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CAPITOLO I
Abitavo in montagna in Marocco, andavo a scuola a piedi, facevo
cinque chilometri per andare a scuola o sopra il somaro o sopra la
bicicletta. Quando è venuto mio padre avevo cinque anni Ha
comprato la bicicletta. Prima andavo con il mio cuginetto grande. Lui
faceva la quinta, io la prima e andavamo insieme sopra il somarino.
Si, mi piace dire queste storie perché quando torno trovo ancora
quelle cose lì…
Jawad (Marocco, 19 anni))
1
1
Esperienze di ragazzi immigrati tratte dal libro di P. D’Ignazi (2008), Ragazzi immigrati. L’esperienza
scolastica degli adolescenti attraverso l’intervista biografica, Franco Angeli.
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Par.1 Le dimensioni della presenza dei ragazzi stranieri nella scuola italiana
I percorsi che hanno condotto e conducono attualmente alla massiccia presenza di
alunni stranieri nella scuola superiore italiana (di primo e secondo grado) riflettono
l‟andamento dello stesso fenomeno immigrazione nel nostro paese. Le storie che
raccontano queste esperienze di integrazione sono molteplici, sono racconti di
adolescenze altrove, come sostiene efficacemente Favaro [2007], vissuti in bilico tra
mondi diversi ai quali si appartiene solo per metà e verso i quali si evidenzia una
quotidiana duplice fatica: quella del percorso adolescenziale e quella più
strettamente collegata alla nuova vita in un altro paese.
Tenendo presenti i cambiamenti in atto nelle scuole secondarie italiane, molte azioni
sperimentate negli ultimi anni cercano di promuovere l‟integrazione positiva degli
adolescenti immigrati, considerando quanto sia la fascia di età che l‟ordine di scuola
siano cruciali ai fini dell‟inclusione nella società di accoglienza.
Secondo dati Caritas Migrantes
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[2006] si può calcolare che, sui circa 600.000 minori
stranieri stimati nel nostro Paese, poco meno di un quarto abbia un‟età compresa fra
14 e 18 anni. Di questi, nell‟anno scolastico 2006/2007, circa 103.000 erano inseriti
nelle scuole secondarie di secondo grado, un numero non precisato seguiva i corsi
nei CTP e nella formazione professionale, altri ancora svolgevano un‟attività
lavorativa.
Dati più recenti del Ministero della Pubblica Istruzione [2008]
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riportano, invece, che
complessivamente gli alunni con cittadinanza non italiana in Italia nell‟anno
scolastico 2008/2009 sono aumentati mediamente del 9,6% (629mila stranieri iscritti
rispetto ai 574mila del 2007-2008). L‟incremento maggiore ha riguardato la scuola
dell‟infanzia mentre quello della scuola secondaria si è stimato per il 10,8% nella
scuola superiore di I grado e 9,3% per quella di II grado.
Dato importante che emerge dal confronto tra il numero degli iscritti alla scuola
italiana di ogni grado, sempre in aumento in ogni caso, è il rallentamento generale
del flusso migratorio negli ultimi anni, in particolare dal 2008-2009, con una perdita
2
Caritas Italiana – Migrantes (2005), Dossier immigrazione 2005, IDOS, Roma;
3
MIUR, Servizio Statistico(2008), Gli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano, Roma
(www.istruzione.it);
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percentuale di 5 punti rispetto al 2006-2007. Ciò potrebbe connettersi alla crisi
economica e sociale che ha colpito diversi paesi, in particolare quelli dell‟Africa nord
orientale e del Maghreb.
La trasformazione in senso multiculturale e multietnico della scuola e dei servizi
educativi non può considerarsi un fenomeno nuovo; come rivela la serie storica delle
presenze di alunni stranieri, è da almeno un decennio che il processo interessa le
scuole italiane ma è il ritmo di crescita a rivelarsi molto significativo. A fronte di un
aumento costante, ma più contenuto, sia in termini assoluti che di incidenza
percentuale, nella scuola primaria e secondaria di I grado, vi è una crescita molto più
rilevante nella scuola superiore come evidenziato anche dai dati già espressi.
