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Il cotone è diventato il simbolo dell’iniquità del commercio agricolo mondiale. I sussidi
all’agricoltura dei paesi ricchi causano gravi danni allo sviluppo dei produttori agricoli nel sud del
mondo. I sussidi distorcono il livello di produzione e provocano diversione di commercio, minando
i redditi dei produttori di cotone nei paesi in via di sviluppo (LDCs).
Alcuni dei paesi più poveri del mondo sono produttori di cotone, e sono ora costretti a fronteggire
un mercato del cotone depresso in parte anche dai sussidi dei paesi ricchi.
Per molti anni, i paesi in via di sviluppo hanno fatto sentire il loro disappunto sui risultati delle
negoziazioni sul commercio internazionale, ma solo di recente sembrano aver imparato a convenire
su posizioni comuni. L’attuale negoziato commerciale in ambito WTO, noto come the Doha Round,
ha subito una battuta d’arresto con il fallimento della V Conferenza Ministeriale di Cancùn, nel
settembre 2003, anche per le relazioni dei paesi africani produttori di Cotone.
All’apertura della sessione a Cancùn, il Segretario Generale Kofi Annan sottolineava l’importanza
di tale appuntamento internazionale, con le seguenti parole:
“The decisions that you (trade ministers) will make can tip the scales towards poverty or prosperity,
or even life and death, for millions and millions of inhabitants of the planet (…). I implore you to
say ‘No!’ to trade policies that aggravate poverty.”
“If we want the results obtained here in Cancun to be credible, it is necessary (…) to eliminate the
subsidies that push the price downward and impede the poor framers in developing countries from
being competitive.”
Queste parole si aggiungono alla massiccia iniziativa, la Cotton Initiative, lanciata da Benin,
Burkina Faso, Chad e Mali, che ha come scopo di convincere i membri del WTO dell’importanza
strategica del cotone per lo sviluppo e la riduzione della povertà nell’Africa Centro-Occidentale.
Il cotone è vitale per lo sviluppo economico di questi paesi e provvede alla sopravvivenza di ben 10
milioni di persone. Nella loro proposta, i quattro paesi chiedono la totale eliminazione dei sussidi
alla produzione e all’esportazione del cotone dei paesi sviluppati, e l’introduzione di compensazioni
finanziarie per i paesi poveri produttori di cotone.
Gli Stati Uniti allocano dai 2 ai 3 miliardi di dollari per anno in supporto ai loro produttori di
cotone
3
. L’Unione Europea ne destina 800 milioni di euro. Grazie a tali cifre, USA e UE sono i
maggiori sovvenzionatori al mondo. Anche tralasciando considerazioni di tipo normativo, la teoria
3
ICAC, Marzo 2004
5
economica denuncia l’inefficienza che i sussidi comportano in termini di costo di produzione e di
diversione di commercio. Sia in USA che in UE il costo per i sussidi al cotone eccede i guadagni da
export ed è di gran lunga superiore al costo dell’import di cotone
4
.
La realtà locale dei paesi dell’Africa centro-occidentale è caratterizzata da produttori su piccola
scala spesso a conduzione familiare. Tali imprese di piccole e piccolissime dimensioni devono
competere con produttori industrializzati e su larga scala statunitensi ed europei largamente
sussidiatiati.
Con i Millennium Development Goals (MDGs) adottati dalle Nazioni Unite, la comunità mondiale
si è impegnata a ridurre la povertà entro il 2015. Il dibattito sul cotone non è quindi solamente una
questione che riguarda i paesi poveri. È illusorio infatti credere che l’estrema povertà in Benin,
Burkina Faso, Chad e Mali possa essere dimezzata entro il 2015 senza la collaborazione dei paesi
sviluppati. Il cotone è un chiaro esempio di iniquità nel sistema del commercio globale, e i paesi
sviluppati, sottoscrittori dei MDGs, hanno l’obbligo morale di agire.
Una riforma dei sussidi USA al cotone è urgente. Il WTO si è pronunciato sulla illegittimità di tali
sussidi ed è fuori dubbio l’iniquità di tale pratica. La questione che rimane invece in sospeso è come
e quando tale riforma possa essere implementata.
L’intento di questo lavoro è quello di considerare la situazione economica dei paesi che hanno
proposto la Cotton Initiative. Le conclusioni che si possono trarre vanno ben oltre l’affermazione
che l’eliminazione dei sussidi e l’attuazione di una compensazione possano risolvere il problema
del sottosviluppo in quella regione. La struttura produttiva locale è articolata in una rudimentale
filiera produttiva organizzata sulla base di associazioni di villaggio e organizzazioni, a
partecipazione pubblica, che garantiscono l’assolvimento dei debiti produttivi, e l’acquisto del
prodotto finito. In tutte le fasi della produzione, dall’acquisto di input, alla coltivazione, alla vendita
del cotone coltivato, i rapporti fra gli acquirenti e i venditori sono viziati da asimmetra informativa
sul sistema di pesature ( degli input acquistati e del cotone venduto), sul livello del prezzo di
mercato, sulla scelta delle sementi più adatte. Queste scelte vengono prese dalle organizzazioni a
partecipazione pubblica senza alcun coinvolgimento dei coltivatori.
