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zampetta lì vicino. Siamo vicini all’uomo,
immobile nell’erba e nel fango, poi il nostro
sguardo si perde tra i fili d’erba, sempre più
giù, dove un branco di insetti neri vaga
convulsamente, il loro rumore sovrasta il
silenzio e la quiete. Poi di nuovo il cielo,
coperto da un cartello: “Benvenuti a Lumberton!”
Questa sequenza, della durata esatta di due
minuti, è la sequenza di apertura di Velluto Blu,
film di David Lynch del 1986. Due minuti, questo
il tempo che è bastato al regista per raccontare
l’essenza profonda della provincia americana, che
da buon provinciale del Montana, vissuto negli
anni ’50, ha assorbito profondamente. Un mondo
lindo e pinto, con steccati bianchi e villini a
due piani tutti simili tra loro, tutti col proprio
giardino e garage, immagine tipica per descrivere
la realizzazione del Sogno Americano
1
. Eppure
quest’equilibrio apparente si rompe di continuo:
il rubinetto perde, il tubo si impiglia nelle
belle rose, un uomo cade nel fango, corteggiato
dalla morte e sotto quell’erba, amorevolmente
innaffiata e curata, lottano aspramente orde di
1
Il Sogno Americano (American Dream) è la speranza, condivisa da molti negli Stati Uniti d'America,
che attraverso il duro lavoro, il coraggio, la determinazione sia possibile raggiungere un migliore tenore
di vita, per lo più attraverso la prosperità economica. Questi valori erano condivisi da molti dei primi
coloni Europei, e sono stati poi trasmessi alle generazioni seguenti. Cosa sia diventato il Sogno
Americano, è una questione continuamente discussa, e alcuni ritengono che abbia portato ad enfatizzare
il benessere materiale come misura del successo e/o della felicità.
3
insetti. La metafora è chiara: sotto il candido
c’è, ben nascosto, il marcio.
Viene da chiedersi come mai un regista come
Lynch, che ha impiegato due minuti per cogliere
l’essenza in una metafora e un film intero
(Velluto Blu, per l’appunto) per dipanare
quest’essenza in un discorso più strutturato,
abbia voluto cimentarsi subito dopo in un’impresa
simile, ma enormemente più lunga e logisticamente
complessa: una serie televisiva, capace di
indagare ancora sotto l’erba della provincia
americana e portare in superficie l’orrore,
ponendolo di fianco ad un cespuglio di rose.
Insomma, quale motivo ha spinto Lynch a realizzare
Twin Peaks?
In un intervista, Lynch dichiara:
La televisione è un teleobiettivo, mentre il cinema è un
grandangolo. Al cinema si può mettere in scena una
sinfonia, mentre in televisione ci si deve limitare ad un
cigolìo. Unico vantaggio: il cigolìo può essere continuo
2
.
Dunque, anche una personalità artistica, creativa
e (a volte) un po’ snob come David Lynch ha colto,
nella formula della serialità televisiva, delle
enormi potenzialità narrative. Il serial offre al
suo autore una risorsa che il cinema non può
2
“Liberation”, 5 giugno 1992, intervista con David Lynch, a cura di A. VIVANT, in M. CHION, David
Lynch, Lindau, Torino 1999, cit. pag. 118-119
4
offrire: la durata, la continuità. Un’enorme
quantità di tempo a disposizione, per creare e
sciogliere il viluppo di emozioni e storie che
ciascun personaggio porta con sé; il tempo, per lo
spettatore, di vivere con lui e percorrere insieme
un tratto lungo di strada. Una dilatazione
(potenzialmente) infinita dell’emozione
cinematografica, allo stesso tempo frustrata e
tenuta viva dall’attesa per il prossimo episodio:
funzionamento simile alle leggi del desiderio
sessuale, terreno così affascinante per David
Lynch.
Ecco perché Twin Peaks: un mondo ordinario,
dove persone ordinarie (all’apparenza) tirano
fuori il peggio di loro, fino a sprofondare in
inferni e paradisi paralleli. Mondi che Lynch e il
co-autore Mark Frost si divertono a creare, in un
crescendo di orrore e paura. Twin Peaks è un urlo,
prima soffocato, poi compreso intimamente,infine
tirato fuori.
