Abstract.
L’olfatto è uno dei sensi piø primordiali e importanti per l’uomo, anche se nel corso dell’evoluzione
è stato soppiantato da modalità percettive piø importanti come la vista e l’udito che hanno piø
rapidamente permesso alla specie umana di adattarsi ai luoghi in cui sceglieva di abitare e di
competere con gli altri esseri viventi.
Diversamente dalle immagini e dai suoni, gli odori ci trasmettono informazioni a carattere
prevalentemente emotivo, intimo e immaginativo: accendono passioni, attivano ricordi di esperienze
passate oppure ci segnalano un pericolo; inoltre ciò che passa per il naso spesso è percepito in
modalità inconsapevole, incidendo in modo significativo sia a livello comportamentale sia cognitivo
(Cavalieri, 2013).
¨ proprio sul rapporto tra ricordo autobiografico e olfatto che questo esperimento ha voluto indagare.
In particolare, partendo dalle precedenti esperienze descritte nella letteratura scientifica e dai progetti
riguardanti l’approccio Snoezelen e le sperimentazioni di stimolazione olfattiva a esso correlate, si è
voluto tentare una stima dei possibili effetti benefici che sei settimane di stimolazione olfattiva,
legata a compiti di associazione e di narrazione di racconti della propria vita, possono apportare a
soggetti anziani di una casa di riposo con o senza diagnosi di demenza.
L’esperimento ha visto partecipare ventidue anziani ospiti del “Centro Servizi alla persona – Casa di
Riposo San Biagio” in Bovolone, provincia di Verona, che hanno preso parte a un percorso di sei
settimane in cui venivano fatti loro annusare degli odori e, oltre a chiedere loro di nominarli e
associarli a immagini di oggetti-fonte, li si invitava a raccontare un ricordo della propria vita che
l’aroma annusato suscitava in loro.
L’ipotesi di partenza, supportata da parte della letteratura scientifica e dalle diverse esperienze di
approccio Snoezelen in vari centri di servizio e assistenza alla persona, era che un percorso così
concepito potesse apportare migliorie nel partecipante anziano a livello cognitivo, comportamentale
e nell’area dell’umore, in particolar modo in relazione alla presenza e gravità di sintomi depressivi.
Per testare e validare le ipotesi sono state misurate a inizio e a fine sperimentazione la componente
cognitiva, attraverso la somministrazione del MMSE, la componente dell’umore, con la misura del
grado di depressione attraverso il CSDD, e la componente comportamentale, attraverso l’uso del NPI
grazie al quale è stato possibile verificare la presenza e la gravità, nonchØ lo stress sull’operatore, di
disturbi comportamentali presenti nell’anziano partecipante all’esperimento.
I risultati al termine dell’esperimento hanno dimostrato che un protocollo di sperimentazione così
pensato e attuato apporti notevoli migliorie a livello cognitivo, di sintomi depressivi e in termini di
disturbi comportamentali, sia in frequenza e gravità sia in peso assistenziale dell’anziano; in
particolare il gruppo di sperimentazione risultava significativamente migliorato nelle componenti
cognitive e comportamentali rispetto al gruppo di controllo, cosa non rilevata statisticamente vera per
la presenza di eventuali sintomi depressivi.
Questi risultati hanno portato a concludere che un percorso di sei settimane di stimolazione olfattiva
legata a momenti di narrazione di eventi autobiografici apporti migliorie nell’immediato a livello
cognitivo e comportamentale, quest’ultimo sia nella frequenza sia nella gravità di comportamenti
anomali nonchØ a livello di peso assistenziale per gli O.S.S..
Utilità conclusiva di questa ricerca è stata, oltre il risultato indicante un effetto benefico per coloro
che hanno partecipato alla sperimentazione, il fatto che permette l’ideazione di un’attività di facile
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somministrazione e di alta flessibilità d’utilizzo per gli anziani, e forse non solo, ospiti nei centri di
servizio alla persona con lo scopo ultimo di permettere loro di vivere la migliore qualità di vita
possibile.
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Introduzione.
Emozioni e ricordi legati a parti importanti della propria vita possono essere utilizzati per sostenere e
favorire il benessere di una persona anziana, soprattutto se in stato di demenza. Questo è ciò che
avviene nelle attività che rientrano nel piø ampio approccio Snoezelen, modalità di Stimolazione
Multisensoriale nata in Olanda intorno agli anni ’70 e che oggi sempre piø diventa una possibile
strada terapeutica per la riabilitazione o riattivazione cognitiva di persone per lo piø anziane e non
solo.