Oltre alle ragioni di tipo quantitativo – che stanno modificando sempre di più la
scuola superiore in senso interculturale e plurilingue – anche ragioni di tipo
pedagogico-didattico possono utilmente orientare le strategie educative della scuola
superiore.
Alcune ricerche nazionali
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, oltre ad indagini locali hanno individuato alcune criticità
nei percorsi di studio dei ragazzi stranieri presenti in Italia. Esse sono:
- un tasso significativo di abbandono e dispersione scolastica, rilevati fra gli
ultraquattordicenni;
- l‟ inserimento prevalente nei percorsi di studio più brevi e meno esigenti;
- penalizzazione all‟ingresso nel mondo scolastico (elevati tassi di ritardo
scolastico in ingresso che si discostano da quelli dei pari autoctoni);
- l‟impreparazione delle scuole superiori ad agire positivamente sui temi
dell‟accoglienza, dell‟insegnamento dell‟italiano come seconda lingua,
dell‟orientamento.
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MIUR (2006), Alunni con cittadinanza non italiana”,(sito:www.istruzione.it);
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Par.2 Particolarità del caso italiano
La presenza di alunni stranieri in ogni ordine di scuola sul territorio italiano non si
distribuisce in modo omogeneo nelle diverse aree geografiche ma segue le
caratteristiche generali dell‟andamento dei flussi, le modalità e le dinamiche relative
ai diversi progetti migratori. Sempre secondo i dati del MIUR
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[2003] mentre il Sud
appare più zona di transito e di prima accoglienza, tranne il caso di insediamenti più
stabili relativi a specifici gruppi etnici, il Centro Nord sembra essere area di maggiore
stabilizzazione. Il Nord assorbe la maggior quota di presenze di alunni stranieri con
un importante distinzione tra Nord Ovest e Nord est, rispettivamente per il 38,4% e il
28,9%.
Per quanto riguarda, invece, gli aspetti specifici riguardanti i problemi
dell‟accoglienza e dell‟integrazione nella nostra Scuola superiore si può evidenziare
che:
- nella scuola secondaria superiore si conferma la tendenza da parte degli studenti
stranieri a scegliere percorsi scolastici più brevi e che forniscono titoli di studio più
facilmente spendibili nel mondo del lavoro (frequenza di Istituti professionali e tecnici
ove si concentrano rispettivamente il 42,7% e il 35,5% degli alunni);
- la presenza della componente femminile non italiana è di poco superiore a quella
maschile (pari circa al 50,3%);
- si registra la prevalenza di alunni con cittadinanza non europea (asiatici o
americani con una percentuale del 27%) oppure europea comunitaria (per il 21%
circa) nelle scuole secondarie di I e II grado rispetto ai loro coetanei di altri continenti;
- esiste una grande varietà di cittadinanze estere rappresentate sui banchi di scuola,
tanto che si parla di modello diffuso[Favaro, Luatti, 2004:70-71] italiano. Gli stati del
mondo rappresentati secondo i dati ISTAT nell‟anno scolastico 2002/2003 erano 189.
A questa frammentazione corrisponde, come prevedibile, una grande varietà di
lingue parlate che la scuola si propone di monitorare. Gli studi presenti attualmente al
riguardo sono frammentari; da un indagine del MIUR (2000) è emerso che le lingue
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MIUR (2003), Alunni con cittadinanza non italiana. Scuole statali e non statali. Anno scolastico
2002/2003, EDS/Servizio di Consulenza all’Attività Programmatoria, Roma (www.istruzione.it).
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parlate dagli alunni immigrati nel primo contatto con il nostro paese sono almeno 78
ma non è inutile ribadire che la scuola si pone come esclusivo ambito che rende
possibile, oltre a queste rilevazioni, anche la predisposizione di moduli educativi
specifici volti all‟insegnamento basilare della nostra lingua.
