Dopo aver descritto i modelli di analisi, sempre nel secondo capitolo, si
inizierà ad approfondire quali siano gli strumenti per la definizione del
posizionamento strategico, a partire dagli schemi utilizzati dagli economisti
industriali come il paradigma struttura-condotta-performance, per poi passare
agli studi di strategic management, con lo schema delle cinque forze
competitive e della catena del valore evidenziandone aspetti positivi ma
esprimendo anche alcune considerazioni costruttive. In seguito si farà
riferimento alle matrici strategiche utilizzate a partire dagli anni ‘70 per
l’individuazione dell’ambiente competitivo e per la formulazione delle
relative strategie di posizionamento dell’impresa ed, anche in questo caso
sottolineandone aspetti vantaggiosi e limitativi. Infine, si introdurranno gli
studi di marketing strategico, maggiormente analizzati nel terzo capitolo.
Infatti, nel terzo capitolo si approfondiranno gli aspetti della definizione
del posizionamento all’interno del processo di marketing strategico definendo
il processo di corporate marketing e descrivendo lo sviluppo del concetto di
area strategica d’affari.
Sempre nel corso di questo capitolo si metterà in evidenza la
strettissima relazione esistente con la definizione della missione aziendale e
quali siano le basi attraverso cui si perviene alla formulazione di una proposta
di posizione ottimale.
Si proporrà, tra l’altro, anche un modello attraverso cui giungere alla
definizione di un posizionamento strategico ottimale, che si basa sulle attività
in cui l’impresa ha sviluppato competenze distintive, in cui cioè riesce ad
operare in maniera migliore e differente rispetto alla concorrenza, ed anche su
quello che è il bisogno la cui soddisfazione ha maggior valore per la clientela
obiettivo. Si evidenzierà, inoltre, come il processo di definizione del
posizionamento strategico non sia univoco e valido una volta per tutte, ma
come, al contrario, esso sia iterativo e continuo, che cioè deve essere rivisto
periodicamente per adattarsi nel modo migliore possibile alle dinamiche
competitive.
In conclusione del terzo capitolo, si tratterà del cosiddetto
posizionamento percettivo, cioè dell’importanza di come l’azienda viene
percepita e considerata dagli operatori del sistema economico. “Esse est
percipi”. Così scriveva agli inizi del 1700 il vescovo Berkley, uno dei
maggiori filosofi dell’epoca moderna: si è in quanto si è percepiti degli altri.
Dunque, ciò che l’azienda è e fa, ha valore solo nella misura in cui, e nel
modo in cui, viene percepito dal pubblico. Di qui la strettissima correlazione
che esiste tra immagine aziendale e posizionamento. In base a tali
considerazioni, si proporranno una serie di alternative strategiche che è
possibile perseguire per raggiungere un determinato posizionamento sia
strategico sia percettivo.
Nel quarto capitolo, si tratterà in maniera estremamente approfondita
dell’importante aspetto della diagnosi del posizionamento strategico
prendendo in considerazione sia la diagnosi relativa ai risultati ottenuti con il
posizionamento strategico attualmente in atto, sia in relazione ai risultati che è
possibile conseguire con una nuova strategia di posizionamento. Si cercherà,
dunque, di chiarire come sia possibile comprendere appieno i limiti, le
debolezze, ma anche punti di forza sui quali puntare maggiormente gli sforzi
dell’impresa relativi alla definizione della posizione strategica.
Infine, nel quinto ed ultimo capitolo, l’attenzione sarà incentrata sul
corroborare attraverso l’analisi di un caso empirico la tesi sostenuta nella
presente trattazione, analizzando il posizionamento strategico di IKEA, una
multinazionale leader del settore dell’arredamento presente anche in Italia.
In primo luogo si analizzerà dal punto di vista economico il sistema
Legno-Arredamento, evidenziandone le caratteristiche salienti e proponendo
un’analisi prospettica relativa all’evoluzione che si potrà registrate in tale
sistema. La seconda parte del capitolo è, invece, interamente dedicata allo
studio di IKEA, descrivendone la storia, la missione aziendale e la struttura
organizzativa, per poi approfondire ulteriormente le modalità di svolgimento
delle attività e le peculiarità dei servizi alla clientela, in stretta correlazione
col modello di definizione del posizionamento strategico proposto nel terzo
capitolo.
