4
Sardegna nel corso di questi ultimi anni. Le azioni di politica turistica, pianificate per
legare trasversalmente un insieme di interventi prettamente turistici ad altri di carattere
più generale, erano state predisposte nell’ottica della salvaguardia ambientale, della
tutela di cultura ed identità sarda per attuare uno sviluppo economico e territoriale
coerente ed unitario.
Conclusa questa parte generale è stata concentrata l’attenzione sulla provincia del
Medio Campidano area su cui, come è già stato detto, nasce e si sviluppa appunto il
progetto “L’itinerario delle Città della Terra”. Per capire il contesto attorno a cui è nato
il progetto si è proceduto con la descrizione del territorio che, nel suo complesso, grazie
anche alle iniziative della nuova Provincia e del Sistema Turistico Locale Medio
Campidano, ha indirizzando le proprie politiche verso uno sviluppo che risultasse solo
parzialmente dipendente dalla risorsa balneare. L’eventuale nascita di forme turistiche
legate alla tipologia albergo diffuso nei comuni individuati risulterebbe pertanto una
buona soluzione per ridurre le due criticità individuate nel piano di marketing turistico
regionale ovvero la concentrazione spaziale e temporale dei flussi turistici (di cui il
Medio Campidano non risente particolarmente) ed il basso livello di integrazione fra il
settore turistico e gli altri settori produttivi.
“L’itinerario delle città della Terra” si compone di due ordini di progetti identificati
come: “Azioni infrastrutturali” ed “Azioni immateriali”. I primi individuano tutti quei
progetti che tendono al recupero degli edifici pubblici in terra cruda per fini anche
turistici (ma non ricettivi), mentre i secondi rappresentano quei progetti che hanno
come obiettivo la tutela e la riscoperta del materiale in termini di patrimonio da
salvaguardare (attraverso la creazione di stage, laboratori, infopoint, etc...).
All’interno del progetto pilota viene più volte citato l’Albergo Diffuso quale forma
ricettiva ipotizzabile. Nasce pertanto da tali presupposti l’idea presente nella parte
finale del mio lavoro che appunto indaga l’esistenza o meno dei requisiti in ciascuno
dei nove paesi coinvolti nel progetto.
Il fine è quello di verificare la fattibilità di utilizzo del patrimonio edilizio in terra cruda
per la creazione dell’Albergo Diffuso (secondo le caratteristiche definite dall’inventore
del modello, Giancarlo Dall’Ara, e dalla normativa regionale) da integrare alle azioni
infrastrutturali ed immateriali presenti nel Progetto Pilota.
5
L’esistenza o meno dei requisiti è stata verificata attraverso un’analisi valutativa
preliminare alla progettazione dell’albergo diffuso che ha permesso di inquadrare la
realtà di ogni singolo comune in termini di: risorse, potenzialità turistiche, presenza del
patrimonio edilizio in terra cruda e risorse umane attente ai temi della sostenibilità. In
riferimento soprattutto a questi ultimi due aspetti è risultato necessario indagare la
realtà locale attraverso delle interviste (somministrate via mail) indirizzate alle
Amministrazioni dei nove Comuni.
D’altra parte, per poter ipotizzare la creazione di forme ricettive presso una determinata
località, è indispensabile captare (almeno a livello generale) il possibile interesse di tale
prodotto da parte degli intermediari della domanda. Per questo motivo sono state
somministrate delle altre interviste a 10 Tour Operator (5 incoming e 5 outgoing)
potenzialmente interessati ad un prodotto di tale tipo.
Il risultati di questo lavoro, come ben si può immaginare, sono stati differenti per
ciascuna realtà. E’ per tale ragione ho ritenuto indispensabile ideare quattro soluzioni
denominate: IPOTESI A (1 e 2) ed IPOTESI B (1 e 2).
Come si vedrà nel corso del lavoro, queste quattro possibilità risultano, più o meno
adatte, alla realizzazione del progetto in termini di tempi di attuazione e livello di
integrazione dell’Albergo Diffuso con le iniziative dell’ “L’Itinerario delle Città della
Terra”.
6
CAPITOLO I: IL TURISMO SOSTENIBILE
Il turismo è uno dei settori economici a maggiore capacità di crescita. E’ ormai
risaputo, e lo si sente ripetere molto di frequente, che esso rappresenta il modello su cui
puntare per innescare un meccanismo di sviluppo, soprattutto laddove (seppur con
modalità ed intensità differenti), l’economia trova difficoltà a decollare.
