4
“L’ancora”, inizia per H ̣anna Mīna un nuovo stile di scrittura dei romanzi,
indirizzato verso la rappresentazione della coscienza degli individui. Fra i romanzi
più recenti si ricorda “Il quartiere Šaḥḥādīn” (Ḥārat aš-Šaḥḥādīn) scritto nel 1999
e pubblicato nel 2000 e “La lotta fra due donne” (S ̣irāﻋ bayna imratayn) – che è il
seguito del precedente romanzo – scritto nel 2001.
Entrò precocemente – aveva appena diciotto anni - nella lotta politica di
partito, all’interno del movimento progressista che lottava contro il Mandato
francese
3
, poi a metà degli anni ’60 uscì dal partito e dedicò la sua vita alla
letteratura, e ai romanzi in particolare.
Nel corso della sua vita viaggiò moltissimo, spostandosi da una città all’altra,
ma separarsi dal proprio paese fu sempre duro per lui: andò a Beirut, a Damasco,
poi si sposò e vagabondò con la sua famiglia costretto dalle circostanze,
attraversando l’Europa e arrivando fino in Cina, dove rimase per cinque anni, e fu
questo il suo terzo luogo di esilio volontario che durò dieci anni.
E’ padre di cinque figli, di cui due maschi: uno, Salīm, morì negli anni ’50,
nelle circostanze di lotta, miseria e tribolazione; l’altro, Saﻋid, il minore dei suoi
figli, oggi è un attore di successo, che ha avuto il ruolo di protagonista in un
serial televisivo, intitolato “L’uomo coraggioso” tratto da uno dei più famosi
romanzi di suo padre; un altro serial televisivo da lui interpretato come
protagonista fu “I rapaci”, nel quale ebbe il ruolo del falco reale: entrambe le serie
ebbero come aiuto regista Ismāﻋīl Anzūr. Ha anche tre figlie: Salwā, che è una
dottoressa, Susanna che è paralizzata e si è laureata in letteratura francese e
Amal che è un ingegnere civile, tutte e tre sposate.
Considerato uno degli autori di spicco del realismo socialista, dice del suo
mestiere: Il lavoro di scrittore non è “la gallina dalle uova d’oro”, ma la strada
più breve verso la miseria. Non fraintendetemi, la vita è stata generosa con me: si
dice che io sia lo scrittore arabo più conosciuto insieme a Nağīb Mah ̣fūẓ dopo che
ha ricevuto il Nobel. Recentemente, mi hanno chiesto dei miei primi sforzi
3
vedi paragrafo 3, pag 11.
5
letterari, molto utili per critici e studiosi, ma per me sono solo carta straccia che è
stata cancellata da “Le lampade azzurre” ! !.
Dice di se stesso: Io sono uno scrittore che lotta e un allegro essere umano:
la lotta ha la sua allegria, la sua felicità e il suo massimo piacere, quando ti rendi
conto che la vita ti è stata donata per salvare le vite degli altri, di alcuni non
conosci neanche le loro facce, ma sei sicuro che il tuo cuore possa salvarli dalle
grinfie della paura, della fame e della meschinità, e che sia degno di sacrificarsi
per questa causa, non solo per piacere, ma per spirito di sacrificio, arrivando
anche a morire per questo. La mia consapevolezza di esistere è accompagnata dal
trasferimento delle mie esperienze e delle prove che devo affrontare, alla
coscienza: le prime esperienze sono state quelle al quartiere paludoso di
Alessandretta in cui sono cresciuto, e così sarà l’ultima prova, quando me ne
andrò da questo mondo, come è lottare standoci in mezzo, tutto questo in nome
della promessa di ridare la vista alla gente, per aiutarla a salvarsi dal fango
dell’ignoranza, e a condurli verso la conoscenza, che è il primo passo nel grande
cammino verso un domani migliore ! !.
