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Introduzione
Oggetto di questo studio è il modo in cui Čechov tratta il tema dell’ecologia nella sua opera e in
particolare come la sua visione muta nel passaggio dalla stesura di Lešij a quella di Zio Vanja, anche
sulla base dell’influenza di elementi biografici. Sarà oggetto di analisi anche la visione generale
dell’autore sulla relazione tra progresso scientifico-tecnologico e il futuro dell’umanità.
L’aspetto ecologico in Zio Vanja non è passato inosservato. In particolare nella letteratura critica
anglosassone esistono numerosi studi riguardanti questo tema nella letteratura russa e in particolare
in Čechov. Jane Costlow, ad esempio, ha analizzato con profondità il tema della percezione del
disboscamento tra gli autori russi di fine Ottocento, Geoffrey Borny invece, nella sua opera
Interpreting Chekhov, mette in luce la visione del progresso e confronta le posizioni di altri autori
riguardo all’ottimismo o al pessimismo dell’autore, mostrando come non sia così semplice dare una
risposta univoca. Un altro autore che ha dedicato uno studio al rapporto di Čechov con la natura è
Valentine T. Bill, nel suo articolo Nature in Chekhov’s fiction. Un’opera dedicata interamente al
confronto tra Lešij e Zio Vanja è stata scritta dal professore britannico Donald Rayfield nel 2007. In
ambito russo invece a questa problematica non è stato dato lo spazio che avrebbe meritato e anche
nelle messe in scena di Zio Vanja l’aspetto ecologico non ha avuto una posizione di particolare rilievo.
L’obiettivo di questa tesi è quello di analizzare come l’aspetto ecologico e la visione del progresso
mutano da Lešij a Zio Vanja, prestando attenzione anche alle esperienze biografiche che possono aver
influenzato l’autore e al contesto culturale generale. In particolare, cercherò di verificare l’ipotesi
secondo cui il viaggio a Sachalin svolto nel 1890 è stato determinante per il cambio di prospettiva
dell’autore. Per poter raggiungere questi obiettivi verranno prese in esame sia le due opere principali
oggetto d’analisi, ovvero Lešij e Zio Vanja, sia altre opere di Čechov, in particolare le pièces teatrali
Il gabbiano e Il giardino dei ciliegi, i racconti La zampogna e La corsia №6 e il reportage L’isola di
Sachalin.
Infine ho scelto di analizzare una nuova rappresentazione teatrale di Zio Vanja, diretta dal regista
francese Stéphane Braunschweig e andata in scena per la prima volta al Théâtre de l’Odéon di Parigi
il 16 gennaio 2020. Questa rappresentazione infatti mette in primo piano l’aspetto ecologico della
pièce, servendosi in particolare della scenografia per darvi rilievo.
La tesi è composta da due capitoli, a loro volta articolati in diversi sottocapitoli titolati. Nel primo
capitolo viene offerta una panoramica generale del contesto scientifico culturale mostrando in che
modo la posizione di Čechov è originale. In particolare vengono esposti cenni biografici dell’autore,
l’importanza del suo rapporto con la natura, le posizioni di altri autori riguardo al problema del
disboscamento, l’ottimismo e il pessimismo in Čechov e il viaggio a Sachalin. Nel secondo capitolo
4
vengono analizzate in modo più approfondito le due pièces Lešij e Zio Vanja, dando rilievo ai
personaggi, in particolare Vanja e Astrov e alle loro metamorfosi da una pièce all’altra; inoltre
vengono messe in luce le cause della distruzione individuate nel testo e delle possibili soluzioni, che
si incontrano soprattutto nel quarto atto, punto dove le due opere differiscono maggiormente. Infine
viene analizzata la messa in scena di Braunschweig, con il supporto di alcune recensioni allo
spettacolo.
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1. Il problema ecologico in Čechov e il suo contesto scientifico-culturale
1.1 Čechov, cenni biografici: tra medicina, prosa e teatro
Anton Pavlovič Čechov nasce nel 1860 a Taganrog, città affacciata sul Mare di Azov.
Terzo di sei figli, ha un padre estremamente duro ma devoto e una madre riservata ma amorevole,
come ce li descrive Irène Némirovsky nella sua biografia La vie de Tchekhov
1
. Seppur circondato
dallo squallore ed educato a colpi di bastone, Anton è un bambino allegro e il sorriso tipico
dell’infanzia non lo abbandonerà mai
2
. In lui c’è anche una profonda indipendenza dello spirito, un
tratto di indecifrabile sfuggevolezza, lo stesso tratto che rende così difficile l’interpretazione delle
sue opere. Come scrisse Bunin:
Quello che succedeva nelle profondità della sua anima, nessuno tra coloro che gli erano più vicini lo
seppe mai pienamente.