A livello internazionale esistono innumerevoli esempi di destinazioni sottosviluppate
che, investendo nel settore, sono state in grado di incrementare i propri flussi turistici.
E’ importante sottolineare però che, in linea di massima, solo alcune riescono a tradurre
gli arrivi in vantaggio economico per la popolazione locale ed in benefici per l’intero
sistema territoriale. La causa di una situazione di tale tipo è rintracciabile in politiche
turistiche inadeguate.
Le azioni di governance, per poter essere efficaci, devono essere precedute da
un’attenta analisi del contesto di riferimento; di frequente invece, per motivi differenti,
questo non avviene e si cade nell’errore di trascurare aspetti caratterizzanti della
località quali, ad esempio, la vocazione territoriale, la cultura e la preservazione
dell’ambiente. E’ per tale ragione che difficilmente il turismo è in grado di rivestire la
funzione di volano che, a più riprese, gli si attribuisce e finisce col trasformarsi in
portatore di danni all’ambiente e causa di disagi sociali.
La via attraverso cui può venir risolto questo contrasto risiede in un’attenta
programmazione ed attuazione di politiche turistiche sostenibili che, a mio avviso, non
devono essere interpretate come una possibilità di orientamento turistico ma come
filosofia da cui partire per l’avvio di ogni tipologia e forma di sviluppo turistico.
Nel corso del presente capitolo verrà presentata la storia del turismo sostenibile, si
cercherà di spiegare cosa si intende con esso e quali sfaccettature assume.
Successivamente si procederà con un inquadramento di quelli che, a livello nazionale e
mondiale, sono i numeri del fenomeno turistico ed infine si tenterà si spiegare che
ampiezza assume il fenomeno del turismo sostenibile. Fin da ora ritengo opportuno
anticipare che il quadro relativo a questo ultimo aspetto dovrà considerarsi, a causa
della carenza di dati statistici disponibili sul tema, non totalmente esaustivo.
7
1. L’origine e l’importanza della sostenibilità nel settore turistico
Quando si affronta il tema del turismo sostenibile è indispensabile, in primo luogo,
citare il testo Our Common Future (noto come Rapporto Brundtland) con cui viene per
la prima volta introdotto e condiviso a livello internazionale il concetto di sviluppo
sostenibile
1
. Nel 1987 la World Commission on Environmental and Development,
presieduta da Gro Harlem Brundtland lo definisce come il processo che “meet the needs
the present without compromising the ability of future generations to meet their own
needs”
2
.
Il concetto di sviluppo sostenibile racchiude in sé tre dimensioni fondamentali: quella
economica, quella sociale e quella ambientale, da considerarsi necessariamente
interdipendenti tra loro poiché collegate da un insieme di interazioni sistemiche. Per
quanto riguarda la sostenibilità economica si può sostenere che può essere definita tale
la capacità delle imprese di generare prosperità per la società senza danneggiare
l’ecosistema e senza impoverire il patrimonio naturale. La sostenibilità sociale, invece,
dovrebbe portare avanti il principio dell’equità (all’interno delle generazioni attuali e
verso quelle future) ed il rispetto dei diritti umani fondamentali. Infine, chiude il
cerchio, la sostenibilità ambientale che dovrebbe promuovere una maggiore
consapevolezza e responsabilità verso il patrimonio naturale, rispettandone l’integrità.
All’interno di questo ampio concetto di sostenibilità nasce e si evolve l’idea del turismo
sostenibile che, grazie alla visibilità concessagli dai media, ha avuto modo di
consolidarsi nel corso dell’ultimo decennio. Pertanto, se gli atteggiamenti critici verso
le modalità di sviluppo turistico a forte impatto ambientale potevano inizialmente
considerarsi relegati ad una ristretta élite, attualmente, interessano un panorama sempre
più ampio e differenziato di persone. In risposta (o in concomitanza) a questo “risveglio
di coscienze” dei turisti, il versante dell’offerta ha innescato un meccanismo di
competitività tra le destinazioni che hanno provveduto ad accrescere la qualità dei
1
In realtà già nel 1972 a Stoccolma, durante il congresso che definiva la nascita dell’ “United
Nation Environmental Programme” (UNEP), cominciava a prendere forma il concetto di sviluppo
sostenibile. Più che altro si trattò, però, di riflessioni sulla crescita esponenziale della popolazione, sui
limiti della crescita economica e sulla maggiore sensibilità rispetto ai temi ambientali. Per maggiori
approfondimenti [Dini 2008, 37].
