3
INTRODUZIONE
L‟abbattimento delle frontiere, l‟evoluzione della tecnologia ed i crescenti accordi
economici tra i Paesi hanno mutato il ruolo dei diversi attori dell‟economia globale.
La proiezione internazionale delle aziende manifatturiere ha fatto sì che anche le
società di servizi professionali, attori complici del successo di queste in patria,
seguissero il processo di internazionalizzazione avviato dalle organizzazioni industriali:
società di consulenza, Ricerca & Sviluppo, studi di ingegneria sono solo alcuni esempi
di società che hanno avviato un‟espansione delle proprie attività al di fuori dei confini
nazionali.
Tra le diverse tipologie di società di servizi professionali, una in particolare ha
coinvolto il nostro lavoro: gli studi legali.
Con la presente tesi di laurea, viene proposto lo studio dei cambiamenti in atto in questa
tipologia di società; in particolare, verrà posta l‟attenzione sul processo di
internazionalizzazione che coinvolge queste realtà; le dinamiche evolutive risultano
infatti in una fase di profondi mutamenti, e si prevede che lo siano ancora per molto
tempo, visto che il processo in questione è iniziato negli anni ‟70 del secolo scorso,
trainato da alcune modifiche legislative al settore nei paesi anglosassoni.
L‟obiettivo di questo nostro progetto è cercare di trattare un argomento ancora poco
noto, sia al pubblico che ai diretti interessati, cercando di capirne quali cambiamenti
sono avvenuti in passato, cosa hanno fatto i “pionieri” che per primi hanno deciso di
internazionalizzarsi, interpretare il presente per così provare a capire come muoversi
nell‟attuale scenario, quali strategie adottare in funzione anche di ipotesi sul futuro del
settore.
La motivazione principale che ha guidato presente studio è la speranza di riuscire a
facilitare il lavoro di studi legali che stanno pian piano cercando di introdursi in nuove
realtà di mercato diverse dalle proprie, da ciò che sono abituati e che conoscono
perfettamente, fornendo loro un utile background teorico e alcuni spunti pratici dai
quali prendere esempio. L‟argomento in questione risulta di fatto poco trattato, sia dalla
letteratura italiana sia da quella internazionale, anche per via della sua non facile
esplicazione, visto che i cambiamenti in questione stanno ancora avvenendo, a causa
della crescente globalizzazione che spinge gli studi ad espandersi all‟estero (spinti
dall‟internazionalizzazione dei propri clienti che hanno bisogno di un servizio a livello
globale) e anche dall‟entrata di nuovi player (studi legali di paesi in via di sviluppo);
risulta perciò difficile individuare una “one best way” per muoversi in questo nuovo
contesto.
La metodologia di ricerca seguita per il nostro studio parte da un background generale
teorico riferito all‟ampio settore delle società di servizi professionali, settore del quale
gli studi legali fanno parte, cercando di capirne gli aspetti strategici ed organizzativi, ed
il processo di internazionalizzazione che riguarda i player del settore.
Conclusa la parte generale, andremo ad analizzare il settore degli studi legali, anche qui
concentrando l‟attenzione inizialmente sul profilo strategico ed organizzativo, per poi
passare a trattare il processo di internazionalizzazione che lo riguarda, evidenziando le
implicazioni che esso comporta. Queste implicazioni non sono affatto da sottovalutare,
in quanto stiamo parlando di attività totalmente nuove per uno studio legale: questioni
relative alla scelta di nuovi mercati, all‟organizzazione, al marketing, sono solo alcuni
dei problemi che sorgono quanto uno studio decide di espandersi all‟estero, ed essi
4
necessitano di figure nuove o di enti esterni che gli aiutino ad affrontare questi
cambiamenti.
Nell‟ultima parte, andremo in primis ad analizzare la situazione del settore legale
italiano, cercando di identificarne le caratteristiche, i trend ed i player principali;
successivamente, rivolgeremo la nostra attenzione sul processo di
internazionalizzazione riguardante uno studio legale italiano: “Bacciardi & Partners”,
piccolo studio legale del pesarese che ha deciso di espandersi all‟estero attraverso
l‟adesione ad un network internazionale di studi legali. I dati raccolti per la stesura del
presente capitolo saranno basati su ricerche via internet per quanto riguarda l‟analisi del
settore italiano dei servizi legali, mentre per il caso studio sarà effettuata un‟intervista
al dott. Enzo Bacciardi, socio fondatore dello studio legale.
La tesi sarà strutturata in tre capitoli.
Il primo capitolo analizzerà il più ampio settore delle società di servizi professionali,
mentre il secondo capitolo tratterà nello specifico il settore degli studi legali e il
processo di internazionalizzazione in atto.