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Giovanissimo, si ritrova a vivere da solo e a mantenersi e questa si rivela una svolta positiva nella
sua vita. Lui stesso dice:
Я с детства уверовал в прогресс и не мог не уверовать, так как разница между временем, когда
меня драли, и временем, когда перестали драть, была страшная.
4
Presto comincia anche a mantenere non solo se stesso, ma tutta la famiglia, ormai stabilitasi a Mosca,
dove si trasferisce anche lui per studiare medicina. Quasi contemporaneamente inizia a scrivere
racconti, pur senza esordire brillantemente
5
. Grazie all’incontro con Lejkin, uno scrittore conosciuto
che apprezza i suoi racconti e decide di pubblicarlo sulla sua rivista “Schegge”, inizia a guadagnare
qualcosa con la scrittura e a credere di più nelle sue doti letterarie
6
, ma sarà dopo una lettera di
Grigorovič, scrittore amico di Dostoevskij e Nekrasov, che diverrà pienamente consapevole del suo
talento
7
. Curioso di tutto e con uno spirito di osservazione notevole, trae ispirazione per i suoi racconti
1
I. Nèmirovsky, La vita di Čechov, Roma, 2012, ed.Castelvecchi, pp.16-19
2
Ibid., pp.17 e 38
3
I. Bunin, citato in Nèmirovsky, La vita di Čechov, p.94
4
A. P. Čechov, Lettera a A.S. Suvorin del 27 marzo 1894- Polnoe sobranie sočinenij i pisem v 30 tomach, Pis´ma, V, Mosca, 1977,
Nauka, p.283, “Fin dall’infanzia ho creduto nel progresso e non potevo non crederci, perché la differenza tra il periodo in cui mi
battevano e quello in cui smisero di battermi era immensa”, traduzione mia
5
Ibid., p.63
6
Ibid., pp.65-66
7
Ibid., pp.87-88
6
da tutto ciò che lo circonda, anche da eventi e persone che mai avrebbero attirato l’attenzione di un
altro. Come dice la Némirovsky: «da un guscio di noce riusciva a creare un mondo»
8
.
In contemporanea continua con la professione di medico, quella che secondo le sue parole è la sua
“legittima moglie”, la letteratura dovrà accontentarsi del ruolo di amante e dei suoi ritagli di tempo
libero
9
. La medicina, tuttavia, oltre a consentirgli di mantenere la sua famiglia plasma la sua visione
del mondo e influisce sul suo stile letterario, infatti applica il metodo scientifico anche alla scrittura
10
:
quelle che ci illustra nei suoi racconti presentandoci le vite di quelli della porta accanto altro non sono
che «diagnosi precise, senza debolezza, senza pietà morbosa, ma cariche di una simpatia profonda»
11
.
Non solo, essere medico gli dà la sensazione di contribuire al miglioramento del mondo, di rendere
un servizio all’umanità grazie alle sue conoscenze scientifiche.
Purtroppo però sulla sua vita incombe un’ombra. Nel 1883 scopre del sangue nel suo fazzoletto: la
tubercolosi sta già uccidendo il fratello Nikolaj e non risparmierà neanche lui, morirà infatti a soli
quarantaquattro anni. La consapevolezza di una morte prematura diventa sua compagna di vita,
velando di ironica e malinconica inquietudine ogni sua opera.
Жить для того, чтоб умереть, вообще не забавно, но жить, зная, что умрешь преждевременно, -
уж совсем глупо...
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Tuttavia lui un senso in questa vita insensata riesce a trovarlo: nel lavoro, nell’educazione,
nell’impegno attivo per migliorare il mondo, nell’amore, anche se mai troppo urlato o appassionato,
che prova per donne, famiglia e per l’umanità tutta.
A partire dall’infanzia coltiva un grande interesse per il teatro e inizia a scrivere lui stesso drammi
nel 1887, la sua prima opera teatrale è Ivanov. Gli viene commissionata un’opera comica, ma Čechov
non ama le etichette e non crede che il teatro, così come la letteratura in generale, debba avere una
funzione didattica
13
o moralizzatrice. Vuole rappresentare la realtà così com’è.
14
Современные драматурги начиняют свои пьесы исключительно ангелами, подлецами и шутами
[...] Я хотел соригинальничать: не вывел ни одного злодея, ни одного ангела… никого не
обвинил, никого не оправдал…
15
.
