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Introduzione
Negli ultimi decenni, crescente attenzione è stata attribuita a livello mondiale al tema della
sostenibilità e dello sviluppo sostenibile, definito, nel 1987, dalla World Commission on
Environment and Development (Commissione Bruntland), come lo sviluppo che “garantisce i
bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future
riescano a soddisfare i propri”.
All’interno di questo perimetro è possibile identificare un ambito più specifico legato al tema della
mobilità sostenibile (su cui si è basato questo lavoro di tesi), inteso come un sistema di trasporto
tale da imporre a tutti i settori industriali e sociali (soprattutto a quello dei trasporti, responsabile di
quasi il 30% del totale delle emissioni di gas inquinanti nell’atmosfera [IEA, 2000], di cui circa due
terzi proviene dai Paesi più ricchi (il 10%) [Lenzen et al., 2003]) di rimanere entro certi limiti di
sostenibilità [Banister et al., 2000]. La mobilità sostenibile, quindi, può essere inteso come un
sistema di trasporto progettato “ad hoc”, volto ad affrontare le tre tipologie di problematiche a cui si
fa riferimento quando si parla di sviluppo sostenibile: sostenibilità ambientale, allocazione
economica e interconnessione sociale [Gudmosson, 1996].
Per contrastare tutto questo, in generale, occorre stimolare una politica basata su obiettivi comuni da
raggiungere e i risultati da realizzare sul territorio, in cui tutti i soggetti coinvolti, quali ad esempio
Pubbliche Amministrazioni, Regioni, associazioni locali, il sistema delle imprese e la cittadinanza
possano contribuire insieme all’utilizzo efficiente delle risorse ed alla condivisione degli obiettivi e
degli strumenti per aumentare l’efficacia degli interventi da implementare. Anche i cittadini devono
essere sensibilizzati e coinvolti nei processi di pianificazione di politiche legate alla mobilità
sostenibile, al fine di stimolare la consapevolezza di scelte più opportune nel muoversi in città. È
necessario diffondere una vera e propria cultura della mobilità sostenibile per promuovere e
sperimentare nuove modalità di trasporto con particolare attenzione ai contesti urbani.
È in questa cornice che rientra il tema del Public Engagement, il quale si riferisce principalmente al
“coinvolgimento del cittadino nella programmazione, nelle decisioni, nella definizione delle
politiche di organizzazioni e istituzioni responsabili per lo sviluppo delle policy” [Rowe e Frewer,
2005]. La necessità di coinvolgere i cittadini nella vita pubblica non è sicuramente un tema nuovo
per il settore pubblico [Arnstein, 1969], tuttavia questa esigenza è cresciuta notevolmente. Il
coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni pubbliche può essere implementato con vari strumenti;
il livello di partecipazione raggiunto dipende sia dal mezzo adottato che dallo scopo ultimo del
promotore. Il Public Engagement non è mai stato veramente realizzato per vari motivi. I principali
sono dovuti al fatto che sia un processo oneroso per entrambe le parti (cittadini e Pubblica
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Amministrazione) [Irvin e Stanbury, 2004; Roberts, 2004; Robbins et al., 2008], oltre al fatto che i
funzionari pubblici possano vedere in questo una potenziale perdita di potere [OECD, 2009b].
Nonostante le due tematiche della mobilità sostenibile e del Public Engagement siano state
analizzate in maniera approfondita da accademici e professionisti, si riscontra un limitato numero di
contributi volti a fonderle insieme soprattutto a livello decisionale, oltre ad un modesto numero di
ricerche empiriche, soprattutto in Italia.
Metodologia e Obiettivi di Ricerca
L’obiettivo principale di questo lavoro di tesi è stato quello di definire un modello di riferimento
volto al supporto del processo decisionale partecipato che le Pubbliche Amministrazioni locali
attuano per la pianificazione di azioni e/o iniziative nell’ambito della mobilità sostenibile.