La letteratura scientifica ha evidenziato come tale approccio abbia effetti positivi sulle abilità senso
motorie residue, apporti una diminuzione dei disturbi comportamentali nei soggetti che partecipano
alle somministrazioni di Stimolazione Multisensoriale, migliori la qualità di vita percepita dagli
anziani, aumenti il tono dell’umore, faciliti l’interazione e la comunicazione con gli altri, promuova
la relazione e, infine, riduca lo stress (Baker, 2003).
Spesso la letteratura che si è interessata delle condizioni di vita degli ospiti anziani negli istituti di
ricovero ha sottolineato l’importanza della stimolazione sensoriale come attività a carattere
terapeutico non farmacologico utile a ristabilire un certo benessere nell’ospite.
Gli ambienti in cui i pazienti vivono, come ospedali o case di riposo, spesso si dimostrano poco
stimolanti soprattutto sensorialmente, portando gli ospiti ad avere uno stile di vita ripetitivo, passivo
e monotono. Norberg (1986), indagando sulle condizioni di vita degli anziani nelle case di riposo,
riportò nei suoi studi la presenza di un considerabile fatto di rischio per i soggetti osservati: dato il
vivere in condizioni di ipo-stimolazione sensoriale o di stimolazione relazionale inappropriata, come
l’ascoltare i lamenti o le urla degli altri pazienti, il sentire il rumore delle porte sbattute o il vedere gli
altri ospiti morire o soffrire nei loro letti, gli ospiti peggioravano nel tempo subendo un rapido
declino sia comportamentale che delle capacità cognitive.
In troppi luoghi di cura e di assistenza alla persona ancora oggi la stimolazione sensoriale risulta
essere al minimo e gli ambienti risultano essere non sufficientemente incoraggianti nemmeno nelle
relazioni tra gli ospiti (MacDonald, 2002); a questo si aggiunge la difficoltà per gli ospiti di essere
coinvolti in attività di reminiscenza autobiografica, di gioco o di stimolazione cognitiva (Nairn,
1995). Diventa quindi imperativo creare attività di stimolazione multisensoriale utili all’anziano e
che abbiano come scopo principale il migliorare la condizione di vita dei pazienti, siano essi in stato
o meno di demenza, ospiti nei centri di servizi alla persona, come gli ospedali o le case di riposo: la
visione attuale, legata in parte all’approccio Snoezelen, è quella di vedere nell’anziano una persona
che ha il diritto di essere aiutata a superare le sue difficoltà e di vivere la migliore vita possibile per
ciò che gli è permesso.
¨ ispirandosi all’approccio Snoezelen, nonchØ all’Olfattoterapia e alla Terapia della Reminiscenza,
che si è deciso, presso il Centro Servizi della Casa di Riposo di Bovolone (VR), di avviare un
percorso di stimolazione olfattiva in cui gli anziani coinvolti erano chiamati ad annusare dei profumi
e a narrare il primo ricordo che l’odore annusato suscitava in loro. Tale progetto è stato chiamato “Il
Profumo dei Ricordi” proprio per sottolineare gli aspetti piø importanti di questa attività: il profumo
e il ricordo, due elementi che vicendevolmente suscitano emozioni e storie, sensazioni e racconti.
Tale progetto non era una novità: già in altre case di riposo, come a Mirandola e a Firenze, si erano
avviati altri protocolli di stimolazione multisensoriale per gli ospiti residenti nei centri; le differenze
tra il nostro progetto e gli altri svolti in passato sono innanzitutto che noi utilizzavamo solo la
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stimolazione olfattiva, mentre altri progetti erano a stimolazione multisensoriale, e, inoltre, si voleva
tentare di stimare quantitativamente le migliorie del percorso sulla qualità di vita dei pazienti, cosa
non fatta nelle altre case di riposo.
L’attività di stimolazione olfattiva svolta nel Centro Servizi è diventata poi una ricerca: la volontà di
aiutare gli ospiti anziani in una modalità alternativa alle terapie farmacologiche, la poca letteratura
scientifica su questo tema, la voglia di verificare se era possibile stimare attraverso misurazioni con
test le migliorie che questo approccio poteva causare, hanno portato la psicologa del centro, la
dottoressa Baldi, a creare un disegno di ricerca da attuare con l’aiuto del suo tirocinante.
