10
intervento sull’argomento, la ricerca Lewis, andremo ad osservare le strategie
poste in essere per ciò che riguarda principalmente il mondo del lavoro, che si
sono concretizzate in un Protocollo di Intesa e nel progetto “Lavoro e
Disagio”(Sezione 1).
Da qui ha preso le mosse il corso di formazione che durante il triennio 1999/2001
ha formato circa una trentina di Delegati Sociali; il progetto, gli obiettivi, le
metodologie adottate sono illustrate anche grazie al contributo di testimoni
significativi (Sezione 2)
Per poter cogliere l’importanza della costruzione di nuove strategie e di nuove
consapevolezze da parte di tutti coloro che lavorano nel sociale, è perciò
fondamentale analizzare l’evoluzione dell’assetto del Welfare State in Italia ed in
Europa, del concetto di Community care e per finire del cosiddetto approccio di
rete (Sezione 3).
Per concludere si analizza la ricerca azione, sia nei suoi presupposti teorici
generali, sia utilizzando la ricerca intervento di Reggio Emilia, attraverso la
disamina degli strumenti utilizzati, del ruolo assunto dal Delegato sociale in
questa occasione, nonché commentando i risultati e indicando piste future di
azione. (Sezione 4).
11
Introduzione
Il concetto di sperimentazione è in questo lavoro strettamente collegato
con il concetto di ricerca – azione, (che sarà oggetto di una analisi più
approfondita nel IV capitolo). Questo collegamento semantico è da me ipotizzato
anche sulla scorta di letture e studi di alcuni autori, quali ad esempio il Lanzara e
lo Schon, che hanno contribuito al dibattito sulla epistemologia della conoscenza
in generale e della conoscenza sociale in particolare.
Senza impegnarmi qui in una disamina delle metodologie di indagine
sociale, che non sono l’oggetto della mia riflessione, vorrei tuttavia porre
l’attenzione sul costrutto di conoscenza - in - azione (Lanzara, 1993), intesa
come conoscenza che si dipana, articola, disvela, costruisce, in itinere, attraverso
l’azione, appunto, di tutti coloro che, riflessivamente, si accingono all’ indagine
di un determinato problema e che di conseguenza ne ricercano anche la possibile
soluzione.
Secondo Schon, (1983) nell’accezione più generale, “lo sperimentare
consiste nell’agire per vedere dove conduce l’azione”. Cosa distingue allora la
sperimentazione che ha luogo nel corso della pratica? In quel caso l’attività
sperimentale è contemporaneamente esplorazione, verifica di mosse e verifica di
ipotesi.
Anche utilizzando questi scarni riferimenti possiamo tentare di identificare
alcuni punti in comune fra pensiero riflessivo, conoscenza in azione e la
metodologia di ricerca sociale conosciuta come ricerca – azione: il suo obiettivo
infatti è di fornire un contributo sia alle preoccupazioni pratiche delle persone
coinvolte nella situazione problematica, sia allo sviluppo delle scienze sociali.
Ecco allora che le linee principali tracciate da Lewin nel costruire il proprio
modello e che sono la “collaborazione confronto fra ricercatori e operatori, il
superamento della pretesa neutralità del ricercatore e della ricerca, l’attenzione
alle dinamiche sociali ed ambientali” (Mantovani, 1998), si intrecciano
proficuamente con il paradigma conoscitivo proprio del professionista riflessivo
12
(Schon, 1983).
Partendo quindi da questi presupposti, ci poniamo verso l’indagine sul sociale
come ricercatori attivi, che mirano a fotografare una situazione con l’obiettivo non
solo di implementare la conoscenza in generale, ma anche di tradurre
operativamente le nuove conoscenze acquisite, contestualizzandole e dirigendole
verso i potenziali fruitori, in modo da creare o implementare il circolo virtuoso fra
conoscenza e azione, fra ricerca e politiche sociali.
