presenza di imprese monoprodotto che in imprese multiprodotto.
Successivamente si discute sulla sostenibilità o meno del monopolio
naturale in cioè sulle condizioni in cui si può realizzare una situazione
di monopolio naturale e in particolare sul concetto di “scrematura del
mercato”. Poi sono introdotti i concetti di contendibilità dei mercati e
di regolamentazione dei mercati. In quest’ultimo caso si specificano i
diversi tipi di regolamentazione sia nel caso di aziende monoprodotto
che in aziende multiprodotto così come le diverse forme di
regolamentazione da quella diretta a quella del price-cap passando per la
teoria dei rapporti di agenzia. Nell’ultimo paragrafo esamina la
politica la concorrenza e in modo specifico della concorrenza nel
mercato e per il mercato considerando anche gli aspetti fondamentali
del meccanismo dell’asta.
I capitoli successivi saranno incentrati sugli aspetti che riguardano il
settore delle telecomunicazioni e in modo specifico quello della
telefonia cellulare. Nel terzo capitolo si parla dello sviluppo del
mercato delle telecomunicazioni nei paesi anglosassoni e in modo
particolare in Inghilterra e negli Stati Uniti. Per quanto riguarda il
Regno Unito, dopo una trattazione storica delle telecomunicazioni, si
parla delle tappe che hanno introdotto nel settore la concorrenza e
soprattutto della politica attuata dall’allora Governo Thatcher per
liberalizzare tale mercato. Successivamente viene introdotto il settore
della telefonia cellulare dove si analizza la struttura del mercato, il
ruolo fondamentale svolto dal’Oftel (Office of Telecommunications),
lo sviluppi degli operatori (in tal senso il Governo decise di
intraprendere la stessa politica attuata per la telefonia fissa cioè quella
di una situazione iniziale di duopolio) e la struttura delle tariffe. Per
finire si parla della telefonia di terza generazione e del ruolo
importante che ha assunto il meccanismo di assegnazione delle
licenze UMTS inglesi per gli altri paesi europei. Anche per gli Stati
Uniti si è seguito lo stesso filo logico: dopo una trattazione storica del
settore delle telecomunicazioni in generale, si parla delle tappe della
concorrenza con particolare attenzione al ruolo svolto dalla FCC
(Federal Communication Commission) e dal Telecommunications
Act del ’96. Poi si introduce il settore della telefonia mobile
evidenziando, oltre alla struttura di mercato, le principali
caratteristiche che lo differenziano da quello europeo. In fine si parla
degli sviluppi della telefonia di terza generazione. Il quarto capitolo
tratta invece delle telecomunicazioni mobili italiane. Prima di
analizzare in modo specifico il settore della telefonia mobile si
introducono i caratteri strutturali dell’industria delle
telecomunicazioni cioè in modo particolare l’offerta , la domanda e le
tariffe. Successivamente viene fatta una descrizione storica del settore
evidenziandone gli aspetti negativi di differenziazione dagl’altri paesi
europei. Poi si analizza il settore della telefonia cellulare analizzando le
caratteristiche delle comunicazioni mobili con particolare attenzione
al sistema GSM, il ruolo svolto dall’unione europea nel processo di
liberalizzazione (attraverso il Libro Verde del ’94 e le successive
direttive), le caratteristiche del mercato italiano (offerta, domanda,
prezzi, investimenti), L’evoluzione della concorrenza ( dal duopolio
fino alla presenza di sei operatori con l’avvento dell’UMTS), le
differenze con i principali paesi europei e l’avvento della telefonia di
terza generazione. Il quinto capitolo parla del principale operatore di
telefonia mobile italiano analizzando: il profilo della compagnia, la sue
principale strategie di sviluppo, le caratteristiche inerenti al tipo di
licenze in possesso, al roaming, all’interconnessione, alle frequenze e
alla numerazione; gli aspetti organizzativi e finanziari (la struttura
societaria e la performance relative all’ultimo trimestre), l’espansione
internazionale della società.
