concetto di handicap sparisce e cambia totalmente l'approccio alla disabilità.
L' Italia ha partecipato all'elaborazione di questa classificazione tramite una rete di
collaborazioni, denominata Disability Italian Network (DIN), formata da 25 centri
dislocati sul territorio nazionale e coordinata dall'Agenzia regionale della Sanità del
Friuli Venezia Giulia6.
Nella classificazione ICF, i fattori biomedici e patologici non sono gli unici presi in
considerazione, ma si presta attenzione anche all'interazione sociale, tanto che il nuovo
approccio diventa multiprospettico: biologico, personale e sociale in relazione con
l'ambiente.
Funzioni corporee 1. Funzioni mentali
2. Funzioni sensoriali e dolore
3. Funzioni della voce e dell'eloquio
4. Funzioni del sistema cardiovascolare,
ematologico, immunologico e respiratorio
5. Funzioni del sistema digestivo, metabolico e
endocrino
6. Funzioni genito – urinarie e riproduttive
7. Funzioni neuromuscoloscheletriche e collegate
al movimento
8. Funzioni cute e strutture associate
Strutture corporee 1. Strutture del sistema nervoso
2. Occhio, orecchio e strutture collegate
3. Strutture collegate alla voce e all'eloquio
4. Strutture dei sistemi cardiovascolare,
immunologico e respiratorio
5. Strutture collegate al sistema digestivo,
metabolico e endocrino
6. Strutture collegate al sistema genitourinario e
riproduttivo
6 Lo scopo principale del DIN è la diffusione degli strumenti elaborati dall'OMS e la formazione di
operatori che si occupino dell'inserimento lavorativo delle persone con disabilità, in collaborazione
con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. (dal sito http://www.icfinitaly.it).
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7. Strutture collegate al movimento
8. Cute e strutture collegate
Attività e partecipazione 1. Apprendimento e applicazione della
conoscenza
2. Compiti e richieste di carattere generale
3. Comunicazione
4. Mobilità
5. Cura della propria persona
6. Vita domestica
7. Interazione e relazioni interpersonali
8. Principali aree della vita
9. Vita di comunità, sociale e civica
Fattori ambientali 1. Prodotti e tecnologia
2. Ambiente naturale e cambiamenti apportati
dall'uomo all'ambiente
3. Supporti e relazioni
4. Atteggiamenti
5. Servizi,sistemi e politiche
Il documento ICF, non riguarda solo le persone con disabilità, ma riguarda tutte le
persone, ha un uso e un valore universale. «L' ICF ragiona così: la disabilità è una
condizione di salute in un ambiente sfavorevole. Disabilità cioè è una relazione, non
uno status né una condizione»7. Di conseguenza, qualunque individuo può essere
disabile in qualunque momento della sua vita: il cittadino che perde la sua autonomia di
movimento temporaneamente o permanentemente è in stato di debolezza, ma può vivere
una vita sociale normale se l'ambiente che lo circonda è fruibile; l'handicap non è quindi
un impedimento fisico della persona, ma è una conseguenza negativa del “difetto
funzionale” del rapporto individuo-ambiente.
7 Paolo Tessari (a cura di), Disabili & Abili, Cleup, Padova 2005, p. 238.
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1.2 La disabilità in cifre
In Italia non esistono statistiche precise sul numero di persone con disabilità, nonostante
l'art. 318 della Convenzione dell'ONU ricordi la necessità di raccogliere dati e statistiche
per valutare l'applicazione delle norme.
L'unica fonte di dati utilizzata per stimare il numero di disabili presenti in Italia è
l'indagine ISTAT sulle “Condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari” del biennio
1999-2000. L' ISTAT, ripartisce in quattro tipologie la disabilità:
1) Confinamento: i principali disagi della persona possono essere legati al suo
personale cattivo rapporto con l'ambiente o all'impedimento di accedere al
mondo esterno per la sua grave disabilità;
2) Difficoltà di movimento: il disagio è di non riuscire ad accedere liberamente
all'ambiente;
3) Difficoltà nelle funzioni della vita quotidiana: disagio del dover dipendere molto
dagli altri anche nell'intimità del proprio vivere. Questa tipologia è spesso legata
alla prima, del confinamento;
4) Difficoltà nella comunicazione: riguarda i disagi di carattere visivo, uditivo e
l'articolazione dei suoni9.
La cultura generale invece, fa riferimento a disabilità di tipo motorio, sensoriale e
cognitivo. A queste tipologie, ne vanno aggiunte altre tre: «le persone con disabilità per
cui nessuna tecnologia oggi sa essere d'aiuto (insormontabili difficoltà della
comunicazione, per esempio), le persone con disabilità che non accettano la loro
condizione e quelle che non accettano né il sostegno della tecnologia né quello della
società (pur rifiutando la propria condizione)»10.
L'indagine ISTAT sopra citata, inoltre, ci comunica che la fruizione culturale delle
persone con disabilità è sensibilmente più contenuta rispetto a quella delle persone non
8 Art. 31 de La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, «Gli Stati Parti
si impegnano a raccogliere le informazioni appropriate, compresi i dati statistici e i risultati di
ricerche, che permettano loro di formulare ed attuare politiche allo scopo di dare attuazione alla
presente Convenzione (...)».
9 http://www.disabilitaincifre.it.
10 Minnie Longo, Antonio G. Malafarina, Intervista col disabile, Franco Angeli Editore, Milano 2007,
p.38.
