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INTRODUZIONE
Per quanto sia criticato e considerato negativamente il pettegolezzo è una pratica
comunicativa collettiva onnipresente: la possiamo trovare nelle abitudini di un bambino
che instaura i suoi primi rapporti sociali con i compagni di giochi, fino alla sua
rilevanza entro i comuni mezzi di comunicazione di massa. È quindi un fenomeno con
cui tutta la collettività impara a convivere fin dall‟infanzia e su cui non vengono posti
molti interrogativi, visto che non opera alcuna distinzione tra età, sessi e classi sociali;
al contrario di quanto si sia portati a credere, pare che la voglia di conoscere l‟ultima
notizia su conoscenti ed amici non sia un processo facile da controllare, se non in
misura minima.
In questa tesi ho deciso di affrontare il tema del pettegolezzo perché è uno
strumento importante nella socializzazione, sempre presente nella vita quotidiana di tutti
noi, anche se esso viene generalmente considerato nella sua connotazione negativa.
Durante lo svolgimento si potrà invece apprendere come molti studiosi lo definiscano
una normale e, nei limiti, innocua attività comunicativa, che addirittura aiuta ad
aumentare il sentimento di coesione e integrazione nei gruppi sociali. Il pettegolezzo è
praticato, quasi inconsapevolmente, ogni giorno, e possiede molte funzioni positive,
come spiegano Livolsi e Volli nel loro libro Rumor e pettegolezzi (2005), ad esempio
permette di sentirsi parte del gruppo, accresce il rapporto di fiducia e la confidenza tra le
persone, addirittura è un mezzo per ridurre lo stress e sfogarsi piacevolmente con
qualche amico; il pettegolezzo crea una condivisione da parte dei partecipanti, basata
sulla complicità rispetto ad un sapere che ha a che fare con la segretezza.
Gli studi su questo fenomeno sono molti, diverse discipline del sapere hanno
prodotto le proprie teorie, collaborando e a volte contraddicendosi, evidenziando però
innumerevoli aspetti del pettegolezzo. A proposito, nella seconda parte del capitolo 2,
ho sviluppato le teorie sostenute da due sociologi, Max Gluckman e Robert Paine che
sono in contrasto fra loro.
Nel terzo capitolo saranno descritte alcune modalità di diffusione dei rumor, sulla
base di ciò che afferma Cass R. Sunstein nel suo libro Voci, gossip e false dicerie
(2010). Il pettegolezzo ha dei processi di trasmissione particolari e ognuno di noi è in
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grado di interpretarlo, crederlo e modificarlo in riferimento alle sue credenze, essendo
influenzati dalle idee che avevamo precedentemente, dall‟autorevolezza del parlante,
dalla pressione sociale e dal tema in questione.
Dopo i primi capitoli di descrizione del pettegolezzo, affronterò
approfonditamente il rapporto che c‟è tra questo e la reputazione, sottolineando l‟alta
influenza esistente tra i due e la loro funzione di controllo sociale.
Il quinto capitolo sarà incentrato sul potere e sull‟influenza che il pettegolezzo ha
nelle società. Farò riferimento a Talcott Parsons per capire in quale categoria di mezzi
di controllo può essere inserito il pettegolezzo e quali sono le sue peculiarità.
Nel sesto capitolo esaminerò la relazione tra rumor e mezzi di comunicazione di
massa: questo strumento è molto importante, per non dire fondamentale, per la loro
esistenza e la loro crescita. Essi mediano il contatto con la realtà sociale, e attraverso i
gossip permettono di avere informazioni, di aumentare la coesione sociale del gruppo e
definire alcuni modelli da seguire. I media forniscono dei pettegolezzi su persone dello
spettacolo che la gente comune non conosce dal vero, persone con cui non si ha alcun
rapporto, se non quello pubblico-attore, di cui però piace parlare e conoscere storie e
novità sulla vita privata.
Passando da considerazioni generali a quelle un po‟ più particolari, nel settimo
capitolo, attraverso un‟indagine sul campo, approfondirò il ruolo del pettegolezzo nel
mondo dei politici di professione, così da fissare le funzioni e gli elementi che lo
contraddistinguono dal classico pettegolezzo tra amici.
Nel capitolo conclusivo penderò in considerazione un‟altra ricerca empirica per
dimostrare che il pettegolezzo ha conseguenze diverse in relazione alla società
esaminata; farò riferimento al libro di Norbert Elias Strategie dell’esclusione (1979),
analizzandolo in base alle categorie generali approfondite nella prima parte della tesi.
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1. PETTEGOLEZZI, RUMOR E DICERIE
Il pettegolezzo è una forma di interazione sociale che nasce e si diffonde
all‟interno dei confini di una comunità, in cui i soggetti e gli oggetti sono parte della
comunità stessa.