È quindi illusorio pensare che la rimozione dei sussidi costituisca una soluzione ad un problema di
sottosviluppo che ha origini non solo nell’iniquo uso di politiche economiche commerciali. Occorre
considerare variabili sociali, oltre che economiche, che hanno una influenza determinante sulla
realtà locale. I sussidi sono solo la punta dell’iceberg.
4
ICAC, Marzo 2004
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Prima Parte
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La situazione mondiale del cotone.
Nella stagione 2003/04, la produzione mondiale del cotone è stata stimata intorno ai 20,2 milioni di
tonnellate
5
. Paragonata alla stagione precedente, calcolata intorno ai 19 milioni di tonnellate,
rappresenta un incremento del 5,6%.
Cina, USA, India e Pakistan rimangono i maggiori produttori al mondo. In questa ultima stagione il
Brasile è salito al quinto posto nella graduatoria mondiale dei produttori, in quanto ha registrato un
incremento significativo della sua produzione, mentre l'Uzbekistan ha visto un declino del proprio
volume di produzione, approssimativamente del 22%. La produzione di Cina, USA, India, Pakistan
e Brasile costituiscono, insieme, il 72% della produzione globale di cotone.
Il consumo mondiale nella stagione 2003/04 è stato di 21 milioni di tonnellate, ben 800.000
tonnellate in più rispetto alla produzione mondiale. Così come nella stagione precedente. (Grafico
1). Le piantagioni dell'emisfero nord hanno cominciato la produzione con largo ritardo in molte
aree, per diverse ragioni. Prima fra tutte è stata il timore che le piogge e le temperature fredde
avrebbero causato una riduzione della resa e della qualità. All'inizio della stagione 2003/04, la Cina
ha visto un ampio declino della produzione dovuto alle condizioni climatiche. A causa di ciò, si
prevedeva un incremento nelle importazioni, causando quindi un aumento del prezzo. Le
importazioni nette della Cina sono aumentate da 900,000 ton. a 1,5 milioni di ton.
Nell'emisfero sud, si prevedeva una crescita dell'area coltivata finchè i prezzi fossero ai loro più alti
livelli, sino a settembre 1998. L'area soggetta a coltivazione è infatti cresciuta del 30%, e ci si
aspettava una crescita della produzione in tutti i paesi dell'emisfero sud, eccezion fatta per
l'Australia, che stava ancora soffrendo della siccità del 2002. Nel Brasile l'area coltivata è cresciuta
del 37% mentre in Australia si è contratta del 15%. La produzione media nell'emisfero sud nel
2003/04 è stata di 625 kg/ha, paragonata a 690 kg/ha nelle precedenti due stagioni. La produzione
totale nell'emisfero sud è stata stimata del 9,5% della produzione totale di cotone nella stagione
2003/04.
Il prezzo del cotone, nel settembre 2003, ha raggiunto i 64,20 cents/lb, mentre in ottobre 2003 ha
raggiunto il suo valore medio di lungo periodo, pari a 70 cents/lb.
In gennaio del 2004, le previsioni mostrano un immutato volume di 20,22 milioni di ton. di
produzione ed un volume di 21,18 milioni di ton. di consumo.
5
Fonte delle stime e proiezioni ICAC, Washington - Marzo 2004
8
L'industria tessile mondiale sta sperimentando una fase di crescita, ma gli alti prezzi stanno
disincentivando il consumo di cotone. Nel settembre 2003 il livello del prezzo mondiale era
aumentato del 30% rispetto all'anno precedente. Nello stesso periodo l'indice Cotlook di filato di
cotone era aumentato solo del 10%.
I prezzi del Polyestere sono aumentati da luglio, ma a settembre 2003 l'incremento rispetto all'anno
precedente era solo del 10%.
Per quanto riguarda le fibre tessili diverse dal cotone il loro uso nel 2003 è diminuito arrivando al
40% dell'utilizzo del settore tessile, in accordo alle stime fatte in quel periodo, mentre per il 2005 ci
si aspetta che diminuiscano fino al di sotto del 38,7%.
La produzione mondiale di cotone per regioni.