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disabili. Solo il 7% delle persone con disabilità si è recato nei tre mesi precedenti alla
rilevazione ad un museo o ad un teatro o ad un cinema, mentre partecipa a tali attività il
47% delle persone non disabili. Tra le persone disabili di età compresa tra i 6 e i 44 anni
che vivono in famiglia con i genitori, la fruizione culturale ha un tasso complessivo del
36% con uno scarto netto tra Nord (41%) e il Sud (32%) e differenze che si accentuano
sensibilmente in funzione del livello di istruzione della famiglia di origine (Illustrazione
1)11.
11 Vedi tabella in Disabili & Abili, Cleup, Padova 2005, p.69.
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Illustrazione 1: Fig. 1: Fruizione culturale delle persone disabili di 6 - 44 anni
che vivono in famiglia, per titolo di studio dei genitori e ripartizione
territoriale. Anni 1999-2000 (per 100 persone con le stesse caratteristiche).
Fonte: ISTAT, "Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari", 1999-2000
Totale
Sud
Centro
Nord
0,0 10,020,030,040,050,060,070,080,0
17,7
11,9
22,5
22,1
40,9
40,1
32,7
45,8
55,9
50,3
45,9
68,7
Scuola elemen-
tare
Licenza media
Laurea/Diploma
1.3 La persona con disabilità motoria
Le persone con disabilità motoria possono essere su sedia a ruote o persone con ridotta
o impedita capacità di movimento.
Nel primo caso si tratta di persone con handicap di origine traumatica o congenita, o
dovuta all'avanzata età, che si muovono grazie all'ausilio di una carrozzina meccanica o
elettrica, autonomamente o con l'aiuto di un'altra persona. Queste persone riscontrano i
principali problemi nell'impossibilità di superare dislivelli eccessive e scale, grandi
pendenze, trovano limitazioni nella capacità di raggiungere oggetti collocati su piani
orizzontali troppo alti. Tra gli interventi per favorire la mobilità autonoma dei disabili
motori su sedia a ruote si evidenziano:
-possibilità di arrivare nei pressi del luogo da visitare;
-parcheggi riservati entro 50 metri;
-mezzi di trasporto accessibili con ancoraggi per la sedia a ruote;
-percorsi in piano e complanari;
-sufficienti spazi di manovra;
-servizi di accompagnamento.
Nel caso di persone con ridotta o impedita capacità di movimento, si tratta sempre di
persone con handicap di origine traumatica o congenita, o dovuta all'avanzata età che
camminano con difficoltà, servendosi di bastoni, tutori, stampelle o elettroscooter e che,
in generale, hanno difficoltà a percorrere un tragitto superiore a 200 metri lineari senza
effettuare una sosta. Alcuni dei problemi riscontrati dalle persone con ridotta capacità
motoria sono:
-difficoltà nel superare dislivelli eccessivi e scale sia per problemi di carattere
muscolare che di equilibrio;
-difficoltà di percorrere una rampa in discesa, alla quale è preferito il gradino.
Per agevolare la fruizione dei luoghi e delle strutture per tali soggetti occorre prevedere
percorsi in piano e complanari, punti di sosta lungo i percorsi, carrozzine o altri mezzi
(es. elettroscooter) nei punti di lunga percorrenza pedonale, corrimano lungo le scale e
nelle rampe, posti riservati sui mezzi di trasporto pubblico.
Per quanto riguarda le esigenze, sono da considerarsi soggetti con difficoltà di
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deambulazione, oltre agli anziani, gli obesi, le persone affette da nanismo o gigantismo,
anche le donne in stato di gravidanza, le persone con passeggino al seguito, le persone
con valige o buste della spesa, i bambini.
Le persone con difficoltà di deambulazione apprezzano chi si adegua alla loro andatura,
li aiuta in qualche azione. Non bisogna dimenticare che, disabile non è solo chi ha un
handicap o ha subito una menomazione, ma anche chi, per via dell'età avanzata o di altri
motivi, è impossibilitato a muoversi con agilità e scioltezza. Questo concetto, prima o
dopo, riguarderà tutti noi.
1.4 La persona con disabilità sensoriali
Nella denominazione “persone con disabilità sensoriali” sono considerate tutte le
persone impossibilitate all'uso di uno o più sensi (non vedenti, ipovedenti, soggetti
affetti da sordità che, se congenita, è spesso associata al mutismo).
La nostra legislazione, con la legge n.138 del 3 aprile 2001, introduce una nuova
classificazione che definisce le persone ipovedenti, oltre alle persone cieche.
La persona non vedente è chi non può utilizzare informazioni visive significative,
mentre l'ipovedente, è chi può utilizzare scarse informazioni visive. Le persone non
vedenti, possono essere accompagnate o possono muoversi in autonomia. In
quest'ultimo caso è necessario l'utilizzo del bastone (corto o lungo) o il cane guida.
Grazie all'aiuto del bastone, possono essere avvertiti ostacoli, oggetti pericolosi e
dislivelli. Il cane guida, invece, evita del tutto il contatto con gli ostacoli ma avverte i
dislivelli.
L'assenza totale della percezione visiva viene compensata dai sensi che la persona non
vedente dispone: il tatto, l'udito, il senso propriocettivo (che informa sull'assetto del
corpo), il senso anmestesico (che informa sulla presenza e provenienza di correnti
d'aria) e l'olfatto. Le persone non vedenti si muovono in ambienti ricchi di segnali da
interpretare.
In Italia le persone cieche, con l'acutezza visiva inferiore a 1/10, sono circa 370.000,
quelle ipovedenti sono molte di più: 1.000.000 circa.
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