I Progetti che vedono la collaborazione fra diversi soggetti sociali, attività di
formazione e di sostegno per coloro che a vario titolo ne sono coinvolti, sviluppo
delle capacità di sensibilizzare le forze politiche, nuove strategie per il
miglioramento dei servizi, ma anche denuncie di situazioni intollerabili, sono una
parte delle possibili risposte che nascono da questo approccio.
13
SEZIONE I
Dalla ricerca intervento sulle droghe e comportamenti a rischio al Progetto
“Lavoro e disagio”
14
Capitolo 1 La situazione reggiana sul consumo di droghe e alcool
1.1 La ricerca intervento “droghe e comportamenti a rischio”
Durante il biennio 1997–1999, il Comune di Reggio Emilia ha commissionato
uno studio sul consumo di droghe e alcool fra giovani e giovanissimi, condotto
sotto la supervisione di Roger Lewis, che ha fornito una fotografia ancor più
interessante proprio perché fortemente focalizzata, finalizzata alla città e
provincia. Lo studio è poi sfociato in una pubblicazione dal titolo “ Droghe e
comportamenti a rischio”.
L’obiettivo della ricerca è identificare le varie forme d’utilizzo di sostanze
stupefacenti rilevate nella città e descrivere gli atteggiamenti e la sensibilità dei
cittadini verso il fenomeno
1
.
Mentre si riconosce alla città di Reggio Emilia, immaginazione, sensibilità,
impegno nella promozione di attività volte ad arginare il consumo di droghe, al
tempo stesso si è consapevoli che di fronte ad una gamma così varia di utilizzo di
sostanze, di fronte ai repentini cambiamenti, in termini di famiglia, natalità,
immigrazione, livello del benessere, che stanno trasformando l’immagine e la
struttura sociale reggiana, non ci si può limitare all’incremento economico verso i
servizi di prevenzione e cura, ma è necessario ripensarne il ruolo, le mission, le
modalità operative, insomma essere consapevoli che, forse, i vecchi schemi
concettuali con cui si è finora affrontato il problema non sono più adeguati.
Conoscere è la premessa per agire in modo efficace.
2
Da questo punto di
partenza si sono articolate le iniziative e l’impianto della ricerca che, mutuato dal
modello procedurale della ricerca - intervento partecipante, vede 4 momenti
principali :
1
COMUNE DI REGGIO EMILIA “Droghe e comportamenti a rischio” UNICOPLI, 2000. Dalla
Presentazione di Roger Lewis
2
Ibidem Dalla Premessa di Umberto Nizzoli
15
- sviluppo della condizione percepita come problematica
- ricerca
- approfondimento della ricerca
- intervento
per l’approfondimento dei presupposti teorici e delle azioni concretamente
intraprese nella situazione in oggetto, si rimanda alla IV sezione del presente
lavoro.
Qui comunque mi pare importante considerare il concetto di aderenza alla
realtà locale: questo implica che le informazioni raccolte siano il più possibile
divise per circoscrizione, le quali a loro volta dovranno essere oggetto di una
dettagliata raccolta di informazioni demografiche. Questo dirige la nostra
attenzione verso lo scopo ultimo della ricerca ovvero, non solo acquisire dati
quantitativi e qualitativi per conoscere il fenomeno, ma soprattutto costruire una
rete cittadina che funga da difesa contro il rischio di isolamento, di
emarginazione, di possibile disagio mentale. In questo senso va anche letta la
composizione del comitato scientifico che vede al proprio interno il Responsabile
Dipartimento Dipendenze Patologiche; alcuni Dirigenti del SerT Azienda USL di
Reggio Emilia, il Presidente del CeIS di Reggio Emilia, il Responsabile Gruppi
Educativi Territoriali.
La collaborazione fra Pubblica Amministrazione e Privato sociale, la ricerca di
una conoscenza il più possibile “situata”, la libertà metodologica di individuare
sul posto gli informatori più funzionali agli scopi del lavoro, l’utilizzo di
strumenti sia quantitativi (questionari) che qualitativi (interviste in profondità),
una forte e generale interconnessione fra i Servizi attivati, sono i fattori che hanno
permesso di ottenere risultati che, per qualità e quantità, sono stati considerati
fondamentali per lo sviluppo di adeguate politiche sociali.
