Introduzione I primi mesi dell'anno corrente sono stati caratterizzati da un fortissimo vento
rivoluzionario che ha soffiato per tutto il Maghreb ed il Medio-Oriente.
E' assolutamente incredibile pensare a come, partendo dall'Algeria, quest'ondata
ribelle abbia travolto una grandissima parte del globo con una velocità d'azione per
nulla indifferente.
E' la straordinarietà di questa rivoluzione, così veloce e soprattutto puramente
popolare, che mi ha spinto ad analizzare quali siano stati i metodi di comunicazione
che hanno portato ai risultati che quotidianamente ci vediamo esposti.
Gli eventi a cui stiamo assistendo con estrema attenzione, eventi che hanno
modificato e continueranno a modificare l'intero assetto geopolitico delle aree
interessate, sono frutto dell'utilizzo dei social network, nuovi mezzi di
comunicazione e di informazione, strumenti che hanno reso possibile dar vita ad un
flusso di notizie che altrimenti sarebbero state censurate dal potere.
I social network sono tutti quei servizi web-based nati allo scopo di consentire a
singoli o gruppi la creazione di “profili” pubblici o meno, tramite i quali è possibile
essere interconnessi con un elenco ben strutturato di utenti collegati nella rete con i
quali si desidera intrattenere un rapporto professionale o di amicizia.
1
Come spiegano Boyd e Ellison, “Fin dalla loro introduzione, i siti di social network
(SNS) come MySpace, Facebook, Cyworld, e Bebo hanno attratto milioni di utenti,
molti dei quali hanno integrato questi siti nelle loro pratiche quotidiane” 2
utilizzandoli in modo complementare agli ordinari mezzi di telecomunicazione, quali
il telefono cellulare, grazie alla gratuità che li contraddistingue.
Come analizzerò più in avanti, Facebook e Twitter risultano tra i primi tre web site
più popolari in tutta l'Africa del Nord, dato dovuto probabilmente alla massiccia
presenza di giovani negli Stati esaminati, è questo uno dei motivi cardine che ha
portato alla rivoluzione.
Al fine di analizzare al meglio l'argomento in esame ho scelto di strutturare la tesi
1
Danah M. Boyd, Nicole B. Ellison, Social Network Sites: Definition, History, and Scholarship , 2007
(http://jcmc.indiana.edu/vol13/issue1/boyd.ellison.html)
2
Ibidem 3
secondo quest'ordine:
Il primo capitolo è un excursus sul contesto storico, sociale ed economico che
caratterizza Algeria, Tunisia, Egitto e Libia, i quattro Paesi in analisi, il cui intento è
quello di provare a spiegare le motivazioni sociali (demografiche e culturali)
politiche ed economiche che hanno portato alla manifestazione di così forti
insurrezioni popolari.
Il secondo capitolo tratta i movimenti sociali e fornisce un’ analisi sulle teorie
riguardanti i cambiamenti di regime, spiegando quali sono le teorie scientificamente
provate ed affermate che illustrano il perché ed il come nascano organizzate azioni di
lotta anti-regime, qual è il loro scopo, quali sono le caratteristiche sociali che portano
all’emergere di queste, spostando successivamente il focus sul declino dei movimenti
e sui risultati ottenuti.
Il terzo capitolo si occupa delle teorie incentrate sulla comunicazione politica,
facendo un'analisi delle più comuni ed efficaci metodologie di trasmissione
dell'informazione e dell'utilizzo delle reti sociali, al fine di rendere più rapida e
capillare la diffusione delle notizie.
Il quarto ed ultimo capitolo analizza, una volta illustrate le teorie dei capitoli secondo
e terzo, cosa nella pratica sia accaduto nei quattro Stati dei quali ci siamo interessati,
con lo scopo di dare una visione empirica di quanto illustrato nell'intero elaborato,
utilizzando il metodo comparativo al fine di evidenziare le differenze e le
somiglianze tra i quattro Paesi, con lo scopo di capire quali sono state le
caratteristiche cruciali che hanno determinato la riuscita o meno della rivoluzione.
4
1. Algeria, Tunisia, Egitto e Libia, una breve analisi del contesto storico sociale
esortante la rivoluzione 1.1 Trent'anni di dittatura Dopo più di un trentennio vissuto nel segno dell'autoritarismo, i cittadini dei Paesi
del Nord-Africa hanno deciso di opporsi ai propri capi regime intraprendendo una
delle rivoluzioni più importanti che il Nord-Africa abbia mai attraversato; una
rivoluzione transnazionale, che non tiene conto delle linee di confine che demarcano
il territorio; una rivoluzione che vede protagonista la popolazione nel suo insieme e
non, come nel passato, una cerchia ristretta di “professionisti del settore”, vertici
militari come per la rivoluzione Libica del 1969 o politici come per il colpo di Stato
chirurgico tunisino del 1987
3
.