A tale finalità sono intimamente legati altri sotto-obiettivi, quali:
analisi del Public Engagement (strumenti partecipativi, stakeholder coinvolti, misurazione
dell’efficacia dell’approccio stesso) adottato da alcune Pubbliche Amministrazioni locali nel
contesto italiano;
analisi della mobilità sostenibile in Italia;
comprensione dell’utilità di un modello che possa realmente supportare i Comuni nel
coinvolgere il cittadino nei processi di pianificazione relativi al tema della mobilità
sostenibile.
In primo luogo è necessario analizzare dal punto di vista bibliografico le due tematiche – mobilità
sostenibile e Public Engagement – al fine di individuare gli aspetti cruciali che costituiranno le
variabili del modello a cui questo elaborato di tesi fa riferimento; successivamente diventa
importante individuare casi empirici in cui è possibile implementare il modello precedentemente
definito. Lo step successivo ha riguardato un’analisi trasversale dei casi studio analizzati utilizzando
come criteri di valutazione le variabili del modello stesso.
Il perseguimento dei sotto-obiettivi permetterà di delineare un quadro generale circa lo stato
dell’arte della diffusione del Public Engagement nell’ambito della mobilità sostenibile, cogliendone
le caratteristiche salienti sulla base delle quali poter avanzare riflessioni al riguardo.
Risultati
L’analisi prima bibliografica e poi empirica ha permesso di perseguire i sotto-obiettivi definiti per
questo lavoro di tesi.
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1) Analisi del Public Engagement adottato da alcune Pubbliche Amministrazioni locali nel
contesto italiano.
1. Le evidenze empiriche, grazie al supporto informativo reperito attraverso una ricerca online
e alle interviste condotte, sono state analizzate utilizzando il modello di riferimento e
successivamente comparato tale risultato con il modello teorico: quest’ultimo è stato
costruito utilizzando i contributi forniti da accademici e professionisti alla comunità
scientifica;
2. Da tale analisi è emersa una perfetta coincidenza dal punto di vista delle fasi del processo
decisionale partecipato seguito per la pianificazione della relativa iniziativa di mobilità
sostenibile.
In particolare per informare e consultare gli stakeholder sono stati utilizzati strumenti partecipativi
differenti in relazione ad alcuni fattori quali:
contesto;
obiettivo di mobilità sostenibile che il progetto intende perseguire;
tipologia di stakeholder che il Comune intendeva interpellare.
Nonostante tali divergenze, dall’analisi trasversale dei casi è emerso che, in linea del tutto generale:
gli strumenti partecipativi cartacei e multimediali sono stati utilizzati sia per informare
(brochures, libri informativi, video) sia per consultare (questionari) principalmente i
residenti e cittadini locali; così come gli strumenti face-to-face (conferenze, mostre, eventi
di sensibilizzazione su specifiche tematiche o di promozione del progetto);
i social media e gli strumenti online invece sono stati utilizzati in entrambe le fasi per
raggiungere stakeholder che, per ragioni legate alla distanza o alla mancanza di tempo, non
avrebbero potuto usufruire degli strumenti cartacei per dare il proprio contributo.
È emerso come, in tutti e tre i progetti, quest’ultima categoria di strumenti sia stata utilizzata
generalmente in tutte le fasi proprie del processo di Public Engagement con l’obiettivo di
raggiungere stakeholder appartenenti ad una fascia più giovanile e potenzialmente interessati al
progetto di mobilità sostenibile specifico. Questa constatazione è volta solamente a sottolineare e a
confermare il fatto che l’ePartecipation può essere considerata una soluzione fattibile, realizzabile
ma soprattutto efficace.