Una presenza pressoché costante nell’opera di Ḥanna Mīna è sicuramente il
mare, da lui amato ardentemente e appassionatamente; del suo amore per il mare
dice lui stesso: Il mare è sempre stato la mia fonte di ispirazione, e la maggior
parte delle mie opere sono bagnate dalle acque delle sue onde fragorose; mi
domando: l’ho forse fatto intenzionalmente? Rispondo: all’inizio non ho fatto nulla
intenzionalmente, visto che la mia carne è quella di un pesce di mare, il mio
sangue è acqua salata, la mia lotta con il denaro è stata la lotta di una vita e le
tempeste hanno inciso la mia pelle come un tatuaggio. Quando qualcuno gridava:
oh mare! Rispondevo io! Il mare sono io, lì sono nato e lì desidero morire…sapete
che significa essere la moglie di un marinaio? Lei viene battezzata con l’acqua del
mare, non con l’acqua del Giordano come Giovanni Battista! Chiedo a voi: non
sarebbe strano, stare sulla riva del mare e non conoscerlo? Non scrivere di lui?
Non correre un rischio, anche necessario? La nostra letteratura araba, sia
moderna che antica, è piena di immagini di questo mondo, che è il mondo, e
quello che sta al di là di esso, cioè la terraferma, ne fa parte!? Il marinaio non
pesca nella padella! E non si siede sulla riva ad aspettare una misera sardina! Lui
6
è più grande, molto più grande, e io sono qui per parlare del marinaio, non di un
ragazzo del porto! La maggior parte dei letterati arabi non scrivono del mare,
poiché hanno paura di trovarsi faccia a faccia con la morte di fronte alle onde
fragorose. Io non pretendo di essere un eroe, ma un avventuriero sì! I miei avi
erano marinai, questo era il loro mestiere: il figlio impara il mestiere della sua
famiglia, e io ho lavorato al porto come scaricatore e ho fatto anche il marinaio
sulle navi. Tutto questo è avvenuto in un passato misero e glorioso della mia vita:
questo lungo viaggio è stato una passeggiata a piedi nudi, in un campo pieno di
chiodi, e il mio sangue scorreva sotto i miei passi: adesso, guardando al passato,
rabbrividisco. Come, come!? Dove, dove!? C’è il mare e io sono sulla terraferma!?
Il mio desiderio fisso è che Damasco venga trasportata sul mare, o viceversa: non
è un bel sogno questo!? Il motivo è che io sono legato con un filo invisibile alla
Ġūṭa
4
, e con una ghirlanda di gelsomino alle mie affascinanti sere d’estate a
Damasco, per questo io amo l’azzurro e i damasceni ! !.
4
Ġūṭa: fertile oasi a sud di Damasco, cfr. Traini, Vocabolario Arabo-Italiano, Roma Istituto per l’Oriente 1999, pag
1046.
7
Breve quadro storico e politico
2. La Siria sotto l’influenza francese
5
Nei tempi antichi si chiamava Siria la regione compresa tra la penisola
anatolica, la Turchia e il Sinai. L’egemonia su questo territorio, fu un obiettivo
costante di antiche civiltà sviluppatesi nelle vicinanze, come egizi e persiani,
mentre fu la culla della civiltà fenicia e una delle terre più importanti della
cultura greco-ellenistica che nel Mediterraneo si pone all’origine di ciò che oggi è
noto come “civiltà occidentale”. L’arabizzazione avvenuta tra il VII e l’VIII secolo
della nostra era, pone le basi etniche e culturali della regione conosciuta come
Siria: passata sotto dominio ottomano nel XVI secolo, con l’assoluta maggioranza
musulmana portò con sé in eredita la particolare presenza di comunità cristiane,
specialmente quelle maronite
6
, che dal XVII secolo sarebbero state motivo di
ingerenza europea nella regione. Così nel 1831, all’imposizione di pesanti obblighi
fiscali e militari (servizio di lega obbligatorio) da parte del nuovo padrone di Siria
Meḥmet Ali
7
, Khedive
8
d’Egitto, si scatenò un’insurrezione popolare di cristiani e
musulmani. Le potenze europee intervennero contro le misure repressive imposte
ai cristiani, e delegarono ai francesi il compito di proteggere la comunità cristiana
di Siria: nel 1840 ci fu il totale ritiro delle forze egiziane e la restaurazione del
dominio ottomano, che autorizzava gli europei a sovvenzionare missioni e collegi
europei in quella regione. Le comunità cristiane maronite, diffuse maggiormente
nella regione montuosa tra Damasco e Gerusalemme, promossero nel 1858 una
ribellione contro il sistema feudale di proprietà della terra, ma si scontrarono con
5
Le notizie e le informazioni contenute in questo paragrafo e nel seguente, ove non specificato, sono state ricavate dal
sito internet: www.relazioniinternazionali.it/paesi/storia-siria.htm.