Questa sperimentazione aveva come scopo generale l’andare a stimare se, e in che misura, era
possibile migliorare la qualità di vita di persone anziane attraverso un percorso di stimolazione
olfattiva e di reminiscenza autobiografica con sedute a cadenza settimanale. Il tutto si è svolto tra
Settembre e Dicembre del 2013 in sei settimane di sperimentazione in cui ai partecipanti, tutti ospiti
della casa di riposo di Bovolone in provincia di Verona, era chiesto di raccontare eventi della propria
vita partendo da un odore annusato.
Si è cercato di operare per il benessere della persona anziana cercando di creare un’attività di facile
somministrazione ma che portasse a migliorie nella loro vita: il risultato maggiormente cercato, oltre
che l’ovvia significatività statistica dei dati della ricerca, è stato il sorriso degli ospiti, il sentire i loro
racconti e le loro storie per dar loro valore e importanza come persone che, in una società che spesso
non pone interesse o svaluta gli anziani, sono ancora capaci di suscitare attenzione in chi è loro
vicino.
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L’Approccio Snoezelen e l’Olfattoterapia.
Dalla Stimolazione Multi Sensoriale all’approccio Snoezelen.
Tutte le modalità di senso possono essere considerate dei veicoli tramite i quali interagiamo con il
mondo e che ci permettono di raccogliere informazioni utili al nostro cervello per organizzare una
reazione agli stimoli. I sensi definiscono i limiti della nostra coscienza e conoscenza inserendosi nel
mondo in un modo unico: come dei filtri trattengono solo ciò che biologicamente e culturalmente si
rivela necessario all’esistenza umana, tralasciando il resto.
Tra i sensi v’è l’olfatto, il senso piø antico e primordiale nell’uomo, che permette la percezione degli
odori dell’ambiente circostante. Tale percezione può essere considerata un linguaggio non verbale
mediante il quale acquisiamo conoscenze sull’ambiente chimico, regoliamo i nostri comportamenti
sociali e agiamo di conseguenza in modo in parte consapevole.
La Stimolazione Multisensoriale (SM) è un approccio mirato a stimolare i cinque sensi: essa si offre
come attività che permette un passaggio da una percezione cognitiva, che si ferma alla superficie
della realtà, a una sensoriale del mondo, che ne permette una migliore comprensione grazie ad una
riorganizzazione del rapporto con il mondo esterno (Baker, 2001). La SM esercita il suo effetto sui
cinque sensi e non solo: agisce sulla vista, sull'olfatto, sull'udito, sul tatto, sul gusto ma anche sulla
propriocezione, ossia il senso di posizione sia statico che dinamico del proprio corpo rispetto
all'ambiente circostante.
Baker (Baker, 2001) indica tre principali principi per attuare in modo corretto protocolli della SM:
1. La stimolazione visiva, uditiva e olfattiva viene offerta ai pazienti spesso in una stanza o in
un ambiente appositamente progettato, usando diversi tipi di luci, musiche stimolanti, aromi,
oggetti funzionali o stimolazioni tattili;
2. Lo staff lavora vicino all’individuo, adottando un approccio stimolante in cui le necessità del
paziente vengono messe in primo piano; i soggetti, inoltre, vengono incoraggiati a entrare in
contatto con gli stimoli sensoriali che vengono loro presentati;
3. Gli stimoli utilizzati non sono obbligatoriamente sequenziali o strutturati ma possono essere
sperimentati momento dopo momento; inoltre essi richiedono poche abilità relative
all’attenzione o di natura intellettuale, cosa utile nei pazienti con demenza.
La SM si pone alla base di un approccio terapeutico ampiamente utilizzato nei centri di supporto alla
persona, dai bambini agli adulti e, soprattutto, agli anziani. La “Stimolazione Multisensoriale
controllata” si concretizza oggi anche nello Snoezelen, un approccio che ha come scopo il portare la
persona a creare un contatto con il proprio mondo interiore al fine ultimo di migliorare il suo
benessere sia sul piano fisico che su quello cognitivo (Fabbo, 2009). Tale approccio è un’attività che
stimola in maniera diretta i sensi del partecipante attraverso un metodo sistematico e un
atteggiamento empatico con lo scopo ultimo di apportare benessere all’individuo.
