3
Abstract
Il presente lavoro di ricerca parte dall’annosa questione mediatica riguardante i canoni
di trattazione della Shoah, da una riflessione sull’approccio al tema storico per eccellenza e i
modi di raccontarlo, e dall’esigenza comunicativa che ha dato vita al testo analizzato nella
nostra tesi. L’obiettivo generale è quello di dimostrare, attraverso l’approfondimento di Maus
– Racconto di un sopravvissuto, l’importanza di trovare uno scopo nella vita, di percorrere
nuove strade, di esplorare linguaggi diversi o alternativi. È quello che fa Art Spiegelman
realizzando la sua opera più famosa: Maus ribalta i parametri, consacrando un genere spesso
sottovalutato come il fumetto a linguaggio universale e codice di prim’ordine, in grado di
affrontare questioni spinose, di divulgare fatti storici, di custodire e rielaborare la memoria in
maniera accurata e originale, interfacciandosi direttamente con chi lo legge.
Osservando dunque la Shoah da un’altra angolazione, l’obiettivo più specifico è invece
quello di provare ad analizzare le ragioni sociali ed ambientali che la produssero e che
determinarono i complessi equilibri interni ai campi di concentramento, e di riflettere sul
comportamento dell’essere umano di fronte al potere e alla sopravvivenza. Per tali motivi il
lavoro sarà strutturato nel seguente modo: nel primo capitolo si parlerà dell’approccio
storiografico e mediatico al tema dell’Olocausto e verranno illustrate storia, evoluzione e
caratteristiche del fumetto; ci si concentrerà sulla natura alternativa e versatile del genere, in
particolare nella forma del graphic novel, e sulla sua adattabilità soprattutto nella trattazione
degli avvenimenti storici. Contestualmente verrà presentato Maus di Art Spiegelman, il testo di
riferimento della nostra ricerca.
Il secondo capitolo sarà focalizzato sull’approfondimento dell’opera in questione, sia
dal punto di vista stilistico che tematico, analizzandone alcuni risvolti fondamentali, tra cui il
tema dell’identità, il rapporto fra dramma e successo, la lotta per la sopravvivenza, l’eredità
della tragedia per i figli dei sopravvissuti.
Nel terzo e ultimo capitolo il romanzo verrà analizzato in chiave storica. Si proverà a
delineare l’ambiente politico e sociale dell’epoca, necessario per capire le complesse dinamiche
della vita dei lager nazisti, di cui si approfondirà l’aspetto della categorizzazione dei prigionieri,
da un punto di vista funzionale, psicologico e relazionale. A conclusione del capitolo si
accennerà al tema della zona grigia di Primo Levi, con l’intento di dare una chiave di lettura
più generale alla questione della corruzione e degli equilibri di potere intestini caratterizzanti il
mondo concentrazionario.
6
INTRODUZIONE
Il racconto della Shoah e la trasmissione della memoria dei sopravvissuti sono stati
oggetto nel corso del tempo di una evidente saturazione mediatica e comunicativa.
A dispetto della tangibile sovrapproduzione documentaria e massmediale sul tema, un
approccio storiografico solitamente autoreferenziale e fine a se stesso ha determinato un
progressivo appiattimento dei contenuti e soprattutto del linguaggio, scoraggiando l’emergere
di forme alternative di comunicazione.
La scelta di Maus – A survivor’s tale come opera di riferimento di questa ricerca nasce
proprio dalla necessità di uscire dai tradizionali schemi storiografici e di provare a scardinare
quella dimensione di inaccessibilità cui tendenzialmente sono state ricondotte la vita e le
dinamiche interne dei campi di sterminio.
Trattandosi probabilmente della più grande opera a fumetti sulla Shoah e in assoluto
uno dei pilastri del genere, sono molteplici i motivi per cui Maus meritasse un’attenzione e un
approfondimento ulteriori. Il graphic novel di Art Spiegelman ha avuto principalmente il merito
di elevare un genere cosiddetto “pop” ad epopea letteraria e di decodificare il modo di
raccontare l’Olocausto, senza banalizzarlo, ma al contrario offrendo al lettore una prospettiva
altra, più immediata e al contempo ricca di sfumature e retroscena. Lo spessore letterario di
Maus consiste nella sua versatilità, nella varietà di spunti di analisi che è in grado di fornire.