È stato rilevato, inoltre, un forte utilizzo del social network Facebook utilizzato dagli enti
municipali studiati con una finalità puramente informativa. I Comuni, attraverso Facebook, hanno la
possibilità di informare e consultare i cittadini; le opportunità concrete di coinvolgimento e la
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qualità dei risultati riscontrati sono da ricercarsi sia nelle caratteristiche intrinseche dello strumento,
sia nel fatto che sia utilizzato frequentemente da circa un terzo degli italiani. La scelta degli enti
governativi locali appare opportuna, in quanto è legittimo cercare il coinvolgimento del cittadino
tramite uno strumento che già egli stesso utilizza, non preoccupandosi così almeno dello scoglio
iniziale di invogliare la comunità ad utilizzare un altro strumento partecipativo, magari a lui ignoto.
Nonostante queste considerazioni, il coinvolgimento del cittadino attraverso Facebook rimane
comunque limitato dal fatto di non poterlo utilizzare formalmente nella presa delle decisioni, per cui
dovrebbero comunque essere previsti strumenti “ad hoc”, coniugati ad un’adeguata promozione per
ottenere così livelli partecipativi maggiori.
2) Analisi della mobilità sostenibile in Italia
In primo luogo, lo studio ha permesso di individuare iniziative di mobilità sostenibile definite e
pianificate a valle di un processo decisionale partecipato:
“Di Nuovo in Centro” – Bologna;
“Andiamo a Scuola senza Macchina” – Pescara, Milano, Bologna;
“Arese in movimento” – Arese.
Gli ambiti a cui questi tre progetti fanno riferimento risultano essere differenti:
“Di Nuovo in Centro” è stato definito con l’obiettivo di sviluppare una pedonalità presso il
centro storico della città di Bologna;
“Andiamo a Scuola senza Macchina”: l’ambito a cui questa iniziativa fa riferimento è la
mobilità sostenibile scolastica;
“Arese in Movimento”: in questo terzo caso, l’obiettivo perseguito è stato la realizzazione di
un servizio di bike-sharing integrato.
Il Public Engagement deve nascere da un compromesso per riuscire a generare reali benefici alle
controparti, cittadini da un lato e Comune dall’altro e l’analisi dei casi ha confermato tale
affermazione: entrambi devono collaborare attivamente per la buona riuscita del processo.
Questo lavoro si presenta come una ricerca esplorativa, la quale deve essere ulteriormente
approfondita, sia ampliando il numero di campioni da analizzare, sia considerando realtà straniere,
dove il concetto di Public Engagement è maggiormente sviluppato.
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Capitolo primo
INTRODUZIONE
Per la prima volta nella storia dell’umanità, la specie umana si sta trovando ad affrontare un
periodo di difficoltà che non ha precedenti, una crisi in sostanza che si compone di tre elementi:
finanziario, ambientale ed energetico. Il primo decennio del nuovo millennio è l’apice di questa
crisi definibile entropica, ovvero una crisi che tende a far collassare il sistema, per implosione,
senza modificarlo. Questo tipo di crisi si sviluppa ogniqualvolta la società perde il senso – cioè,
letteralmente, la direzione- del proprio incidere. Anche di tale tipo di crisi la storia ci offre esempi
notevoli: la caduta dell’Impero Romano; la transizione dal feudalismo alla modernità: il crollo del
muro di Berlino e dell’impero sovietico. La domanda ora che molti studiosi, storici ed economisti si
pongono è: qual è la strategia migliore per superare questo periodo di difficoltà? L’aspetto
condiviso da molti è la convinzione che non sia possibile o quantomeno sufficiente, per poter uscire
da una crisi di questo tipo, limitandosi ad apportare aggiustamenti di natura tecnica o provvedimenti
puramente legislativi e regolamentari, ma è necessario affrontare la questione di modifica del
“senso”.
