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INTRODUZIONE
Il Piccolo Principe è uno dei libri maggiormente conosciuti al mondo, può vantare
traduzioni in moltissimi tra idiomi nazionali e dialetti. Prima di iniziare a lavorare a
questo elaborato non ero a conoscenza del fatto che esistessero delle edizioni in
vernacolo, e questo ha colpito la mia attenzione. Ho iniziato a documentarmi e a
raccogliere il materiale sono rimasta stupita dall’esistenza di una grande quantità di
versioni nei vari dialetti italiani, oltre che di altre nazioni. D’altra parte, però, non vi
è molto di cui stupirsi: Il Piccolo Principe è una lettura che parla, attraverso semplici
metafore e simboli, di temi che trattano le profondità dell’animo umano, giungendo
alla sua stessa ontologia. Moltissime persone poi, sono profondamente legate al
dialetto, e lo amano più della lingua che ufficialmente si parla nella loro nazione. Il
motivo principale che mi ha spinta a voler trattare la tematica del dialetto è
l’importanza e il valore che esso ha per me. Nella mia famiglia, infatti, quasi tutti
parlano in dialetto e io sono una dei pochissimi tra i ragazzi e le ragazze della mia età
che conoscono il laghee
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, il dialetto della mia zona, di Lecco, e lo sa parlare
correttamente. Questo perché ho trascorso parecchio tempo nella mia infanzia con i
nonni e zii che in famiglia parlavano e parlano tutt’ora prevalentemente in dialetto, e
così ho imparato da bambina questa lingua sentendo loro parlare. Fin dalle
elementari ricordo che quando parlavo dialetto sembrava strano a tutti, era insolito
sentire una bimba che sapeva esprimersi in un modo che era ritenuto proprio delle
persone di mezza età e degli anziani. Parlare in dialetto non mi ha ovviamente
impedito di imparare a parlare e scrivere correttamente in lingua italiana, ma mi è
sempre rimasto nel cuore, e tutt’ora quando parlo con i miei nonni o con altri
famigliari utilizzo il dialetto perché è una parte di me, di ciò che sono: le mie origini.
Molto spesso la parlata dialettale è considerata “volgare”, sintomo di ineleganza e
ignoranza; ma non ci si deve fermare alle apparenze: conoscere il dialetto è una
ricchezza culturale, ed è affascinante a mio parere conoscere una lingua che è propria
e caratteristica ed espressione di un solo luogo.
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Il laghee è una parlata dialettale propria della zona occidentale della Lombardia e assomiglia spesso
al dialetto milanese. Il laghee è tipico del comasco e del ticino, ma è parlato anche nel lecchese e in
parte della Brianza.
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Ho iniziato il mio lavoro riportando la biografia dell’autore Antoine de Saint5-
Exupéry, fondamentale per la comprensione delle sue opere e ho citato i vari testi che
ha scritto. Dopo di che ho focalizzato l’attenzione su Il Piccolo Principe, esaminando
trama, tematiche e caratteristiche. Successivamente ho analizzato la versione in
dialetto milanese El Princip Piscinin, ed ho strutturato il lavoro in modo tale da porre
in risalto, sotto ogni punto di vista, somiglianze e differenze con una lingua europea:
il francese dal quale è stato tradotto. Ho ritenuto interessante parlare anche
dell’edizione italiana Il Piccolo Principe, in quanto la traduzione che si legge ancora
oggi è ancora quella della Bompiani del 1949, a fronte invece di tante versioni
dialettali. Da ultimo, sono stati qui analizzati i risvolti pedagogici del leggere un testo
in dialetto . Senz’altro, l’interessa nel leggere in dialetto non è identico per ogni
testo; è opportuno chiarire che Il Piccolo Principe è un libro che pone
particolarmente in risalto tematiche che interessano l’uomo dal principio alla fine
della sua esistenza, ed è quindi trasversale, adatto a essere letto da persone di ogni
età. Proprio per questo motivo, perché tocca l’intimità umana e arriva dritto al cuore,
il testo in analisi assolve perfettamente il compito di suscitare interesse e
appassionare a chi lo legge, e trasferire dunque questo interessamento anche alla
lingua nella quale lo si legge. Per concludere, ho cercato di compiere un lavoro che
fosse il più completo possibile, e che riesca nell’intento principale di offrire una
prospettiva sul testo che non sia la mera analisi delle tematiche e degli argomenti
trattati, ma soprattutto di come questi possono assumere rilievo differente quando
tradotti in lingue differenti dall’originale, e di quali peculiarità contraddistinguono le
edizioni tradotte da quest’ultima.