L‟ultimo capitolo si concentrerà sull‟analisi della situazione italiana, per poi passare
all‟analisi del caso-studio proposto.
Ogni capitolo avrà una breve parte introduttiva ed una conclusiva, per aiutare i lettori
nel loro studio. La tesi sarà anch‟essa dotata di una parte introduttiva, in cui sono
esplicitati obiettivi e motivazioni, metodologia di ricerca ed organizzazione del lavoro,
e di una parte conclusiva, in cui andremo a verificare se le nozioni teoriche trovano
un‟applicazione pratica nel caso-studio oggetto d‟esame.
5
CAPITOLO 1
STRATEGIA ED ORGANIZZAZIONE DELLE SOCIETA’ DI
SERVIZI PROFESSIONALI
INTRODUZIONE
La crescente terziarizzazione dell‟economia, cominciata negli ultimi decenni del secolo
scorso, ha fatto sì che il settore dei servizi sia ad oggi di vitale importanza per lo
sviluppo e la sopravvivenza dell‟economia dei Paesi. Unitamente a questa crescita di
rilevanza nel campo economico, si sono moltiplicati gli studi accademici dedicati a
questo settore, il quale in passato era stato trascurato.
I servizi infatti sono sempre stati considerati come un qualcosa di accessorio rispetto ai
più importanti settori dell‟agricoltura e dell‟industria, un fattore aggiuntivo che, pur
essendo necessario, non produceva un valore aggiunto per la società; e lo stesso termine
“terziario” ha un‟accezione un po‟ negativa, distorsiva della realtà. Allo stato attuale,
difatti, nelle economie avanzate il settore terziario occupa una percentuale di forza
lavoro compresa tra il 60 ed il 70%, ed i Paesi in via di sviluppo presentano percentuali
sì inferiori, ma con forti ritmi di crescita, capaci così in pochi anni di arrivare al livello
dei Paesi Occidentali.
A tutto questo dobbiamo aggiungere il fatto che questi dati statistici si basano su una
ormai obsoleta concezione di servizi. Difatti, esse inglobano nel settore terziario tutto
ciò che non rientra nella definizione di industria manifatturiera, di settore industriale o
agricolo. Al suo interno sono dunque compresi servizi finanziari, professionali, di
trasporto, logistica, ospedalieri, il settore pubblico. Questo concetto risulta fuorviante,
in quanto anche le organizzazioni industriali sono oramai strutturate al loro interno per
buona parte da funzioni che hanno lo scopo di fornire essenzialmente un servizio alla
produzione. Afferma Orio Giarini (1999-2000, p 3) “per ogni prodotto (bene) che
acquisiamo, che si tratti di un‟automobile o di un tappeto, il puro costo di produzione o
di fabbricazione è molto raramente superiore al 20-30% del prezzo finale di questi
prodotti”
1
.
All‟interno del macro settore dei servizi, crescente attenzione è stata dedicata alle
società di servizi professionali, società che sono di fondamentale importanza per lo
sviluppo di un‟economia che stia al passo coi tempi, visto il rapido evolversi delle
tecnologie e di nuovi modelli produttivi, della crescente concorrenza causata dalla
globalizzazione e della difficoltà di percepire i nuovi gusti dei consumatori;
un‟economia che ha bisogno di flessibilità, per adattarsi ad un mondo che è già
flessibile: il vecchio modello della “fabbrica integrata” in cui tutte le attività erano
interne all‟azienda, risulta di gran lunga superato, e le società di servizi professionali
sono diventati player strategici per garantire efficacia delle scelte gestionali, efficienza,
flessibilità e soluzioni sempre più innovative al sistema produttivo.
Questo capitolo sarà dedicato allo studio di questo tipo di società, cercando di dare una
definizione prendendo spunti sia dalla situazione italiana sia da studi realizzati in
ambito internazionale.
1
Grönroos C., “Management e marketing dei servizi”, 2007
6
Il capitolo si introdurrà con un‟analisi delle caratteristiche del settore delle società di
servizi professionali, fornendo dati generali sulla situazione italiana derivati dall‟ultimo
censimento ISTAT; successivamente studieremo il modello di business che riguarda
queste organizzazioni, andando ad analizzarne profilo strategico (strategia competitiva
e di internazionalizzazione) e dimensione organizzativa (strategia e struttura
organizzativa).