Durante una conferenza “saperi, esperienze e design”, a cura del Professional Master in
Comunicazione per la Sostenibilità IED (Torino), ci fu l’intervento del professor Paolo Petrini, il
quale volle argomentare la sua tesi riguardante la strategia migliore da implementare: sostenitore
anche lui dell’idea per cui la crisi attuale sia di tipo entropico e quindi di “senso”, “l’unico modo
per superarla è attraverso la definizione e l’implementazione di nuovi paradigmi, di nuovi principi,
di nuovi comportamenti, con nuovi approcci. Uno di questi nuovi paradigmi è, senza dubbio, il
ritorno alla Terra” (riduzione degli sprechi, aumentare la produttività dei terreni, ridefinizione del
sistema agricolo). E’ in questo contesto che nasce il termine di sostenibilità e quindi di sviluppo
sostenibile.
Negli ultimi decenni, crescente attenzione è stata attribuita globalmente al tema della sostenibilità e
dello sviluppo sostenibile, definito, nel 1987, dalla World Commission on Environment and
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Development (Commissione Bruntland), come lo sviluppo che “garantisce i bisogni delle
generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a
soddisfare i propri”.
All’interno di questo perimetro è possibile identificare un ambito più specifico legato al tema della
mobilità sostenibile (su cui si è basato questo lavoro di tesi), inteso come un sistema di trasporto
facente parte del concetto macro di sviluppo sostenibile, il quale impone a tutti i settori industriali e
sociali (soprattutto a quello dei trasporti, responsabile di quasi il 30% del totale delle emissioni di
gas inquinanti nell’atmosfera [IEA, 2000], di cui circa due terzi proviene dai Peasi più ricchi (il
10%) [Lenzen et al., 2003]) di rimanere entro certi limiti di sostenibilità [Banister et al., 2000]. La
mobilità sostenibile, quindi, può essere inteso come un sistema di trasporto progettato “ad hoc”,
volto ad affrontare le tre tipologie di problematiche a cui si fa riferimento quando si parla di
sviluppo sostenibile: sostenibilità ambientale, allocazione economica e interconnessione sociale;
infatti la mobilità sostenibile è un potenziale per il movimento che collega attività di trasporto con
le altre, con le scelte di localizzazione e con gli stili di vita [GUdmosson, 1996].
Il settore dei trasporti, inoltre, è strettamente correlato a quello delle comunicazioni: infatti la
comunicazione avanzata permette di sostituire in molti casi i trasporti. Lo sviluppo nel settore dei
trasporti sarebbe impossibile senza comunicazione, la quale risulta di vitale importanza per i sistemi
avanzati di trasporto, dalle ferrovie che fanno funzionare i treni in due sensi su una singola linea, al
controllo del traffico aereo che necessita di conoscere la posizione dei velivoli nel cielo;
sostanzialmente lo sviluppo dell’uno favorisce quello dell’altro e viceversa. L’impatto delle ICT nel
settore dei trasporti è complessa e la più recente corrente di pensiero [Banister e Stead, 2004]
sostiene la complementarietà tra questi due ambiti apparentemente distanti.
La mobilità costituisce infatti un pilastro portante di tutte le procedure di governance a livello
internazionale e le forti accelerazioni del mondo odierno comportano la necessità di nuove
infrastrutture o di nuove forme di mobilità, che risultano essere in molte occasioni motivo di
Figura 1.1: Social Media of Movement
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conflitto. Le nuove forme di mobilità e le azioni da intraprendere devono rispondere oggi ai principi
della sostenibilità, in coerenza con la “mission” della disciplina urbanistica (assicurare adeguati
livelli di qualità della vita, di rivitalizzazione sociale ed economica), o meglio, dello sviluppo
durevole e sostenibile. Più complesso ed articolato è infatti quest’ultimo termine, nel quale il
soggetto è l’ambiente. Innegabili sono, infatti, le esigenze di trasformazione territoriale e di
sviluppo, associate alle mutate esigenze di crescita civile e tecnologica (ad esempio nuove necessità
infrastrutturali connesse all’allargamento dei mercati). Ciò significa che, per il coordinamento dei
cambiamenti in atto, la pianificazione e la gestione sostenibile di tali aree diverranno sempre più
importanti. Lo scenario della mobilità, non solo in Italia ma in tutta Europa, negli ultimi anni è
profondamente cambiato: con la definitiva affermazione della globalizzazione dei mercati, infatti,
l’efficienza e l’affidabilità dei sistemi di trasporto sono divenuti elementi ancor più essenziali che in
passato. Inoltre, l’incremento dei costi di congestione nelle nostre aree urbane, così come
l’incremento dei prezzi del petrolio e l’aumento delle emissioni inquinanti, sono sfide che inducono
ad operare per ridurre drasticamente i consumi di energia e per migliorare la qualità dell’ambiente.