2
[WCED, 1987].
8
luoghi turistici (anche in termini di ricettività) ed a prestare una maggiore attenzione
alla conservazione delle risorse naturali e culturali
3
.
Vediamo ora cosa si intende con turismo sostenibile: secondo i documenti ufficiali
dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT
4
) “Lo sviluppo turistico sostenibile è
capace di soddisfare le esigenze dei turisti di oggi e delle regioni ospitanti, prevedendo
e accrescendo le opportunità per il futuro. Tutte le risorse dovrebbero essere gestite in
modo tale che le esigenze economiche, sociali ed estetiche possano essere soddisfatte
mantenendo l’integrità culturale, i processi ecologici essenziali, la diversità e i sistemi
biologici”
5
.
A partire da questa definizione possono essere individuati tre elementi chiave attorno a
cui stabilire le politiche di sviluppo turistico sostenibile:
1. la necessità, fondata sulla lungimiranza, di conservare al meglio le attuali
risorse naturali, storiche, culturali, non soltanto per i benefici diretti che
portano alle località turistiche ma anche per garantire loro un adeguato
sviluppo turistico nel prossimo futuro;
2. la necessità di tutelare e migliorare la qualità ambientale complessiva delle
aree turistiche per mantenere alto il livello di attrattività turistica per le
generazioni attuali e per quelle future (tanto per i residenti, quanto per i
turisti), nella consapevolezza che turismo e ambiente sono strettamente
interdipendenti;
3. la necessità di pianificare
6
e gestire lo sviluppo turistico in maniera tale da
non creare diseconomie ambientali e/o socio-culturali nelle aree turistiche,
3
[Romei 2008, 4-5].
4
Nel 1946 durante il primo congresso internazionale sul turismo tenutosi a Londra fu deciso di
creare una nuova organizzazione internazionale non governativa denominata International Union of
Official Travel Organization (IUOTO) che sostituiva il precedente IUOTPO (Unione internazionale delle
organizzazioni ufficiali per la propaganda turistica) sorta nel 1934. La nuova organizzazione ebbe sede
prima a Londra e successivamente a Ginevra (dal 1951 al 1975). Nel 1970 durante l’assemblea speciale
di Città del Messico fu adottato un nuovo statuto e un nuovo nome: World Turism Organization (WTO),
in italiano OMT (Organizzazione Mondiale del Turismo); pochi anni dopo la sede fu trasferita a Madrid
(dal 1976). Nel 2003, durante la XV Assemblea generale svoltasi a Pechino è stato deciso all’unanimità
di trasformare l’OMT in un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite (UNWTO) [Ibidem].
5
[WTO 1998, 21].
6
Un argomento che ricorre in numerosi rapporti dell’WTO sottolinea come una delle principali
difficoltà consista nella formazione decisamente non adeguata alla complessità del fenomeno turistico e
9
distribuendo i benefici economici derivanti dalle attività turistiche
soprattutto in ambito locale (impiego di manodopera locale, sviluppo
dell’indotto produttivo legato all’attività turistica)
7
.
La sostenibilità di ogni destinazione turistica può essere individuata misurando la sua
capacità di carico (Carrying Capacity) la cui definizione ci viene data dalla stessa
WTO: “La capacità di carico di una località turistica è costituita dal numero massimo
di persone che visitano, nello stesso periodo, una determinata località senza
compromettere le sue caratteristiche ambientali, fisiche, economiche e socioculturali e
senza ridurre la soddisfazione dei turisti”
8
.
L’interesse per le organizzazioni turistiche internazionali alla sostenibilità si manifesta
a partire dagli anni ‘80 quando la WTO si occupa di definire, discutere ed affinare i
concetti e gli strumenti operativi relativi al turismo sostenibile. In realtà, però, è solo
nel 1995, durante la prima Conferenza mondiale sul Turismo Sostenibile, tenutasi a
Lanzarote, che viene discussa ed approvata la “Carta per il Turismo” (conosciuta anche
come Carta di Lanzarote). Si tratta del primo documento ufficiale interamente dedicato
a stabilire le regole ed i principi del turismo sostenibile; è composto da diciotto principi
e le tematiche affrontate evidenziano l’esigenza di rivedere le politiche di sviluppo
turistico e territoriale al fine di indirizzare le destinazioni al conseguimento di benefici
economici nel rispetto della qualità ambientale. Queste linee guida possono considerarsi
la risposta al fatto che il turismo, in particolar modo quello di massa, sia stato
un’attività che nel corso degli anni ha causato forti pressioni e danni ambientali, sociali
e culturali.
