’ottica visuale di Huizinga, di 
grande rilevanza è il contributo di Callois nella percezione dei giochi  
come elementi altamente caratteristici di una particolare cultura, e specificamente di un 
determinato ordine sociale. 
I giochi complessamente strutturati saranno manifestazione di società strutturate 
complessamente(17) e pertanto come tali classificabili realizzata entro due poli che 
rappresentano non categorie di gioco quanto piuttosto modi di giocare: la “paideia” (il gioco 
spontaneo, libero) ed il “ludus” (il gioco vincolato da norme) (18). 
Il sociologo Loic Wacquant scrive: “sono poche le pratiche in cui l’ espressione pagare di  
persona ha un senso più forte che nella boxe”.  
Più di ogni altro sport , il felice sviluppo di una carriera, sopratutto professionale, presuppone 
una rigorosa gestione del corpo, una cura meticolosa di ciascuna delle sue parti, un’ attenzio- 
ne continua sul ring e fuori dal ring, al suo buon funzionamento e alla sua protezione. 
Detto altrimenti un rapporto estremamente efficiente per non dire di razionalità manageriale 
con il capitale specifico , rappresentato dalle sue risorse fisiche. 
Questo perchè il corpo del pugile è contemporaneamente il suo strumento di lavoro, arma di 
attacco e scudo di difesa, è il bersaglio del suo avversario.”(19) 
La nozione di sport,allo stato di conoscenze attuali, non è chiara ed univoca: 
 
(16) R. CALLOIS, I giochi e gli uomini, Bompiani, 1981, pag. 19. 
(17)  Il progetto di Callois  quello invero imponente di costruire non una “sociologie des jeux” quanto piuttosto 
una “sociologie a partir des jeux”. 
(18) L’Autore sembra rifarsi alla ben nota distinzione propria degli idiomi anglosassoni tra il “play” ed il “ga- 
me” ove con il primo termine si identifica il gioco spontaneo (con indubbie affinita' etimologiche con il  
significato di    “rappresentare”, “recitare” come d’altra parte il francese “juoer”), con l’altro il gioco rego- 
lato. 
(19) L.WACQUANT, Anima e corpo la fabbrica dei pugili nel ghetto nero americano , Derive Approdi, 2000,