Nei centri urbani la problematica dell’inquinamento atmosferico rappresenta uno dei principali
fattori che influenzano la qualità della vita. È ormai ampiamente riconosciuto che il settore dei
trasporti e della mobilità, con particolare attenzione alla componente urbana, sia tra le principali
fonti di emissione di inquinanti a livello locale, nonché il settore a cui si attribuisce un’elevata quota
dei consumi energetici e di conseguenza delle emissioni di CO2, il principale gas con effetti
climalteranti. Va da sé che gli interventi di razionalizzazione della mobilità urbana di passeggeri e
merci possono assumere una grande importanza per il contenimento sia delle concentrazioni degli
inquinanti su scala locale e regionale, sia delle emissioni di CO2. Ciò vale soprattutto se tali
interventi sono integrati tra loro, in quanto l’effetto complessivo delle diverse azioni può risultare
superiore al risultato ottenuto dai singoli interventi. Studiosi, analisti ed economisti hanno
divergenti pensieri al riguardo, ma tutti accumunati dalla constatazione che il sistema dei trasporti
urbani, dominato dalla crescita della domanda di mobilità e dall’aumento dello squilibrio modale a
favore del trasporto privato, stia diventando sempre meno sostenibile.
La mobilità urbana è diventata una delle più grandi opportunità di sviluppo e nel contempo fonte di
problemi della vita contemporanea, il cui maggiore fattore strutturale è legato ai cambiamenti della
morfologia urbana e alla trasformazioni dell’intero sistema urbano nel suo complesso.
Il traffico urbano è senza dubbio uno dei principali problemi della nostra epoca e le sue
conseguenze si ripercuotono su molteplici aspetti della vita degli individui. I “costi esterni” pagati
dalla comunità, generati dal traffico urbano, possono infatti essere tradotti in termini di:
emissioni di gas serra;
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inquinamento atmosferico;
inquinamento acustico;
congestione del traffico;
incidentalità;
consumi energetici.
Tutti gli elementi individuati nell’elenco risultano essere insostenibili da tutte le dimensioni che
costituisco il concetto di sviluppo sostenibile in generale, e di mobilità sostenibile in particolare. Il
traffico delle nostre città è un problema:
economico perché distrugge risorse non reintegrabili, come il carburante e, soprattutto, come
il tempo;
ambientale perché genera effetti negativi in termini di emissioni inquinanti con ripercussioni
sulla salute del pianeta e della popolazione;
sociale perché incide gravemente sulla qualità della vita e sulla sicurezza dei cittadini.
Il traffico è percepito come uno dei principali fattori che incide negativamente sulla qualità della
vita nelle aree urbane, ove comunque deve essere garantita la massima accessibilità. I numerosi e
gravi impatti sull’ambiente, sulla salute umana e sull’economia, provocati dall’attuale sistema dei
trasporti, sono stati affrontati nei diversi documenti prodotti dall’Unione Europea, che definiscono
principi e obiettivi di riferimento per una strategia comune nell’affrontare e risolvere le
problematiche della mobilità urbana, lasciando ovviamente spazio alle realtà locali per
l’individuazione delle soluzioni più idonee.