1.1. LE CARATTERISTICHE DELLE SOCIETA’ DI SERVIZI PROFESSIONALI
La definizione del settore dei “servizi professionali” non è di certo di facile
esplicazione. Questo ambito risulta infatti possedere confini molto labili, in quanto chi
lavora al suo interno sono persone che mettono in gioco la loro competenza, la loro
professionalità e la creatività per cercare di risolvere i problemi dei clienti, e nel far ciò
essi a volte si creano nuovi ambiti di business, che magari in precedenza erano di
appannaggio esclusivo delle grandi organizzazioni
2
o che non esistevano affatto
3
, e per
questo il settore risulta molto flessibile, sia al suo interno
4
sia nei confronti dei
concorrenti esterni. Date queste premesse, proviamo a fare una descrizione.
Per definire le caratteristiche delle società di servizi professionali, occorre prima
specificare il significato del termine “servizio professionale”: esse infatti presentano
delle particolarità di gestione derivanti dal tipo di servizio offerto. Il termine può essere
scomposto come segue:
a) per “servizio” si intende un‟insieme di attività che hanno una forte componente
di intangibilità e\o di immaterialità, spesso erogato con una interazione più o
meno forte con il cliente;
b) per “professionista” si intende una figura che ha determinate competenze, che
ha maturato esperienze in campo sia intellettuale (attraverso appositi corsi di
studio) sia in campo pratico, il quale è in grado di unire le conoscenze acquisite
per risolvere un determinato problema posto dal cliente.
Alla luce di ciò, sono da considerarsi “servizi professionali” tutti quei servizi che si
caratterizzano per un elevato contenuto intellettuale, per erogare i quali è necessaria la
presenza di professionisti che debbono possedere capacità di analisi, diagnosi,
progettazione e di realizzazione operativa di progetti volti a soddisfare specifici bisogni
del cliente, il quale è spesso coinvolto in prima persona nel processo di erogazione del
servizio.
5
Ma quali imprese sono riconducibili alla definizione "servizi professionali"? In un
recente lavoro
6
, Andrew von Nordenflycht cerca di dare una definizione di servizi
professionali e di individuare le tipologie di imprese che vi fanno parte. Egli parte dal
2
Si pensi al marketing, che prima era di competenza esclusiva dell‟apposito settore marketing posto
all‟interno dell‟azienda. I primi “pionieri” di queste agenzie hanno saputo cogliere l‟opportunità
nascente, mettendosi in proprio ed essendo capaci di offrire alle imprese un‟offerta molto più ampia e
specifica, garantendo un servizio migliore e riuscendo così a snellire la struttura aziendale
3
Si pensi alle attività informatiche
4
Alcune attività passano da essere gestite da un determinato campo di attività ad un altro. Si vedano gli
studi legali, che sono passati da un‟offerta legale pura ad attività di consulenza
5
Arcari A.M., “Economia delle imprese di servizi professionali”, 1991
6
Nordenflycht A.V., “What is a Professional Service Firm? Toward a theory and taxonomy of
knowledge-intensive fims”, in “Academy of Management Review, 2010, vol. 35, n° 1, 155-174
7
fatto che spesso questa tipologia di impresa viene definita in maniera generica, così
come gli attori che compongono il settore.
L‟autore individua tre caratteristiche distintive del settore:
1) Knowledge intensity;
2) Low capital intensity;
3) Professionalized workforce.
Per ognuna di queste caratteristiche vengono individuate implicazioni manageriali (con
l‟identificazione di sfide da affrontare ed opportunità da cogliere) e soluzioni
organizzative adottate.
Egli infatti individua in queste imprese un notevole potere contrattuale dei dipendenti e
la tendenza di questi a divenire autonomi, visto il basso grado di investimento che la
decisione comporta e il livello di competenze da essi posseduto.
Tutto questo fa sì che il governo di queste società si presenti in maniera diversa da
quello delle organizzazioni industriali: occorre uno stile di guida che punti alla
leadership, riconoscimenti e premi ai più meritevoli, responsabilizzazione dei
dipendenti (in quanto eventuali errori andranno a compromettere la reputazione di tutta
l‟organizzazione), presenza di un codice etico di comportamento.
Il basso grado di capitalizzazione e la presenza di forza lavoro professionale fanno sì
che queste imprese siano gestite autonomamente tra i partner, senza quindi la presenza
di investitori istituzionali esterni all‟impresa, garantendone l‟autonomia; questo però
comporta il fatto che i soci debbano rispettare norme etiche e fiduciarie nei confronti
della società (e dunque degli altri partner).
Date queste premesse, vengono indicate quattro tassonomie d‟imprese che
caratterizzano il settore, indicando per ognuna alcuni esempi pratici:
a) Technology Developers: laboratori di R&S (Ricerca & Sviluppo);
b) Neo-PSFs: società di consulenza, società pubblicitarie;
c) Professional Campuses: ospedali;
d) Classic PSFs: studi legali, studi di architettura, commercialisti.