Per quanto riguarda la distribuzione degli studenti immigrati tra le diverse tipologie di
scuole secondarie superiori, notiamo dalle analisi statistiche MIUR (2006) riportate
da Favaro [2007] che i circa 103.000 studenti stranieri inseriti nella scuola superiore
nell‟anno scolastico 2006/2007 si sono orientati nella stragrande maggioranza verso
l‟istruzione professionale (40,7%) o tecnica (37,4%).
I percorsi scolastici si differenziano notevolmente nelle scelte verso i licei (23 punti
percentuali di differenza) e l‟istruzione professionale; anche in questo
caso si registrano circa 20 punti di differenza tra i due gruppi di studenti
italiani e stranieri e si osserva un massiccio orientamento verso questo
la formazione professionale da parte dei ragazzi immigrati. A tal
proposito riporto la tabella seguente:
Tab.1. Modalità di inserimento degli alunni italiani e stranieri per tipo di scuola.2006-2007
tipo di scuola alunni italiani
%
alunni stranieri
%
– Istruzione classica, scientifica, socio-pedagogica
– Istruzione tecnica
– Istruzione professionale
– Istruzione artistica
41,20%
35,0%
19,9%
3.9%
19.0%
37,4%
40,7%
2,9%
Fonte: MIUR 2006/2007
Questa tendenza è l‟espressione e la conferma del fatto che i minori stranieri si
orientano , o sono orientati, molto spesso verso percorsi di studio più brevi e meno
esigenti. La causa potrebbe consistere nelle situazioni di ritardo scolastico in cui
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versano molti adolescenti di recente migrazione (soprattutto se arrivati in età
preadolescenziale e adolescenziale) con conseguente flessione dei risultati
scolastici, se paragonati a quelli degli allievi autoctoni.
Il divario tra gli esiti scolastici evidenziato in Tabella 2 [MIUR, 2006] rispetto ai tassi
di promozione/bocciatura, si produce fin dai livelli iniziali della scolarità; questo
risulta di -3,36 punti percentuali nella scuola primaria, di -7,07 nella secondaria di
primo grado e di – 12,56 nella scuola secondaria di secondo grado.
Tab.2. Gli esiti scolastici degli alunni italiani e stranieri a confronto
Ordine di scuola Percentuale dei promossi
Italiani stranieri differenza
Scuola primaria 99,9 96,7 3,4
secondaria primo
grado 97,7 89,8 7,9
Secondaria secondo
grado 85,1 72,3 12,8
Fonte: MIUR 2006-2007
Possiamo chiederci quali sono gli allievi che presentano le criticità maggiori e da
quali contesti provengano. A questo interrogativo forniscono risposta diverse indagini
condotte nelle scuole della provincia di Arezzo , Ancona e nell‟ambito del progetto
NON UNO DI MENO della provincia di Milano
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; queste sembrano delineare alcuni
necessari elementi di riflessione, che riguardano in maggioranza coloro che arrivano
in Italia in età preadolescenziale o adolescenziale, che giungono in Italia ad anno
scolastico già iniziato, in maggioranza maschi e che provengono in particolare dai
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Vedi Bettinelli G., Russomando P. (2010), Passaporto per l’Italia –Educazione alla cittadinanza e alla
Costituzione per ragazzi stranieri,Centro COME- Progetto NON UNO DI MENO, Provincia di Milano (2010), (sito:
http://www.provincia.milano.it/scuola/nonunodimeno/documentazione_scaricabile/lingua_2.html)
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contesti asiatici e africani più che dai paesi dell‟Est Europa ed America Latina. Vi è,
infatti, una presenza ridotta nell‟istruzione superiore degli alunni africani e asiatici e si
registra invece una situazione di distribuzione più omogenea per ordine di scuola
per gli alunni europei non UE, e per i latino americani.