Per contrastare tutto questo, in generale, occorre stimolare una politica basata su obiettivi comuni da
raggiungere e i risultati da realizzare sul territorio, in cui tutti i soggetti coinvolti, quali ad esempio
Pubbliche Amministrazioni, Regioni, associazioni locali, il sistema delle imprese e la cittadinanza
possano contribuire insieme all’utilizzo efficiente delle risorse ed alla condivisione degli obiettivi e
degli strumenti per aumentare l’efficacia degli interventi da implementare. Anche i cittadini devono
essere sensibilizzati e coinvolti nei processi di pianificazione di politiche legate alla mobilità
sostenibile, al fine di stimolare la consapevolezza di scelte più opportune nel muoversi in città. È
necessario diffondere una vera e propria cultura della mobilità sostenibile per promuovere e
sperimentare nuove modalità di trasporto con particolare attenzione ai contesti urbani.
È in questa cornice che rientra il tema del Public Engagement, il quale si riferisce principalmente al
“coinvolgimento del cittadino nella programmazione, nelle decisioni, nella definizione delle
politiche di organizzazioni e istituzioni responsabili per lo sviluppo delle policy” [Rowe e Frewer,
2005].
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La partecipazione del cittadino alle decisioni pubbliche, tra cui rientra il tema introdotto
precedentemente della mobilità sostenibile, può essere attuata attraverso diversi strumenti di
coinvolgimento e può dunque assumere diverse forme. <possono pertanto essere raggiunti differenti
livelli di partecipazione, dalla mera informazione unilaterali ad una relazione bilaterale paritetica,
complica anche la natura dello scopo ultimo di chi li promuove. La Pubblica Amministrazione, la
quale ha il potere sia di rendere effettivamente partecipe il cittadino sia di ridurre i processi di
responsabilizzazione a mere maschere di illusoria cooperazione, minando la precaria relazione tra
cittadinanza e gli enti governativi stessi.
Nonostante il coinvolgimento della comunità si fonda su fondamenta eticamente e
democraticamente virtuose, è ad oggi ancora un argomento contrastato, su cui si incontrano e
scontrano gli approcci e i punti di vista degli attori principali che determinano la sua attuazione:
gli accademici,
la Pubblica Amministrazione,
i cittadini.
Gli accademici hanno spesso forgiato approcci innovativi e illuminato la comunità scientifica con
riflessioni anticipatrici; hanno proposto cambiamenti significativi ponendo in primo piano il
cittadino [Moore, 1994 e 1995]; una parte invece della comunità accademica è rimasta ancora
ancorata all’idea del cittadino-cliente [OECD, 2003b]. Proprio in letteratura si possono evincere i
principali motivi alla base di indugi e timori da parte della Pubblica Amministrazione e della
cittadinanza.
Il conflitto di intenti sul Public Engagement emerso nell’Amministrazione Pubblica può essere
dovuto da una paarte dall’opportunità di legittimare il proprio operato [Irvin e Stanbury, 2004;
Roberts, 2004; Warburton, 2007], riprendendosi la fiducia dei cittadini persa negli ultimi anni
[Commissione Europea, 2008 e 2011]; dall’altra dall’onerosità del processo [Irvin e Stanbury, 2004;
Roberts, 2004; Robbins et al., 2008; Massoli, 2001], dalla potenziale insoddisfazione cittadina sulle
decisioni prese [OECD, 2009b], nonché dalla possibilità che i funzionari pubblici vedano nel
coinvolgimento una perdita di potere decisionale [OECD, 2009b].
