2 1. INTRODUZIONE
La convinzione di poter costantemente usufruire di energia a basso costo e di materiali edili di derivazione
industriale ha condotto allo scollamento dei manufatti architettonici dal proprio naturale contesto socio-
ambientale. Se, nei secoli passati, l’intero tessuto urbano derivava dalle specifiche necessità funzionali e
climatiche, la progettazione contemporanea - con le Avanguardie del Novecento, luce e trasparenza verranno
imposte all’edificio indifferentemente dalla sua localizzazione - ha ridotto l’involucro edilizio a mero confine
degli ambienti interni, demandando ai dispositivi meccanici il mantenimento delle condizioni climatiche
desiderate e abbandonando, così, le riflessioni sulla composizione materica, sulla disposizione e dimensione
delle superfici vetrate, sulla distribuzione interna
1
.
La limitata disponibilità delle fonti energetiche tradizionali, appurata sin dalle crisi petrolifere del 1973-79,
motiva la promozione di studi teorici e sperimentali finalizzati alla riduzione del fabbisogno energetico degli
edifici; si pensi, ad esempio, all’introduzione dei concetti di NZEB
2
e Passivhaus. Nella sola Unione
Europea, il settore edilizio incide per il 40% sull’energia totale consumata
3
; la riduzione di tale consumo è il
tema affrontato dai cosiddetti obiettivi “20-20-20”, che propongono, a livello comunitario, un piano di
riduzione delle emissioni climalteranti del 20% entro il 2020
4
(Figg. 1-2).
La Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, che recepisce gli obiettivi europei “20-20-20”, fissa una
strategia a medio-lungo termine basata sulla riqualificazione dell’involucro e degli impianti, tramite un
percorso articolato in diagnosi (audit), progettazione, esecuzione degli interventi di miglioramento
dell’efficienza energetica e manutenzione con contratti a garanzia di risultato. La direttiva favorisce azioni di
retrofit visto il calo della domanda di nuove abitazioni, ponendo l’attenzione sul rischio idrogeologico
connesso allo sviluppo irrefrenabile delle aree urbane. Inoltre, auspica l’intervento nel settore pubblico come
modello virtuoso per il privato
5
.
La consistenza del patrimonio edilizio esistente (la nuova progettazione si limita allo 0,05% del parco
costruito) e la sua qualità (l’ 85% degli edifici è stato realizzato prima dell’entrata in vigore delle politiche
sul contenimento energetico)
6
muovono la ricerca contemporanea verso soluzioni tecnologiche mirate al
perseguimento del comfort termico pur preservando l’integrità dei manufatti.
1
Bori D., Il raffrescamento passivo degli edifici, Esselibri, Napoli, 2006, p. 7, passim.
2
NZEB o Net Zero Energy Buildings, ossia edifici caratterizzati da un fabbisogno energetico sufficientemente basso da
comportare un bilancio netto annuale consumo/generazione nullo grazie all’uso di fonti rinnovabili. A partire dal 31
dicembre 2018, gli edifici di nuova costruzione occupati da e di proprietà di pubbliche amministrazioni, compresi quelli
scolastici, dovranno rientrare tutti nella tipologia del NZEB e, a partire dal’1 gennaio 2021, dovranno essere NZEB tutti
gli edifici di nuova costruzione, quale che sia la loro proprietà o destinazione d’uso.
Sala C., “La norma per gli edifici”, Ottobre 2014,
http://www.dailyenmoveme.com/it/normativa/la-norma-gli-edifici-nzeb
3
Dai dati BP Statistical Review of World Energy, nel 2013 i consumi mondiali di energia sono stati di 12.730 milioni di
tep (1 tep = 41,90 x 10
3
MJ = 4,19 x 10
10
J), in aumento del 2,3% rispetto al 2012. Complessivamente il 43,5% di tutta
la produzione energetica mondiale è destinata ai 34 Paesi industrializzati aderenti all’OCSE. Riguardo alle fonti, il
consumo di petrolio si mantiene stabile rispetto al 2012, mentre cresce lievemente quello di gas naturale e di carbone.
Stabili anche le energie rinnovabili, l’idroelettrico e il nucleare. In Italia, il consumo primario di energia nel 2013 è stato
di 159 milioni di tep, il 2,4% in meno del 2012, un calo attribuibile alla crisi economica. La più importante forma di
energia secondaria rimane l’energia elettrica, prodotta in gran parte tramite energia primaria di importazione. Il
consumo procapite è di 5.266 kWh/persona e il consumo domestico procapite è di 1.120 kWh/persona.