Il percorso di ricerca di questa tesi si propone pertanto di partire dall’impatto innovativo
che il fumetto e il romanzo in questione hanno avuto rispetto ai canoni tradizionali di trattazione
della Shoah, per poi sviluppare aspetti tematici dell’opera comunemente sottovalutati a livello
mediatico generalista: su tutti, la sfera psicologica dei protagonisti della tragedia, gli equilibri
di potere interni al sistema di prigionia e le strategie individuali di lotta per la sopravvivenza.
Punti chiave che permettono di delineare un ritratto completo dell’universo dei lager, dal punto
di vista storico, sociologico e relazionale.
Riaffermando la validità del fumetto come strumento comunicativo, il nostro elaborato
si pone l’obiettivo generale di mostrare fino a che punto possa spingersi l’istinto individuale di
sopravvivenza e come il cinismo e la corruttibilità dell’essere umano trascendano qualunque
forma di fanatismo ideologico, collocandosi alla base di ogni sistema di potere. Per raggiungere
tale scopo il lavoro di ricerca seguirà un determinato filo conduttore.
Il primo capitolo sarà introdotto dalla questione del rapporto tra i media e la Shoah e del
ruolo contestuale del fumetto, in riferimento all’efficacia del suo linguaggio nel tramandare i
contenuti e l’eredità storica della tragedia; si parlerà quindi del posizionamento del medium
nella comunicazione di massa e del suo processo evolutivo. Verrà infine presentato Maus – A
Survivor’s Tale
1
, il romanzo a fumetti oggetto della nostra tesi, evidenziandone in questa fase
la rilevanza storiografica e illustrando l’efficacia dello strumento del graphic novel nella
divulgazione di contenuti storici.
1
A. SPIEGELMAN, Maus I: A Survivor’s Tale. My father bleeds history, New York, Pantheon Books, 1973-id.,
Maus II: And here my troubles began, cit., 1986 [ed. or.]. N.B.: in questa sede è stato fatto riferimento
principalmente alle edizioni tedesca ed italiana, come si vedrà in seguito. Si ricorda inoltre che entrambi i testi
sono stati tradotti a partire dall’edizione originale in lingua inglese sopracitata.
7
Il secondo capitolo vedrà l’analisi vera e propria dell’opera, sia rispetto alla trama e alle
scelte narrative e stilistiche dell’autore, che ne hanno in gran parte determinato il successo, sia
in relazione agli aspetti di osservazione sopracitati. L’accento verrà posto sul doppio ruolo di
Art Spiegelman, anticamera del criterio duale su cui si sviluppa la narrazione, e sul suo rapporto
col padre Vladek, protagonista del romanzo sopravvissuto ad Auschwitz; il difficile rapporto
tra padre e figlio risulterà in un certo senso paradigmatico dell’enorme peso della tragedia sulle
generazioni successive ai superstiti. Vedremo inoltre come il gioco e la sovrapposizione dei
ruoli di autore e protagonista, cementata dal vincolo di parentela, rappresenti lo snodo
fondamentale del romanzo.
In questo capitolo verrà poi affrontato il cruciale tema dell’identità, sia nell’accezione
etnica del termine, provando ad allargare i confini tradizionali dell’antisemitismo, sia
analizzando i risvolti psicologici, sociali e generazionali della Shoah. Risulterà in questo senso
evidente il profondo disagio dell’autore legato al suo duplice status di scrittore di successo e
parente diretto di un sopravvissuto. Si parlerà contestualmente della lotta per la sopravvivenza,
esaminando le ragioni e le particolari dinamiche che consentirono a Vladek di sfuggire a una
morte annunciata; dall’evoluzione della sua condizione di prigioniero all’interno del lager
affiorerà infine sia il ritratto psico-attitudinale del protagonista, sia il quadro generale del
sistema gerarchico alla base dell’organizzazione dei campi.
Nel terzo e ultimo capitolo si approfondirà il suddetto tema della gerarchizzazione come
sistema di potere opportunamente creato dai nazisti al fine di ottimizzare la gestione e il
controllo dei lager, con particolare riferimento al ruolo del kapò, figura chiave nell’ottica del
racconto. Oltre a un’analisi di tipo sociologico, mirante a carpire alcuni aspetti del clima sociale
dell’epoca che si riflettevano all’interno della comunità carceraria, ci si concentrerà sulle
dinamiche relazionali e psicologiche tra i prigionieri e tra questi ultimi e le SS, sull’esempio
delle vignette del graphic novel. Saranno illustrati anche dei retroscena storici e biografici
sull’organizzazione del campo di Auschwitz, con l’obiettivo di risaltare il carattere complesso
della categorizzazione dei deportati e degli equilibri interni ai campi di concentramento.