Per quanto riguarda i cittadini, invece, la cui volontà è fondamentale e necessaria per ambire ad un
processo partecipativo di successo, da un lato sono spinti dall’opportunità di essere concretamente
fautori di un cambiamento [Irvin e Stanbury, 2004; Roberts, 2004], dall’altro il coinvolgimento può
rivelarsi oneroso in termini di costi e tempi [Irvin e Stanbury, 2004; Roberts, 2004; Robbins et al.,
2008]. L’ICT e l’avvento di Internet hanno permesso di mitigare i dubbi e i rischi instauratisi
soprattutto nella Pubblica Amministrazione e l’adozione sempre maggiore da parte degli enti
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governativi di strumenti sfruttanti la rete per il coinvolgimento della cittadinanza hanno permesso lo
sviluppo di un altro filone di pensiero, ovvero l’ePartecipation.
Il processo di adozione dell’ePartecipation, in particolar modo, è stato rallentato in Italia
inizialmente dalla tarda diffusione di Internet in confronto agli altri Paesi del Vecchio Continente
[Medaglia et al., 2009]. In ottica europea, invece, la grande crisi economica e sociale internazionale,
non adeguatamente gestita in tutti gli Stati, ha portato a distogliere l’attenzione dei Governi dal
coinvolgimento attivo della cittadinanza e a rilevare giudizi negativi di quest’ultima sulla gestione
amministrativa presente e sulle prospettive future [Commissione Europea, 2008 e 2011].
L’urgenza di definire un modello di riferimento che supporti la pianificazione di iniziative di
mobilità sostenibile attraverso l’ausilio della cittadinanza nasce proprio da un contesto come quello
appena descritto: un allarme internazionale dovuto all’instabilità ambientale di molti settori
industriali, principalmente del settore dei trasporti (causa quasi del 50% delle emissioni totali di gas
inquinanti nell’atmosfera) e un’insoddisfazione generale della cittadinanza circa la gestione
governativa di aspetti pubblici.
Sebbene lo stupefacente sviluppo della tematica del Public Engagement abbia attirato l’attenzione
di numerosi studiosi e professionisti in un’ottica di sua adozione da parte della Pubblica
Amministrazione, non si riscontra in letteratura una sufficiente mole di modelli teorici e
conseguentemente anche di evidenze empiriche che coniughino i due aspetti: la mobilità sostenibile
da un lato e il coinvolgimento attivo della cittadinanza dall’altro.
Da tale contesto generale e dalle mancanze rilevate in letteratura è nato l’interesse di studiare il
tema sia teoricamente sia attraverso un analisi multi-caso qualitativa.
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1.1 Obiettivi del lavoro di tesi
L’obiettivo principale di questo lavoro di tesi è stato quello di definire un modello di riferimento
volto al supporto del processo decisionale partecipato che le Pubbliche Amministrazioni locali
attuano per la pianificazione di azioni e/o iniziative nell’ambito della mobilità sostenibile.
A tale finalità sono intimamente legati altri sotto-obiettivi, quali:
analisi del Public Engagement (strumenti partecipativi, stakeholder coinvolti, misurazione
dell’efficacia dell’approccio stesso) adottato da alcune Pubbliche Amministrazioni locali nel
contesto italiano;
analisi della mobilità sostenibile in Italia;
comprensione dell’utilità di un modello che possa realmente supportare i Comuni nel
coinvolgere il cittadino nei processi di pianificazione relativi al tema della mobilità
sostenibile.
In primo luogo è necessario analizzare dal punto di vista bibliografico le due tematiche – mobilità
sostenibile e Public Engagement – al fine di individuare gli aspetti cruciali che costituiranno le
variabili del modello a cui questo elaborato di tesi fa riferimento; successivamente diventa
importante individuare casi empirici in cui è possibile implementare il modello precedentemente
definito. Lo step successivo ha riguardato un’analisi trasversale dei casi studio analizzati utilizzando
come criteri di valutazione le variabili del modello stesso.
Il perseguimento dei sotto-obiettivi permetterà di delineare un quadro generale circa lo stato
dell’arte della diffusione del Public Engagement nell’ambito della mobilità sostenibile, cogliendone
le caratteristiche salienti.