In conclusione il mercato della telefonia, e principalmente quello della
telefonia cellulare, è un mercato in continua evoluzione non ostante
sia ormai un mercato maturo, infatti, i suoi sviluppi sono fortemente
legati all’avvento di nuove tecnologie (UMTS) che seguono le
mutazioni della società nel suo complesso. Sarà comunque l’esigenza
di una sempre maggiore ed efficace comunicazione ad incidere sugli
sviluppi futuri del settore.
II CAPITOLO
LA TEORIA ECONOMICA NEI SERVIZI
PUBBLICI
2.1 I PRINCIPALI CASI DI FALLIMENTO DEL
MERCATO
L’intervento dello stato nell’economia trova la sua giustificazione
teorica principalmente nei “fallimenti del mercato”, vale a dire in tutti
quei casi dove l’allocazione delle risorse risulta essere inefficiente.
L’inefficienza deriva dal fatto che i soggetti economici non hanno la
possibilità di trovare reciproci vantaggi ottenibili attraverso lo
scambio e la produzione. In altre parole si hanno dei fallimenti del
mercato quando alcuni mercati non riescono a formarsi e viene meno
l’ipotesi di completezza dei mercati richiesta per l’esistenza di un
equilibrio di concorrenza perfetta.
2.1.1 ASSENZA DI UN MERCATO DI LIBERA
CONCORRENZA
In primo luogo possiamo dire che può succedere che per alcuni beni
non esista un mercato e ciò avviene quando il costo per fornire i beni
è inferiore a quanto i consumatori sono disposti a pagare per quel
bene siamo quindi in presenza di un mercato incompleto. Può
succedere poi che il mercato esita ma che questo sia diverso da quello
di concorrenza perfetta. L’impresa che opera in un regime di libera
concorrenza il prezzo al quale essa può vendere la sua quantità è dato
ed è uguale al costo marginale ed al ricavo marginale. Nel casi invece
di mercati non concorrenziali (monopoli, duopoli, oligopoli) l’impresa
fronteggia una domanda decrescente e in corrispondenza
dell’uguaglianza ricavo marginale uguale costo marginale attuerà un
prezzo più alto violando le condizioni di concorrenza perfetta sopra
citate.
2.1.2 LE ECONOMIE DI SCALA
Anche la presenza di economie di scala comporta l’allontanamento
dalla situazione di libera concorrenza. In presenza di economie di
scala i costi medi per la produzione di un bene sono per un lungo
tratto decrescenti e risultano superiori a quelli marginali nel punto
esatto in cui questi incontrano la curva di domanda.
In questa situazione l’impresa che vendesse i suoi beni ad un prezzo
che eguagli il costo marginale subirebbe una perdita. Soltanto
un’impresa pubblica potrebbe operare in tali situazioni sotto
determinate condizione che analizzeremo successivamente.
Mostriamo graficamente l’andamento dei costi medi in presenza di
economie di scala:
FIGURA 1.1
Le economie di scala
CME
Q
I
Q
A sinistra della quantità Q
I
siamo in presenza di economie di scala
positive mentre a destra siamo in presenza di economie di scala
negative o diseconomie di scala.
2.1.3 IL MONOPOLIO
Il monopolio, com’è noto, è considerato una delle principali cause di
fallimento del mercato, esso si manifesta nel fatto che il prezzo che i
consumatori pagano per acquistare il prodotto del monopolista risulta
essere maggiore del suo costo marginale.
FIGURA 1.2
IL MONOPOLIO
P, Cme, Cmg Rmg D
P
M
Cmg
P
E
Cme
Q
M
Q
E
Q
Da ciò ne deriva che, al prezzo di monopolio (P
M
), il beneficio
marginale dei consumatori, misurato dalla curva di domanda di
mercato, è superiore al costo marginale del produttore, quindi ad un
prezzo più basso (P
E
) e ad una maggiore quantità prodotta (Q
E
) si
aumenterebbe il benessere della società almeno fino al punto in cui il
prezzo eguaglia il costo marginale. Il fallimento del mercato, quindi,
risale nell’impossibilità per il monopolista e per i consumatori di
trovare e far rispettare un accordo reciprocamente soddisfacente, sul
modo di spartirsi i vantaggi ottenibili dall’aumento della quantità
prodotta
1
. Altre cause di fallimento del mercato sono la presenza di
esternalità, la presenza di beni pubblici e la natura imperfetta e
asimmetrica dell’informazione.
