riconsegnate ad un generoso progetto di rifondazione delle scienze della natura e
dello spirito.
Proprio la Stein ci aiuta a comprendere il nucleo essenziale di queste speranze e di
questo entusiasmo, lei stessa, infatti, pensa di trovare in Husserl e nella dottrina
fenomenologica un mezzo per appagare la sua ricerca della verit� delle cose.
La sua educazione ebraica l�ha segnata profondamente, la prima proposizione della
filosofia ebraica � un�affermazione di fede, la certezza che Dio esiste ed � creatore. In
lei, nonostante la sua professione di ateismo, � presente questo realismo biblico che le
ha fatto rilevare le carenze della psicologia sperimentale, dove mancava una
fondazione oggettiva e che le aveva fatto pensare di poter trovare in Husserl e nella
dottrina fenomenologica un mezzo per appagare la sua ricerca della verit� delle cose.
Per lei la filosofia � un impegno di tutta la persona, e la verit� � problema vitale. Lo
vediamo fin dai suoi primi scritti, da quell�indagine sulla percezione intuitiva,
sull�empatia, in cui conduce un approfondimento della vita spirituale mediante la
tematizzazione del concetto di Einfühlung.
La Stein quando giunse a Gottinga segu� un corso di Husserl in cui egli proponeva
ricerche che dovevano andare a costituire la seconda e la terza parte delle Idee per
una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Husserl sosteneva, tra
l�altro la tesi che alla conoscenza della natura, il mondo esterno, a cui si arriva solo
mettendosi in comunicazione con altre coscienze, e indicava questa comunione con le
coscienze altrui col termine Einfühlung (empatia).
E proprio al problema dell�empatia Edith Stein dedic� la sua dissertazione di
dottorato nel 1917, ma mentre per Husserl tale campo di indagine, seppur importante,
si pone accanto ad altri, la Stein lo sceglie come primario. Noteremo che la
dissertazione confrontata con le analisi del secondo libro delle Idee di Husserl, non
contiene aspetti particolarmente originali, sar� necessario sottolineare, che la Stein
venne a conoscenza di questi scritti del maestro solo quando aveva gi� scritto la sua
dissertazione, al momento della stesura del suo lavoro, la Stein di Husserl conosceva
solo il primo libro delle Idee.
Quello che noi vorremmo mostrare, � se, ed in che cosa, il pensiero steiniano emerga
all�ombra di Husserl. Constateremo direttamente dalla pagine dei suoi testi che la
Stein � in parte husserliana ed in parte no: lo � nel metodo che usa in tutti i suoi
scritti, da Il problema dell’empatia a Contributi per una fondazione filosofica della
psicologia e delle scienze dello spirito del 1922, che consiste in un atteggiamento
nuovo di fronte alle cose, ossia in un atteggiamento che vuol riportarci ad un contatto
immediato con esse, facendole scoprire in se stesse cos� come si danno per mezzo
della visione fenomenologica. Ma la Stein applica questo metodo ad oggetti di
indagine che appaiono originali, essa pone l�accento sul carattere di esperienza
vissuta, facendo oggetto di riflessione il mondo in tutta la sua ricchezza quale � dato
nelle svariate esperienze di vita come il pensare, l�intuire, il volere, l�agire, l�amare
l�odiare, l�aver fede.
L�interesse per la persona sovrasta le sue ricerche sui fondamenti filosofici della
psicologia e delle scienze dello spirito di cui la Stein si occupa nel testo del 1922
Contributi, ella si mette per questo cammino favorita, a questo punto, dalla
conoscenza del secondo volume inedito delle Idee (sul quale, appunto, la Stein lavor�
a Friburgo in vista di una sua pubblicazione).
Con lucida intelligenza la Stein coglie una delle questioni capitali della
fenomenologia che Husserl non riusc� mai a chiarire definitivamente e che � ancora la
croce e l�obbiettivo finale di La crisi delle scienze europee e la fenomenologia
trascendentale, cio� della sua ultima opera rimasta incompiuta. Si tratta dei rapporti
tra fenomenologia e psicologia e, pi� in generale, tra fenomenologia e scienze dello
spirito.