Queste tassonomie sono individuate in base alla presenza o meno delle tre
caratteristiche sopraindicate, tenendo però come base il fatto di essere tutte imprese ad
alto contenuto di conoscenza (Knowledge intensity).
Andiamo ora ad inquadrare la situazione presente in Italia.
Come anticipato, il settore dei servizi professionali è composto da imprese di
informatica, di ingegneria, di ricerca, di formazione, di consulenza, di servizi fiscali,
assicurativi, legali, finanziari, di marketing, comunicazione e pubblicità, di
certificazione, di selezione del personale, di facility management, studi medici, studi di
architettura e design, solo per citarne alcune tipologie generiche. In Italia sono circa
768mila e offrono lavoro ad oltre 2 milioni di persone, come possiamo notare dalla
Tabella 1.1 sottoriportata, frutto dell‟ultimo censimento ISTAT del 2001. La tabella ci
mostra anche i trend di crescita di queste nell‟ultimo decennio, confrontando i dati del
censimento del 1991.
Come si può notare, negli ultimi dieci anni l‟incremento di tali attività nel complesso è
stato di circa il 100% per quel che riguarda il numero di imprese, mentre del 77% se
consideriamo gli addetti occupati. Questo è un chiaro indice del trend di
terziarizzazione della nostra economia, nella quale queste attività sono sempre più
cruciali.
8
Andando ad analizzare la situazione per i singoli aggregati, solo il primo (riguardante
società di leasing, factoring, credito al consumo, società fiduciarie, ecc) è drasticamente
diminuito in quanto a numero di unità, riducendosi nel 2001 ad un sesto di quello che
era nel precedente decennio; le unità lavorative coinvolte hanno subito anch‟esse una
diminuzione, ma molto più lieve, segno che in questo ambito vi è stato un
accorpamento: il numero di addetti medi per azienda è infatti passato da 7,4 a 25,5.
Il comparto “Altre attività finanziarie” (attività ausiliarie, agenti di cambio, agenti di
assicurazione, procacciatori d‟affari, ecc) è cresciuto di quasi il doppio per unità,
aumentando però solo del 40% in quanto addetti.
Tabella 1.1.
Attività
Economiche
Imprese
1991
Addetti
1991
Imprese
2001
Addetti
2001
Organizzazioni
finanziarie
7.127 53.280 1.200 30.674
Altre attività
finanziarie
41.495 109.963 79.648 154.115
Informatica ed
attività connesse
31.493 174.015 78.231 354.772
Ricerca e
Sviluppo
2.492 14.145 9.182 22.874
Altre attività
professionali ed
imprenditoriali
292.757 866.582 600.410 1.603.594
Totale 375.364 1.217.985 768.671 2.166.029
Fonte: adattamento da tavola Istat, Censimento 2001 (http://dwcis.istat.it/cis/index.htm)
Notevole aumento hanno registrato anche i settori informatico (attività concernetici
l‟informatica, banche dati, ecc) e di R&S (r&s nel campo fisico, ingegneristico,
economico, ecc); soprattutto in quest‟ultimo settore abbiamo avuto una polverizzazione
dell‟offerta, in quanto di fronte ad un aumento di oltre 3,5 volte delle unità locali,
troviamo una crescita di circa il 50% delle unità lavorative (esattamente il contrario di
ciò che è successo nel comparto delle organizzazioni finanziarie).
Il settore principe (sia per numero di addetti che per unità locali) rimane comunque
quello delle “Altre attività professionali e imprenditoriali”, il quale comprende attività
di studi legali, commercialisti, notai, consulenti del lavoro, pubblicitari, ricerche di
mercato, architetti, periti industriali, consulenti del lavoro, ecc. Esso conta di oltre
6oomila unità (il 78% del totale, con una crescita del 100% rispetto al decennio
precedente) ed oltre 1,6 milioni di addetti (il 74% del totale, crescita di circa l‟85%
rispetto alla precedente rilevazione).
Per quanto concerne la dimensione delle suddette attività, notiamo che queste aziende
hanno una struttura molto piccola: il numero di addetti medi al 2001 è di 2,8 per
società, in diminuzione rispetto al valore della precedente rilevazione, che si attesta a
3,2. Questo è un indice della notevole polverizzazione dell‟offerta di questi servizi,
caratterizzati dalla presenza di numerose unità che spesso risultano formate dal singolo
professionista.
Riportiamo invece in Tabella 1.2 i dati relativi alle suddette società, divisi però per
forma giuridica.