Infine, si descriverà in maniera chiara la scelta strategica di
posizionamento effettuata da IKEA, in modo tale da rendere evidente come sia
essa, la principale fonte del vantaggio competitivo che ha consentito
all’impresa di ottenere un così largo successo nel lungo periodo.
1. Cenni di strategia ed analisi strategica
1.1 Introduzione
Obiettivo di questo primo capitolo è riuscire ad evidenziare
l’evoluzione che, nel corso degli anni, si è avuta nei concetti di strategia ed
analisi strategica, elementi strettamente correlati al tema principale della tesi
rappresentato dal posizionamento strategico.
Per ciò che concerne il primo argomento, è possibile dire che la
definizione della strategia è uno dei momenti centrali della vita aziendale,
dalla sua corretta formulazione dipende, molto probabilmente, il
conseguimento degli obiettivi prefissati, che possono essere di vario genere,
ma tutti, comunque rivolti all’ottenimento di una maggiore redditività rispetto
a quella dei concorrenti presenti all’interno dell’ambiente competitivo.
Si tratterà in questa analisi dei due filoni di studio relativi al concetto di
strategia, il primo dovuto ai ricercatori di Business Politicy dell’Harvard
Business School ed il secondo riferito agli studi condotti da Ansoff per
proseguire, poi, verso i successivi approcci rintracciabili in letteratura.
Dunque, nello spiegare l’evoluzione del concetto di strategia, non si
partirà dalla sua formulazione in chiave militare per poi dirigere l’attenzione
agli aspetti economico-manageriali, ma ci si rivolgerà direttamente alla
prospettiva economica, intesa come ricerca di un posizionamento strategico
che possa permettere all’impresa di conseguire il suo ultimo e più alto
traguardo: la redditività di lungo periodo.
Il presente capitolo non può, quindi, prescindere da una approfondita
rivisitazione di ciò che in letteratura è stato scritto circa la nozione di
strategia, poiché, alcuni elementi della concezione di strategia sono
indispensabili per poter gettare le basi della successiva descrizione del corpo
centrale della tesi.
Per quel che riguarda il secondo tema trattato, cioè l’analisi strategica, è
opportuno confermare come essa assuma la sua rilevanza proprio in sede di
definizione della strategia di posizionamento dell’impresa, inoltre è la chiave
di lettura per interpretare l’aumento di varietà e di variabilità della realtà
economica moderna. Risulta dunque necessario fare riferimento anche
all’analisi strategica, poiché permette sia di analizzare le caratteristiche e
l’attrattività dell’arena competitiva, in modo da sfruttarne le eventuali
opportunità e controbattere alle possibili minacce, sia di procedere
all’indagine sulle risorse e competenze presenti all’interno dell’impresa, per
poi definire in maniera coerente la strategia di posizionamento.
Infine si porterà l’attenzione sul principio di posizionamento strategico,
cercando di tracciarne le essenziali linee guida, senza, però, approfondirne
troppo l’analisi che verrà effettuata in seguito, quando tutti gli strumenti
necessari alla sua definizione saranno stati studiati a fondo.
1.2 Cenni di strategia
1.2.1 Elementi introduttivi
Il concetto di strategia rappresenta un elemento che ha costituito, in
meno di cinquanta anni, oggetto di numerose e varie riformulazioni da parte di
un numero considerevole di studiosi e ricercatori, soprattutto in ambito
economico-aziendale.
Infatti, è solo nel 1954 che Drucker propone compiutamente il concetto
di decisione strategica. Successivamente a questo contributo si sono
sviluppati, negli anni seguenti, due filoni di ricerca con i quali si propone,
rispettivamente, una visione ampia della strategia, riferita sia agli obiettivi,
che alle azioni e le politiche necessarie per il loro conseguimento, ed una
concezione della strategia in senso stretto, che riguarda le linee d’azione, ma
non anche la definizione degli obiettivi dell’impresa, facendo della strategia
un concetto evocativo dei modi in cui l’impresa reagisce al suo ambiente e
dispiega le risorse e competenze in vista dei suoi fini.
Per quel che riguarda il primo filone di studi, è nell’ambito delle
ricerche realizzate dagli studiosi di Business Politicy dell’Harvard Business
School che, a partire dal concetto formulato da Chandler (1962), il primo a
formulare una specifica definizione del concetto di strategia, definendola
come il processo di determinazione dei fini e degli obiettivi fondamentali di
lungo termine di un’impresa e l’adozione delle linee di azione e l’allocazione
di risorse necessarie per conseguirli
1
, e sviluppato da Andrews (1971), si
perviene alla definizione ampia del concetto di strategia.