La necessità di definire in maniera chiara il tema della sostenibilità derivava
primariamente dall’esigenza di frenare tali effetti negativi ed incrementare quelli
positivi. Nell’introduzione ai diciotto principi che compongono il documento di
Lanzarote si sottolinea appunto l’ambivalenza del fenomeno.
alle implicazioni della sua portata globale, carenza che si presenta in maniera più evidente proprio nella
fase della pianificazione e del management turistico. Per maggiori approfondimenti [WTO, 1998].
7
[Romei 2008, 9].
8
[www.unipv.it/exgia/admin/upload//CCA.doc].
10
In riferimento a questo aspetto vengono riportati in Figura 1 gli impatti (positivi e
negativi) che il turismo, inteso come insieme di domanda ed offerta turistica, produce
sulle tre dimensioni della sostenibilità.
Fig. 1 Impatti economici, sociali ed ambientali delle attività e dei flussi turistici.
ASPETTO
IMPATTI POSITIVI
IMPATTI NEGATIVI
Economico
- aumento dell’occupazione nelle imprese
turistiche
- aumento della domanda di beni e servizi
- aumento dell’indotto (edilizia, artigianato,
agro-alimentare) turistico
- aumento delle entrate nel bilancio
- mercato del lavoro prevalentemente
stagionale
- manodopera poco qualificata
- maggiore vulnerabilità e instabilità dei
redditi
- sviluppo delle infrastrutture più orientato al
turismo che alla popolazione locale
Sociale
- scambio e dialogo interculturale
- aumento della conoscenza dei popoli diversi
- aumento dei legami tra la popolazione del
mondo
- migliorare la comprensione ed il rispetto
reciproco tra le popolazioni
- aumento della tolleranza
- pressioni sulla cultura e sulle tradizione
delle comunità ospitanti
- settacolarizzazione e standaridizzazione
della storia e delle tradizioni locali
- aumento dei conflitti sociali
Ambientale
- può contribuire alla conservazione e alla
tutela delle aree protette
- può contribuire alla valorizzazione delle zone
rurali e periferiche
- può contribuire alla sensibilizzazione
ambientale
- può contribuire a migliorare la conoscenza
degli ecosistemi
- aumento della competizione e dei conflitti
per l’uso delle risorse (acqua e suolo)
- aumento delle aree edificate
- aumento dell’inquinamento (idrico,
atmosferico, acustico, luminoso) a scala
locale
- aumento della produzione dei rifiuti a scala
locale
- aumento della deforestazione
- perdita della biodiversità
Fonte: AA.VV (2008), a cura di Romei P., 26.
A livello economico gli aspetti positivi più importanti che produce il turismo si possono
riassumere nell’incremento di reddito e dell’occupazione anche se, questa ultima, va
interpretata negativamente quando il turismo si esprime (come spesso avviene) in
termini di fenomeno stagionale. A livello sociale gli aspetti positivi che apporta il
turismo possono essere rintracciati nell’incontro che avviene tra culture diverse e quindi
nella reciproca conoscenza. D’altra parte, quando i flussi si riversano in maniera
eccessiva (superando la capacità di carico della destinazione), si assiste ad episodi di
intolleranza che possono sfociare anche in veri e propri conflitti. Infine, a livello
ambientale, il fenomeno turistico (se attentamente controllato) può generare molti
11
effetti positivi fra cui una consapevolezza tra i residenti per il patrimonio posseduto e
quindi la sua preservazione e tutela; se invece non si attua una politica turistica di
questo tipo, gli impatti sull’ambiente saranno gravissimi ed il patrimonio ne uscirà
fortemente compromesso.
Durante gli anni ’90 e, con più intensità, all’inizio del nuovo Millennio, in
corrispondenza della crescente globalità del fenomeno turistico e del ruolo svolto in
ambito economico, sociale ed ambientale si intensificano notevolmente le risoluzioni ed
i contributi sul tema della sostenibilità.
Nella Figura 2 si riporta una sintesi di quelli che sono stati gli appuntamenti più
importanti a livello internazionale.