4
La strategia è stata pensata dalla UE per il periodo successivo al protocollo di Kyoto, decaduto nel 2012. Il piano,
entrato in vigore con la direttiva 2009/29/CE, sarà valido nel periodo 2013-2020. Esso prevede la riduzione del 20%
delle emissioni di gas serra, l’innalzamento al 20% della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e la riduzione al
20% del consumo di fonti primarie attraverso l’aumento dell’efficienza. In questo contesto è stata introdotta la
definizione di NZEB.
“Piano 20 20 20: il Pacchetto Clima – Energia 20 20 20”,
http://www.reteclima.it/piano-20-20-20-il-pacchetto-clima-energia-20-20-20/
5
Mazzarella L., Piterà L. A., Efficienza Energetica attraverso la Diagnosi e il Servizio Energia negli Edifici. Linee
Guida, Ananke, Torino, 2013, passim.
6
Cammarata G., Impianti termotecnici – Riscaldamento, vol. 1 B, 2014, p. 151, in pdf, passim.
3 L’architettura tradizionale del clima mediterraneo, in particolare, è caratterizzata da massicce murature
portanti: questo tipo di involucro dall’elevata massa termica presenta una buona inerzia ma, dato il suo
scarso isolamento, determina dispersioni consistenti. In generale, comunque, maggiore è l’inerzia termica
dell’edificio, più lente sono le fluttuazioni della temperatura degli ambienti interni
7
.
A tal proposito, è possibile affermare che
una volta assegnati alcuni parametri (che spesso sono vincolanti quali l'area climatica, la posizione
rispetto al sole, la destinazione dell'edificio), ciò che qualifica la prestazione termica dell'edificio è in
massima parte il comportamento dell'involucro murario. E' questo che rappresenta l'elemento di
separazione e di interazione tra il macroclima esterno e il microclima interno e come tale va progettato
in modo che la sua risposta sia congruente con i requisiti di benessere termico e richieda il minimo
ricorso possibile a sistemi ausiliari di climatizzazione
8
e ancora
quanto più è efficace il comportamento del sottosistema involucro architettonico nelle sue interazioni
col clima esterno, tanto minori saranno le correzioni che il sottosistema impianti tecnologici dovrà
introdurre [...]
9
Questo è il concetto cardine della progettazione cosiddetta bioclimatica che ha condotto alla definizione di
una nuova disciplina integrata nota come controllo energetico della progettazione. L’esperienza scientifica
dei paesi del Nord Europa, incentrata sul contenimento energetico in regime invernale, deve essere
rimodellata sulle peculiarità delle regioni mediterranee, caratterizzate da inverni mediamente rigidi, estati
calde e consistenti escursioni termiche giornaliere
10
. Nel caso italiano, il tema dell’abitazione passiva si
traduce nella ricerca di una riduzione dei consumi energetici in regime estivo attraverso la protezione dai
guadagni termici e delle relative tecniche di dissipazione. Non sempre i manufatti tradizionali consentono
profondi interventi di riqualificazione dell’apparato murario o integrazioni impiantistiche. Lo studio ri-
propone, pertanto, alternative economiche e sostenibili, come il raffrescamento passivo degli edifici, che
riconoscano la capacità dell’involucro di mediare le condizioni climatiche esterne così da limitare il ricorso a
dispositivi meccanici ausiliari. In particolare, “la ventilazione naturale consiste nell’utilizzo delle forze
naturali che generano il moto dell’aria per il raggiungimento del benessere termoigrometrico e per il
controllo della qualità dell’aria”
11
.
Il rilievo in opera delle caratteristiche ambientali di un edificio, soprattutto se in uso, non è sempre agevole
poiché esige tempi relativamente lunghi di monitoraggio. Il ricorso a software di simulazione energetica può
costituire un efficace ausilio per un’analisi di massima del comportamento reale dell’edificio e, attraverso la
variazione dei parametri di settaggio, contribuire alle successive scelte progettuali. Questi strumenti trovano
un’applicazione in diversi livelli di pianificazione: dall’abitazione del singolo utente, alle strategie di energy
management di organizzazioni pubbliche o private, ai programmi territoriali
12
.