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CAPITOLO 1
LA VITA DI ANTOINE DE SAINT- EXUPERY
Antoine de Saint- Exupéry nacque a Lione il 29 giugno del 1900 da una famiglia
aristocratica. Terzo di cinque figli, a soli quattro anni perde il padre. Negli anni che
seguono la sua vita si svolge tra la residenza lionese e due castelli nella campagna
circostante. Nel 1909 la madre decide di trasferirsi a Le Mans, nel nord- ovest della
Francia; lì Antoine è iscritto a un collegio gesuitico nel quale resterà fino al 1914.
Proprio in questi anni Saint- Exupèry riceve il suo battesimo dell’aria . Nel 1915, in
seguito allo scoppiare della prima guerra mondiale, insieme al fratello si trasferisce
in un collegio a Friburgo, in Svizzera, dove si accosta alla lettura di vari autori quali
Balzac, Baudelaire e Dostoevskji. Inizia anche a scrivere brevi poesie. Dopo aver
conseguito il baccalaureat
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, nel 1917( anno in cui muore il fratello) si trasferisce a
Parigi. Nel 1921 entra a far parte del II Reggimento d’aviazione come meccanico;
per diventare un pilota militare doveva seguire delle costose lezioni e, innanzitutto,
ottenere il brevetto da pilota civile. In questo periodo ha il suo primo incidente grave,
ma Antoine non riporta importanti conseguenze a livello di salute. Viene poi
trasferito nel XXXVII Reggimento d’aviazione a Casablanca, in Marocco, e alla fine
dell’anno ottiene il brevetto di pilota civile e militare. Nel 1923 ha un nuovo
incidente, e stavolta riporta conseguenze più serie: si procura una frattura e quindici
giorni di arresti, poiché si trovava a bordo un velivolo che non avrebbe dovuto
pilotare. Crescendo, Antoine continua a coltivare la sua passione per la letteratura e
la scrittura. Nel 1926 ottiene un brevetto come pilota di trasporti pubblici e viene
assunto come pilota postale , pioniere della linea Tolosa (Francia del sud) –
Casablanca (Marocco) – Dakar (Senegal), dalla società aerea che l’anno successivo
diverrà Compagnie Générale Aéropostale. Nel 1927 un altro lutto in famiglia: muore
anche la sorella maggiore di Antoine. Nel 1928 compie il primo servizio postale
settimanale Francia- Sud America e il primo volo notturno Rio de Janeiro- Buenos
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Corrispondente a un a laurea breve.
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Aires. L’anno seguente è trasferito in Sud America con il ruolo di direttore
dell’Aeroposta Argentina, compagnia affiliata all’Aéropostale. Nel 1930, proprio in
Argentina avviene l’incontro con la sua futura moglie, Consuelo Suncin (1902-
1979), che sposerà l’anno seguente, dopo essere tornato in Francia a causa dello
scoppio di una rivoluzione. Nel 1933 nasce, dal fallimento dell Aéropostale, la
compagnia aerea Air France, ma Saint – Exupèry non viene assunto dalla nuova
gestione. Nel 1935 avviene l’incontro con Lèon Werth
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, destinato a diventare il suo
migliore amico nell’ultimo periodo della sua vita.