8
Nèmirovsky, La vita di Čechov, p. 68
9
G. Borny, Interpreting Chekhov, capitolo Chekhovʹs Vision of Reality, Canberra, 2006, ANU Press, p. 34
10
Ibid., p. 47
11
Nèmirovsky, La vita di Čechov, p. 90
12
M. Gor’kij, A.P. Čechov v vospominanijach sovremennikov, in N.I. Gitovič (a cura di), Mosca, 1986, Chudožestvennaja Literatura,
“Vivere per morire non è affatto divertente, ma vivere sapendo che si morirà presto, è veramente stupido”, traduzione mia
13
Borny, Interpreting Chekhov, capitolo The Search for Form, p.74
14
Ibid. p.57
15
A.P. Čechov, Lettera a A.P. Čechov del 24 ottobre 1887- Polnoe sobranie sočinenij i pisem v 30 tomach, Pis´ma, II, Mosca,
1975, Nauka, p.138, “I drammaturghi di oggi iniziano i loro drammi esclusivamente con angeli, cattivi e buffoni. Volevo essere
7
Collabora con diversi teatri, tuttavia il vero sodalizio artistico nasce con il Teatro dell’Arte di
Nemirovič-Dančenko e Stanislavskji. Con loro mette in scena i suoi capolavori: Il Gabbiano, Le Tre
Sorelle, Zio Vanja, Il Giardino dei Ciliegi.
Anche nel teatro è evidente l’influenza della scienza e della visione materialista della realtà di
Čechov
16
. Per lui il teatro non deve essere melodrammatico, ma deve mettere in scena la realtà per
quello che è, con tutte le sue contraddizioni e i suoi misteri. Il lato tragicomico della realtà appare più
nei non detti che nei monologhi appassionati. Queste frasi dello stesso Čechov esprimono molto bene
la sua visione:
Требуют, чтобы были герой, героиня, сценические эффекты. Но ведь в жизни люди не каждую
минуту стреляются, вешаются, объясняются в любви. И не каждую минуту говорят умные вещи.
Они больше едят, пьют, волочатся, говорят глупости. И вот надо, чтобы это было видно на сцене.
Надо создать такую пьесу, где бы люди приходили, уходили, обедали, разговаривали о погоде,
играли в винт… но не потому, что так нужно автору, а потому, что так происходит в
действительной жизни <…> Не надо подгонять ни под какие рамки. Надо, чтоб жизнь была такая,
какая она есть, и люди такие, какие они есть, а не ходульные.
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Пусть на сцене все будет так же сложно и так же вместе с тем просто, как и в жизни. Люди
обедают, только обедают, а в это время слагается их счастье и разбиваются их жизни…
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Per esprimere questa visione è necessario trovare una forma appropriata, sia per quanto riguarda la
messa in scena che per lo stile recitativo. La recitazione deve basarsi sull’osservazione naturalista del
vero comportamento umano, le emozioni vanno espresse come si esprimono quando si provano
davvero, senza reazioni esagerate che non risultano verosimili. Il vero contenuto dell’animo è una
scatola nera per occhi esterni e l’artista deve limitarsi a descrivere ciò che può osservare, ovvero il
comportamento, come dice Čechov in una lettera alla moglie:
originale. Non ho introdotto un singolo cattivo o un angelo. Non ho accusato nessuno, non ho giustificato nessuno…”, traduzione
mia
16
Borny, Interpreting Chekhov, capitolo The Search for Form, p.58
17
D. Gorodeckij, Meždu «Medvedem» i «Lešim». Iz vospominanij o Čechove, “Birževye vedomosti”, № 364, San Pietroburgo, 18
luglio 1904, “Chiedono che ci sia un eroe, un’eroina, effetti scenici. Nella vita reale le persone non passano ogni minuto a spararsi l’un
l’altro, a impiccarsi, o a fare dichiarazioni d’amore. Non dedicano il loro tempo a dire cose intelligenti. Passano molto più tempo a
mangiare, bere, corteggiare, dire sciocchezze- e questo è quello che dovrebbe succedere sul palco. Qualcuno dovrebbe scrivere una
pièce in cui le persone vanno e vengono, mangiano, parlano del tempo, giocano a carte. Non perché l’autore ne abbia bisogno, ma
perché questo accade nella vita reale <...> Non c'è bisogno di adattarsi a qualsiasi cornice. È necessario che la vita sia così com'è e che
le persone siano come sono e non pompose.”, traduzione mia
18
A.P. Čechov, Iz vospominanij ob A.P. Čechove, in “Teatr i iskusstvo”, № 28, San Pietroburgo, 1904, p.521, “Lascia che tutto sul
palco sia esattamente complicato e allo stesso tempo esattamente semplice com’è nella vita. Le persone pranzano, pranzano soltanto,
e allo stesso tempo si compie la loro felicità o le loro vite sono distrutte.”, traduzione mia