Quello che mi propongo di fare in questo capitolo è di riassumere l'ultimo trentennio
che ha caratterizzato i regimi in questione al fine di evidenziare quali sono le
peculiarità sociali, politiche ed economiche che hanno portato la popolazione a
ribellarsi al governo istituito.
Partirò dall'Algeria, e rispettando l'ordine temporale delle avvenute sommosse
popolari, seguirò con un riepilogo storico di Tunisia ed Egitto per poi concludere con
l'ancora in corso vicenda libica.
1.2 L'Algeria di Bouteflika Dopo un decennio di tumulti dovuti all’influenza del movimento integralista islamico
sulla popolazione civile presente nel Paese portati avanti dal partito del Fronte
Islamico di Salvezza (FIS) e dal terroristico Gruppo Islamico Armato (GIA), dopo il
susseguirsi di continue crisi istituzionali che portarono ad un periodo di transizione
governativa dettato dall’Alto Comitato di Stato presieduto da Boudiaf che, ucciso in
un attentato, viene sostituito da Kafi, nel 1994; ed a seguito di un’accesa guerra
civile, i militari operano un cambiamento di regime nominando Liamine Zeroual, ex
3
F. Tamburini, M. Vernassa, I Paesi del grande Maghreb. Storia, istituzioni e geo-politica di una
identità regionale , Pisa, Plus, 2010
5
ministro della Difesa, Presidente della Repubblica Algerina che si pone subito
l’obiettivo di recuperare il consenso interno al fine di uscire dalla crisi nella quale il
Paese era riversato 4
.
Riconfermato nel 1995, Zeroual, tramite la stesura di una nuova carta costituzionale,
mette al bando i partiti confessionali ed attribuisce alla figura del Capo di Stato
poteri estremamente ampi fornendogli, tra l'altro, la facoltà di nominare i vertici
istituzionali, economici e persino i magistrati.
La nuova costituzione viene sottoposta a referendum nel 1996 e viene approvata con
l’86% dei consensi.
Nel 1998, l’ormai affermata carriera politica di Zeroual si interrompe bruscamente,
in parte a causa della richiesta di dimissioni dovute alle accese proteste messe in
piedi dalle comunità berbere e francofone, a seguito dell’adozione dell’arabo come
unica lingua ufficiale, ed in parte a causa del continuo conflitto che vedeva
protagonisti da una parte i militari e dall’altra i guerriglieri del GIA
5
.
Nel 1999 viene eletto Presidente della Repubblica Algerina l’ex ministro degli esteri
Abdelaziz Bouteflika (1999 – In carica) con lo storico FLN (Fronte di Liberazione
Nazionale). Egli, appena acquisita la carica, nel tentativo di legittimare la sua
presidenza, indice un referendum sulla “concordia civile”, atto che sanciva l’amnistia
per migliaia di guerriglieri islamici e che viene approvato con il 98% dei consensi 6
.
Riconfermato in tutte le presidenziali successive, Bouteflika prolunga il suo mandato
presidenziale.
Nei primi mesi del 2011, a causa di un aumento del prezzo dei prodotti alimentari, si
scatena una rivolta popolare, la prima nel Maghreb, la quale darà il via ad una serie
di rivoluzioni che vedranno protagonista tutto il Nord-africa ed il Medio Oriente, ma
in questo caso la rivolta non porterà ad un cambiamento di regime.
1.3 La Repubblica Tunisina di Ben Alì 4
F. Tamburini, M. Vernassa, I Paesi del grande Maghreb. Storia, istituzioni e geo-politica di una
identità regionale , Pisa, Plus, 2010, pagg 74 - 85
5
Ibidem 6
F. Tamburini, M. Vernassa , “Bouteflika I e II”, I Paesi del grande Maghreb. Storia, istituzioni e geo-
politica di una identità regionale , Pisa, Plus, 2010, pagg 85 - 96; Rai News 17, settembre 1999
(http://www.rainews24.rai.it/it/news_print.php?newsid=8611)
6
Nel novembre del 1987, il premier Zine El-Abidine Ben Alì depone Bourguiba,
Presidente della Repubblica Tunisina, attuando quello che poi verrà conosciuto nella
storia con il nome di “colpo di Stato chirurgico”: una dichiarazione volta a certificare
le precarie condizioni di vita di Bourguiba
7
.