In seguito, per la precisione dodici anni più
tardi, quell’urlo si è trasformato in una risata.
Non una risata semplice, schietta e cristallina,
ma una risata isterica, che maschera la realtà e
permette di andare avanti, unendo la leggerezza
alla consapevolezza. Di nuovo la provincia
americana e il suo marcio nascosto diventano
5
protagonisti di un serial tv di grande successo:
Desperate Housewives. Le casalinghe disperate.
Lumberton è diventata Twin Peaks, che è diventata
Fairwiew, non più tra i boschi dello stato di
Washington, vicino al confine canadese, ma
nell’East Coast dell’opulenza borghese. Tuttavia
ci sono gli stessi villini a schiera, con giardino
e garage. Gli stessi cespugli di rose vicino agli
steccati bianchi. Le stesse buone maniere tra
vicini di casa. Ma ci sono anche la stessa
invidia, rancore, rabbia, desiderio di violenza e
desiderio di affetto che ci sono a Twin Peaks.
Anche Fairwiew è un mondo ordinario, dove persone
ordinarie (all’apparenza), tirano fuori il peggio
di loro.
Eppure Twin Peaks e Desperate Housewives sono
profondamente diversi.
Questo lavoro vuole mettere in risalto
convergenze e divergenze tra queste due serie
televisive, che hanno destato scalpore nel
pubblico e sono sicuramente esemplari, nel loro
genere, sia per struttura narrativa, sia per
tematiche, sia, nel caso più specifico di Twin
Peaks, a livello visivo.
Il primo passo è una definizione generale di
cosa sia la serialità televisiva, specialmente
quella americana: le sue radici letterarie e
6
storiche, i suoi antenati e modelli, le differenze
tra le diverse tipologie di serie che si sono
sviluppate e che continuano, tuttora, ad affollare
il palinsesto televisivo americano e le tv di
tutto il mondo. La situation comedy (sit-com), la
soap opera daytime e i diversi serial prime time
sono tutte facce di un poligono complesso, che
spesso viene generalizzato e sminuito, ma
rappresenta un fenomeno culturale, di matrice
popolare, molto importante.
Successivamente si tratterà l’aspetto
drammaturgico della serialità televisiva. Dopo una
panoramica sui meccanismi di scrittura di una
serie tv prime time e della soap opera, generi in
cui rientrano Twin Peaks e Desperate Housewives,
si vedrà come queste ultime si servano delle
stesse tecniche, ma affermino contemporaneamente
una specificità propria: le ossessioni lynchane,
così astratte e reinventate filmicamente in film
come Mulholland Drive e INLAND EMPIRE, in Twin
Peaks sono perfettamente inserite nei canoni della
produzione televisiva, ma li distruggono allo
stesso tempo. Così come Desperate housewives
lacera in profondità i contenuti delle soap opera,
rigidamente tradizionalisti e legati ad un
immaginario borghese rassicurante, servendosi di
molti canoni narrativi delle soap stesse e
7
giocando, a volte (genialmente) in maniera
sfacciata, coi generi cinematografici, inventando
una commedia nerissima che procede a due diverse
velocità: rapida e divertente negli episodi, ma
lenta come una soap nella narrazione di una saga
famigliare ed affettiva. Verrà anche analizzato
proprio questo rapporto episodio/saga, cercando di
delineare come le due serie tv ne facciano uso, in
maniera più tradizionale (ma solo in rapporto al
cinema o alla soap opera) Twin Peaks e molto
originale Desperate Housewives, che lega a doppio
filo fatti e tematiche.