Lo scopo di questo studio è quello di valutare la capacità degli edifici tradizionali massivi (non residenziali)
di mantenere adeguate condizioni di comfort interne, evitando invasivi interventi di retrofit energetico,
tramite la combinazione di inerzia termica intrinseca, ventilazione naturale notturna, limitazione dei carichi
interni e dei guadagni solari.
L’esperimento è stato condotto, a cavallo fra primavera ed estate, su due locali uso ufficio dell’ex Caserma
Gaetano Abela, attuale sede della Facoltà di Architettura di Siracusa. Il caso studio è stato scelto per la
7
Gagliano A. et al., Synergic effects of thermal mass and natural ventilation on the thermal behaviour of traditional
massive buildings, International Journal of Sustainable Energy, 2014, p. 2, passim.
8
Cammarata G., Elementi di impianti termotecnici, Vol. 3, 2005-2006, p. 9, in pdf.
9
Rubini F., Architettura bioclimatica, Levrotto & Bella, Torino, 1994, p. 4.
10
Classificazione climatica di Köppen, 1918-1936.
11
De Santoli L., Mariotti M., La ventilazione naturale. Il moto naturale dell’aria per il controllo delle condizioni
ambientali, Dario Flaccovio Editore, Palermo, 2011.
12
Ibid., pp.13-14, passim.
4 possibilità di valutare le condizioni climatiche interne di ambienti scolastici con esposizione differente, con
carichi rilevabili sia durante il tradizionale orario di lavoro che durante le ore notturne.
In nazioni come Austria e Germania, gli edifici scolastici, attraverso le scelte formali e le tecnologie adottate
- valorizzazione del contributo solare, impiego di materiali bioecologici, recupero di acqua piovana -
racchiudono un modello educativo orientato all’ecocompatibilità. In Italia, circa il 40% dell’edilizia
scolastica necessita di manutenzione urgente (il 60% è stato realizzato prima del 1978); dal 2008, tuttavia, il
Nord del Paese è coinvolto da un trend positivo riguardante l’uso di fonti rinnovabili e l’efficientamento
energetico
13
. Il “Progetto Percorsi di Sostenibilità” ha indagato le pratiche frequentemente adottate per
un’edilizia scolastica ecocompatibile: su 123 casi esaminati, il 20% riguarda interventi di riqualificazione
dell’esistente e, tra le soluzioni progettuali più ricorrenti, si annoverano interventi per l’ottimizzazione dei
guadagni solari e l’utilizzo della ventilazione naturale per il raffrescamento estivo
14
.
La campagna di misurazione, effettuata nei locali di Caserma Abela, ha permesso di determinare lo
sfasamento e il fattore di attenuazione caratteristici dell’involucro al variare dei carichi termici (misurazioni
con scuretti aperti senza ventilazione notturna, misurazioni con scuretti aperti e ventilazione notturna,
misurazioni con scuretti chiusi senza ventilazione notturna). I dati rilevati sono stati in seguito elaborati per
la determinazione degli indici di comfort termico PMV e PPD e, infine, confrontati col modello generato dal
software DesignBuilder, valutando lo scarto tra rilievo in opera e simulazione dinamica.
13
Dossier di Legambiente “Ecosistema Scuola 2013”, XIV ed.
14
Alcuni progetti europei: Thermie (1998); TEACH – Training Pupils for Energy Analysis in School Buildings (2000);
Check it out! Energy at school (2006); Iuses – Intelligent Use of Energy at School (2009); Eco-schools; Annex 36:
Retrofitting in Educational Buildings – REDUCE. I progetti italiani, invece, appaiono ancora orientati verso finalità
divulgative piuttosto che verso vere e proprie pratiche di intervento.
Tedesco S., Riqualificazione energetico-ambientale degli edifici scolastici, Alinea, Firenze, 2010, pp. 18-30, passim.
5
Fig. 1 Il consumo di energia primaria è aumentato meno del 2,3% nel 2013. La crescita è stata inferiore alle medie precedenti in tutte
le regioni ad eccezione dell’America del Nord. Tutti i combustibili, a parte petrolio, nucleare e fonti rinnovabili, sono cresciuti a tassi
inferiori alla media. Il petrolio resta il combustibile dominante del mondo, sebbene abbia perso quote di mercato; l’idroelettrico e le
energie rinnovabili hanno raggiunto picchi di consumo record (rispettivamente 6,7 % e 2,2%) Fig. 2 La regione asiatica, ancora una
volta, assiste al più grande incremento di consumi globali di energia primaria e continua a rappresentare la quota maggiore (40,5%
del totale mondiale). Quest’area vede oltre il 70% del consumo mondiale di carbone, che resta il combustibile dominante della zona.