Al di là della “ricaduta” dei dati verso i soggetti che hanno partecipato,
(prevista dallo stesso impianto di ricerca) che mirava fondamentalmente ad
accrescerne la consapevolezza rispetto alla diffusione del problema e la messa in
discussione di alcuni stereotipi comuni, vi è stato inoltre l’utilizzo delle
informazioni ottenute sia nella programmazione delle azioni di prevenzione che
16
nella ideazione del progetto “Lavoro e Disagio” avviato su impulso del
Dipartimento delle Dipendenze Patologiche, di cui si parlerà più avanti.
1.2 La restituzione dei dati: il campione generale
Complessivamente sono stati somministrati dai ricercatori 1128 questionari.
La percentuale di errore è stata dello 0.6%, il che attesta con quanta attenzione
siano stati compilati. È bene sottolineare che nel campione generale non sono stati
inseriti i dati raccolti fra i giovani lavoratori, sommati invece ai dati raccolti
attraverso l’indagine specifica sul mondo del lavoro, oggetto del par.1.1.4.
Il campione è formato da 3 grandi gruppi: scuole (57%), discoteche e locali
notturni (18%) e circoscrizioni (20%); a queste si aggiunge il campione afferente
al polo universitario (5%). La modalità di indagine in questo caso è stata il
questionario: somministrato dai ricercatori, compilato sul momento e restituito
agli stessi in un’urna, per garantire al massimo le ovvie richieste di anonimato.
Le categorie di risposte previste sono nell’ordine:
- dati anagrafici
- litigiosità, percezione del rischio e consumi nella rete amicale
- utilizzo di sostanze
- approfondimenti sulle modalità di consumo
- utilizzo combinato
- musica
Per ciò che riguarda il gruppo scuole, è necessario sottolineare come nel
campione via sia una sovra rappresentazione delle fasce di popolazione giovanile
più agiate, fatto questo dovuto alle classi liceali più popolose rispetto a quelle
degli altri istituti. Non conoscendo in anticipo questo aspetto, non è stato possibile
correggerlo in sede di progettazione.
Per ciò che riguarda il gruppo locali notturni questo comprende discoteche
molto note e frequentate, birrerie, disco – pub; è invece necessario sottolineare
che non è stato possibile somministrare il questionario in un locale frequentato da
17
gruppi giovanili alternativi (p.e. punk e metallari), anche se in un primo momento
il proprietario aveva dato la sua adesione. Questo fatto non ha reso possibile
avvicinare un target di popolazione potenzialmente a rischio.
Per ciò che riguarda le circoscrizioni cittadine, i ricercatori, come sopra
accennato, hanno avuto libera scelta rispetto alle persone ed ai luoghi da
contattare: il che ha compreso gruppi scout, parchi frequentati da giovani, bar, sale
gioco, parrocchie, circoli.
Iniziamo quindi la disamina dei dati ottenuti in questo primo campione; per
comodità espositiva utilizzeremo la stessa sequenza di domande presenti nel
questionario originale:
1.2.1.Anagrafica
Nella sezione anagrafica abbiamo i dati sull’età, sesso, titolo di studio,
residenza, occupazione, nucleo familiare.
- Per ciò che riguarda l’età, la moda si attesta nell’anno di nascita 1981; da
sottolineare come la percentuale di non risposte rispetto all’anno di nascita
sia del 15.5%, dato questo tendenziale con la domanda successiva
riguardante sempre dati anagrafici: le rassicurazioni riguardo l’anonimato
non hanno comunque convinto del tutto i partecipanti.
- Rispetto alla divisione di genere, vi è una differenza a favore dei maschi
(47.2% femmine vs 52.8% maschi); tale differenza però, confrontata con i
dati dell’ultimo Censimento(1993) è rappresentativa della divisione fra i
sessi della popolazione giovanile reggiana.
- Rispetto al titolo di studio, tenendo presente la situazione reggiana (fonte:
ISTAT 1993), il nostro campione è spostato verso il basso: ciò è dovuto al
fatto che la stragrande maggioranza dei giovani intervistati sono ancora
studenti.