1
Chandler A.D., Strategy and structure: chapters in history of industrial enterprise, 1962, MIT Press,
Boston. (trad. it. Strategia e struttura: storia della grande impresa americana, 1976, Franco Angeli,
Milano.).
Secondo tale definizione, la strategia è costituita dall’insieme di
obiettivi, scopi o fini e delle principali politiche e piani per raggiungere tali
fini, espressi in modo da definire il business in cui l’impresa opera o dovrà
operare e che tipo di azienda è o dovrà essere
2
.
Essendo, dunque, il mondo in continuo cambiamento, questo è un
modo di esprimere un concetto duraturo del business, in modo tale da
suggerire l’ingresso in determinate nuove attività ed escluderne altre.
La funzione che si attribuisce alla definizione della strategia è, dunque,
quella di interfaccia dell’impresa con l’ambiente esterno, considerato
anch’esso in generale, cioè nelle sue molteplici e varie dimensioni:
competitiva, economica e sociale.
Per mantenere l’impresa in equilibrio rispetto all’evoluzione delle
variabili esterne o ambientali è necessario realizzare un processo di
adeguamento, che coinvolge, rispettivamente, la definizione degli obiettivi
strategici, delle politiche e dei piani per il loro raggiungimento, il sistema
organizzativo, il campo di attività, il contributo fornito dall’impresa ai
soggetti interni e alle altre soggettività esterne presenti nell’ambiente.
Il processo di formulazione della strategia, nettamente distinto dalla
fase della sua realizzazione, si sviluppa a partire da un’analisi attraverso la
quale le dinamiche dell’ambiente esterno si confrontano con i punti di forza e
di debolezza dell’impresa e con i valori e le aspirazioni dei soggetti umani
presenti ed operanti al suo interno.
Sulla base di questa analisi si giunge alla definizione di un progetto
complessivo, attraverso il quale si ricerca la coerenza tra i vari elementi che
definiscono il contenuto articolato della strategia.
L’altra impostazione, invece, ha il suo più autorevole esponente in
Ansoff ed è stata successivamente ripresa più volte da altri autori.
2
Andrews K.R., The concept of corporate strategy, 1971, Irwin, Homewood.
Con il proprio contributo, Ansoff (1965) propone il superamento
dell’approccio basato su una visione ampia della strategia e precisa che, con
questo concetto, si intende la scelta del sistema di prodotti che l’impresa vuole
realizzare e dei mercati ai quali intende rivolgere la sua attenzione per la loro
vendita, dedicando, quindi, grande attenzione ai contenuti delle decisioni
strategiche che, in primo luogo hanno riguardo alla definizione dei rapporti
con l’esterno più che alla gestione dei problemi interni, e in ogni caso non
riguardano i fini e gli obiettivi dell’impresa, ma solo i mezzi necessari a
raggiungerli
3
.
Anche secondo l’autore americano, perciò, il problema strategico
riguarda la ricerca dell’equilibrio tra l’impresa e l’ambiente che, a differenza
dell’approccio classico, non è, tuttavia, considerato nella dimensione generale,
comprensiva anche dell’aspetto sociale, ma esclusivamente nella sua
dimensione competitiva.
Questa visione limitata dell’ambiente, porta l’autore ad individuare
nella scelta della combinazione prodotto/mercato la condizione da ricercare al
fine di favorire l’equilibrio dell’impresa nei confronti del proprio sistema di
mercato.
Per quanto concerne il processo di formulazione della strategia
l’opinione dell’autore è che esso si sviluppi all’interno della pianificazione
strategica, la cui realizzazione rientra nella responsabilità operativa del
management, mentre la formulazione degli obiettivi, processo ben distinto da
quello della strategia, è di competenza dei proprietari delle risorse finanziarie
dell’impresa. È quindi possibile sottolineare come il fatto di includere o meno
i fini dell’impresa nel concetto di strategia sottende due diversi modi di
concepire il processo formulativo della strategia stessa e, conseguentemente,
l’impresa nonché il governo della stessa.
3
Ansoff H.I., Corporate strategy, 1965, McGraw-Hill, New York. (trad. it. La strategia aziendale, 1968,
Etas Libri, Milano.).
Da un lato, infatti, l’utilizzo del termine strategia nell’accezione che
non include i fini si riferisce ad una concezione secondo cui questi ultimi
devono essere determinati prima dei mezzi intesi a conseguirli.
