6
la lacerazione presente a metà altezza della colonna di reimpiego in verde
antico della navata centrale?
Questi sono alcuni dei quesiti posti dagli storici che hanno studiato la catte-
drale e che ancora non trovano risposta.
Partendo da questa premessa, si tenterà di effettuare un confronto tra i di-
versi materiali e le alterazioni presenti sulle superfici degli elementi di so-
stegno della cattedrale con l’intento di poter documentare un rapporto di
contemporaneità o di sequenzialità reciproca e con l’impianto di epoca ro-
mana di recente oggetto di studio1.
Per questo motivo, sono stati campionati e analizzati materiali quali malte,
marmi e laterizi: questi sono stati prelevati da diversi punti della basilica
superiore e dal pozzetto reliquiario della cripta.
Presso i laboratori del Dipartimento Geomineralogico dell’Università di Bari
sono state, quindi, effettuate analisi di tipo mineralogico-petrografico quali
diffrazione di raggi X su polveri (DRX), microscopia ottica, fluorescenza di
raggi X (FRX), microscopia elettronica a scansione (SEM) che hanno fornito
elementi utili per l’identificazione della composizione dei materiali artificia-
li e la caratterizzazione degli strati di neoformazione presente sui marmi.
1
cfr. RUGGIERO, Tesi di laurea su La domus romana (I sec a.C. – II sec. d.C.) rinvenuta sotto la cripta della
cattedrale di san Sabino di Canosa: aspetti tecnologici delle malte e fasi costruttive , Bari 2007.
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PRIMO CAPITOLO
LA CATTEDRALE DI SAN SABINO
IN CANOSA DI PUGLIA
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PRIMO CAPITOLO
LA CATTEDRALE DI SAN SABINO IN CANOSA DI PUGLIA
1.1. Storia della città di Canosa
Le origini storiche della città di Canosa si possono far risalire già all' VIII se-
colo a.C., periodo a cui fanno riferimento le prime tracce di frequentazione
del sito. Queste consistono di ritrovamenti sporadici di ceramica impressa,
industria litica e di ossidiana, testimonianze dell'occupazione dell'area ca-
nosina sin dal neolitico.
Come spesso accade per le città più antiche, la nascita della città di Canosa è
narrata attraverso una leggenda1. Sembra, infatti, che Canusium debba la sua
fondazione al mito di Diomede, eroe della mitologia greca, il quale, a segui-
to di varie vicende di gloria e d'inganno, abbandonò la sua patria e sbarcò
sulle coste della Daunia dove fu fondatore di diverse città tra cui la stessa
Canosa. Lo stesso nome “Canosa”, secondo le fonti2, deriverebbe dal termi-
ne Canusium, poi trasformato in Canusia e Canusio; tra le varie ipotesi che ne
spiegano l'etimologia, citiamo le interpretazioni più singolari: da quella se-
condo cui lo stesso leggendario fondatore “Diomede soleva quivi menare i
suoi cani per la caccia e perciò veniva chiamata cinegetica”, a quella per cui
la parola Canosa deriverebbe dal termine ebraico Canuth, mutato dapprima
in Canush e poi in Canusio, col significato di taverna.
Ad ogni modo, il primitivo insediamento, sviluppatosi nell'estesa pianura a
ridosso del fiume Ofanto, era abitato da pastori; essi, in seguito, spostarono
il centro cittadino sul colle vicino, alla ricerca di maggior difesa. Qui fu fon-
data l'acropoli di Canusium: di questa sono rimasti solo “grandi blocchi di
pietra, dei quali alcuni superano 1 metro e mezzo in lunghezza, e
9
dell’altezza di oltre 0,80”3 su cui è stato innalzato il castello di epoca medie-
vale. La città era già una centro attivo e la sua potenza economica derivava
probabilmente dalla produzione e dalla lavorazione della lana.
Canosa era un vero e proprio centro di “commercio di questo prodotto, una
specie di borsa della lana, favorita dalla privilegiata posizione topografica, e
dalla distesa di pascoli”.4
Intorno al 317 a.C.5, la città fu conquistata dai romani, i quali vi stabilirono
una importante colonia. Da allora, Canosa fu strettamente legata alle fortu-
ne di Roma con alternanze di guerre e di periodi fiorenti. Molti, infatti, sono
i monumenti di epoca romana e tardo-antica, sparsi nei dintorni della città,
resi ruderi da devastazioni, invasioni e calamità naturali6.