Il divario tra i due dati potrebbe avere una duplice spiegazione. La prima ha a che
fare con i flussi migratori: si assiste negli ultimi tempi all‟arrivo consistente di ragazzi
e ragazze stranieri provenienti soprattutto dal contesto dell‟Europa dell‟Est e
dall‟America Latina, rispetto a quello asiatico e africano, che è oggi più contenuto e
riguarda nella maggioranza ragazzi che difficilmente accedono al livello di istruzione
superiore. La seconda possibile spiegazione può avere a che fare con le modalità di
inserimento e di accoglienza e con alcuni stereotipi che si vanno diffondendo. Sulla
base di questa ipotesi, vi potrebbe essere - anche per ragioni linguistiche - una
maggiore facilità di accesso per gli allievi provenienti dai Paesi europei non UE e dai
paesi ispanofoni e una difficoltà maggiore di inserimento per coloro che sono, ad
esempio arabofoni e sinofoni.
Tab. 3. Studenti stranieri nella scuola secondaria di secondo grado per contesti di provenienza
Contesti di
provenienza
Presenza scuola italiana
:numero assoluto e %
Presenza nella sc secondaria
di II grado : numero assoluto
e %
Unione Europea 20.035 4.169 20.8
Paesi Europei non
UE
185.524 37.268 20.1
Africa 105.746 14.781 14.0
Asia 63.228 11.701 18.5
America 49.567 14.307 28.9.
Oceania 583 92 15.8
Fonte: MIUR 2006-2007
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3. Analisi delle criticità
E‟ necessario riflettere sui percorsi che portano, con la frequenza e nei numeri
indicati in precedenza, così tanti adolescenti di altre culture e nazionalità ad
affrontare dei percorsi di migrazione verso il nostro paese. Una piccola parte degli
studenti stranieri è nata in Italia ed ha presumibilmente compiuto un percorso
scolastico alla pari rispetto ai coetanei italiani. Per la gran parte, invece, gli
adolescenti immigrati, sono nati nel paese d‟origine e si trovano nel nostro paese ad
un certo punto della propria esistenza: per ricongiungersi ai genitori, per motivi
economici, per lavoro, in cerca di asilo, ad esempio, in fuga dalla guerra. Come
riporta Favaro [2007] si parla di generazione uno e mezzo a significare una
condizione esistenziale sospesa tra diversi contesti, a metà tra paese d‟origine e
contesto di immigrazione.
Bisogna tenere presente che migrare in adolescenza significa in molti casi,
interrompere i precedenti percorsi di studio, delineare una frattura nella propria storia
personale, nei legami affettivi stretti in patria, la perdita di competenze e saperi che
può condurre a vissuti regressivi, la necessità di riprogettare il proprio futuro in un
ambiente completamente diverso per consuetudini e cultura.
Oltre alle sfide proprie dei compiti di sviluppo comuni a tutti gli adolescenti, i ragazzi
immigrati devono affrontare sfide specifiche che, oltre alla fatica della migrazione,
dell‟inserimento in un‟altra realtà, comportano l‟esigenza di mantenere, preservare, la
propria storia, la memoria familiare. Come specifica bene Vasino [2010:51] il giovane
giunto in Italia non ha più punti di riferimento, il distacco dalla famiglia allargata nel
paese d‟origine è un grande trauma inoltre lo sradicamento costituisce sinonimo della
difficoltà di trovare un racconto in cui inserirsi, la fatica di tornare a sentirsi attori di
qualcosa, di uscire dallo stato di sospensione che la condizione di immigrato
comporta.
Per quanto riguarda i percorsi scolastici dei ragazzi immigrati, un dato rilevante che
emerge dall‟indagine del MIUR [2003] citata in precedenza è l‟irregolarità dei
percorsi scolastici degli alunni stranieri da ricondursi, in particolare, a situazioni di
insuccesso scolastico. Il divario tra i risultati degli scrutini degli alunni stranieri
rispetto quelli di tutti gli alunni è sempre piuttosto elevato, come evidenziato dai dati
riportati nel paragrafo precedente; l‟essere straniero, sembra, secondo i dati emersi
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dalle ricerche, rappresentare in larga misura un elemento di difficoltà rispetto al
successo formativo conseguibile nella scuola italiana.