In conclusione del capitolo ci sarà spazio anche per un confronto con Primo Levi, uno
degli autori più noti al grande pubblico che ha portato in superficie proprio il tema riguardante
gli equilibri di potere del sistema concentrazionario, oltre a quello della spersonalizzazione e
dell’identità del prigioniero. Il riferimento a Levi, come vedremo, sarà dirimente per trarre le
conclusioni di questo lavoro di tesi.
8
CAPITOLO PRIMO
1. La rivoluzione a immagini disegnate
1.1 Tra storiografia e media: l’impatto del fumetto nel racconto della Shoah
La storiografia tradizionale sulla Shoah, in nome di un’esclusività metodologica nella
divulgazione dei fatti avvenuti all’interno dei lager, ha ripetutamente posto un veto sulla
disintermediazione della tragedia, opponendosi a forme comunicative più “pop” che
facilitassero l’immaginazione visiva degli eventi e accorciassero le distanze con il pubblico
generalista
2
.
Tale atteggiamento storiografico affonda le sue radici nell’impostazione elitaria propria
di un certo intellettualismo ebraico, che rispecchiava il pensiero comune di molti sopravvissuti.
Questa posizione diffusa considerava l’Olocausto un qualcosa di inviolabile, che trascendeva
la storia stessa e non poteva prestarsi ad alcuna forma di rielaborazione scientifica
3
.
L’avversione verso il metodo storiografico si fondava sul timore che il lavoro di ricerca
storica potesse filtrare e snaturare le proporzioni e la crudezza inaudite della Shoah,
ridimensionando la sua natura di catastrofe umana senza precedenti; qualunque sforzo di
reinterpretazione sistematica non era in grado di ricreare la portata degli avvenimenti, la cui
rappresentazione non poteva scostarsi dalla dimensione della testimonianza diretta. Vi era
inoltre la preoccupazione che la tendenza al riposizionamento dei fatti tipica degli storici aprisse
la strada a derive revisionistiche, celando il rischio di dare spazio alla voce dei carnefici nazisti
4
.
La reticenza alla storicizzazione nascondeva anche delle motivazioni inconsce, legate alla
coscienza profonda del popolo ebraico e al suo passato di diaspore e persecuzioni.
L’atavica sindrome di accerchiamento, così come l’aura di predestinazione e l’etichetta
biblica di popolo eletto hanno giocato un ruolo nella visione “interna” della tragedia,
attribuendole spesso un significato spirituale
5
; contestualmente, la centralità della memoria nel
pensiero ebraico portava al tentativo automatico di “appropriarsi” della stessa
6
, scavalcando la
storia nella custodia e nella trasmissione della verità, che diventava di conseguenza verità
religiosa. Il compito degli storici doveva pertanto limitarsi a riportare fedelmente la memoria
tramandata, senza provare a spiegarla o confutarla
7
.
Un esempio calzante della tendenza alla spiritualizzazione del dramma riguarda la
questione etimologica. L’utilizzo stesso del termine “Olocausto”, che rimanda direttamente a
2
A. CATTUNAR, «9/Immaginazione malgrado tutto. La Shoah e l’esperienza dei lager nei graphic novel
contemporanei» in Diacronie-Studi di storia contemporanea [on-line], n° (1) 2, Dossier: “Davanti e dietro le
sbarre: forme e rappresentazioni della carcerazione”, URL: <http://www.studistorici.com/wp-
content/uploads/2010/04/CATTUNAR_Dossier-2.pdf >, 2010, pp. 3-4, consultato il 12.01.2019.
3
Cfr. E. CERULLO, «La Shoah tra storia e memoria» in Oltre le vele. Il blog di Emanuele Cerullo, estratto dal
sito Internet seguente: URL: <https://oltrelevele.wordpress.com/2017/01/27/la-shoah-tra-storia-e-memoria/>,
2017, consultato il 17.01.2019.
4
Ibidem.
5
«Il pensiero ebraico di fronte alla Shoah» in L’Ancora Online,
URL: <http://www.ancoraonline.it/2013/01/18/il-pensiero-ebraico-di-fronte-alla-shoah/>, 2013, consultato il
16.01.2019.