Il terzo capitolo tratterà degli aspetti più
strettamente legati all’immagine, alla regia, alla
fotografia e al suono. Dopo una nuova panoramica
generale, si vedrà come, soprattutto in Twin
Peaks, si verifichi una rottura dei codici
televisivi, che si erano standardizzati nel corso
della produzione americana. Inoltre si cercherà di
sottolineare come Desperate Housewives rimanga,
invece, legata ad una ricerca più drammaturgica
che registica, riuscendo però a cogliere un tono
molto moderno, molto diffuso in altre recenti
serie tv americane come Dr. House, Nip\Tuck, The
Soprano’s: un cinismo che impregna l’aria e rende
la disamina di quel mondo acuta e intelligente,
8
con qualche cedimento al sentimentalismo che il
pubblico televisivo adora.
Arrivati a quel punto, non resterà che tirare
le conclusioni. Perchè rivalutare un prodotto
popolare come la serialità televisiva? Perché Twin
Peaks e Desperate Housewives sono due “casi”
televisivi? Cos’hanno in comune e in cosa
differiscono profondamente? Perché il pubblico li
ama così tanto, tanto che vengono creati dei forum
su internet, solo per scambiarsi informazioni e
pareri?
Ricordando che se tutto questo non piace, si
può sempre cambiare canale.
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1. LA SERIALITÀ TELEVISIVA AMERICANA
1.1 Cenni storici: dal poema epico a Lost
Per scovare l’origine della serialità come
forma di narrazione si deve compiere un bel salto
nel tempo, fino all’antica Grecia. Il poema epico
è sicuramente l’antenato più lontano delle
strutture narrative ad episodi, tanto che si può
azzardare una teoria: il serial televisivo è una
sorta di surrogato moderno, un’evoluzione (tecnica
e semiotica, non certo artistica) di quest’antica
forma letteraria.
Entrando nel dettaglio, si può prendere come
esempio l’Iliade, contestualmente a come veniva
fruita nei tempi antichi. Un aedo intratteneva
ogni sera un pubblico per qualche ora, narrando le
gesta della guerra di Troia e del manipolo di eroi
che la combattevano. Accompagnato dalla musica di
una lira, cantava una saga di vaste dimensioni,
focalizzando ogni sera l’attenzione su un
episodio, soffermandosi magari su un personaggio
particolare o un avvenimento particolare,
tralasciando altri protagonisti, per poi
riprenderli in un secondo momento. Questo fiorire
di storie e personaggi non impediva, comunque,
l’evolversi della storia principale, cioè il
racconto della guerra e dell’ira di Achille. Si
possono dunque evidenziare due livelli del
10
racconto: una macro-storia (cioè una storia di
serie) e varie micro-storie (le storie di
episodio), entrambe orbitanti intorno ad uno
stesso gruppo di personaggi. A questo punto il
parallelismo risulta evidente, anche se nel
paragrafo successivo, descrivendo le differenze
tra le varie tipologie di serie tv, si potrà
capire con più precisioni quali tagli di serial
prendono a modello questi meccanismi e quali
differiscono e sviluppano un percorso diverso. Per
ora basta sottolineare come nel serial televisivo
cosiddetto prime time (Cantor, 1980) siano
presenti entrambi i livelli narrativi e come poema
epico e serie televisiva si assomiglino nella loro
organizzazione drammaturgica ad episodi.
Successivamente la diffusione della stampa ha
eclissato la fruizione episodica del poema epico,
riunendo in un libro tutta la narrazione.
Tuttavia, con l’avvento dei giornali quotidiani
nell’Ottocento, la struttura a episodi è tornata
in voga. In Inghilterra, in Francia e in Italia
apparvero sui quotidiani i cosiddetti “Romanzi
d’appendice” (in Francia feulleitons). Scritti
anche da autori importanti come Edgar Allan Poe,
Alexandre Dumas e Victor Hugo, venivano
pubblicati, a puntate, in appendice sui
quotidiani. In Italia, la pratica del romanzo
d’appendice fu talmente apprezzata dalla gente che
11
rimase in voga fino al 1970
3
. Il romanzo
d’appendice è un precedente importante, perché
influisce molto sui canoni di costruzione della
tipologia di serie tv definita soap opera.