L�ambizione husserliana che la Stein fa propria, � quella di pervenire alla fondazione
di una psicologia fenomenologica, liberata da pregiudizi naturalistici ed empiristici.
La Stein coglie appieno l�importanza dell�idea husserliana di una scienza delle
�motivazioni� come terreno fondativi ed esplicativo delle scienze spirituali, idea che
Husserl lasci� peraltro senza adeguati sviluppi.
Ci prefiggiamo, quindi, di riuscire a ripercorrere, attraverso l�analisi delle sue opere,
il cammino filosofico della Stein, cogliendo non solo i momenti in cui ella, fu
inevitabilmente, influenzata dal suo maestro, ma soprattutto le intuizioni e le idee
originali che ella ha portato avanti nelle sue indagini.
Inoltre quest�opera di ricostruzione del pensiero di Edith Stein, per noi significa,
anche, venire a contatto con una personalit� straordinaria, e toccare alcune questioni
di fondo della cultura del Novecento.
Capitolo I
L’EMPATIA A PARTIRE DA EDITH STEIN
I. Vita e opere di Edith Stein
Edith Stein (Breslavia 1891 � Auschwitz 1942) � l�ultima di sette figli di una famiglia
ebrea profondamente religiosa e attaccata alle tradizioni. I genitori, originari dell�Alta
Slesia, gestivano in proprio un�azienda per il commercio del legname. Il padre di
Edith muore improvvisamente quando ella ha poco pi� di un anno, la madre, donna di
grande fede e di notevole energia, da quel momento prende in mano le redini della
famiglia e dell�azienda. Essendo donna esemplare nell�osservanza dei riti religiosi,
cerca di trasmettere ai figli questa sua fede nel Dio d�Israele; nonostante questo,
all�et� di quindici anni, Edith perde la fede in Dio e si professa atea. Dal 1906
frequenta il liceo femminile a Breslavia distinguendosi per l�intelligenza e la
maturit�.
Nel 1911 consegue la maturit� liceale e si iscrive alla Facolt� di germanistica presso
l�Universit� della sua citt�. Segue corsi di germanistica e di filosofia. Alla facolt� di
filosofia insegnava allora il prof. Stern, ordinario di psicologia sperimentale. Edith
segue i suoi corsi con molto interesse per due semestri: vuole approfondire le ricerche
sullo sviluppo della persona umana.
Qualcosa per� non la convince e si persuade che la psicologia sia una scienza �ancora
in fasce�. Continua comunque le sue ricerche in questo campo, animata soprattutto
dall�interesse ad un tema per lei fondamentale: la persona in quanto soggetto
pensante. Si rende conto che il metodo positivistico di Stern nega in realt� l�esistenza
dell�anima compromettendo la libert� dello spirito e resta molto delusa da questa
scoperta.
� proprio durante queste sue indagini che si imbatte per la prima volta nelle
�Ricerche Logiche� di Edmund Husserl, il fondatore della fenomenologia, che allora
insegnava all�Universit� di Gottinga.
Comincia a non sentirsi del tutto appagata degli studi di psicologia e a prendere in
considerazione l�idea di trasferirsi a Gottinga per seguire i corsi di Husserl, del quale
aveva sentito parlare da uno dei suoi allievi.
Troviamo quindi Edith a Gottinga all�inizio del 1913, con la ferma intenzione di
frequentare i corsi di fenomenologia del prof. Husserl. Viene subito presentata al
professore e il loro primo incontro � eccellente: per acquisire una certa conoscenza
della fenomenologia, Edith aveva precedentemente letto il secondo libro delle
�Ricerche logiche�.