- Rispetto all’occupazione, il 78.5% del campione si dichiara studente;
segue il 10.4% di lavoratori dipendenti e il 3.7% di lavoratori autonomi,
per un totale del 14.1% di occupati.
18
- La penultima domanda posta è stata “con chi vivi?” il 91.7% vive in
famiglia, il che rispecchia le informazioni ottenute dai dati sulla
popolazione residente a Reggio: i “single” tra i 20 e i 24 anni sono solo il
2.9%.
- Per concludere si chiedeva la provenienza dei genitori, potendo scegliere
fra 4 alternative: Reggio Emilia (e Provincia), Nord Italia, Sud Italia,
Estero, distinguendo fra padre e madre. L’ipotesi sottesa era che il diverso
background culturale del giovane immigrato si correli a modalità e stili di
consumo diverse dalla persona autoctona.
1.2.2 Litigiosità , percezione del rischio e consumi della rete amicale
Nella sezione litigiosità, percezione del rischio e consumi della rete amicale,
troviamo i dati relativi appunto al grado di litigiosità percepito in famiglia e nel
gruppo amicale o con il / la partner; la percezione del rischio nell’utilizzo di
alcune sostanze, i consumi saputi o percepiti di sostanze nella rete amicale.
- per ciò che concerne la litigiosità, sono stati previsti in tutto sei item: tre
di essi indagano la litigiosità di tipo duro percepita con genitori, amici,
partner. Le risposte prevedono una scala tipo Likert a 4 punti, le cui
risposte sono graduate nel modo seguente: mai, qualche volta, spesso,
sempre. Gli altri 3 item, indagano la percezione dell’aumento della
litigiosità nell’ultimo mese, con risposte dicotomiche (si/no). Rispetto ai
genitori il 15.4% del campione afferma di litigare spesso; si ritiene che
questo sia un dato molto alto, indicatore di un aumento del disagio, anche
tenuto conto dello stile educativo di maggior permissività tenuto dai
genitori nelle ultime generazioni.
- Per ciò che riguarda la percezione del rischio, le risposte mostrano come
la sostanza in assoluto percepita come la più pericolosa anche una sola
volta, è l’eroina (87.7%). Allarmante però è il fatto che l’1.8% del
campione (83 giovani!) affermino che non è affatto pericolosa.
Se si considera la risposta solo se si esagera, indicatore di una percezione
19
di rischio bassa, l’alcool è la sostanza percepita come più pericolosa
(86.8%), seguono gli psicofarmaci (43.4%) e l’hascisc (35.4%).
la sostanza in assoluto meno conosciuta è l’astrol (72.7%) inventata
appunto per l’occasione; seguono il metadone (48.2%), il popper (45.3%),
le colle solventi (32.6%). Inatteso è il risultato sul popper: i soggetti
sembrano conoscerlo molto di più di quanto si aspettasse il Comitato
Scientifico. Il 18.3% lo considera pericoloso solo se esageri e il 6.5% non
lo considera pericoloso, con un tasso complessivo di confidenza del
24.8%. Il dato complessivo che emerge è un’estrema confidenza dei
soggetti con le droghe: le conoscono quasi tutte, ritengono che abbiano
gradi pericolosità differenti, pensano che, hascisc, marijuana psicofarmaci
e alcool non siano sostanzialmente pericolosi.
- Infine, per i consumi della rete amicale, le sostanze maggiormente
utilizzate da qualcuno sono l’ hascisc e la marijuana (32.2%), l’ecstasy
(18.4%), la cocaina (16.9%), il popper (15.6%), l’alcool (14.4%), gli
psicofarmaci (10.8%). La sostanza maggiormente utilizzata da molti sono
l’ hascisc e la marijuana (23.3%). Concludendo la percentuale del
campione che ha almeno qualcuno che della sua compagnia che consuma
sostanze è pari al 61.0%.