Tra i vari monumenti sono degni di nota, a N.O. l’Arco Trionfale Romano (o
Porta Varrense)7, del quale non è ancora chiara la funzione (forse un’antica
porta della città o un arco di trionfo) e il Ponte Romano di epoca imperiale,
a circa 2 Km dalla città.
Fig.1.1 – Arco di Traiano. [canosaweb.it] Fig.1.2 – Ponte romano sull’Ofanto.
[canosaweb.it]
In direzione S.O., vi era l’anfiteatro8, oggi totalmente cancellato dalla co-
struzione del tronco ferroviario. A S.E., il tempio di Giove Toro, mentre a
10
partire dal colle di s. Leucio verso Est si eleva una serie di pilastri in mattoni
appartenenti probabilmente all’acquedotto canosino. Numerose anche i
monumenti sepolcrali nei dintorni della città, nelle vicinanze dell’antica via
Appia: quelli conservati meglio sono Torre Casieri e il Monumento Bagnoli,
quest’ultimo “è tutto costruito in mattoni a paramento visto […] Il basamen-
to di forma rettangolare misura m.11,16 per 5,91; contiene una camera terre-
na, pure rettangolare, di lunghezza m. 8,65, larghezza 3,40, altezza 1,70”.9
Infine, segni dell’importanza data a questa città dall’impero romano sono
altre due strutture, quali le probabili Terme della città e il complesso di s.
Giovanni.10
Purtroppo, la città romana risultò spoliata di un gran numero di pezzi già
nei secoli successivi, utilizzati per le fabbriche romaniche delle città vicine.11
Ma è in epoca tardo antica che Canosa acquista “il carattere di luogo privi-
legiato della comunicazione politica”12 e fu sicuramente la sua posizione ge-
ografica a facilitare la scelta di Canosa come sede del corrector13.
“Collocata al centro della provincia, sulla via Traiana che ne co-
stituisce l’asse stradale, non lontana da buoni approdi, Canu-
sium offre possibilità di accesso e facilità di movimenti nel terri-
torio provinciale altrove inesistenti. Muovendo dalla città dau-
nia, il governatore può infatti estendere le sue ricognizioni lun-
go la rete di percorsi secondari che si diramano dall’arteria
traianea […] ma può anche raggiungere più ad ovest, la nuova
via Herculia e l’Appia attraverso il raccordo, sistemato anch’esso
dai tetrarchi, che risale lungo l’Ofanto verso il Vulture”.14
Dall’età giulianea, l’insediamento della attività del governatore nella città di
Canosa diventerà definitivo e ciò verrà confermato indirettamente dalla
grande quantità di epigrafi celebrative ritrovate nella zona canosina.
Esempi delle trasformazioni avvenute tra IV e V secolo sono descritte da G.
Sabbatini, il quale afferma che, nel settore orientale della città, vari vani abi-
11
tativi di età imperiale furono modificati per trarne locali a funzione artigia-
nale, forse per realizzare fornaci per la produzione di ceramiche.15
Anche nell’area di Giove Toro nel corso del IV secolo furono effettuate mo-
difiche attraverso la realizzazione di strutture commerciali, ma anche di va-
ni abitativi. L’area pubblica di questa struttura templare fu, in realtà, pro-
gressivamente abbandonata nei decenni finali del IV secolo, forse a causa di
un terremoto che colpì tutta l’Apulia o di un incendio avvenuto nel corso
del III secolo.16
Nei primi decenni del V secolo, la presenza del consolare Cassius Ruferius
apportò un grande cambiamento al volto della città. Egli, infatti, si propose
di rinnovare l’impianto urbano in omni ex parte. 17
Sotto Diocleziano, il quale avviò un riassetto delle manifatture imperiali,
Canosa accentuò la sua specializzazione produttiva, difatti, insieme alla vi-
cina Venosa, divenne sede di un importante gineceo.18
All’analisi socio-politica, dobbiamo necessariamente affiancare quella ri-
guardante il contesto ecclesiastico. Secondo i testi19, sembra che già ai tempi
di S.Pietro vi fosse un certo vescovo Felice di Canosa, ma le prime docu-
mentazioni certe provengono dagli atti del Concilio di Sardica nel 342-43
d.C. in cui è presente Stercorius, vescovo di Canosa.