Fig. 2 Sintesi cronologica delle principali risoluzioni internazionali sul turismo sostenibile.
ANNO
DICHIARAZIONI
1990
Il WTO adotta la Carta del turismo e il codice del turista con una risoluzione approvata durante la VI
Assemblea generale
1995
I Conferenza mondiale sul turismo sostenibile, Lanzarote (Isole Canarie), 27-28 aprile, venne approvata
la carta di Lanzarote
1997
I Conferenza internazionale dei Ministri dell’ambiente sulla biodiversità e turismo, Berlino, 6-8 marzo
1997, firma della Berlin Declaration on Biological Diversity and Sustainable Tourism
I Conferenza internazionale su Turismo e sviluppo sostenibile nel Mediterraneo, sottoscritta la Carta di
calvià (Isole Baleari)
1999
I Conferenza mondiale sul Mesurement of Economic Impact of Tourism, Nizza, messo a punto il
Tourism Satellite Account (TSA) XIII Assemblea generale WTO a Santiago (Cile), adottato il Global
Code of Ethics for Tourism
2001
II Conferenza internazionale sul turismo sostenibile, sottoscritta la Carta di Rimini (Italia).
2002
International Year of Ecotourism
Summit mondiale dell’ecoturismo, organizzato dal WTO e dall’International Ecotourism Society (IES),
approvata la Québec declaration on Ecotorism
I conferenza internazionale di Responsible Tourism in Destinations, approvata The Cape Town
Declaration
2003
I Conferenza internazionale su Climate Change and Tourism, Djerba (Tunisia, sottoscritta la
Dichiarazione di Djerba
2004
World Committee on Tourism Ethics, nel primo incontro di Roma è stato ampliato il Global code of
Ethics for Tourism del 1999
12
2005
II Conferenza internazionale su Responsible Tourism in Destinations, Calvià (Spagna)
2007
II Conferenza internazionale su Climate Change and Tourism, Davos (Svizzera), sottoscritta la
Dichiarazione di Davos
Fonte: AA.VV (2008), a cura di Romei P., 6.
Seppur in maniera prevalentemente teorica, durante tali incontri, sono andati ad
affermarsi e consolidarsi i principi secondo cui, ad esempio, tutte le tipologie di
sviluppo turistico dovrebbero contribuire a risparmiare le rare e preziose risorse (ad es.
acqua ed energia), a ridurre la produzione dei rifiuti e le pressioni dell’attività turistica
sull’ecosistema. Ancora, si sottolinea costantemente che lo sviluppo sostenibile
presuppone la solidarietà e la partecipazione da parte di tutti gli attori coinvolti nel
processo, in primo luogo delle comunità locali poiché direttamente interessate allo
sviluppo. Il rispetto e la salvaguardia dell’identità e cultura locale devono essere, prima
degli altri, i temi su cui impostare le strategie turistiche
9
.
In riferimento alla partecipazione delle comunità ai processi decisionali pubblici, è
d’obbligo citare l’Agenda 21, programma di sviluppo delle Nazioni Unite dedicato allo
sviluppo sostenibile; si tratta di una pianificazione completa delle azioni da
intraprendere, a livello mondiale, nazionale e locale dalle organizzazioni delle Nazioni
Unite, dai governi e dalle amministrazioni in ogni area in cui la presenza umana
manifesti impatti sull’ambiente.
La cifra “21” si riferisce al XXI secolo: i temi prioritari di questo programma sono le
emergenze climatico-ambientali e socio-economiche che l’inizio del Terzo Millennio
pone inderogabilmente dinnanzi all'intera Umanità. L’Agenda è un piano d’azione per
lo sviluppo sostenibile, da realizzare con più ampio coinvolgimento possibile di tutti gli
stakeholders
10
che operano su un determinato territorio. Attraverso esso vengono
9
[Romei 2008, 7].