La Cina domanda in consumo e in importazione di cotone, e ci si aspetta che in futuro espanda la
propria posizione. Nel 2003/04 è stata una netta importatrice, con una stima di 1,5 milioni di ton.,
paragonate a 700.000 ton. della stagione precedente.
6
Nel periodo che va dagli inizi degli anni ottanta al 2001, la Cina ha attuato una politica di
intensificazione, introducendo varietà ad alta resa, incentivi diretti alla produzione ed una accurata
politica dei prezzi sotto il controllo dello Stato. Questa ultima modalità viene modificata nel 1999
quando comincia una liberalizzazione dei prezzi di intervento dello stato. Ha introdotto poi il cotone
transgenico i cui effetti sulle rese ancora non sono annunciati, anche se le promesse non sembrano
mantenersi ed il calcolo costi/benefici è tutto a svantaggio del cotone OGM
7
.
L'area coltivata a cotone negli USA si è ridotta nella stagione 2002/03 del 10%, arrivando a
misurare in complesso 5 milioni di ettari. Il tasso di abbandono è stato del 11%.
Fattori decisivi sono stati il prezzo del cotone poco attraente, le condizioni assicurative per la
coltivazione poco favorevoli. Nel 2003/04 l'area si è ridotta ulteriormente del 3%, arrivando a
misurare in totale 4,9 milioni di ettari, con un tasso di abbandono del 12%. La produzione media era
di 813 kg/ha. La piantagione in molte regioni di produzione avviene tardi nel corso della stagione
ad eccezione del Texas, dove le condizioni climatiche migliorano nel corso della stagione
8
.
6
Fonte delle stime e proiezioni ICAC, Washington - Marzo 2004.
7
Dati Centro Internazionale Crocevia (Aprile 2004). Cotone: una storia esemplare. Dietro la guerra al sostegno
all’agricoltura, un altro passo verso la liberalizzazione dei mercati agricoli.
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Fonte dei dati: ICAC, Washington - Marzo 2004.
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La produzione totale di cotone nella stagione 2002/03 è stata stimata intorno ai 3,8 milioni di
tonnellate, e quindi ridotta rispetto alla stagione 2001/02 che si aggirava introno ai 3,97 milioni di
ton.. Le stime per il 2004/05 prevedono un incremento marginale, arrivando alla soglia del 3,98
milioni di ton. (incremento del +0,4%).
Gli USA sono i maggiori produttori di cotone transgenico. La sua coltivazione si è incrementata
notevolmente dal 1996 e nel 2003 ammontava al 73% della superficie totale statunitense destinata
alla coltivazione di cotone. Nel 2004 si stima arrivi al 76%.
Con le successive modifiche degli strumenti d’intervento del governo federale (varie versioni del
Farm Bill) per sostenere l’agricoltura, in 10 anni gli USA hanno aumentato la spesa generale per il
supporto pubblico di oltre il 70%, portando il totale a 180 miliardi di dollari. Il supporto al cotone
ha seguito lo stesso trend, così come la stessa finalità: in effetti la gran parte dei sussidi
all’agricoltura statunitensi sono sostegni all’esportazione.
Per quanto riguarda i produttori di cotone americani questi ricevono tre tipi di aiuto:
ξ fisso, un sostegno disaccoppiato ogni ettaro di cotone eleggibile che era coltivato nel
periodo di referenza (1998-2001). Questo ammontare è uguale a USD 147/tonnellata per
ogni libbra di prodotto medio nel periodo di riferimento;
ξ un aiuto compensativo uguale alla differenza tra il prezzo del mercato locale (valutato
dall'amministrazione degli Stati Uniti a livello di contea) ed un prezzo fisso di riferimento
pari a 52 cents/lb (o USD 1 146/ton);
ξ - un pagamento diretto quando il reddito di riferimento del coltivatore di cotone - ottenuto
sommando i primi due pagamenti ottenuti a supporto e sommandoli con prezzo di mercato
è sotto il prezzo di riferimento di 72.47 cents/lb (o USD 1636/tonnellata). Questo terzo tipo
di intervento dipende dall'andamento delle singole annate ed è uguale alla differenza tra il
prezzo di riferimento ed il reddito totale di coltivatore.
L’India, resta saldamente al terzo posto tra i grandi paesi produttori, anche se ha una resa per ettaro
molto bassa, la sua produzione passa in venti anni da 1.4 milioni di tonnellate all'inizio degli anni
ottanta a 2,7 milioni di tonnellate nel 2001, proprio forzando le rese per ettaro – fino a raddoppiarle
- che passano da 165 kg/ha nel 1980 a 320 kg/ha nel 2001. Esiste, anche in questo paese, un
sistema d’intervento dello stato attraverso un meccanismo di prezzi minimi di riferimento, prezzi