In questo periodo (II-III sec. d.C.) è databile l’area sepolcrale di s. Sofia:
anch’essa importante monumento canosino di età paleocristiana che “com-
prende una parte più antica, occupata da sarcofagi, edicole e mausolei di età
imperiale, e una parte più recente che raggruppa una piccola basilica, cata-
combe e alcuni grandi sarcofagi”.20
12
Sempre grazie ai concilii romani, si viene a conoscenza dei nomi dei succes-
sori di Stercorius: Lorenzo nel 440, Probo nel 465, Rufino nel 499, Memore
fino al 514.
In quest’anno, infatti, vi succede Sabino, vescovo d’oro della città di Canosa.
A lui è dedicata la cattedrale oggetto di questa tesi e, per questo motivo,
sembra giusto delinearne, anche se per sommi capi, la vita e le opere che lo
resero degno di tale dedicazione. Il suo episcopato21 durò ben cinquantadue
anni, dal 514 al 566, e si compì durante un periodo piuttosto critico per
l’Occidente e tutta la penisola italica. E’, dunque, in questo contesto che la
figura di Sabino si distinse come uno dei pochi vescovi presente negli atti
dei concili e che affiancò i pontefici – Giovanni I, Bonifacio II, Agapito – in
varie missioni per tentare di metter fine a persecuzioni e guerre in Oriente.
Oltre ai frammenti della vita, noti grazie ai Dialoghi di Gregorio Magno e a
una biografia anonima Historia vitae inventionis traslationis S. Sabini
episcope del XI secolo22, sono piuttosto rilevanti le notizie relative
all’impulso dato all’edilizia sacra, alla cura delle anime e al fenomeno del
pellegrinaggio. La basilica in onore dei santi Cosma e Damiano, il battistero
di s. Giovanni e una chiesa dedicata al Salvatore sono tutti edifici voluti dal
vescovo Sabino.
13
Fig. 1.3 -Battistero di S. Giovanni. [canosaweb.it]
Questi si aggiunsero alla chiesa cattedrale di s. Pietro, risalente al tempo di
Stercorio,23 e alla basilica di s. Leucio costruita sui resti di uno dei più im-
portanti templi pagani di Canosa.24 Entrambe vennero rimaneggiate e re-
staurate durante il vescovado di Sabino.
G. Sabbatini fa notare che, “come in molti altri centri dell’Italia centro-
meridionale, anche a Canosium la localizzazione delle maggiori chiese è in
aree periferiche”.25
La presenza di numerosi mattoni bollati col monogramma di Sabino nelle
strutture delle basiliche di s. Leucio e s. Giovanni attesterebbe, inoltre,
l’esistenza di una fabbrica di laterizi di proprietà della chiesa.26
14
Fig. 1.4 - Sito di s. Pietro - immagine da satellite. [canosaweb.it]
Sabino lavorò, dunque in questo senso, per dare un nuovo volto alla città,
dando un impronta fortemente cristiana alla sua topografia. Proprio per
questo fu definito restaurator ecclesiarum, in quanto i suoi interventi produs-
sero un vero e proprio rinnovamento architettonico.27
Alla morte di Sabino, il 9 febbraio del 566, la città di Canosa cadde nuova-
mente in un periodo di lenta decadenza che raggiunse il suo culmine con
l’occupazione longobarda agli inizi del VII secolo d.C.
Il sito di s. Pietro, che fino a quel momento aveva assunto una grande im-
portanza per la cittadinanza nella periferia meridionale della città, venne
pian piano abbandonato, in quanto l’abitato canosino si era ormai ridotto
nella zona alta intorno al castello. Inoltre, il nucleo del piano s. Giovanni po-
sizionato nella zona settentrionale della città, godeva di una migliore collo-
cazione essendo prospiciente al tratto urbano della via Appia Traiana.28