Chiamiamo pettegolezzo un chiacchierare attorno alla vita privata degli altri, e
soprattutto su ciò che c‟è di più intimo nella vita privata di ognuno, la sfera sessuale
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Benvenuto, psicologo presso il Cnr di Roma, inquadra uno degli aspetti funzionali,
definendolo “una forma di voyeurismo verbale su qualcuno che si conosce: un
intrusione discorsiva che rende socialmente visibile non la vita in generale di questa
persona, ma quella parte della vita intima che questa persona vorrebbe tenere segreta e
lontana dagli sguardi”. Questo aspetto deriva dal fatto che la curiosità rappresenta una
delle caratteristiche principali dell‟essere umano.
In termini strutturali il pettegolezzo può essere inteso come una forma di
interazione sociale in cui l‟informazione è usata in maniera strategica, per scopi diversi,
dove ciò che conta è la relazione, non il contenuto del pettegolezzo, che si costruisce
progressivamente per aggiunte, frammenti, trasformazioni.
Marino Livolsi nel suo libro Rumor e Pettegolezzi definisce e specifica il termine
rumor facendo riferimento al famoso dizionario sociologico di O‟Sullivan e altri (1994),
essi sono “discorsi non ufficiali e non accreditati: il risultato finale di un‟informazione
non verificata che si è andata sviluppando lungo una serie di passaggi all‟interno di un
sistema di comunicazione”. In questa definizione vengono fatte rientrare, in realtà, tre
forme principali di rumor: il pettegolezzo, le leggende metropolitane e il rumore
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Il pettegolezzo viene definito, in un importante dizionario di lingua italiana, “chiacchiera da pettegolo;
discorso malizioso e indiscreto su qualcuno, specialmente sulla sua condotta” (Lo Zingarelli 2004,
vocabolario della lingua italiana, Zanichelli). Sull‟etimologia di questa parola ci sono pareri discordanti,
di certo si sa che è un termine settentrionale, rintracciabile già nel Cinquecento. Qualcuno lo fa derivare
da peto, alludendo all‟incontinenza verbale dei pettegoli, altri lo collegano a pithecus, scimmia. In altre
lingue europee l‟origine del termine si può facilmente ricondurre alla figura della madrina, cioè alle
chiacchiere delle comari riunite a casa di una donna che stava per avere un bambino. Il francese
commérage proviene da commater, madrina, detta oggi commére. Ugualmente in spagnolo si dice
comadreo, che deriva da comadre, comare o vicina di casa. Il termine inglese ha un‟etimologia identica a
quella francese e spagnola: gossip deriva da god-sib, cioè madrina. Tutti questi termini evocano la
presenza di una figura femminile, anche in russo per dire “corre voce che…” si dice “babushka skazala”,
“nonnina diceva…”, c‟è quindi una stretta connessione tra pettegolezzi e donne. (Benvenuto, 2000).
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mediatico. Le leggende metropolitane permettono di allargare le proprie conoscenze su
luoghi e persone difficili da conoscere per la vastità e complessità del contesto
nazionale e di partecipare ad occasioni sociali e riti che favoriscono la propria
accettazione in gruppi sociali a cui si desidera appartenere; il rumore mediatico, invece,
è un insieme casuale e confuso di piccole notizie di scarsa importanza trasmesse dai
media. I rumor sono, quindi, un modo di presentare un fatto o un avvenimento come si è
interpretato sulla base di particolari intenzioni e motivazioni, derivanti dalla precedente
esperienza personale che ognuno di noi ha, dal gruppo di appartenenza e dalla
particolare identità dell‟attore sociale che ne è il creatore e il primo diffusore. Spesso
mediante il pettegolezzo vengono enfatizzati negativamente alcuni modi di agire o
caratteristiche fisiche che portano discredito e emarginazione, anche se in realtà quelle
notizie erano fittizie o esagerate.
Gli antropologi alla domanda perchè spettegoliamo, individuano due bisogni di
base: quello di sapere cosa accade intorno a noi e quello di essere accettati in un gruppo,
ossia la comunità di cui si scambia le confidenze. Il requisito fondamentale per lo
sviluppo della pratica del pettegolezzo è la presenza di una rete sociale che permetta di
scambiarsi informazioni, apparentemente credibili ma non necessariamente verificate,
che aumentano il sentimento di appartenenza al gruppo.
La funzione di integrazione è una delle tante “funzioni latenti” del pettegolezzo; a
questo proposito Robert K. Merton nel suo libro Teoria e struttura sociale espone
l‟analisi funzionale, una teoria che possiede tre verità fondamentali: “in sostanza, questi
postulati affermano: primo, che le attività sociali standardizzate o gli elementi culturali
sono funzionali per l‟intero sistema sociale o culturale; secondo, che siffatti elementi
sociali e culturali svolgono tutti funzioni sociologiche; e terzo, che codesti elementi
sono di conseguenza indispensabili.” (Merton, 1968)
I funzionalisti poi introducono una distinzione concettuale tra funzioni manifeste e
funzioni latenti: “sono funzioni manifeste quelle conseguenze oggettive che
contribuiscono all‟adattamento e all‟adeguamento del sistema, le quali sono volute e
ammesse dai membri che fanno parte del sistema. Correlativamente, sono funzioni