Ci� naturalmente fece un�ottima impressione al professore che defin� questo fatto un
�atto eroico�
1
. Edith viene cos� accettata come allieva di Husserl e ammessa anche a
far parte della �Societ� filosofica�, un circolo esclusivo i cui membri erano i pi�
intimi discepoli del Maestro (tra i quali � doveroso ricordare Max Scheler
2
, Adolf
Reinach
3
, Hedwig Conrad-Martius
4
, vediamo, a questo proposito le parole proprio di
una dei discepoli, H. Conrad-Martius, la quale parla anche della sua amicizia con la
Stein: �La nostra relazione � stata del tutto diversa da una normale amicizia. Ci fu per
prima cosa, un clima filosofico comune nel quale con molti altri abbiamo trovato una
base, noi i discepoli pi� vicini del nostro venerato professore e maestro Edmund
Husserl[...]. Voglio sottolineare che non si � trattato solamente di un comune modo di
pensiero e di ricerca, e ancor meno di una comune visione del mondo o qualcosa di
simile. Il modo di pensiero e di ricerca, che ci ha profondamente unito ha costituito,
anche tra i discepoli di Husserl, un legame che non si pu� comparare meglio che a
4
Hedwig Conrad-Martius: fenomenologia e amica di Edith Stein. Sar� anche sua madrina di Battesimo.
1
E. Costantini, Edith Stein. Profilo di una vita vissuta nella ricerca della verità, Libreria Editrice Vaticana,
Roma 1998, cit., p. 43.
2
Max Scheler (1874-1928), famoso fenomenologo tedesco, critico del pensiero di Husserl, avr� una
grandissima influenza su Edith Stein, non solo nel campo della filosofia. � l�autore de Il formalismo
nell’etica e l’etica materiale dei valori (1913) e di Essenza e forme della simpatia (1923).
3
Adolf Reinach (1883-1917), discepolo di Lipps a Monaco e poi di Husserl a Gottinga, libero docente in
filosofia, fondatore con Husserl del �Circolo fenomenologico�. Per lui la fenomenologia non era un sistema
filosofico, ma un metodo di filosofare che insegna come vedere le cose della vita di ogni giorno e, di
conseguenza, come chiarire le nostre concezioni in merito. Si accost� al cristianesimo, ricevette il battesimo
assiema alla moglie e l�anno successivo mor� sul campo di battaglia della prima guerra mondiale.
una nascita spontanea di uno spirito comune e che non ha propriamente per contenuto
una concezione comune del mondo.�
Quell�anno Husserl tratta di �Natura e Spirito�, orientando il suo corso verso ricerche
sul fondamento della natura e delle scienze dello spirito.
Dopo aver chiarito la differenza tra la natura e lo spirito, Husserl affronta, in parte, il
problema della conoscibilit� del mondo oggettivo esterno, affermando,
sostanzialmente, che un mondo esterno oggettivo poteva essere conosciuto solo in
modo intersoggetivo, cio� da una maggioranza d�individui conoscenti che si trovino
tra loro in uno scambio conoscitivo reciproco, Husserl chiamava Einfühlung (termine
che usa derivandolo da Theodor Lipps
5
, e che significa precisamente empatia)
quest�esperienza, ma non dichiarava in che cosa consistesse.
La Stein rimarca la lacuna e, con un certo coraggio, si presenta da Husserl per
chiedergli di poter approfondire questo argomento per la sua tesi di laurea.
Ha alle spalle un solo semestre di frequenza in quella universit�, per questo il
professore non fa niente per incoraggiarla e le propone di lavorare prima ad una tesi
per l�esame di Stato
6
.
Il lavoro che Edith deve affrontare si rivela pi� impegnativo del previsto e lei lo
affronta con dedizione e spirito di sacrificio: il maestro in un primo tempo e chiede di
fare un confronto critico con Theodor Lipps, �poich� riteneva importante che venisse
messo in luce il rapporto tra la fenomenologia e le altre correnti filosofiche
contemporanee�
7
, in un secondo momento le chiede di occuparsi anche del resto della
letteratura empatica. Edith lavora con grande impegno e attraversa anche periodi di
5
Theodor Lipps (1851-1914), professore di psicologia presso l�Universit� di Monaco, dove fond� l�Istituto
di Psicologia.� l�autore di Manuale di psicologia (1903) e di Ricerche psicologiche (1912).