10
Il concetto di Stakeholders, figura-chiave della letteratura e della documentazione sullo
sviluppo sostenibile, ha origine nelle ricerche sull’azienda intesa come attività sociale e sta ad indicare
tutti coloro che “hanno interesse” alla vita dell’azienda –proprietari, dipendenti, clienti, fornitori, enti
pubblici- ma anche tutti coloro che in qualche modo possono influenzarla o esserne influenzati –gruppi
d’interesse, movimenti d’opinione, comunità locali, associazioni di categoria, operatori dei mass media,
etc. Nel campo dello sviluppo sostenibile, analogamente, sono stakeholders tutti gli individui e i gruppi
che sono interessati alla realizzazione dell’obiettivo e/o che è necessario coinvolgere per realizzare le
13
definite le linee guida che i governi devono seguire per fare in modo che si faciliti
l’affermazione del turismo sostenibile. Queste possono essere riassunte nei seguenti
punti:
azioni strategiche da individuare a livello nazionale
misure proibitive in aree ecologicamente o culturalmente sensibili
gestione integrata delle aree costiere
applicazione del principio “chi inquina paga”
trasferimento dei benefici turistici alle comunità locali
attenzione al lavoro minorile e al turismo sessuale
monitoraggio della performance di settore
sviluppo del settore delle energie alternative.
Premesso che a distanza di oltre un decennio le applicazioni non sono state molto
numerose, possiamo soffermarci su un esempio degli interventi attraverso cui si è
tentato di avviare un percorso di sostenibilità. Nel riportare tale esempio si vuole
sottolineare come spesso, gli stessi stakeholders che dovrebbero essere interessati allo
sviluppo dell’area in un’ottica sistemica, sono protettori dei propri interessi individuali
e remano in direzione opposta rispetto a quella che è la linea di sviluppo tracciata a
livello generale.
In riferimento a tale aspetto, risulta interessante l’esperienza condotta nel 2002 dal
governo delle Isole Baleari che propose di introdurre l’Ecotax, una tassa ecologica da
imporre ai turisti. Lo scopo era quello di utilizzare i fondi così ottenuti per attuare
politiche ambientali (aumento delle aree protette costiere, ristrutturazione delle strutture
alberghiere obsolete, contributi agli agricoltori per piantare nuovi alberi, etc.), ma
l’intera operazione fu contrastata dagli imprenditori turistici ed ebbe vita troppo breve
per poter essere adeguatamente valutata
11
. Tale proposta si ricollega all’iniziativa
conosciuta dall’opinione pubblica con il nome di “Tassa sul Lusso”, poi non attuata
completamente poiché ritenuta (in parte) incostituzionale dalla Corte Europea. Di
questa azione si parlerà diffusamente nel corso del prossimo capitolo ma si anticipa fin
d’ora che è da inquadrare tra gli interventi portati avanti della Giunta della Regione
scelte correlate: i cittadini, i consumatori, i produttori, gli amministratori, i ricercatori [Mossello 2008,
113].
11
[Romei 2008, 8].
14
Autonoma della Sardegna (guidata dall’Ex Presidente Renato Soru). Entrambi gli
esempi manifestano una carenza di collaborazione tra i portatori di interesse e
probabilmente anche un’inefficacia comunicativa in grado di evidenziare i benefici ed i
risultati conseguibili nell’area attraverso tali politiche turistiche.
Tornando agli interventi attuati a livello sovralocale, il passo più importante attribuibile
alla Commissione Europea, è sicuramente stato quello di aver inserito nel contesto più
ampio della strategia europea per lo sviluppo sostenibile
12
(valida per il quinquennio
2005-2010) gli obiettivi specifici dello sviluppo turistico sostenibile.
Ancora, il percorso dell’Unione Europea finalizzato a governare nell’ottica della
sostenibilità ha avuto una svolta significativa nel 2007 quando è stato pubblicato il
Rapporto del TSG
13
. Il filo conduttore del presente Rapporto è centrato sulla speciale
relazione che il turismo, inteso sia come offerta che come domanda, instaura con
l’ambiente e la società nel suo insieme; tale relazione è riconosciuta come molto più
diretta e coinvolgente rispetto alle altre attività economiche. Le sfide identificate nel
Rapporto sono otto:
1. ridurre la stagionalità della domanda
2. affrontare e ridurre l’impatto dei trasporti
3. migliorare la qualità dell’occupazione nel settore turistico
4. mantenere ed aumentare la prosperità e la qualità delle comunità locali
anche di fronte ai cambiamenti
5. ridurre l’uso delle risorse e la produzione dei rifiuti
6. conservare e valorizzare il patrimonio naturale e culturale
7. rendere le vacanze accessibili a tutti
12
La strategia europea per lo sviluppo sostenibile (European Sustainable Developement Strategy,
SDS) identifica sette obiettivi chiave che riguardano le seguenti tematiche:
- cambiamento climatica ed energia pulita
- trasporti sostenibili
- consumo e produzione sostenibile
- tutela e gestione delle risorse naturali
- salute pubblica
- inserimento sociale
- demografia e migrazione
- sfide alla povertà globale e allo sviluppo sostenibile.