Il petrolio, invece, domina in tutte le altre regioni, eccetto in Europa, Eurasia e Medio Oriente, dove padroneggia il gas.
6 2. ARCHITETTURA BIOCLIMATICA NELLA TRADIZIONE MEDITERRANEA
L’architettura bioclimatica o passiva, essendo caratterizzata dal minimo ricorso a strumenti di
climatizzazione meccanica, appare incentrata sulla capacità di adattamento del soggetto all’ambiente esterno.
Pertanto, si può affermare che sia proprio quest’attitudine, in base alle esigenze di comfort e socio-culturali,
a determinare gli elementi tipologici e tecnologici che caratterizzano un’architettura nel suo territorio.
Il rapporto dell’edificio con l’ambiente esterno si esprime, principalmente, attraverso l’involucro, la
geometria e l’orientamento.
In merito al primo parametro, l’architettura vernacolare mediterranea spazia dalla casa ipogea, ai villaggi
rupestri, che sfruttano l’inerzia termica delle pareti rocciose
15
, a soluzioni urbane “addossate” o addirittura
“incastrate” con un rapporto di forma S/V minore possibile. Questa disposizione a maglia stretta, tipica dei
centri urbani nordafricani, crea zone d’ombra che ricoprono le strade e i vicoli proteggendoli dalla radiazione
solare. Le tinteggiature esterne sono spesso chiare, per incrementare la riflettenza delle superfici.
Nel caso di elevazioni fuori terra, si prediligono muri spessi e massicci che smorzano le oscillazioni termiche
diurne assorbendo l’energia solare di giorno (quando la temperatura dell’aria esterna è elevata) e
restituendola durante la notte (quando la temperatura dell’aria esterna è minore per via dell’escursione
termica giornaliera). L’involucro murario dei dammusi di Pantelleria, con muratura a secco nei due strati
esterni e riempimento in terra e pietrisco fine (tecnica a casciata), presenta uno spessore medio di 0,80 m in
grado di garantire, da solo, un accumulo termico sufficiente a ridurre le oscillazioni termiche giornaliere. A
ciò si aggiunge la scarsa radiazione solare entrante dovuta alla presenza della sola porta di ingresso e di una
bucatura ad essa sovrapposta (0,40 x 0,50 m). Le aperture sono orientate verso sud ma la posizione della
finestra, sopra l’architrave dell’ingresso, limita l’accesso ai raggi solari più tenui. Talvolta le pareti
meridionali sono intonacate con strati di calce e sabbia o calce e pomice. Alcuni studi condotti nel mese di
agosto hanno mostrato valori della temperatura interna vicini ai 26 °C, con oscillazioni termiche di qualche
grado fra giorno e notte
16
. Lo stesso concetto bioclimatico sta alla base della tecnica costruttiva dei trulli, in
cui la grande massa lapidea, associata alla cisterna di accumulo sottostante, alla ventilazione attraverso le
forature della pseudo cupola e alla finitura in calce, attenua la temperatura interna di 6÷7 °C rispetto a quella
esterna estiva. Entrambe le tipologie mostrano un’attitudine alla giustapposizione di più cellule col passaggio
dalla funzione di semplice riparo agricolo a quella di residenza stabile
17
(Figg. 25-28).
L’Italia, in cui l’uso della pietra e del laterizio cotto prevale sulle altre tecniche costruttive, conta un
considerevole patrimonio rurale in terra cruda, tipico delle zone dell’Arabia Saudita. Gli atterrati
marchigiani e le pinciare o pinciaie abruzzesi ne sono un conferma. Diffusa la tecnica del pisè in Toscana e
del mattone in terra cruda e paglia in Calabria e Sardegna, qui noto con il termine di ladiri
18
(Figg. 29-30).
In merito alla geometria, la tradizione costruttiva del clima mediterraneo predilige forme porose,
caratterizzate dalla presenza di patii e corti interne che creano zone d’ombra e favoriscono la ventilazione
naturale
19
. La casa a patio fuori terra è un’evoluzione delle abitazioni ipogee appartenenti al gruppo
tipologico del “patio a pozzo”; si pensi ai villaggi di Matmata, in Tunisia e agli Yaodong della Cina
15
Esempi di questa pratica si ritrovano ben oltre il confine mediterraneo: dai sassi di Matera, ai villaggi della
Cappadocia, al villaggio di Mesa Verde in Colorado.