6
Nell�ordinamento di allora, gli esami di Stato, non abilitanti, potevano essere sostenuti tanto prima quanto
dopo gli esami di laurea, presentando una tesi scritta su un argomento concordato con il docente [�]
secondo la prassi seguita dalla maggior parte degli studenti, la Stein sceglie un unico argomento che possa
servire tanto per gli esami di Stato quanto per quelli di laurea [�] purch� convenientemente sviluppato e
ampliato. Edith Stein Il problema dell’empatia trad. it. Di E. ed E. Costantini, ed. Studium, Roma 1985; cit.,
Introduzione,p. 21.
7
E. Costantini,Edith Stein. Profilo di una vita vissuta nella ricerca della verità, cit., p.49.
notevole difficolt� e sconforto che superer� anche grazie all�aiuto degli amici Adolf
Reinach, che all�epoca era assistente di Husserl, e Roman Ingarden
8
.
La scadenza per la consegna della dissertazione scritta era fissata per il novembre
1914, e la Stein sosterr� l�esame di Stato orale il 14 � 15 gennaio 1915. Nel semestre
estivo del �15 si reca a casa di Husserl per accordarsi con lui sull�ampliamento del
lavoro in vista degli esami di laurea. � in questa occasione che il professore le chiede
di interessarsi non solo di Lipps ma anche del resto della letteratura empatica.
II. Cosa intendere con ‘empatia’?
Edith Stein, discute la tesi di dottorato �Zum Problem der Einfühlung� il 3 agosto
1916, presso l�Universit� di Friburgo, avendo Husserl come relatore. Su proposta del
decano le viene riconosciuta la �summa cum laude� ed � dichiarata dottore in
filosofia. La tesi della Stein sar� pubblicata, parzialmente (cio�, con omissione della
prima parte) nel 1917 a Halle, quando era gi� assistente di Husserl.
Questo � il giudizio ufficiale di Husserl sul contenuto e il valore della tesi:
� Giudizio sulla dissertazione della signorina Stein.
Nella sua dissertazione su �Il problema dell’empatia nel suo svolgimento storico e
nella riflessione fenomenologica� la Signorina E. Stein presenta dapprima (Parte Ι) in
modo istruttivo la storia del problema dell�empatia a partire dalle trattazioni iniziali
di Herder fino al presente.
Ma il merito maggiore del lavoro consiste nei tentativi sistematici della ІІ-ΙV parte
per una fenomenologia dell�empatia e nella loro applicazione per chiarire l�origine
fenomenologica delle idee di corpo proprio, di anima, di individuo, di personalit�
spirituale, di comunit� sociale e di struttura comunitaria.
Nelle due parti conclusive viene ricercato il significato di empatia nella sfera etica ed
estetica e, per quanto riguarda quest�ultima, viene abbozzata un�analisi
fenomenologica dell�empatia estetica.
8
Roman Ingarden (1893- 1970), filosofo polacco estetico-fenomenologico. � stato discepolo di Husserl.
A prescindere dalle trattazioni storiche e critiche, l�Autrice, nell�elaborazione dei
concetti fondamentali delle sue teorie, � stata influenzata da quanto io ho esposto
nelle mie lezioni di Gottinga e da stimoli personali.
Per� il grande stile con cui questi stimoli sono elaborati, l�esattezza scientifica, cos�
come l�acume con cui il lavoro � stato svolto, meritano il pi� alto riconoscimento.
Per cui faccio istanza affinch� l�Autrice venga ammessa a sostenere l�esame orale.
Edmund Husserl Friburgo, 29 luglio 1916�
9
Il 1� ottobre del medesimo anno E. Stein inizia a lavorare come assistente di Husserl.
Il suo compito principale � quello di trascrivere i manoscritti stenografati che Husserl
conserva nel suo studio. Sono per lo pi� appunti scritti in base all�ispirazione del
momento, senza metodo e ordine.
Nonostante la mole di documenti e carte fosse enorme e il maestro non fosse sempre
affabile e cortese, la Stein riusc� in circa due anni di collaborazione, a ordinare
cinquantasette manoscritti e a trascrivere il secondo volume delle Idee.