6
O. NAEPAL, Auschwitz im Comic-Die Abbildung unvorstellbarer Zeitgeschichte, Münster, LIT Verlag, 1998,
p. 2. Si veda anche: R. DELLA ROCCA (direttore Dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane), «Il dovere della memoria» in Le nostre radici [on-line].
URL: <http://www.nostreradici.it/dovere_memoria.htm>, s.d., consultato il 24.01.2019.
7
Cfr. E. CERULLO, art. cit.
9
un sacrificio di natura divina, sottintendeva una concezione comune del genocidio come
passaggio coerente ed inevitabile del destino di un popolo
8
; la successiva diffusione della più
consona “Shoah”, parola che nel linguaggio biblico denota una più generale idea di
“distruzione”
9
, rende maggiormente giustizia alla complessità storica dello sterminio nazista.
Col passare del tempo l’evoluzione del pensiero ebraico ha portato ad un progressivo
ammorbidimento e ad una diversità di posizioni; molti ebrei sopravvissuti hanno
progressivamente avvertito l’esigenza di laicizzare il genocidio e quindi di storicizzarlo
10
,
appurando il fatto che può esserci ben poco di mistico in un eccidio di massa così
straordinariamente terrificante
11
. Inoltre, la suddetta importanza della memoria nella tradizione
giudaica non poteva prescindere dall’inevitabilità di una fissazione scritta che, oltre a
preservarla nel tempo, ne garantisse la neutralità storica rispetto alla diffusa e distorta
percezione di lutto religioso
12
.
La paura della normalizzazione di una tragedia (giustificabilmente) inimmaginabile dal
punto di vista dei sopravvissuti ha influenzato nel tempo anche l’attitudine storiografica verso
la Shoah, ereditandone in un certo senso la pretesa di esclusività nella trattazione degli
avvenimenti e nella salvaguardia della memoria, così come la contrarietà a ogni forma di
rappresentazione mediale. Molto spesso ciò ha reso le dinamiche interne del mondo
concentrazionario qualcosa di non ideabile, di non rappresentabile, causando sia un modo
ingessato e omologato di raccontare il genocidio che una standardizzazione dei contenuti e del
linguaggio.
Il risultato di tale conformità metodologica è stato quello di presentare la vita reale dei
lager come un universo sacrale e inaccessibile, da approcciare con riguardo e inadatto a
qualsiasi riproduzione di natura visiva. Tale impostazione porta con sé il rischio di creare un
cortocircuito linguistico e informativo soprattutto verso le nuove generazioni e pone il problema
del come raccontare un tema così complesso dopo la naturale scomparsa degli ultimi
superstiti
13
.
I limiti della parola scritta appaiono ancora più evidenti in un’epoca in cui sono cambiati
i metodi di fruizione della cultura e in cui la tecnologia ha velocizzato la trasmissione dei
contenuti, provocandone talvolta la dispersione e la banalizzazione. Nel caso della Shoah, la
questione del linguaggio riflette l’esigenza collettiva di preservare la memoria nel tempo
ricreando un immaginario e una connessione emotiva col grande pubblico. La difficoltà del
8
Cfr. Ibidem.
9
Articolo di C. FACCHINI, «Differenza tra Olocausto e Shoah» in Storicamente [on-line].
URL: <https://storicamente.org/giorno-della-memoria-facchini_link1>, 2009, consultato il 19.01.2019. Questa
risorsa è parte dell'articolo: C. FACCHINI, «27 gennaio: Giorno della memoria. Il rito del ricordo, la didattica per
le nuove generazioni, la memoria della Shoah e la nascita di Israele» in Storicamente, 5 (2009), no. 17. DOI:
10.12977/stor552file://C:\Users\GIOVANNI\AppData\Roaming\Microsoft\Word\Cristiana Facchini , 27
gennaio: Giorno della memoria. Il rito del ricordo, la didattica per le nuove generazioni, la memoria
della Shoah e la nascita di Israele. Storicamente 5 (2009) , nr. articolo 17. DOI:
http:\dx.doi.org\10.12977\stor552
10
Cfr. L’ Ancora Online, art. cit.
11
Cfr. «Il dramma della Shoah raccontato attraverso i fumetti» in flashgiovani.it – Informazioni multitasking
Comune di Bologna [on-line], URL: <http://flashgiovani.it/fumetti/shoah>, s.d., consultato il 21.01.2019.
12
Cfr. L’Ancora Online, art. cit.
13
Cfr. A. CATTUNAR, op. cit., pp. 1-4.