6
Maroniti: comunità di cattolici siriani, la cui origine viene fatta risalire ai discepoli dell’anacoreta Marone (morto
prima del 423), sebbene come comunità autonoma si è costituita solo nell’VIII secolo; dal 1881 la comunità è rientrata
nell’ortodossia della Chiesa di Roma e ha accettato la supremazia del Papa. Cfr. Reinhard Shulze, Il mondo islamico nel
XX secolo, Feltrinelli Editore, Milano 1998, glossario pag. 415
7
Muhammad ‘Ali (1805-48): un turco di Macedonia giunto in Egitto insieme alle forze ottomane inviate contro i
francesi, che riuscì a imporsi sul governo ottomano come Governatore e a espandere la sua autorità anche in Sudan, in
Siria e in Arabia. Cfr. Albert Hourani, Storia dei popoli arabi, Arnoldo Mondatori Editore, Milano 1992, pag. 273.
8
Khedive: titolo assunto dai successori di Mehmet ‘Ali, riconosciuto alla sua famiglia per governare l’Egitto sotto la
sovranità ottomana. Cfr: leggi nota precedente, pag 273.
8
la decisa repressione da parte dei musulmani (in particolare drusi
9
). I gravi eccidi
anti-cristiani (come nel giugno del 1860) spinsero la Francia ad inviare le proprie
truppe in difesa di questi ultimi, e a pretendere dal governo turco la creazione di
una provincia speciale (denominata “Piccolo Libano”), in cui, sotto il governo di
un cristiano nominato dal Sultano con l’approvazione delle potenze europee, si
abolissero i privilegi feudali. E’ in questo periodo che i cristiani di Siria si
ritagliarono un ruolo di predominio rispetto alla popolazione musulmana locale.
9
Drusi: setta islamica che trae origine dalla tradizione sciita dei sette califfi Fatimidi, formatasi nel secolo XI in Egitto;
dal Medioevo i drusi si sono diffusi soprattutto in Libano. Cfr. Reinhard Shulze, Il Mondo islamico nel XX secolo,
Feltrinelli Editore, Milano 1998, glossario pag 414.
9
3. Il Mandato Internazionale francese (1920-46)
La rivolta araba durante la prima guerra mondiale scosse tutto il Medio
Oriente e, nonostante l’accordo Sikes-Picot
10
assegnasse in Mandato
Internazionale ai francesi la Siria (comprensiva dell’attuale Libano) ed ai
britannici la Palestina (ad est e ad ovest del Giordano) con l’Iraq, l’Emiro Fayṣal
11
fu proclamato re della Siria indipendente. La reazione di Parigi non si fece
attendere e nel 1920 le truppe francesi occuparono militarmente il paese,
costringendo Fayṣal a ritirarsi. Due mesi più tardi la Siria fu suddivisa in cinque
province e nel luglio del ’22 la Società delle Nazioni approvò il testo del Mandato
francese per Siria e Libano. Dal punto di vista politico, la Siria è da questo
periodo in poi che ha preso un significato ristretto rispetto alla Siria “geografica”
in senso lato. Il Mandato Internazionale diede alla Francia la responsabilità per la
creazione di un’amministrazione delle risorse del paese in vista dell’autogoverno.