Duranti questi due anni di lavoro, il rapporto schietto e sincero che aveva con Husserl
e la stima reciproca che li legava, la portano pi� di una volta a confrontarsi con lui su
molti argomenti, primo fra tutti quello dell�idealismo che aveva fatto allontanare
molti dei suoi studenti. All�inizio del 1918 Edith �assume una linea di condotta che
si configura come un chiarimento franco ed esplicito della propria posizione nei
riguardi di Husserl, anche se non si tratta di una rottura definitiva�
10
Edith continuer�,
infatti, ad intrattenere rapporti amichevoli e a prestare molta attenzione ai suoi lavori.
Dal canto suo il professore pubblica nel suo �Jahrbuch� (Annuario di filosofia) i
saggi elaborati nel frattempo dalla Stein: �Contributi alla fondazione filosofica della
psicologia e delle scienze dello spirito�, �Una ricerca sullo Stato� e �La
fenomenologia di Husserl e le filosofia di S. Tommaso d’Aquino�.
I due continuano ad avere buoni rapporti, nonostante le divergenze dei loro punti di
vista e la conversione di lei al cattolicesimo. Husserl muore nel 1938, pochi giorni
9
Edith Stein, Il problema dell’empatia, cit., pp.29-30.
10
E. Costantini, Edith Steiin. Profilo di una vita vissuta nella ricerca della verità, cit., p.69.
dopo la professione solenne di Suor Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith
Stein, nell�ordine delle Carmelitane Scalze.
Negli anni tra la sua conversione e l�entrata nel Carmelo, Edith svolge un�intensa
attivit� di insegnante e di conferenziera senza mai abbandonare la ricerca filosofica
che la porta a studiare San Tommaso e a scrivere numerose opere, tra le quali
ricordiamo: La fenomenologia di Husserl e la filosofia di San Tommaso (1929), la
sua opera principale Essere finito e Essere eterno (1935-1936) e la sua opera ultima
Scientia Crucis. Studi su San Giovanni della Croce (1941-1942). Sappiamo che
Edith, dopo la sua entrata al Carmelo di Echt, in Olanda, il 2 agosto del 1942 fu
uccisa ad Auschwitz il 9 dello stesso mese. Verr� successivamente beatificata da
Giovanni Paolo II nel 1987 e canonizzata dallo stesso nel 1998.
Riteniamo che sia necessario iniziare questo lavoro prendendo in visione proprio le
parole che Edith Stein ritenne opportuno scrivere all�inizio della sua dissertazione:
�Da quando ho consegnato in Facolt� il lavoro, vale a dire da quando, nelle mie
funzioni di assistente volontaria del mio venerato Maestro il Sig. Prof. Husserl, mi �
stato consentito di vedere i manoscritti che si riferiscono alla seconda parte delle sue
Idee e che in parte trattano le stesse questioni; da allora, se dovessi occuparmi ancora
del mio tema, non potrei ovviamente fare a meno di utilizzare i nuovi stimoli
avvertiti.
Certo, l�impostazione del problema e il metodo del mio lavoro sono venuti del tutto
maturando attraverso gli stimoli che ho ricevuto dal Sig. prof. Husserl, per cui �
estremamente discutibile ci� che, nelle trattazioni che seguono, io posso rivendicare
come mia �propriet� spirituale�.
Posso, per�, dire che i risultati, che ora presento, sono stati conseguiti col mio lavoro.
Non potrei pi� affermare ci�, se ora vi apportassi dei cambiamenti�
11
.
Quello che la Stein voleva chiarire era il fatto che lei stessa si era resa conto, dal
momento in cui, gi� laureata, cominci� ad esaminare i manoscritti di Husserl, che il
Maestro si era occupato degli stessi problemi affrontati da lei.
11
E. Stein, Il problema dell’empatia, cit., p. 66.
Gli scritti vennero, perci�, stesi quasi contemporaneamente, ma anche in modo del
tutto autonomo, come la Stein sottolinea.