Per contro, il concetto più ampio di strategia che invece include i fini
perseguiti, sottende il convincimento che i fini e le politiche volte a
perseguirli non si possono formulare in modo separato, ma si determinano
congiuntamente in un processo unitario che definisce l’identità complessiva
dell’impresa.
1.2.2 La visione della strategia in senso stretto
Come precedentemente affermato, l’impostazione sviluppata dagli
autori della Scuola di Harvard ha costituito oggetto di revisione da parte di
Ansoff che nel 1965, con la pubblicazione di “Corporate Strategy”, propone
una diversa concezione della strategia dell'impresa.
L’obiettivo che l’autore si propone, è quello di elaborare un concetto di
strategia capace di interpretare il comportamento dell'impresa nella sua
globalità.
Rispetto alle precedenti ricerche in materia di strategia dell’impresa, il
modello formulato da Ansoff presenta sia elementi di continuità che
importanti e significative differenze.
Tra gli elementi di continuità possono essere identificati in primo luogo
il significato attribuito al concetto di strategia che, in questa analisi, assume
valore riferendosi all’impresa nella sua globalità. Secondariamente si deve
sottolineare l’importanza attribuita all’obiettivo economico della redditività
del capitale investito. In terza analisi va evidenziata la funzione assegnata alla
strategia che mira a regolare i rapporti tra impresa ed ambiente. Infine è
opportuno notare l’interpretazione della relazione tra strategia e struttura,
secondo la quale la struttura organizzativa deve adeguarsi alle scelte
strategiche.
Anche altri elementi consentono di differenziare l’approccio dell’autore
americano dal precedente contributo di studio, partendo dal più limitato
contenuto attribuito alla strategia che, a differenza della visione fornitane
dagli studiosi della Scuola di Harvard, non riguarda anche la definizione degli
obiettivi dell’impresa.
Questi elementi di differenziazione definiscono in maniera univoca
l’approccio alla strategia in senso stretto e riguardano oltre al più limitato
significato attribuito alla strategia anche l’importanza centrale attribuita alla
pianificazione strategica, nonché il contenuto delle stesse decisioni
strategiche, limitato alla scelta della combinazione prodotto/mercato. Nella
concezione proposta dall’autore il significato attribuito alla strategia è quello
di un insieme di regole volte a prendere delle decisioni in condizioni di
parziale ignoranza
4
.
Inoltre secondo l’autore, l’impresa ha la necessità di avere una visuale
ed una linea di sviluppo ben definite e, poiché gli obiettivi da soli non bastano
a soddisfare tali necessità, sono necessarie norme decisionali addizionali per
far si che l’impresa possa godere di uno sviluppo ordinato e proficuo.
Dunque, a differenza della precedente impostazione, la definizione
degli obiettivi dell’impresa rimane esterna al processo strategico, poiché
quest’ultimo riguarda specificamente la scelta del posizionamento
dell’impresa all’interno dell’ambiente competitivo di riferimento.
A questo punto è possibile distinguere le problematiche che stimolano
l’attività decisionale dell’impresa in tre specifiche aree costituite,
rispettivamente, dall’area operativa, dall’area amministrative ed infine
dall’area strategica.
Le problematiche operative riguardano, sostanzialmente, la ricerca delle
condizioni di efficienza del processo produttivo aziendale; le problematiche
amministrative sono relative invece all’acquisizione, all’organizzazione ed
4
Ansoff H.I., La strategia aziendale, op. cit..
Attività
decisionale
Area
OPERATIVA
Area
AMMINISTRATIVA
Area
STRATEGICA
Fig. 1 – Aree verso cui è rivolta l’attività decisionale dell’impresa.
allo sviluppo delle risorse umane, materiali e finanziarie che l’impresa
possiede al proprio interno; infine, le problematiche strategiche riguardano le
relazioni tra l’impresa e l’ambiente di riferimento, nel quale essa è inserita,
che si esprimono nelle scelte inerenti le attività che conviene svolgere e nelle
quali è opportuno sviluppare la propria presenza.
Ovviamente pur presentando elementi concettualmente distinti, queste
varie problematiche presentano numerose aree di interdipendenza e di
complementarità, quindi possono essere gestite attraverso specifiche classi di
decisioni costituite dalla strategia, dalla politica, dalla programmazione e dalle
procedure operative.
