2
ma anche entro quelli etici, che non sono scritti in nessun codice
giuridico, ma che devono far parte della professionalità di ogni buon
giornalista.
Sebbene l'argomento in questione riguardi il problema della libertà
di stampa in Germania nel secondo dopoguerra, si è ritenuto necessario
partire da una premessa storica, per capire meglio come si sia giunti alla
situazione attuale. Le moderne leggi sulla stampa, infatti, possono
essere considerate come le "risposte" ai lunghi anni di oppressione che i
giornali tedeschi hanno conosciuto nel corso dei secoli. Per questo
motivo, nel primo capitolo si è partiti dalle prime leggi riguardanti la
stampa, per arrivare alla seconda guerra mondiale, passando per periodi
estremamente significativi per la storia della Germania, come la prima
guerra mondiale, la Repubblica di Weimar, primo tentativo (anche se
fallito) di garantire costituzionalmente la libertà di stampa, e il periodo
nazista.
Nel secondo capitolo, si è ripartiti dal 1945, "anno zero" non solo
per la stampa, ma per l'intera vita della Germania: sono state analizzate
le difficoltà e i tentativi degli Alleati di insegnare ai giornalisti tedeschi
a "camminare da soli", intorpiditi da anni di dominio e repressione
nazista.
Nel terzo capitolo, poi, è stata descritta la situazione attuale della
stampa tedesca, allo scopo di capire meglio su che tipo di "terreno" ci si
3
stia muovendo e su quali ambiti siano applicate le leggi sulla stampa: a
tal proposito, sono state analizzate le caratteristiche strutturali della
stampa tedesca, sia a livello locale che nazionale. È stata poi proposta
una breve trattazione dei più importanti quotidiani e delle più importanti
riviste della Germania.
Il quarto capitolo prevede una spiegazione delle leggi sulla stampa:
partendo dall'articolo 5 della Costituzione e dalle varie leggi regionali,
si è cercato di illustrare innanzitutto cosa si deve intendere con il
termine generico di "libertà di stampa" e, inoltre, quali ambiti della
stampa siano protetti dalla legge.
Infine, dal momento che ogni libertà non è illimitata, nel quinto
capitolo si è parlato dei limiti alla libertà di stampa, legislativi, ma,
soprattutto, dovuti al problema più grande che un'impresa giornalistica
debba affrontare: quello economico. Si è quindi parlato, a tal proposito,
di concentrazione e di dipendenza dalla pubblicità.
Si è inoltre proposta un'analisi del Deutsche Presserat, visto
secondo due aspetti: da una parte come difensore della libertà di stampa
e dall'altra come "coscienza" della stampa e, quindi, come limite al suo
potere. Questa funzione del Presserat si attua, principalmente, tramite il
codice della stampa, che definisce il comportamento etico dei
giornalisti e la commissione per le lamentele, che si occupa di vagliare e
correggere tutte le infrazioni a tale codice.
4
Dal punto di vista bibliografico, sono stati utilizzati testi sia di
storia del giornalismo, soprattutto per quanto riguarda la parte storica e
l'analisi della situazione attuale della stampa tedesca, che testi giuridici,
in particolar modo per quanto concerne gli aspetti legislativi.
5
1.1. Il concetto di libertà di stampa
La libertà di stampa è una parte della libertà di pensiero, libertà,
cioè, di poter esprimere il proprio pensiero. Con l'invenzione della
stampa, alla metà del 15° secolo, ci si trovò di fronte alla possibilità di
poter diffondere le idee più velocemente e facilmente rispetto al passato
e fu per questo motivo che le autorità civili e religiose se ne servirono
per raggiungere il maggior numero possibile di "ascoltatori". La stampa
ebbe, quindi, fin dall'inizio un potere molto grande e proprio per questo
venne spesso repressa dalle autorità, che temevano un suo uso troppo
"sfrenato" da parte dei loro nemici.
La necessità dell'esistenza della libertà di stampa nasce, perciò,
dalla potenza che la stampa stessa dimostrò fin dal suo primo apparire,
cosicché filosoficamente, la libertà di stampa si "staccò" dalla libertà di
pensiero, per acquisire una nuova autonomia: la lotta per la libertà di
CAPITOLO 1
NASCITA E SVILUPPO DELLA LIBERTÀ DI STAMPA
6
stampa divenne, così, il cardine e il simbolo della lotta per ogni tipo di
libertà.
L'importanza della stampa come mezzo per esprimere il pensiero fu
quindi sentita così fortemente che provocò una divisione nel concetto
stesso di libertà di stampa: da una parte venne intesa come libertà di
poter stampare e dall'altra come libertà di poter esprimere il proprio
pensiero a mezzo stampa (quindi tramite i giornali)
1
. La libertà di
stampa si è quindi definitivamente staccata dalla libertà di pensiero,
capovolgendo anzi il rapporto che esisteva precedentemente tra le due:
la libertà di stampa viene infatti oggi percepita come sinonimo di libertà
di pensiero, mentre originariamente ne era solamente una parte.