La necessit� della Stein di rivendicare la trattazione come un suo lavoro lascia
chiaramente trasparire, da parte sua, il fatto di aver maturato la consapevolezza che,
non solo entrambi avessero trattato le stesse questioni, ma che in molti casi fossero
arrivati anche a soluzioni molto simili.
Lei stessa ammette che, alla luce di queste nuove conoscenze, se avesse dovuto
apportare dei cambiamenti al suo scritto, non avrebbe potuto non esserne influenzata.
Allo stesso tempo l�Autrice � del tutto cosciente di quanto Husserl sia stato
importante e indispensabile nel suo cammino filosofico, e nella stesura della sua
dissertazione, ma il tutto in riferimento soprattutto al I libro delle Idee per una
fenomenologia pura e per filosofia fenomenologica, e alle altre opere precedenti.
Scopriremo, in questo lavoro le forti analogie che ci sono, soprattutto in alcune parti
tra il testo della Stein e il II libro delle Idee di Husserl.
Riteniamo necessario porci la domanda: che cos�� l�empatia? Con il termine empatia,
dal greco empátheia passione, comp. di én (in) e deriv. di páthós (affetto), s�intende il
fenomeno per cui si crea con un altro individuo una sorta di comunione affettiva in
seguito ad un processo d�identificazone.
Edith Stein ripart� l�opera in quattro parti: la prima (mancante) comprendente un�
ampia esposizione di tutta la letteratura empatica; la seconda che delinea l�essenza
del concetto di empatia, entrando in polemica con alcune teorie importanti riguardanti
tale concetto; la terza e la quarta parte che sono quelle sistematiche e trattano,
rispettivamente, il problema della costituzione dell�individuo psicofisico e quello
dell�empatia come comprensione delle persone spirituali.
Nella seconda parte si delinea, quindi, la genesi del concetto di empatia, quando la
Stein afferma: �[�] la mia esperienza vissuta non pu� essere messa fuori circuito. Si
pu� dubitare che Io, questo Io empirico, al quale � assegnato un nome, una posizione
sociale, e che risulta fornito di particolari qualit�, esista veramente. Tutto il mio
passato potrebbe essere un sogno ed il suo ricordo un inganno, per cui pu� essere
messo fuori circuito e rimane solo come fenomeno l�oggetto della mia
considerazione. Ma �io�, il Soggetto dell�esperienza vissuta, che considero il mondo e
la mia persona come fenomeni, �io� sono nell�esperienza vissuta e soltanto in essa
permango, per cui non � possibile che siano cancellati o messi in dubbio sia l�Io che
la stessa esperienza vissuta.�
12
La Stein ci dice che se, attraverso il metodo
fenomenologico, si arriva a mettere in discussione tutto ci� che pu� essere dubitato o
cancellato, per arrivare all� �ultima fondazione di ogni conoscenza�
13
, la propria
esperienza vissuta non pu� far parte di ci� che � messo in dubbio. Altrimenti, si
dovrebbe mettere in discussione anche il suo soggetto, ovvero l�io che vive e
permane nell�esperienza vissuta stessa e che riesce a considerare il mondo con
l�atteggiamento della fenomenologia, ma cancellare entrambi non � possibile.
� necessario interessarsi, sotto questo punto di vista, di ci� che ci sta intorno, quindi
dell�esperienza vissuta di soggetti estranei, ma qual � l�atteggiamento giusto da avere
verso di loro? �Il mondo in cui vivo non � solo il mondo di corpi fisici, � anche un
mondo di Soggetti estranei, oltre a me, ed io sono a conoscenza di questa esperienza
vissuta. Questo sapere � qualcosa di cui � legittimo dubitare, dato che � proprio in
questo ambito che veniamo frequentemente tratti in inganno, al punto da giungere a
dubitare della possibilit� di arrivare ad una conoscenza, mentre, d�altra parte, il
fenomeno della vita psichica estranea esiste ed � indubitabile�
14
. � giusto sottolineare
che la conoscenza che abbiamo di questo mondo estraneo � dubitabile dal momento
che, come sottolinea la stessa Autrice, spesso � una conoscenza che ci inganna, ma
non � possibile dubitare del fatto che esista la vita psichica estranea.