Per maggiori informazioni [Romei 2008, 16].
13
Tourist Sustainability Group.
15
8. usare il turismo come strumento per lo sviluppo globale sostenibile
14
Queste sfide diventano obiettivi da raggiungere grazie ad uno strumento operativo noto
come l’“Agenda per un turismo europeo sostenibile e competitivo” lanciata durante il
VI Forum europeo del turismo sulla “Gestione sostenibile delle destinazioni turistiche”,
tenutosi a Portimão (Algrave, Portogallo, ottobre 2007). Il dibattito ha interessato temi
che riguardano a) la gestione e la conservazione del patrimonio ambientale e culturale:
è emersa l’importanza di coordinare ed integrare meglio le azioni delle agenzie
pubbliche e delle imprese private che operano nel settore ad ogni livello gerarchico
(europeo, nazionale e locale); b) la gestione delle risorse e dei rifiuti: le destinazioni
turistiche possono migliorare l’efficienza nella gestione delle risorse, ridurre gli sprechi
ma anche stimolare la presa di coscienza dei turisti-consumatori verso comportamenti
più ecosostenibili; c) la gestione sostenibile delle imprese: implica una maggiore
responsabilità per le imprese (anche per quelle piccole e medie) verso la competitività e
l’occupazione. Il fine dovrebbe essere quello di impostare politiche per creare un
circuito sinergico tra il miglioramento della competitività dell’attività turistica europea,
l’aumento dell’occupazione e lo sviluppo del turismo sostenibile in Europa e a livello
mondiale
15
.
Il turismo sostenibile è uno dei mercati di nicchia dell’attività turistica. Partendo dal
presupposto che il segmento “natura e cultura” è in forte aumento, nel documento della
UNWTO Making Tourism more Sustainable
16
si ribadisce come il turismo sostenibile
possa essere applicato a tutte le tipologie di turismo di ogni destinazione includendo in
tale categoria sia il turismo di massa che quello di nicchia.
Più in concreto la UNWTO ha individuato 12 obiettivi (12 Aims for Sustainable
Tourism) da raggiungere per rendere operativa la sostenibilità dello sviluppo turistico,
sociale e ambientale (Fig. 3).
Questi sono: l’efficienza economica, la prosperità locale, la qualità dell’occupazione, la
soddisfazione dei visitatori, il controllo locale, il benessere sociale, la ricchezza
culturale, l’integrità fisica, la diversità biologica, l’efficienza nell’uso delle risorse, la
qualità dell’ambiente. Traguardi che, interagendo reciprocamente dovrebbero avviare
14
[UE-TSG, 2007].
15
[Romei 2008, 17-18].
16
[UNEP-UNWTO 2005, 2].
16
un processo di sviluppo turistico sostenibile sorretto ed alimentato da una spirale così
potente da riuscire ad integrare e conciliare il benessere della popolazione locale con il
benessere dei visitatori ed il benessere economico con la conservazione e delle qualità
ambientali: un turismo che si faccia davvero carico degli impatti presenti e futuri
sull’ambiente, sull’economia e sulla società
17
.
Fig. 3 Gli obiettivi del turismo sostenibile e le tre dimensioni della sostenibilità.
Fonte: UNEP-UNWTO 2005, 20.
Ma quali sono, più nello specifico, le tipologie di turismo che tendono al
raggiungimento di questi obiettivi? Sono numerosissime: l’ecoturismo (o turismo
ecologico), il turismo responsabile, consapevole, naturalistico, solo per citarne alcune.
Spesso si sovrappongo in termini di numeri, e talvolta, si contrastano in riferimento alle
differenti definizioni, ma tutte queste, seppur ciascuna con caratteristiche, specificità e
segmento di turisti differenti, possono essere classificate come forme di turismo di
nicchia o alternativo (in contrapposizione a quello di massa). Sono infatti accomunate
per avere tutte un basso impatto sulle tre sfere più volte già citate; in esse è inoltre
rintracciabile un’attitudine non consumistica ed una forte attenzione alla scala locale.
Rientrano pertanto tutte nella macro categoria del “turismo sostenibile”. L’ampiezza di
17
[Romei 2008, 13].