L’amministrazione mandataria tentò di incentivare la politica edilizia per la
costruzione di infrastrutture e di strade, ma anche la politica agricola e attuò
provvedimenti di riforma agraria in alcuni distretti. Gli anni di “preparazione”
della Siria all’autogoverno soffrirono per le differenze tra la concezione francese e
quella siriana, visto che la maggior parte degli ufficiali e degli statisti francesi la
pensavano in termini di un lungo periodo di controllo. Inoltre rimaneva da parte
di Parigi una forte resistenza a cedere il potere alla maggioranza musulmana, in
modo da convincere i loro “protetti” cristiani a rinunciare alla politica di
protezione dei cristiani d’Oriente. Infatti in Siria, molti membri delle minoranze
erano convinti della necessità dell’aiuto francese per costruire un governo e una
società moderni, anche se gran parte della popolazione urbana (soprattutto l’èlite
istruita) voleva uno stato siriano indipendente che includesse i distretti drusi e
10
La Società delle Nazioni, creata di recente, cominciò a intervenire in veste di mandatario nei territori mediorientali
dell’Impero Ottomano, conquistati dagli alleati nel corso della guerra. Conformemente all’accordo franco-britannico-
russo del 16 maggio 1915, negoziato da Mark Sikes e George Picot (a lungo tenuto segreto e reso pubblico il 22
novembre 1917 da rivoluzionari russi), la Mezzaluna fertile fu ripartita in una sfera francese e una britannica. Cfr. vedi
nota 9, pag. 59-60
11
Fays ̣al: figlio di Šarīf Ḥusayn, dal 1908-9 principe della Mecca e Governatore ottomano che voleva fondare un
impero arabo sovrano con l’appoggio britannico, ma tra il potente Emiro e la Gran Bretagna si scatenò una lotta per il
predominio in Palestina e in Siria, che portò l’ingresso delle truppe arabe di Fays ̣al a Damasco. Cfr. vedi nota
precedente pag.72, 75.
10
alawiti
12
. Da parte francese però non ci fu una politica di conciliazione e i
momenti di crisi non tardarono ad arrivare. La prima crisi nelle relazioni franco-
siriane avvenne nel ’25 quando la rivolta nel Jebel Druso, esplosa per motivi
locali, sfociò in un’alleanza tra i ribelli drusi e i nazionalisti di Damasco,
organizzati nel “Partito del Popolo”. Le bande dei ribelli si spinsero fin dentro
Damasco (ottobre 1925) provocando il bombardamento francese per due giorni; la
rivolta si protrasse fino al ’27. Nel 1928 si tennero le elezioni per l’Assemblea
costituente: i nazionalisti vinsero le elezioni e presero posto nel nuovo governo. La
proposta di costituzione presentata dall’Assemblea, fu considerata inaccettabile
dall’Alto Commissario (massima autorità francese nella regione), in quanto
parlava di “unità geografica della Siria” e non salvaguardava esplicitamente la
funzione di controllo francese. Nel maggio del 1930 con la fine dei lavori
dell’Assemblea, l’Alto Commissario promulgò con alcuni sostanziali cambiamenti,
la Costituzione elaborata dall’Assemblea. Tuttavia, il rifiuto francese di concedere
un’ampia autonomia interna e il fallimento dei negoziati per il trattato franco-
siriano che avrebbe dovuto definire l’indipendenza della Siria e regolare i rapporti
fra i due stati al termine del Mandato, provocò vari scontri tra nazionalisti e
francesi fino al ’36, quando il nuovo governo del Fronte Popolare in Francia, aprì
nuove possibilità di dialogo e si intavolarono i negoziati con i nazionalisti del
“Blocco Nazionale”
13
. Il trattato fu firmato (nel settembre del 1936) grazie al
riconoscimento della legittimità di alcune fondamentali richieste siriane, e sancì
l’indipendenza della Siria, la costituzione di un canale di consultazioni franco-
siriane per la politica estera, il mantenimento della priorità francese
nell’assistenza alla Siria e la concessione alla Francia di due basi militari sul
territorio. I distretti drusi e alawiti furono incorporati alla Siria. Il governo siriano
ratificò il trattato, ma il governo di Parigi non potè fare altrettanto. Quando la
Turchia avanzò pretese su Alessandretta e Antiochia, dove i turchi erano la
comunità dominante, la Francia, per ragioni strategiche, appoggiò queste pretese:
nel 1937 divennero statuti autonomi, e in seguito incorporati nel territorio turco.