Le differenze presenti tra queste le diverse classi di decisioni sono
relative alle modalità di elaborazione; infatti, le decisioni appartenenti alla
strategia sono elaborate in condizioni di ignoranza parziale, cioè in una
situazione nella quale le alternative non possono essere né definite né
esaminate in anticipo, a differenza delle decisioni amministrative od
operative.
Un ulteriore elemento di distinzione rispetto agli studi precedenti
riguarda il maggior livello di articolazione, nonché l’elevato grado di
formalizzazione che assume il concetto ed il processo di pianificazione
strategica.
La definizione delle decisioni strategiche richiede, infatti, la
formulazione di un piano strategico, in seguito si sviluppa nelle fasi relative
alla preparazione dei programmi per la loro realizzazione e richiede, infine, la
misurazione dei risultati ottenuti, per poterli confrontare con i programmi
precedentemente stabiliti.
Questo processo si articola quindi nelle seguenti principali fasi
5
:
- definizione di un sistema operativo di obiettivi in grado di orientare
l’impresa;
5
Ansoff H.I., La strategia aziendale, op. cit..
- analisi quantitativa e qualitativa del divario tra la posizione attuale
detenuta dall’impresa e gli obiettivi da perseguire;
- individuazione di una o più linee guida di azione finalizzate alla rimozione
del divario precedentemente individuato;
- valutazione e controllo dei risultati.
Perciò, come si può facilmente notare, la definizione delle scelte
strategiche nel modello proposto dall’autore si sviluppa all’interno di un
processo formale di pianificazione, mentre, nell’approccio precedente, il
concetto di strategia e quello di pianificazione sono caratterizzati da funzioni
diverse.
Un ulteriore elemento di differenziazione di questo approccio alla
strategia è relativo al contenuto delle decisioni strategiche.
Queste ultime non riguardano, secondo Ansoff, la complessità del
rapporto tra l’impresa e l’ambiente, come per l’approccio classico, dove il
problema strategico investe il complesso delle variabili esterne, ma una
particolare classe di decisioni relative alla scelta della combinazione
prodotto/mercato più conveniente.
È sulla base della considerazione delle possibili relazioni che si possono
determinare tra i prodotti e i mercati di riferimento che l’impresa è in grado di
definire la direzione verso la quale intende operare, muovendosi lungo le
diverse possibili combinazioni delle dimensioni attuali e nuove del prodotto e
del mercato.
Queste possibili soluzioni o combinazioni consentono di individuare
quattro possibili alternative strategiche, che sono, a loro volta, costituite
6
:
- dalla strategia di penetrazione del mercato, che può essere perseguita
attraverso lo sviluppo dei prodotti già esistenti nell’attuale mercato;
6
Ansoff H.I., La strategia aziendale, op. cit..
- dalla strategia di sviluppo del prodotto, che implica lo sviluppo delle
vendite del prodotto esistente in nuovi mercati;
- dalla strategia di sviluppo del mercato, con la quale il prodotto attuale si
propone in nuovi mercati;
- dalla strategia di differenziazione, caratterizzata dall’adozione di nuove
scelte, sia in termini di prodotto che per quanto concerne i mercati da
servire.
La strategia riguarda, quindi, l’identificazione delle modalità idonee al
raggiungimento degli obiettivi ma non anche la loro definizione che rimane
estranea al processo di formulazione della strategia.
Una volta definiti gli obiettivi, la strategia si rivolge alla scelta di come
questi possono essere raggiunti, e questo compito, a differenza di quello
relativo alla definizione degli obiettivi individuati dal soggetto economico,
spetta invece al management.
Un terzo rilevante elemento di differenziazione è costituito dal
contenuto delle decisioni strategiche, rappresentate da quelle decisioni che,
secondo l’autore, sorgono in funzione del rapporto dell’impresa con
l’ambiente. Le esigenze che scaturiscono dalla ricerca di un nuovo equilibrio
tra impresa e ambiente possono essere affrontate attraverso il ricorso
rispettivamente alla strategia, alla politica e alla programmazione.
La strategia assume, perciò, il significato di regola nell’elaborazione di
un particolare tipo di decisioni caratterizzate da ignoranza parziale: le
decisioni concernenti il posizionamento competitivo dell’impresa.
In questo ambito, l’insieme delle scelte che definiscono i contenuti dei
processi decisionali dell’impresa, si sviluppano a partire dalle decisioni
strategiche finalizzate ad orientare ed armonizzare il rapporto dell’impresa
con l’ambiente competitivo. Funzionali a tale scopo sono le decisioni