Il fenomeno che caratterizza la vita psichica � decisamente diverso da quello di un
qualunque oggetto fisico, l�io cui fa riferimento una vita psichica non �, infatti, dotato
di un corpo semplicemente fisico, ma di un corpo proprio: �[�] il fenomeno di un
individuo psicofisico � decisamente diverso da quello di un Oggetto fisico. Infatti, il
fenomeno non si d� soltanto come corpo fisico (physischer Körper), bens� anche
come corpo proprio (Leib) dotato di sensibilit�, come corpo cui appartiene un Io
capace di avere delle sensazioni, di pensare, di sentire e volere, infine come corpo che
12
Ivi, p.69.
13
Ivi, p.67.
14
Ivi, p.70.
non fa parte solo del mio mondo fenomenico, ma � esso stesso centro di orientamento
di un simile mondo fenomenico, di fronte a cui si trova, e con il quale io sono in
commercio reciproco�
15
. Il corpo di un individuo psicofisico ha delle caratteristiche
diverse rispetto a quelle di un qualsiasi corpo fisico, proprio perch�, come dice la
parola stessa, oltre ad essere fisico � anche psichico, � caratterizzato, cio�, di una
parte interiore, ovvero di un soggetto che vive.
La Stein ci mostra come sia arrivata a questa conclusione; considerando, infatti,
determinati modi di datit� relativi agli individui estranei, ci scopriamo capaci di
capire, ad esempio, i sentimenti che prova una persona che abbiamo di fronte dall�
espressione del suo volto, in generale, cio�, ci scopriamo in grado di cogliere
l�esperienza vissuta estranea: �[�] se prendessimo in considerazione i singoli e
concreti vissuti di questi individui, ci renderemmo conto che qui si verificano diversi
modi di datit� [�] scopriremmo allora l�esistenza di altri modi di datit�,[�]. Infatti
dall�espressione del volto e dai gesti degli altri non solo so quel che vedo, ma anche
quel che si nasconde nel loro intimo: cos�, ad esempio, sono in grado di vedere
quando uno � triste dall�espressione del suo volto, anche nel caso in cui veramente
non provi un sincero sentimento di tristezza [�]�
16
. � evidente che una esperienza di
questo tipo non � possibile con gli oggetti fisici. La Stein sostiene anche che non solo
� possibile cogliere le datit� dell�esperienza vissuta estranea, ma anche la stessa
esperienza vissuta: �Tutte queste datit� relative all�esperienza vissuta estranea
rimandano ad un genere di atti nei quali � possibile cogliere la stessa esperienza
vissuta estranea�
17
. Il chiarimento che resta � la risposta alla domanda: attraverso
quale tipo di esperienza conoscitiva � possibile cogliere l�esperienza vissuta estranea?
� la Stein stessa a risponderci: �Su tali atti si basa quella particolare conoscenza che
vogliamo ora indicare col termine �empatia� (Einfühlung), astraendo dal senso che al
termine � stato attribuito da tutte le tradizioni storiche�
18
: l�autrice ci rivela che �
proprio l�empatia a permetterci di giungere a tale conoscenza. Il termine �empatia� ha
15
Ibidem
16
Ivi, pp.70-71.
17
Ivi, p. 71.
18
Ibidem
bisogno di essere meglio definito, in particolare la Stein ritiene che sia necessario
ripulirlo da varie attribuzioni che gli sono state date nel passato.
La Stein chiarisce subito che � necessario indagare per capire a fondo gli atti di
empatia, e di conseguenza sottolinea il punto di vista da cui dobbiamo partire per un�
indagine efficace: �Per capire a fondo l�essenza dell�atto empatico, facciamo questo
esempio:un amico viene da me e mi dice di avere perduto un fratello ed io mi rendo
conto del suo dolore. Che cos�� questo rendersi conto?�
19
.
La parola chiave nella descrizione dell�atto di empatia � �rendersi conto�
20
: capire
l�essenza dell�atto empatico significa capire cosa sia di per s� quello che noi
chiamiamo �rendersi conto� del sentimento altrui; non ci interessa, quindi, su che
cosa si basi o da dove provenga questo nostro conoscere il sentimento altrui.