Altro problema grave è l‟interruzione del processo di integrazione scolastica che per
molti studenti si arresta bruscamente al termine della scuola dell‟obbligo. Nelle
scuole secondarie superiori, infatti, si registra un tasso di iscrizione di alunni stranieri
molto più basso, anche se in cospicuo aumento negli ultimi anni (il fenomeno
riguarda soprattutto le scuole professionali). Le ragioni sono diverse e da ricondurre
in gran parte alla composizione interna del fenomeno immigratorio, alla presenza di
difficoltà didattiche e culturali, alla mancanza di adeguate competenze di base che
permettano di proseguire il percorso scolastico in ambiti culturalmente più elevati. A
tutto ciò, non ultime, si aggiungono difficoltà di ordine socio-culturale che incidono
sulla frequenza della scuola superiore da parte di soggetti come ad esempio i ragazzi
in età lavorativa.
L‟abbandono, la dispersione e l‟insuccesso scolastico per quanto riguarda gli alunni
stranieri ed immigrati di seconda generazione sono fenomeni molto gravi, oggetti di
studio all‟interno delle politiche dei paesi europei interessati al fenomeno migratorio
[P.D‟Ignazi, 2008: 23]. Nei diversi sistemi scolastici nazionali questi fenomeni
vengono, però, diversamente percepiti e definiti; l‟insuccesso scolastico ad esempio,
così strettamente connesso alla tradizione educativa dei diversi paesi europei, in
Gran Bretagna, Svezia e Danimarca si connette ad una mancata realizzazione dello
studente in termini personali. Si parla di under achieving intendendo con questo
termine il non raggiungimento completo delle potenzialità della persona, applicando il
termine all‟alunno che non realizza appieno gli obiettivi scolastici.
Nei paesi come Spagna e Belgio l‟insuccesso è stabilito in rapporto alla società
quindi lo studente interrompe il suo rapporto con la scuola in quanto questa non
riesce ad integrare i cambiamenti e non risponde alla domanda sociale e alle
esigenze imprenditoriali connesse con i diversi gradi di istruzione.
In Italia, Francia, Portogallo, Grecia e Germania, invece, l‟insuccesso è il frutto del
dislivello tra conoscenze/competenze acquisite e quelle stabilite dalla normativa per
lo specifico percorso formativo previsto. L‟insuccesso scaturisce dall‟esito di esami e
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valutazioni e consiste nel fatto di lasciare la scuola senza avere conseguito il
diploma.
Gli alunni stranieri, come già evidenziato, sono più esposti al rischio, rispetto ai
coetanei italiani, di dispersione scolastica che si può esprimere in forma esplicita o
implicita; nelle forme esplicite il fenomeno si manifesta sotto la forma delle ripetenze
ed abbandoni (non prosecuzione degli studi al termine della scuola dell‟obbligo o
interruzione nel corso dell‟anno scolastico). Le forme implicite sono, invece,
rappresentate da quelle situazioni in cui l‟alunno, pur non essendo bocciato, non
riesce ad acquisire le competenze di base inerenti al curricolo corrispondente al
livello e grado scolastico corrispondente. E‟ evidente che la forma implicita risulta la
più insidiosa e pericolosa per l‟individuo in formazione che termina l’iter formativo
senza un corredo culturale e intellettuale idoneo rispetto agli scenari sociali, civili e
professionali dell’odierna società conoscitiva [Baldacci, 2004].
Come ribadisce Paola D‟Ignazi [2008:24], l‟obbligo scolastico è previsto per tutti i
minori sul territorio nazionale come espressione dell‟esercizio del diritto allo studio e
alle pari possibilità di partecipazione alla vita sociale e culturale di un paese; qualora
la scuola non risulti proiettata a gestire ed integrare il cambiamento connesso alla
presenza di tanti, diversi alunni stranieri, si rischia che le diversità culturali si
trasformino per alcuni in svantaggio, penalizzazione sul fronte dell‟apprendimento e
dell‟inserimento nella vita lavorativa e sociale.