12
‘Alawiti: gruppo sciita radicale originario di Baġdād, sviluppatosi nei secoli X e XI, oggi presente soprattutto in Siria;
un tempo erano chiamati Nusairi, dal fondatore della comunità Muḥammad Ibn Nuṣayr. Cfr. Reinhald Shulze, Il mondo
Islamico nel XX secolo, Feltrinelli Editore, Milano 1998, glossario pag. 413
13
In arabo al-kutla al-waṭaniyya, principale partito nazionalista siriano.
11
Il clima di agitazione del paese culminò con le dimissioni del Presidente e del
governo nazionalista siriani, eletti a larga maggioranza nel 1936, e con la
sospensione della Costituzione in vigore dal 1930, da parte della Francia. Nel
1940, dopo l’armistizio franco-tedesco, i francesi in Siria annunciarono che
avrebbero cessato le ostilità contro Germania e Italia e avrebbero riconosciuto il
governo di Vichy
14
; in un clima di grave incertezza politica (aggravato dalla
crescente scarsità di beni e dall’aumento dei prezzi) si acuì la tensione interna,
che culminò con l’ingresso in Siria delle forze della Francia Libera e la cessazione
delle ostilità. Le elezioni del 1943 videro la vittoria del leader nazionalista del
“Blocco Nazionale” Šukrī al-Quwwāṭli
15
, che diventò Presidente della Repubblica.
Ma solo nel 1946, dopo anni di tensioni sui modi di trasferimento dei poteri
dall’amministrazione francese al governo locale, dopo lunghi negoziati e
discussioni all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite fu raggiunto
l’accordo del simultaneo ritiro francese e inglese da Siria e Libano. La Siria con la
Dichiarazione d’Indipendenza del 17 aprile 1946, diventava uno stato
indipendente e sovrano, e fu riconosciuto membro fondatore delle Nazioni Unite e
della Lega Araba.
14
Alleato della Germania di Hitler.
15
Uno dei protagonisti del movimento nazionalista siriano e leader del Blocco Nazionale, partecipò anche alla Grande
Rivoluzione Siriana del 1925. Cfr. Philip S. Khoury, Syria and the French Mandate. The politics of Arab Nazionalism
1920-45, London, Tauris 1987, pag 235-6.
12
4.La presa della Siria di Vichy
16
Dopo la prima guerra mondiale e la conclusione dei trattati di pace di
Versailles e San Remo, la Francia amministrava nelle Siria e nel Libano una
popolazione di circa 3.650.000 persone, per Mandato della Società delle Nazioni.
In forza di questo mandato la Francia divise il paese in quattro zone: la Siria,
abitata in prevalenza da musulmani sunniti; la provincia di Laodicea (Lattakia)
con una maggioranza di alawiti, il Libano, dove la popolazione è in prevalenza
cristiana e il Jebel Druso abitato dai drusi. Sin dagli inizi del Mandato francese
(nella storia siriana il 1920 è chiamato “l’anno della catastrofe”), in Siria e nel
Jebel Druso si era diffuso un certo malcontento.