In quello stesso anno, la notte tra il 30 e il 31 dicembre, insieme al suo meccanico
Prévot, nel tentativo di battere il record Parigi- Saigon cade nel Sahara libico. Dopo
una settimana vengono tratti in salvo miracolosamente da una carovana di beduini.
Nel 1938 Saint – Exupèry si trasferisce a New- York e lascia Consuelo in Francia;
nascono con lei le prime incomprensioni. Nle febbraio cade nuovamente con l’aereo
in compagnia di Prévot, mentre tenta un nuovo record New- York – Terra del
fuoco: qui rimane gravemente ferito e si riprende solo dopo alcuni giorni di coma.
Una volta tornati in Francia, Antoine e Consuelo decidono di separarsi per qualche
tempo (torneranno a vivere insieme nel 1939). Nel 1939 la Francia e la Gran
Bretagna dichiarano guerra alla Germania e Saint- Exupèry, arruolato nell’esercito
con il grado di capitano, riesce a farsi assegnare missioni di ricognizione in zone
piuttosto pericolose, arruolato nel Gruppo di Grande Ricognizione Aerea 2/33. Dopo
l’armistizio del 1940, precisamente l’anno successivo, Saint- Exupèry decide di
trasferirsi nuovamente negli Stati Uniti. Nel 1943 effettua la sua prima missione
bellica, ma al rientro dalla successiva rimane vittima dell’ennesimo incidente.
Nonostante gli fosse fatto divieto di volare perché era incapace di attivare il
paracadute a causa delle spalle anchilosate, Saint- Exupèry riesce, nel 1944, a farsi
concedere l’autorizzazione a compiere nuove missioni aeree, cinque in totale.
Il 31 luglio dello stesso anno, mentre effettua la sua seconda missione sorvolando la
regione di Grenoble – Ambérieu Annecy, Antoine de Saint- Exupèry scompare
senza lasciare tracce. Il 31 luglio del 1945 si celebrò nella cattedrale di Strasburgo
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L’uomo al quale Saint- Exupéry dedicherà Il Piccolo Principe
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una cerimonia simbolica per celebrare la memoria del pilota e scrittore francese, i cui
resti non furono mai ritrovati.
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CAPITOLO 2
LE OPERE
PREMESSA
Per meglio comprendere l’opera di Saint - Exupèry, dobbiamo evidenziare in
particolare alcuni aspetti della sua vicenda biografica:
1) Antoine de Saint- Exupèry pilotava gli aerei, seguendo tratte anche piuttosto
lunghe e rischiose, in un epoca in cui la scienza aereonautica era agli albori e
quindi era frequente avvenissero incidenti, spesso gravi. Antoine ha fatto il
pilota per tutta la vita e l’ha messa a rischio fino alla fine, con immenso
coraggio, e questo perché è sempre stato un uomo estremamente insofferente
alla banalità e alla routine, con un ideale molto alto di vita. A proposito del
suo lavoro di pilota era solito dire: “Leggerò negli astri il mio cammino”.
Aveva un’attrazione per ciò che era trascendente, che evocava la libertà e il
mistero, come appunto il cielo;
2) il rapporto che ha con la madre fonda la sua sensibilità( ricordiamo che
rimase orfano di padre molto piccolo), così come la sua relazione con la
moglie, che sarà poi rievocata, resa in forma metaforica, nella narrazione del
rapporto tra la rosa e il Piccolo Principe, nell’omonimo libro. La grande
sensibilità di Antoine lo porta a percepire la realtà come impregnata dal
mistero. Questa convinzione matura in lui si dall’infanzia, quando visse in un
castello dove lui e i suoi fratelli credevano fosse nascosto un tesoro
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, e questo
mistero rendeva il castello bello e prezioso. Questo avviene anche per la
realtà: cela in sé un mistero di cui essa stessa è segno;
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Di questo vi è un esplicito riferimento ne Il Piccolo Principe.