Assunto il potere, Ben Alì attua un profondo processo di riforme realizzando una
politica di liberalizzazione, non discostandosi però da quello che era il regime civile-
militare vigente.
Nonostante la conferma alla carica di Presidente della Repubblica nel 1998, il Capo
di Stato fa emanare una serie di leggi che permettono la scarcerazione dei detenuti
politici ed il riconoscimento di alcuni partiti al fine di ottenere una più forte
legittimazione dal basso. Nonostante ciò, si pone sempre in una posizione di netto
contrasto nei confronti dei partiti a carattere religioso, tanto che gli anni novanta
divengono in Tunisia gli anni delle condanne a morte e delle pesanti pene inferte a
chi partecipò al risorgimento dei movimenti fondamentalisti islamici.
La vera indole del futuro dittatore viene alla luce nel 1992 tramite l’emanazione di
una legge duramente restrittiva sui diritti di associazione.
Il 1994 è l’anno delle nuove elezioni presidenziali vinte nuovamente da Ben Alì con
il 99,9% delle preferenze, risultato che porterà l’occidente a soprannominarlo
ironicamente Mr. One-Hundred.
Le prime elezioni multipartitiche (per concessione del dittatore) del 1999
riconfermano (stranamente) il Presidente per il suo terzo, e secondo costituzione,
ultimo mandato. Tuttavia, nel 2002, tramite l’approvazione di un referendum
costituzionale, Ben Alì modifica il limite massimo dei mandati da tre a cinque,
candidandosi nuovamente alle presidenziali del 2004 e del 2009, ovviamente
vincendole.
Il 14 gennaio 2011 termina inaspettatamente il regime Ben Alì il quale viene
costretto a fuggire all’estero a seguito delle sommosse popolari dovute al carovita ed
alla forte richiesta di democratizzazione del Paese.
Viene sostituito, come dettato da costituzione, dal Presidente della Camera Fouad
7
F. Tamburini, M. Vernassa , “La successione di Ben Ali”, I Paesi del grande Maghreb. Storia,
istituzioni e geo-politica di una identità regionale , Pisa, Plus, 2010, pagg 320 - 325
7
Mebazaa
8
.
1.4 L'Egitto di Mubarak Il 6 ottobre 1981, durante lo svolgimento della parata militare per l’ottavo
anniversario della guerra contro Israele, Sadat, Presidente della Repubblica Araba
d’Egitto, viene brutalmente assassinato da un gruppo di integralisti islamici in un
attentato che provocò la morte di 9 persone 9
.
A seguito dell’improvvisa scomparsa del Presidente viene nominato al suo posto il
Vice Presidente Hosni Mubarak, in un primo momento con il solo appoggio legale
del Parlamento, successivamente confermato tramite referendum popolare.
Sin dal primo momento, il neo-eletto Mubarak si impegna con successo in politica
estera allo scopo di reintegrare l’Egitto nella Lega Araba, dalla quale era stato
espulso nel 1980 in seguito alla pace conclusa con Israele, nel vertice di Casablanca
del 1989.
Con l’intento di dare al Paese il ruolo di attore diplomatico principale del mondo
arabo moderato, il Presidente si pone come mediatore tra Israele e l’OLP ed appoggia
gli Stati Uniti durante la “Guerra del Golfo” tramite l’invio di un contingente
egiziano nella forza multinazionale 10
.
Altro atto di notevole importanza diplomatica fu l’opera di mediazione tra
Gerusalemme e Damasco conclusasi con la Conferenza di Madrid del 1991
11
.
A causa del sostenuto impegno in questo percorso di avvicinamento al mondo
occidentale, il Paese viene percosso da fenomeni di integralismo islamico che
sfoceranno nell’ondata di violenza del 1992.
Malgrado ciò, Mubarak, rieletto nel 1993, si impegna comunque per il
raggiungimento di un accordo tra Israele e OLP che viene firmato al Cairo nel
8
Jeune Afrique (http://www.jeuneafrique.com/Chronologie-pays_12_Tunisie)
9
La Repubblica, 7 ottobre 1981 (http://2.bp.blogspot.com/_7tOdzsXcY-
g/TUL1D9BOcuI/AAAAAAAABsA/1KGqwdNlxXM/s1600/Sadat%2Bassassinato-Repubblica-
7.10.1981.jpg)
10
U.S. Departement of State, Egypt (http://www.state.gov/r/pa/ei/bgn/5309.htm)
11
La Repubblica.it, Negoziati, venti anni a inseguire la pace , 13 dicembre 2004,
(http://www.repubblica.it/speciale/intifada/negoziati.html)
8