Nel 1925 l’insofferenza si espresse apertamente con l’insurrezione del Jebel
Druso contro i francesi, che repressero duramente la rivolta; nel 1930
l’insurrezione si ripetè e l’artiglieria francese cannoneggiò per due giorni la città
sacra di Damasco.
Nel 1936, il Mandato era stato sostituito da un “trattato di amicizia e di
alleanza”, ma l’accordo ratificato dal parlamento siriano, stava ancora aspettando
la ratifica francese allo scoppio della seconda guerra mondiale. Nel giugno del
1940, con il crollo della Francia, la Siria fu resa neutrale. La maggioranza dei
siriani, già indifferenti di fronte alla guerra europea, si sentì umiliata di essere
soggetta al paese che aveva subito una disfatta, tanto più che dopo il ritiro della
Francia dalla Società delle Nazioni, consideravano invalidata la base giuridica del
Mandato.
Per effetto delle clausole di armistizio stipulate con le potenze dell’Asse,
l’armata francese del Levante
17
venne progressivamente disarmata, smobilitata e
rimpatriata. Nel paese rimase un limitato contingente, per mantenere l’ordine
interno, composto da poco meno di 35.000 uomini.
16
Le notizie e le informazioni contenute in questo paragrafo, dove non specificata la provenienza da altre eventuali
fonti, sono state ricavate dal sito internet: www.lasecondaguerramondiale.it/siria.html
17
di stanza in Siria.
13
Nell’ottobre 1940 arrivò nel Medio Oriente il Generale Catroux
18
, braccio destro
del Generale De Gaulle, per iniziare una campagna di propaganda a favore della
Francia Libera. Nel novembre venne mandato in Siria il nuovo Alto Commissario
19
di Vichy, il Generale Henry Dentz e i tedeschi cominciarono ad arrivare in sempre
maggior numero. Nel marzo 1941, la macchina propagandistica della Francia
Libera aveva finito con l’irritare sia l’opinione pubblica francese che quella
siriana, e la visita di De Gaulle in Medio Oriente, nell’aprile 1941, mise il
Generale Wavell
20
in imbarazzo.
In questo periodo molti francesi consideravano De Gaulle e i suoi seguaci una
fazione di traditori dissidenti, che rifiutando di accettare le decisioni del governo
ufficiale della Francia e ostinandosi in una lotta giudicata senza speranza a fianco
degli inglesi, mettevano a repentaglio le prospettive francesi di ottenere dall’Asse,
una volta concluso il conflitto, condizioni di pace tollerabili.
Wavell rimase perlesso alla proposta del Generale De Gaulle e di Churcill che le
forze della Francia Libera di stanza in Palestina, intraprendessero un’azione
militare contro la Siria, giudicandola pericolosa dal momento che le forze della
Francia libera presenti in Palestina consistevano soltanto in cinque battaglioni e
una sezione di artiglieria, mentre il Generale Dentz, Comandante in Capo di Vichy
in Siria disponeva di circa 35.000 soldati ben armati.
Durante la primavera del ’41 gli agenti tedeschi avevano intensificato la loro
attività in Siria: cominciarono a organizzare la gioventù araba sul modello di
quella tedesca, tenendosi in stretto contatto con i capi di tutti i partiti politici
indigeni.
18
Georges Catroux: Generale e diplomatico francese, ruppe con Vichy nel settembre 1940 e si mise sotto il comando di
De Gaulle. Fu Alto Commissario in Siria e Libano, dopo che le forze di Vichy furono espulse dalle forze inglesi e della
Francia Libera. www.worldatwar.net/biography/c/catroux
19
Massima autorità francese in Siria, vedi paragrafo 3, pag. 12.