1.2.3 Consumo di sostanze
Nella sezione consumo di sostanze, si indaga l’utilizzo da parte del soggetto di tabacco
e alcool (e in che misura); l’utilizzo di una serie di sostanze (dall’eroina, all’ecstasy,
agli psicofarmaci, all’hascisc, fino ad arrivare all’ “astrol”, sostanza “inventata” e posta
come domanda di controllo), distinguendo il consumo passato da quello presente, la
frequenza di utilizzo negli ultimi 30 giorni, le modalità con cui il soggetto se le è
procurate, le modalità di offerta ad altri negli ultimi 12 mesi.
- sigarette: se da una parte il 61.3% del campione non fuma, dall’altra
sommando chi fuma da 10 a 20 sigarette al giorno e chi ne fuma più di 20,
abbiamo una elevata percentuale di tabagismi, il 15.2% .
20
- alcool: dato che è stato specificato un lasso temporale molto ristretto
(nell’ultimo mese), il consumo di alcool è davvero molto elevato. Il 35.3%
del campione ha assunto, nel mese precedente alla compilazione del
questionario, una quantità di alcolici molto elevata.
- Le domande successive tendono ad avere informazioni sull’utilizzo e sulla
frequenza di utilizzo di tutte le sostanza previste nell’elenco iniziale.
Le sostanze maggiormente utilizzate in passato sono, hascisc e marijuana,
popper,cocaina,allucinogeni,ecstasy.
Le sostanze maggiormente utilizzate più volte sono nello stesso ordine di
quelle utilizzate una volta sola.
Tutte le percentuali però sono più elevate rispetto a quelle della categoria
si, una volta sola. Questo significa che i consumatori abituali o sistematici
sono più numerosi di quelli che hanno solo provato la sostanza. Non funziona
perciò completamente la successione "provo, giudico e vedo se continuare"
quanto piuttosto importano le motivazioni già preesistenti alla prova. Le
percentuali che si riferiscono all'utilizzo negli ultimi 30 giorni sono più basse
rispetto alle precedenti, ma fotografano l'attualità, vale a dire il problema
esistente in termini di dipendenza da droghe. Da rilevare che, sommando le
percentuali dei consumatori occasionali con quelli sistematici, quasi un quarto
del campione ha "fumato" nel mese precedente al questionario.
- Rispetto ai canali di reperimento della droga, le domande chiuse, in tutto
12, sono raggruppabili in tre grandi categorie: all’interno della famiglia,
tramite gli amici, tramite l’acquisto da sconosciuti. Il canale più utilizzato
è senz’altro la rete amicale, che in sintesi, pare svolgere una doppia
funzione: da protezione rispetto al consumo di sostanze stupefacenti, così
come può invece avvicinare il giovane alla droga.
- Per finire si chiede se le sostanze utilizzate da soggetto sono state offerte, a
chi e con che frequenza negli ultimi 12 mesi: anche qui abbiamo una
sostanziale conferma dell’importanza della rete amicale nel consumo di
droghe, infatti i dati sul consumo di droghe non divergono da quelli
relativi all’offerta delle stesse.
21
1.2.4.Approfondimento sulle modalità di consumo
La sezione approfondimento sulle modalità di consumo, è opzionale, nel
senso che vi si accede solo nel caso si sia fatto uso di una o più sostanze (ecstasy,
cocaina, amfetamine, allucinogeni, hascisc-marijuana). Nel caso vi si acceda
quindi, si chiede in quale circostanze se n’è fatto uso (da solo, con in partner, con
gli amici, in gruppo) e in che luogo (casa, scuola, macchina, stadio, feste,
discoteca, altri locali, piazza /giardini, altro).
- Ciò che emerge dalla lettura dei dati è che per tutte le sostanze considerate,
la prima circostanza di consumo sia con gli amici. La seconda circostanza
in assoluto è la scelta in gruppo; si differenzia in questo caso la cocaina e
l’LSD, per i quali la seconda circostanza preferita è con il partner. Il dato
tuttavia più rilevante è l’assunzione di droga in solitudine per tutte le
sostanze, con percentuali che vanno dal 10.5% per l’ecstasy al 34.4%
dell’eroina, che, in effetti, isola.