1
nella lingua tedesca questa differenza è presente già a livello linguistico:
Druckfreiheit è la libertà di stampare (deriva infatti dal verbo drücken che significa
proprio "stampare"), Pressefreiheit è invece la libertà di stampa nel senso che qui si
intende, di poter cioè esprimere il proprio pensiero tramite la stampa (Presse è la
stampa intesa come insieme di giornali e riviste). Più avanti questa differenza
emergerà nella distinzione che verrà proposta tra materielle e formelle Pressefreiheit.
7
1.2. La libertà di stampa da Gutenberg agli inizi del 1900
La lotta per la libertà di stampa è, essenzialmente, una lotta per la
liberazione dalla censura. Infatti, dopo l'invenzione della stampa da
parte di Johannes Gutenberg (intorno al 1450), la Chiesa e lo Stato si
resero subito conto dell'importanza e degli effetti che una tale
invenzione potevano avere sulla popolazione: il sapere, che era stato
fino ad allora privilegio di pochi, poteva arrivare nelle mani, se non di
tutti, almeno di molti e fu per questo motivo che le autorità civili e
religiose emanarono precise disposizioni, che vietavano la
pubblicazione e la diffusione di ogni scritto che non avesse ricevuto una
autorizzazione. Fu così che quando iniziarono a comparire i primi fogli
critici contro la Chiesa, intorno al 1480, l'arcivescovo di Mainz istituì
nella sua diocesi una commissione di censura che doveva controllare
queste pubblicazioni, ma poiché la marea di scritti non si placò, nel 1487
il papa Innocenzo VIII emanò una bolla (la Inter Multiplices), che
introduceva la censura preventiva per tutte le diocesi della Chiesa.
E' evidente, quindi, come già dagli albori della stampa esistessero
le due più importanti forme di censura: quella preventiva, precedente la
pubblicazione degli scritti, e quella repressiva, che si ripercuoteva sugli
autori o sugli stampatori. Inoltre, la censura della stampa avveniva anche
attraverso molteplici stratagemmi: da una parte, infatti, c'erano le misure
dirette, prese al fine di impedire la crescita dei giornali (come il sistema
8
delle concessioni); dall'altra, però, c'erano gli attacchi indiretti,
mascherati agli occhi del pubblico, come, per esempio, le limitazioni
della diffusione o le quelle fiscali, che minacciavano la stampa
indipendente, e ancora il divieto del commercio ambulante, l'aggravio
dei costi per le spedizioni postali, l'aumento delle tasse sugli annunci
pubblicitari, sulla carta e sugli stampi utilizzati nelle tipografie.
In Germania, quindi, ma del resto anche negli altri Paesi, lo Stato e
la Chiesa erano molto diffidenti nei confronti della stampa, perché
temevano, soprattutto, di poter essere danneggiati da questo nuovo
organo. L'unica eccezione a questa regola era rappresentata da Federico
II, imperatore della Prussia
2
dal 1740 al 1786: egli, infatti, concesse la
più completa libertà di stampa al suo popolo fin dai primi giorni del
regno. In proposito vengono ricordati parecchi episodi significativi.
Subito dopo la Pace di Aquisgrana, alcuni fogli berlinesi pubblicarono
degli apprezzamenti offensivi in riferimento ad alcune potenze europee.
Ciò diede la scusa al direttore della polizia di Berlino per istituire una
specie di censura, non legale, che vagliava anche le notizie di politica
interna. Federico II ordinò al direttore della polizia di lasciar scrivere ai
giornalisti tutto quello che volevano, perché ciò lo divertiva. In un'altra
2
Ricordiamo che la Prussia è un antico Stato della Germania del Nord, che aveva
come capitale Berlino. Divenne il nucleo fondamentale del II Reich (1871), venne
mantenuta nella Repubblica di Weimar dopo il 1918 e disparve, quale entità politica,
dopo la disfatta del III Reich (1945).
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occasione viene ricordato che un giorno, vedendo a Berlino una piccola
folla che si affaticava a leggere uno scritto contro di lui, incollato troppo
in alto sul muro di una casa, lo fece abbassare, dicendo che fra lui e il
suo popolo si era stabilito un accordo: esso poteva dire ciò che voleva
ed egli poteva fare quel che più gli piaceva. Più di una volta, in margine
a relazioni di ministri che gli denunciavano abusi di stampa, egli
annotava di suo pugno che la stampa era libera. Pubblicatesi le memorie
di Voltaire, molto aspre contro Federico, un libraio si rivolse a lui per
consiglio: egli rispose di vendere il libro senza esitare e gli augurava di
fare buoni affari!