Il �rendersi conto� cui fa riferimento Edith Stein � l�osservare, l�accorgersi di
qualcosa che mi appare davanti come un oggetto, in quanto � qualcosa che appartiene
al mondo esterno. Nasce cos� una disparit� tra ci� che vivo in prima persona e ci� che
� oggetto del mio vivere, sono infatti colpita, ho sentore, mi �rendo conto� del dolore
altrui, ma tutto quello che vivo non mi appartiene, non ha un rapporto di continuit�
con la mia esperienza (non � un ricordo, n� una fantasia, n� un�attesa proiettata nel
futuro), almeno in questo momento.
Abbiamo stabilito, cos�, quale sia il punto di vista corretto per intraprendere lo studio
volto a capire l�essenza dell�empatia; ora, il modo migliore per cominciare l�indagine
�, secondo la Stein, confrontare l�atto empatico con altri atti della coscienza pura.
Il primo atto della coscienza pura con cui l�Autrice confronta l�empatia � la
percezione esterna, essendo, questa, una facolt� che, come la Stein stessa riconosce,
ha una analogia con l�empatia, dato che, per entrambe gli oggetti a cui si rivolgono si
rivelano �hic et nunc�
21
. Ci� che, per�, differenzia questi due atti � la natura degli
oggetti stessi a cui sono rivolti, gli oggetti della percezione esterna sono cose, �si
danno in carne ed ossa�
22
, ma ci� che noi empatizziamo non sono cose, noi ad
19
Ivi, pp71-72.
20
Ibidem
21
Ivi, p.72
22
Ibidem
esempio empatizziamo dei sentimenti, cio�, osservando il volto di una persona e la
sua espressione, capiamo quello che sta provando internamente.
Ma pur avendo stabilito che si tratta di due atti diversi, questo non ci pu� portare ad
escludere che l�empatia non abbia il carattere di originariet� come la percezione
esterna.
La percezione esterna � un atto originario offerente, � infatti un�esperienza vissuta
originaria, cio� un vissuto presente; oltre a ci� � anche un vissuto originariamente
offerente, ovvero, oltre ad essere originario l�atto, � originario anche il suo contenuto,
cio� l�oggetto a cui � rivolto, proprio perch�, come detto in precedenza, questo tipo
di esperienza ha come oggetti cose, presenti davanti a noi concretamente.
A questo punto resta da chiarire se l�esperienza empatica sia originaria, in quanto si
differenzia dalla percezione esterna per il contenuto, che perci� risulta non originario,
in quanto, come abbiamo detto in precedenza, si tratta di qualcosa che noi ci
presentifichiamo e mettiamo di fronte. Questo vale per� anche per altri nostri vissuti
quali il ricordo, l�attesa, la fantasia. Ecco perch� � necessario confrontare l�empatia
anche con questi atti per capire se si tratti di un�esperienza originaria.
In particolare la Stein analizza il ricordo e la fantasia (l�attesa � infatti molto simile al
ricordo, perci� non necessita di un� ulteriore analisi), rilevando che si tratta di atti
originari in quanto vissuti presenti, ma non originari per il loro contenuto.
Per quanto riguarda il ricordo, la Stein osserva: �Il ricordo di una gioia � originario in
quanto atto di presentificazione che si compie ora, mentre il contenuto del ricordo - la
gioia - � non originario[�]�
23
.
� chiaro allora che il ricordo � un atto originario nel senso che l�io che ricorda una
cosa passata esercita la memoria �qui ed ora�, ma non riesce a rivivere quella cosa
esattamente come l�ha vissuta allora. Quello che l�io ricorda, esso l�ha vissuto in
modo originario nel passato, per cui il contenuto del ricordo di oggi non � originario.
Dice la Stein: �La non-originariet� dell� �adesso� rinvia all�originariet� dell�allora:
l�allora ha il carattere di essere un �adesso� che � stato[�]�
24
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23
Ivi, p.74.
24
Ivi, p.75.