Possiamo inserire ancora un modello, nato
ufficialmente nell’Ottocento, ma sviluppatosi nel
secolo successivo: il fumetto. Le prime avventure
a fumetti, quelle del famosissimo Yellow Kid, nato
dalla fantasia di R.F. Outcault, furono anch’esse
pubblicate a puntate sui giornali, ma, rispetto al
romanzo d’appendice, non si fondavano su una
narrazione a puntate di una storia lunga, bensì su
tanti episodi variegati, tenuti insieme solo dal
fatto che erano avventure di un unico
protagonista, il “bambino giallo” del titolo
4
.
Possiamo trovare un corrispettivo filmico del
fumetto nella struttura delle situation comedy,
terza importante tipologia di serie televisiva.
Poema epico, romanzo d’appendice e fumetto
sono dunque i tre antenati fondamentali delle
serie tv dell’epoca contemporanea. Tre precedenti,
inoltre, a forte matrice popolare, che hanno
sempre attratto un numero elevato di appassionati,
specie tra donne e giovani.
Nel percorso che dall’antica Grecia arriva
all’età contemporanea, approdiamo negli Stati
Uniti del decennio 1920-1930, periodo in cui la
3
Dalla voce “romanzo d’appendice”, enciclopedia on-line Wikipedia
4
Dalla voce “fumetto”, enciclopedia on-line Wikipedia
12
radio diventa il fondamentale mezzo di
comunicazione di massa del paese. In questo
contesto mediatico nasce la soap opera
radiofonica, geniale intuizione di alcuni
importanti aziende produttrici di detersivi e
prodotti per la casa, come la Colgate-Palmolive e
la Procter & Gamble, che decidono di sperimentare
una forma di entertaniment del tutto nuova per
reclamizzare i propri prodotti. L’idea è di
trasmettere delle rappresentazioni radiofoniche a
puntate durante le ore del giorno, mirate
all’audience delle casalinghe, che passano quasi
tutto il loro tempo in casa e sono impegnate nelle
faccende domestiche. Attività che non impedisce
loro, tuttavia, di ascoltare la radio e di seguire
le vicende dei personaggi, che di puntata in
puntata si dipanano. La prima soap opera
(battezzata così in onore delle industrie di
sapone che investivano in esse il loro denaro)
radiofonica, trasmessa su scala nazionale nel 1929
dalla NBC, è Amos & Andy, commedia con
protagonisti due zotici di colore
5
. Da quel
momento l’ascesa della soap opera sarà fulminea e
inesorabile, toccando un massimo di 64 serial
trasmessi nel 1940, con picchi di audience di
5
M. CANTOR, S. PINGREE, Soap opera – produzione, contenuti e pubblico di un genere televisivo,
edizioni Eri, Roma 1987
13
venti milioni di donne (la metà delle casalinghe
americane)
6
.
Fulminea e inesorabile sarà, tuttavia, anche la
loro fine: le ultime radio soap della CBS vengono
chiuse in tutta fretta nel ’60-’61. Un caso
incredibile di sopravvivenza e longevità di una
soap (che testimonia l’incredibile fascino che le
serie esercitano sul loro pubblico) è sicuramente
Sentieri (titolo originale The Guiding Light): la
prima puntata fu trasmessa alla radio dalla CBS
nel 1937, poi passò alla tv nel 1952 (con una
breve pausa in mezzo e 75.000 lettere di protesta
degli ascoltatori) ed è tuttora messa in onda
7
. È
stata l’unica soap a passare dalla radio alla tv,
ha cambiato ambientazioni, personaggi e supporti
di ripresa, oltre ad aver spento, proprio
quest’anno, le settanta candeline!
Dopo la seconda guerra mondiale i broadcast
radiofonici statunitensi (l’ ABC e i già citati
CBS e NBC) allargano le loro competenze
all’industria televisiva, diventando grandi
network. L’apparecchio televisivo comincia ad
entrare nelle case degli americani e scalza la
radio come principale mezzo di comunicazione e di
intrattenimento. I network, sostenuti dalle grandi
aziende bramose di pubblicità, ripropongono in
televisione i format che possono assicurare un
6
ibidem
7
ibidem