17
tale fenomeno nella sua interezza è però difficilmente inquadrabile proprio perchè, sia
nello scenario nazionale che in quello internazionale, sono reperibili (spesso in maniera
anche difficoltosa) soltanto i dati relativi alle singole tipologie (ad esempio turismo
naturalistico o ecoturismo) ma non quelli riguardanti la macro tipologia “turismo
sostenibile”.
Nel corso del terzo paragrafo del presente capitolo si cercherà di descrivere l’ampiezza
di tale fenomeno a livello nazionale secondo i dati riportati nel Rapporto Ecotur 2008
18
.
Indubbiamente, attraverso esso, non si riuscirà a cogliere l’andamento globale del
turismo sostenibile (tale Rapporto incentra l’attenzione sul “Turismo Natura”) ma si
rivelerà comunque utile al fine di individuare il generale, crescente interesse per le
tipologie di turismo alternativo, di cui il turismo naturalistico rappresenta la tipologia
più facilmente individuabile. Con “più facilmente individuabile” si vuole intendere il
numero di turisti, provenienza, capacità di spesa, etc. del turismo naturalistico rispetto a
agli altri atteggiamenti che possono essere considerati sostenibili ma che, rientrando
all’interno di altre tipologie turistiche (ad esempio balneare, culturale,
enogastronomico, etc..), molto spesso non incidono sul conteggio dei numeri del
“turismo sostenibile”.
Prima di individuare le caratteristiche specifiche del fenomeno, ritengo utile soffermare
l’attenzione sull’andamento dell’intero settore turistico così da rendere più chiaro il
contesto turistico generale e, più nello specifico, l’evoluzione dei movimenti turistici
nel corso del tempo ed il contributo in termini di Prodotto Interno Lordo (mondiale e
nazionale).
18
Osservatorio Permanente sul Turismo Natura (2008), “6° Rapporto Ecotur sul Turismo
Natura”, Ecotur.
18
2. I numeri del fenomeno turistico globale
Il comparto turistico ha supportato, in modi diversi, la crescita dell’occupazione, la
diversificazione della struttura produttiva, la salvaguardia delle specificità culturali, la
tutela e la valorizzazione dell’ambiente; pertanto, se attuato secondo principi che
prevedono la sostenibilità ambientale, economica e sociale, risulta essere un ottimo
motore di sviluppo.
Per capire l’ampiezza del fenomeno turistico mondiale risulta indispensabile riportare
alcuni dati del World Tourism Organization (WTO). Negli anni ‘50 i flussi turistici
totali internazionali contavano 25 milioni di unità totali; nel 2008, a distanza di più di
mezzo secolo, il movimento turistico globale ne conta invece 924 milioni (Fig. 4).
Soltanto nell’ultimo decennio, il trend costantemente in crescita (ad esclusione della
flessione causata dagli eventi terroristici del 2001), ha registrato un incremento del
51%
19
.
L’anno 2008 e le previsioni totali per il 2009 si contraddistinguono per una flessione
degli arrivi causata della crisi finanziaria che sta colpendo l’economia mondiale. La
crescita degli arrivi del 2% tra il 2007 ed il 2008 nasconde in realtà un dato negativo: se
i primi sei mesi del 2008 si erano infatti contraddistinti per un andamento del +5%, la
seconda metà dell’anno, quando la crisi cominciava a farsi sentire, si registra una
diminuzione degli arrivi (-1%), che nel complesso fa comunque registrare 16 milioni di
turisti in più rispetto al 2007. Nel complesso, per il 2009, si prevede che il numero degli
arrivi si mantenga stabile o che, nel peggiore dei casi, diminuisca di uno/due punti
percentuali
20
.
Se l’economia mondiale, come si prevede (e ci si auspica), inizierà a mostrare tra fine
del 2009 e l’inizio del 2010 segnali di ripresa, si stima che nel 2010 il movimento
turistico internazionale registrerà 1100 milioni di arrivi e che nel 2020 si supereranno i
1600 milioni di turisti
21
(Fig.4).
Nel corso dei decenni, l’aumento vertiginoso del numero di turisti mondiali, è derivato
da numerosi fattori, tra i quali: una maggiore disponibilità di tempo libero, un più
19
[Bagella e Pinnacchio 2008, 21]; [http://www.turismoefinanza.it/step.jsp?page=48404].
20
[http://unwto.org/facts/eng/pdf/barometer/UNWTO_Barom09_1_sp_excerpt.pdf].
21
[http://www.turismoefinanza.it/step.jsp?page=48404].