2.1.4 L’ ESTERNALITA’
Si hanno delle esternalità quando le decisioni di consumo e
produzione di alcuni operatori influenzano il benessere di altri
operatori e quando non sia possibile organizzare un mercato, per gli
effetti collaterali di tali decisioni. In questo caso un sistema di mercato
non conduce ad un livello di produzione socialmente ottimale. La
presenza di effetti esterni comporta un consumo o una produzione
1
Cfr A.Boitani, 1989
eccessivi (se le esternalità sono negative) o inferiori ( nel caso di
esternalità positive) al livello di ottimo sociale.
2.1.5 I BENI PUBBLICI
Un altro caso in cui il meccanismo di mercato fallisce è rappresentato
dalla presenza di beni pubblici. Il bene pubblico è quel bene che
presenta determinate caratteristiche:
• Assenza di rivalità nel consumo. Il consumo del bene da
parte di un soggetto non riduce la quantità disponibile per
gli altri soggetti come avviene per i beni privati.
• Non escludibilità. L’impossibilità e l’altissimo costo
necessario per escludere i consumatori che non pagano
alcun corrispettivo per il servizio o bene ricevuto.
2.1.6 LE ASIMMETRIE INFORMATIVE
Altro caso in cui il mercato può fallire è la presenza di asimmetrie
informative e d’informazioni incomplete, cioè in tutti quei casi in cui
una delle parti di uno scambio possiede maggiori informazioni
rispetto all’altra. In tale ipotesi possiamo riscontrare due situazioni: la
prima viene detta “Adverse Selection” o antiselezione, dove il
contraente più informato gode di una certa libertà contrattuale e
cercherà di tenere nascoste le informazioni in suo possesso, la
seconda viene detta “Moral Hazard” o azzardo morale, il quale si
verifica quando uno dei contraenti può influenzare lo stato delle cose
con il proprio comportamento (ad esempio trascurando le dovute
precauzioni dopo che si è stipulato un contratto di assicurazione.
2.2 CARATTERISTICHE DEL MONOPOLIO
NATURALE
2.2.1 IL CASO DI AZIENDE MONOPRODOTTO
Un particolare tipo di monopolio è il Monopolio naturale, cioè
quando una sola impresa è in grado di soddisfare la domanda di
mercato più economicamente di qualsiasi combinazione di due o più
imprese. Per molto tempo si è ritenuto che le economie di scala, e con
ciò si intende quando i costi medi sono per un lungo tratto
decrescenti , fossero gli unici indicatori per accertare se un industria
fosse o no un monopolio naturale. Negli ultimi anni però la teoria ha
subito un notevole sviluppo e si è giunti alla conclusione che, per un
industria monoprodotto, le economie di scala sono una condizione
solo sufficiente ma non necessaria. In altri termini la funzione di
costo di un monopolio naturale deve essere subadditiva per un livello
di output uguale alla domanda di mercato. Quando l’industria
produce un singolo prodotto ciò è esprimibile come segue:
1 : C( Σ
i
Y
i
) < Σ
i
C(Y
i
) i=1,2……k ; qualunque k≥2
2 : Σ
i
Y
i
=Q qualunque k≥2
dove Y
i
indica la quantità producibile della i-esima impresa, C invece
indica una funzione di costo e Q è la quantità domandata sul mercato.
Pertanto, se la funzione dei costi medi dell’impresa è decrescente al
crescere del volume produttivo e per tutta la gamma di produzione
l’industria è un monopolio naturale “forte”. Se invece la funzione dei
costi dell’impresa soddisfa la condizione 1 ma non sempre presenta
costi medi decrescenti, l’industria è caratterizzata da un monopolio
naturale “debole”
La disuguaglianza [ 1 ] ci dice che la funzione di costo è subadditiva,
mentre l’uguaglianza [ 2 ] limita il campo di validità della [ 1 ] ad un
particolare valore della domanda di mercato.
Le figure 1.3 e 1.4 ci mostrano il rapporto tra economie di scala e
subadditività nel caso d’industrie monoprodotto.