L'approccio Snoezelen si definisce, secondo le parole dell’ideatore Verheul (Verheul, 1987), come
“un'offerta selezionata di stimoli primari in un ambiente attraente”. Questo approccio si concretizza
in un ambiente progettato in modo tale che, attraverso una stimolazione multisensoriale controllata, e
con la partecipazione attiva o passiva di un individuo, si possa portare un soggetto con disabilità, o
con necessità di sviluppo di specifici componenti cognitive e/o comportamentali, a uno stato di
benessere che ne favorisca la soddisfazione dei personali bisogni.
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Le prime esperienze, circa a metà degli anni '70, furono rivolte a persone con disabilità o che
manifestavano bisogni di sviluppo nelle capacità utili a gestire le proprie vite quotidiane.
Fu nel 1974 che l'Ente Haarendael iniziò a creare i primi ambienti per la SM. Si scelse una sala
riunioni abbastanza ampia nella quale avviare la stimolazione: gli stimoli visivi erano delle immagini
orbitanti e degli specchi; per stimolare l'udito si utilizzò della musica rilassante; lo stagno di palline,
il fieno e un’amaca furono scelti per la stimolazione tattile; l'incenso e l'acqua profumata erano utili
per stimolare l'olfatto mentre cibi di diversi sapori vennero utilizzati per stimolare il gusto. Si
decise di chiamare questo progetto con il termine “Snoezelen”, parola che deriva dall’unione di due
termini olandesi, ossia “Snoffelen” (annusare) e “Doezelen” (sonnecchiare, lasciarsi condurre): la
differenza rispetto alla classica SM fu il fatto che per prima cosa si crearono degli ambienti strutturati
per una stimolazione che andasse a sollecitare i cinque sensi e, secondariamente, che gli strumenti
utilizzati per questa attività comportassero stimolazioni controllate.
Gli effetti furono da subito visibili, con soggetti che si sentivano aiutati nel convivere con la loro
disabilità o che si percepivano in un maggior stato di benessere che supportava loro nella vita
quotidiana. Nacquero così altri progetti piø strutturati, come la Tenda sensoriale (1978) e la Stanza
Snoezelen (1984), quest’ultima tutt’oggi ancora utilizzata.
L'evoluzione, e la letteratura scientifica, hanno portato oggi lo Snoezelen a trovare sempre piø
utilizzo, soprattutto per la gestione dei disturbi comportamentali, per favorire il rilassamento, per
stimolare l'esplorazione dell'ambiente, per facilitare il contatto e le relazioni interpersonali, per
promuovere il benessere delle persone e, infine, per riattivare la persona (Van Weet, 2005). Gli
individui verso cui si utilizza tale approccio oggi sono bambini disabili, autistici, adulti con bisogni
di relazione e anziani, questi ultimi in o meno stato di demenza.
L’approccio Snoezelen per gli anziani.
Snoezelen significa proporre esperienze sensoriali, in un’atmosfera di fiducia e di distensione, che
hanno la funzione di stimolare i sensi primari senza l’esigenza di produrre un’attività intellettuale,
cosa che può risultare faticosa per l’individuo.
Presto l’approccio Snoezelen passò dall’essere utilizzato con i bambini autistici al diventare
un’attività semi-terapeutica per gli anziani, soprattutto quelli in stato di demenza associata a disturbi
comportamentali e psicologici (BPSD, Behavioral Psychological Symptoms of Dementia): tali
disturbi sono molto frequenti nelle demenze, in particolar modo nell’Alzheimer, e comprendono
disturbi dell’umore e dell’affettività, psicoticismi, alterazioni della personalità, sintomi
neurodegenerativi e comportamenti molesti per gli altri e per la propria persona.
Le prime applicazioni di SM
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mostrarono effetti positivi soprattutto nell’area comportamentale, a cui
si associavano anche effetti positivi dal punto di vista dell’assistenza sanitaria come una riduzione
nell’utilizzo dei farmaci e delle contenzioni fisiche per i pazienti (Chung JCC, Lai CKY , 2009).
In Italia è nella demenza che, grazie all'opera dell'ingegnere Orofino (2012), che tale modalità di SM
ha trovato un'ampia area di utilizzo. Secondo l’ingegnere gli odori sono in grado di stimolare
sensazioni positive, di evocare ricordi piacevoli e di riportare alla mente scene vissute nel passato e
legate proprio a un determinato profumo. Le relazioni tra cervello e naso sono forti e importanti e
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Per tutto lo scritto qui proposto, così come in uso nella letteratura scientifica riguardante questi argomenti, i termini
Stimolazione Multisensoriale (SM) e Snoezelen saranno utilizzati come sinonimi.
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