20
Lord Archibald Wavell: Comandante Supremo del Gabinetto di guerra inglese.
www.info.dfat.gov.au/info/historical/histdocs.nfs
14
L’Ammiraglio Darlan, Ministro degli Esteri francese e braccio destro di Pétain
21
,
non lasciò dubbi sulla disponibilità del suo paese a collaborare con l’Asse,
firmando una descrizione particolareggiata degli aiuti che dovevano essere
concessi ai tedeschi in Siria e nel Nordafrica. Consentì, in base ai termini
dell’armistizio del luglio del ’40 a rifornire di carburante gli aerei tedeschi e
italiani in Siria, a concedere alle forze armate tedesche l’uso del campo di
aviazione di Aleppo, dei porti e delle ferrovie siriane, e di trasmettere all’Alto
Comando tedesco tutte le informazioni relative alle forze e ai piani britannici nel
Medio Oriente.
Alla fine di maggio, nel tentativo di stornare l’incombente invasione britannica
in Siria, diventata l’argomento del giorno in tutto il Medio Oriente, Dentz chiese a
Darlan di ordinare il ritiro delle missioni tedesche. Il 6 giugno gli ultimi aerei
tedeschi lasciarono la Siria, insieme con gli ufficiali e i meccanici: rimasero solo
gli ufficiali del servizio informazioni.
De Gaulle intanto era costantemente in comunicazione con Churcill, cosa che
preoccupava Wavell, dal momento che un’azione in Siria da parte della Francia
Libera, avrebbe causato una diserzione in massa delle forze di Vichy. Tutti i
circoli militari e politici del Commonwealth britannico concordavano sulla
necessità di sottrarre la Siria al controllo di Vichy, e Wavell, che aveva già
sfruttato al massimo le risorse di cui disponeva, era riluttante ad impegnarsi in
un’eventuale azione che giudicava prematura, né voleva farlo con forze
insufficienti. Fu dunque costretto ad accettare l’invio in Siria di un corpo di
spedizione formato da truppe inglesi, dei Dominion
22
e della Francia Libera.
Appena i primi reparti varcarono il confine, fu annunciato per radio che forze
britanniche e della Francia Libera stavano per occupare la Siria per eliminare
l’influenza nemica sul paese. Vichy replicò energicamente, negando qualsiasi
21
Henri-Philippe-Omer Pétain: Vice-presidente del Consiglio nel gabinetto Reynaud, dopo la vittoriosa offensiva
tedesca del maggio-giugno 1940, indusse il governo a chiedere l’armistizio e portò la sede del governo a Vichy, non
occupata dai tedeschi. Investito dei pieni poteri dall’Assemblea nazionale, instaurò un regime autoritario di tipo fascista,
alleato dei tedeschi. Cfr. Nuova Enciclopedia De Agostini, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1986, vol.6,
pag.344.
22
Comunità autonome dell’impero Britannico, popolate in prevalenza da immigrati inglesi, con sovranità limitata,
dipendenti dalla Gran Bretagna per gli affari esteri e la difesa: erano Dominions Canada, Australia e Nuova Zelanda.
Cfr. Nuova Enciclopedia De Agostini,, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1986, vol. 2, pag. 399.
15
collaborazione con i tedeschi in Siria, protestando per l’azione britannica e
avvertendo che le forze francesi si sarebbero opposte con le armi all’invasione.
L’8 giugno ebbe inizio l’invasione ordinata da Wavell e condotta da Wilson, De
Gaulle e Catroux, convinti che la resistenza sarebbe stata solo parziale e che
l’esercito di Vichy avrebbe chiesto la capitolazione appena avesse lo spiegamento
di forze, ma i francesi di Vichy, ottimamente equipaggiati e addestrati, non
avevano alcuna intenzione di capitolare di fronte a un nemico inferiore per
numero e mezzi.