- Dall’analisi dei luoghi emerge come l’ecstasy, le amfetamine e gli
allucinogeni- LSD sono assunte con gli amici e in gruppo; le categorie che
raccolgono la maggior parte delle percentuali sono la discoteca e le feste,
- seguite da punteggi più bassi nelle altre categorie. In sintesi, nonostante
sia possibile individuare luoghi privilegiati di consumo per ogni singola
sostanza, si crede che questi dati mostrino come vi sia una diffusione
generalizzata delle stesse, assumendo così le caratteristiche di
comportamento abituale o normale.
22
1.2.5 Utilizzo combinato
Nella sezione utilizzo combinato si indaga l’utilizzo combinato, compreso
l’alcool, fra diverse sostanze, chiedendo anche quali sono tali sostanze e qual è la
preferita, incrociandole poi tutte per ottenere l’elenco delle sostanze utilizzate in
contemporanea.
- Notiamo come il 64.0% del campione affermi di non fare uso combinato
di sostanze (compreso l’alcool), mentre il 14.2% risponda positivamente.
Bisogna però considerare che non ha risposto alla domanda il 21.8% del
campione.
- Per ciò che riguarda l’utilizzo contemporaneo di più sostanze, si osserva
che l’incrocio che raccoglie il maggior numero di frequenze è tra hascisc
– marijuana e alcool, seguito con valori più bassi da: hascisc – marijuana
e cocaina; cocaina e alcool; ecstasy e cocaina ed infine da hascisc –
marijuana ed ecstasy.
- La sostanza preferita risulta essere l’hascisc – marijuana (48.2%), seguita
dall’alcool (30.2%) e dalla cocaina (9.0%).
1.2.6 Musica
Nella sezione musica, le domande riguardano i gusti musicali dei giovani,
essendo noto il rapporto fra droghe e tendenze musicali. Le domande sono due,
aperte, e distinguono la musica ballata da quella ascoltata.
- musica ascoltata: il numero di frequenze maggiore è stato individuato nel
genere rock, pop, hard rock (31.0%); seguito da tutta la musica (16.8%)
e dalla musica da discoteca (10.3%)
- musica ballata: qui le preferenze sono decisamente a favore della musica
da discoteca (28.0%), seguita da rock, pop, hard rock (19.5%) e da tecno,
house, progressive (12.4%)
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1.3 La restituzione dei dati: differenze di genere
La lettura dei dati prosegue analizzando tutte le domande del questionario
attraverso il confronto fra due campioni raggruppati: maschi e femmine. Per la
necessaria economia del nostro lavoro, non si ritiene opportuno riportare il
commento di ogni categorie di item somministrati (così come invece fatto nella
precedente esposizione), ma sottolineare le differenze più interessanti e
significative fra generi, con riferimento in particolar modo alle possibili “piste di
lavoro” che da questa indagine hanno preso le mosse.
1.3.1 Il campione
Dall’analisi del campione emerge che le studentesse sono sovra rappresentate
rispetto alle femmine in generale;tenuto conto che il campione generale è
composto da un numero molto elevato di studenti, e che è stato provato che i
giovani lavoratori consumano più droghe rispetto agli studenti, questo fatto potrà
comportare una ulteriore amplificazione delle differenze fra sessi.
1.3.2 Anagrafica
Dall’analisi dei dati riferiti all’anno di nascita, è immediatamente visibile che i
maschi hanno disertato in maggior numero la domanda (la differenza è del 6.3%);
questa tendenza si replicherà per quasi tutte le domande nel
questionario;evidentemente le femmine hanno risposto con maggiore accuratezza.
Per ciò che riguarda l’anno di nascita, la moda si attesta (come nel campione
generale) sull’anno 1981 per entrambi i sessi.
Non vi sono sostanziali differenze rispetto alla residenza, la quasi totalità vive
in famiglia.
I maschi, sia nel campione esaminato che dai dati raccolti dall’ultima lettura
Istat (1993) hanno un livello di istruzione superiore rispetto alle femmine.