16
Cammarata G., Impianti termotecnici, Vol. 1, 2010, pp. 378-383, in pdf., passim.
17
Radi V., Cognitus, Natura, Salus: nuove relazioni tra ambiente uomo e architettura nella città di Fano, Tesi di
Laurea in Architettura, Università degli Studi di Ferrara Facoltà di Architettura, a.a. 2005-2006, passim.
18
Musotto L., Insediamenti sostenibili della tradizione mediterranea. Il recupero dei saperi e delle conoscenze locali
nei processi di pianificazione e progettazione contemporanea, Tesi di Dottorato in Progettazione architettonica e
tecnologie innovative per la sostenibilità ambientale, Università degli Studi di Napoli Facoltà di Architettura, passim.
19
I termini “patio” e “corte” sono spesso utilizzati come sinonimi. In realtà essi hanno origine e connotazione differenti.
Il patio garantisce l’illuminazione e l’aerazione della casa pur riducendo il guadagno solare: esso è caratterizzato da
un’altezza superiore alle dimensioni della base e funge, quindi, da regolatore termico. La corte, viceversa, ha un’altezza
inferiore rispetto alle dimensioni della base e, pertanto, è più soggetta all’irraggiamento, aumentando la sensibilità alle
condizioni climatiche esterne.
7 settentrionale a clima temperato, che sfruttano le proprietà isolanti della terra sia in inverno che in estate.
Misurazioni condotte in agosto su abitazioni ipogee tunisine mostrano che quando la temperatura esterna è di
37 °C, la temperatura ambiente è di 26 °C, e quando la temperatura esterna è di 17 °C quella interna resta a
25 °C
20
(Figg. 3-9).
Evolvendosi, la casa a patio ipogea trasla sul piano di campagna e diventa domus. Le proporzioni del patio,
unite all’inerzia dell’involucro, consentono di ottimizzare il comportamento estivo dell’edificio: durante la
notte, l’aria fresca scende nel patio e si stratifica verso il basso rinfrescando gli ambienti prospicienti; di
giorno, l’aria si riscalda e risale in alto per effetto camino mentre gli ambienti sottostanti restano freschi
grazie all’inerzia termica dell’involucro massivo. Quest’ultimo, lentamente, comincia ad accumulare il
calore indotto dall’irradiazione diurna esterna, rilasciandolo verso sera per convezione e irraggiamento e
rendendo il microclima sempre confortevole. La diffusione della domus romana come morfologia ricorrente
nell’area del bacino mediterraneo evidenzia l’innata attenzione verso il clima e l’isorientamento solare che
influiscono sulla scelta dei materiali e sulla distribuzione interna. La domus è un perfetto esempio di
proporzione tra pieni e vuoti atta a favorire la ventilazione incrociata (le aree aperte aumentano
proporzionalmente con la dimensione dell’abitazione, come nella Casa del Fauno di Pompei). Le stanze si
affacciano sull’atrio centrale, regolatore microclimatico e bacino di raccolta dell’acqua piovana. La
copertura, inclinata verso il centro (compluvio), sollecita la discesa dell’aria fresca notturna. L’abitabilità di
queste strutture è caratterizzata da una “migrazione stagionale” dell’utenza, dagli spazi invernali orientati a
sud a quelli estivi, esposti a nord. La muratura massiva in pietra o laterizio, spessa 0,50÷0,60 m, conferisce
un’elevata inerzia termica. Le limitate aperture verso l’esterno sono un espediente per il controllo dei
guadagni solari e contribuiscono all’immagine compatta dell’abitazione e del tessuto urbano in cui essa si
inserisce
21
(Figg. 36-41).