Le forze siriane di Vichy erano stimate sui 35.000 uomini della smobilitata
armata del Levante, quasi tutti soldati esperti e ben addestrati che avevano un
grande vantaggio sul nemico: la perfetta conoscenza del territorio e il poter
contare su 90 carri armati e 120 cannoni da armata. Disponevano anche di 92
aeroplani, ma nel corso della campagna ricevettero un afflusso costante di rinforzi
anche da Germania e Italia.
Iniziò la battaglia e il 20 giugno un distaccamento francese si stava
avvicinando a Damasco da sudest. La mattina del 21 giugno parve che le forze
della Francia di Vichy fossero disposte a rinunciare alla lotta. Il Generale Wilson
era riluttante a intraprendere un’azione che potesse provocare combattimenti per
le vie di Damasco, perciò trasmise un appello radio al Generale Dentz,
chiedendogli di dichiararla città aperta. Dentz temporeggiò, ma la guarnigione di
Vichy che la difendeva venne fatta evacuare prima che fosse troppo tardi. La
caduta di Damasco dopo neppure due settimane di combattimenti, fu un
avvenimento importante dal punto di vista morale e politico.
Le forze inglesi e della Francia Libera continuarono ad avanzare e ad occupare,
e il 9 luglio, il Generale Dentz che aveva fatto i primi sondaggi di pace subito dopo
la caduta di Damasco, chiese le condizioni di resa. Le ostilità cessarono
ufficialmente l’11 luglio. La Convenzione di Acri firmata dalle due parti il 14
16
luglio, impose
condizioni generose agli sconfitti: ottennero l’onore delle armi, il permesso di
conservare quelle personali e furono lasciati liberi di scegliere fra il rimpatrio e
l’adesione alla Francia Libera, cosa che pochi fecero.
17
5.Il romanzo nel quadro storico-politico
In questo quadro storico e politico si inseriscono le vicende del romanzo e di
Lattakia, all’interno della quale si intrecciano le dinamiche sociali e politiche che
fanno da sfondo alla trama e alle storie dei personaggi. Lattakia è una piccola
città rispetto alle grandi Damasco e Aleppo, ma malgrado ciò, ha un ruolo
fondamentale, e sicuramente rappresenta in piccolo quello che erano i disagi e gli
squilibri sociali e politici da cui era afflitta la Siria durante il mandato francese,
inoltre la città di Lattakia è talmente presente nel romanzo, che più che uno
sfondo per le vicende dei personaggi, può considerarsi un personaggio essa
stessa, anzi un co-protagonista. Forte è il legame che esiste tra gli “eroi” del
romanzo e la loro città, Lattakia appunto, legame nel quale si può sentire un’eco
auto-biografica dell’autore, che nacque a Lattakia e la amò profondamente.
La città, nonostante il suo relativo sviluppo commerciale e una certa ascesa
economica, e nonostante una svolta politica in senso liberale e democratico,
manteneva ancora strutture feudali e patriarcali, che erano alla base del potere
delle potenti famiglie della città, che amministravano le attività e i quartieri,
ricorrendo a metodi di pressione intimidatori
23
: un osservatore occidentale,
potrebbe forse osare un’analogia con i metodi delle famiglie mafiose siciliane, ma
forse il paragone è azzardato.
I partiti al potere, pur facendosi carico delle aspirazioni indipendentiste,
lasciavano emarginati gli strati più indigenti della popolazione, oppressi da due
tiranni contemporaneamente: l’autorità del Mandato, con le sue persecuzioni, i
suoi arresti e i suoi soprusi, e l’autorità nazionale, debole, corrotta e ambigua.
23
vedi dimensione storico-politica dell’introduzione alla tesi “Al-Šīrāﻋ wa l-ﻋĀsifa”, di Aprile Maria Alessandra
discussa l’8 aprile 1992, la cui sezione traduttiva è stata pubblicata da Jouvence: cfr. Hanna Mina “La vela e la
tempesta”, Roma 1993,pag.28