Questa fu comunque l'unica eccezione sia in Germania che negli
altri Stati europei: anche in Inghilterra e in Francia, infatti, la stampa
doveva sottostare a una forte censura preventiva da parte delle autorità
statali, ma fu proprio in Inghilterra che si levò la prima voce in difesa
della libertà di stampa. Nel 1644, infatti, lo scrittore inglese John Milton
scrisse "Aeropagitica for the liberty of unlicensed printing", un'ardente
arringa in difesa degli scritti non autorizzati. In questo testo egli
sosteneva che la verità non è un dono immutabile, ma una conquista
permanente, che nessuna autorità ha il diritto di impedire
3
. E dopo la
3
JACQUES FERRIER, La stampa quotidiana nel mondo, Pan editrice, Milano 1973,
p. 162.
10
caduta degli Stuarts, fu proprio l'Inghilterra il primo Stato ad abolire la
censura: era il 1695.
L'esempio inglese si diffuse sia nel vecchio che nel nuovo mondo
ed infatti il 12 giugno 1776, lo Stato americano della Virginia
proclamava solennemente:
"La libertà di stampa è uno dei grandi baluardi della libertà e
non può essere limitata che da governi dispotici"
4
.
Anche la Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati americani del 4
luglio 1776 si basava sull'eterno diritto umano alla libertà e la
costituzione americana del 1791 proteggeva la libertà di religione, di
parola e di stampa.
In Francia, si era incominciato a parlare di libertà di stampa nel
1788, quando il marchese di Mirabeau scrisse un opuscolo intitolato
"Sulla libertà di stampa", pubblicato a Londra. Ispirandosi alle idee di
Milton egli si augurava che la Francia fosse in grado di garantire la
libertà di stampa, che era, a suo avviso, "inviolabile, illimitata, perché è
la libertà senza la quale le altre non saranno mai conquistate"
5
.
4
ibidem.
5
idem, p. 163.
11
Grazie alla rivoluzione del 1789, anche in Francia cadde la censura
e fu proclamata la libertà di stampa: l'articolo XI della "Dichiarazione
dei diritti dell'uomo e del cittadino" afferma:
"La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno
dei diritti più preziosi dell'uomo. Ogni cittadino può dunque
parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo a rispondere
dell'abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge"
6
.
In seguito a questi avvenimenti, anche in Germania cominciò a
farsi sentire quella voce che richiedeva fortemente la libertà di stampa e
quando venne battezzata al Congresso di Vienna la nascita del
"Deutscher Bund"
7
, fu promesso che ci si sarebbe occupati del
problema. Ma questo non si verificò: l'Austria e la Prussia presero il
comando della confederazione e furono entrambe d'accordo
nell'impedire il ristabilimento di uno stato libero. Le "Karlsbader
Bundesbeschluß"
8
del 20 settembre 1819 affermavano che le allora
vigenti leggi sulla censura non erano più sufficienti e dovevano quindi
essere riviste: per questo motivo tutti i giornali, le riviste e ogni altro
6
ibidem.
7
L'atto finale del congresso di Vienna (9 giugno 1815) diede una struttura nuova alla
Germania: al posto del Sacro Romano Impero, esso istituì una Confederazione
Germanica di 38 Stati, due dei quali molto più grandi degli altri: l'Austria e la
Prussia.
8
Con la conferenza di Karlsbad del 1819 i sovrani iniziarono a mettere in atto brutali
procedimenti giudiziari per soffocare l'esercizio delle libertà, impedendo l'esprimersi
delle idee nazionali e liberali della borghesia.
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tipo di pubblicazione erano sottoposti alla censura da parte delle
autorità.
Nonostante ciò, comunque, continuavano ad esistere le speranze
per una "liberazione" della stampa: si aspettava soltanto l'occasione
propizia e questa si presentò con la Rivoluzione di Febbraio del 1848 in
Francia e con la successiva proclamazione della Repubblica. Questo
fatto ebbe importanti conseguenze anche in Germania, in quanto portò
alla rivoluzione del 1848: tra le tante richieste del popolo, quelle che
maggiormente venivano gridate a gran voce erano la creazione di un
parlamento popolare e la difesa della libertà di stampa. E il popolo
venne ascoltato: il 3 marzo 1848 la Confederazione tedesca decretò la
soppressione della censura e nominò un' assemblea costituente, che il 28
aprile 1848, formulò la nuova Costituzione. L'articolo 4 proclamava la
libertà di stampa:
1. Ogni Tedesco ha il diritto di esprimere liberamente il suo
pensiero attraverso le parole, gli scritti, la stampa e le
immagini.
2. La libertà di stampa non può in nessuna circostanza e in
nessun modo essere limitata o sospesa, tramite provvedimenti
preventivi, quali censura, concessioni, ordini di sicurezza,
limitazioni alle tipografie o alle librerie, divieti postali o altri
ostacoli al libero commercio.
3. Ogni infrazione sarà punita dalla corte d'assise.