La copertura rappresenta un elemento fondamentale di protezione dal surriscaldamento estivo perché
maggiormente colpita dai raggi solari. La forma voltata, o a cupola, è termicamente più efficiente di quella
piana; quest’ultima soluzione, tuttavia, è spesso adottata per creare un ulteriore spazio destinato
all’essiccazione degli alimenti, ai camminamenti esterni o al riposo estivo notturno. La copertura voltata ha
superficie doppia di quella piana; ciò comporta una riduzione dell’area irradiata, una maggior dispersione
termica notturna e una predisposizione all’azione dissipatrice dei venti. All’interno, la cupola incrementa
l’effetto camino, lasciando fresco l’ambiente sottostante. Un esito ancor più favorevole si ottiene in presenza
di un foro sommitale: il passaggio dell’aria esterna sull’estradosso curvo determina un punto di depressione
sull’apice della copertura, aspirando l’aria calda interna stratificatasi in alto. Un esempio nostrano
dell’applicazione bioclimatica della copertura voltata o a cupola è rappresentato dai trulli e dai dammusi. In
questi ultimi, essa è realizzata in pietre rotte disposte a taglio, rivestite in terra battuta e impermeabilizzate
con un impasto di calce, tufo e lapilli vulcanici. L’impermeabilizzazione, spessa circa 0,04 m, è un
espediente atto a far confluire l’acqua piovana attraverso un canale ricavato nell’involucro (cannalata) e
diretto verso una cisterna sotterranea. Lo spessore complessivo della copertura si aggira intorno a 0,30÷0,40
m
22
(Figg. 31-32).
I dispositivi di canalizzazione “forzata” dell’aria, evoluzione del progressivo innalzamento della quota del
soffitto, sono rappresentati dai cattura-vento (Baud Geer) e dalle torri del vento, sistemi consolidati dalla
tradizione costruttiva mediorientale e nordafricana caratterizzata da un clima caldo-arido. La torre del vento
combina l’effetto rinfrescante della ventilazione a quello dell’evaporazione. L’aria esterna viene incanalata
tramite aperture poste in sommità della torre, si raffresca a contatto con la superficie interna pre-raffreddata
durante le ore notturne per scendere poi nei locali posti in basso, mentre l’aria calda si allontana da porte e
finestre o risale da condotti sottovento. Quando le pareti della torre iniziano a riscaldarsi, la torre comincia a
20
La conducibilità termica del terreno di Matmata è 0,314 W/m
2
, pertanto, esso trasferisce poco calore.
Musotto L., op. cit.
21
Radi V., op. cit., passim.
22
Ibid., passim.
8 funzionare da camino di ventilazione (l’aria calda sale lasciando freschi gli ambienti sottostanti). Talvolta,
questo dispositivo viene accoppiato al qanat, un canale d’acqua sotterraneo che richiama un ulteriore flusso
d’aria esterno raffreddandolo per convezione ed evaporazione e aumentandone anche la velocità.
Contemporaneamente, l’aria in ingresso dalla torre attira quella proveniente dal pozzo. Le abitazioni algerine
sono caratterizzate dalla presenza di un’unica bucatura posta nel soffitto (chebeq) e da una serie di fori lungo
le pareti perimetrali che lasciano passare l’aria esterna richiamata dall’effetto camino creato dal chebeq. Un
principio simile, che accosta l’ipogeo, il tunnel di raffrescamento sotterraneo e la torre del vento, sta alla
base delle camere dello scirocco siciliane. Nella campagna pugliese è possibile riscontrare, inoltre,
architetture rurali spontanee che associano il dispositivo della scala a quello del cattura-vento (Figg. 42-47).
Le aree meridionali dell’Italia e della Spagna, a clima caldo secco, adottano i caratteri della tradizione araba
tanto nell’architettura quanto nell’urbanistica. Involucri chiusi e massicci, porosità interna e raffrescamento
per evaporazione tramite l’espediente delle fontane sono tra i tratti distintivi del più prestigioso esempio
nostrano di questa contaminazione, la Zisa di Palermo.
Anche gli spazi urbani, con aggetti e rientranze, tunnel e pozzi luce, si plasmano sul clima locale (Figg. 33-
34). Negli impianti islamici, l’aggregazione delle unità abitative che dà origine all’isolato avviene
accostando almeno tre pareti. Tale conformazione costringe i venti carichi di sabbia a passare sopra la città
senza attraversarla. Liberate dalla funzione di fornire sole e aria, le strade si riducono di dimensione. Un
elemento ricorrente nell’impianto urbano islamico, che concorre a limitare l’insolazione, è la strada coperta
snodata attraverso le case. Si ottengono così, mediante la costruzione di solai (sakaef) che passano a ponte
sul percorso urbano, delle zone d’ombra e di frescura mentre i raggi solari vengono captati dalle corti interne.
Lungo il cammino, a tratti interrotto da pozzi di ventilazione o da slarghi a cielo aperto, i moti convettivi
espellono l’aria calda per effetto Bernoulli, richiamando l’aria fresca dai percorsi coperti
23
.
23
Musotto L., op. cit., passim.