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INTRODUZIONE
Questo lavoro si pone come obiettivo principale l‟analisi del pensiero di Salvatore Barzilai,
che ha avuto un ruolo primario nella vita politica italiana del primo ventennio del
Novecento ma del quale non si conoscono abbastanza né il suo pensiero né la sua attività
politica.
Per comprendere il pensiero politico di Barzilai è necessario sapere che nacque a Trieste
nel 1860, durante la dominazione dell‟Impero asburgico del quale diventerà nel tempo un
grande avversario per rivendicare l‟appartenenza della sua terra all‟Italia.
Inizialmente Salvatore Barzilai era un radicale; in seguito aderì al partito repubblicano,
perché accettava le sue concezioni irredentiste, era anticlericale e sostenitore del
programma democratico repubblicano.
Salvatore Barzilai ispirò la linea politica del gruppo parlamentare repubblicano e fu un
esponente del partito grazie alle sue qualità di abile oratore, valido giornalista e alla sua
preparazione politica giuridica. Fu irredentista, contrario al dominio Austro-Ungarico ed
infatti durante gli anni del liceo costituì «La Giovane Trieste» che aveva come scopo la
preparazione di un‟insurrezione contro gli Asburgo e dunque di realizzare l‟annessione di
Trieste all‟Italia con l‟aiuto di Garibaldi. La sua attività politica è legata all‟amicizia con
Zanardelli e alla sua adesione alla Massoneria, a cui parteciperà più attivamente soltanto
alla fine degli anni Ottanta a Roma quando divenne amico di Ettore Ferrari e di Ernesto
Nathan, i due massimi esponenti che in seguito favoriranno la carriera politica del triestino.
Nel 1889 nacque la società «Dante Alighieri» che aveva il fine di intervenire a favore di
Trieste e mirava alla diffusione della lingua italiana nei centri di emigrazione.
ii
Nel 1890 Barzilai, come Cavallotti e le associazioni radicali, erano contrari alla politica
triplicista e decisamente autoritaria di Crispi: le elezioni parlamentari di quegli anni
condussero all‟elezione di Barzilai, che mettendo in evidenza il carattere moderato del suo
irredentismo e la sua opposizione alla Triplice Alleanza, divenne deputato tra le file
dell‟Estrema Sinistra. Secondo la sua visione, i cittadini di Trento e di Trieste erano italiani
sia per lingua sia per tradizioni storiche. Non parlò di una guerra immediata contro
l‟Impero Austro-Ungarico ma auspicava che «il governo italiano cercasse di ottenere
dall‟Austria il rispetto dell‟italianità etnografica del Trentino e dell‟Istria
1
». L‟influenza di
Zanardelli sul deputato radicale Barzilai si percepisce nel momento in cui fu eletto Giolitti
come Presidente del Consiglio che, pur sostenendo il suo appoggio personale alla politica
del nuovo governo, escluse dal dibattito parlamentare la questione triplicista. Barzilai
ribadì il suo programma patriottico in difesa delle province irredenti giustificando il voto
favorevole al governo Giolitti in base sia ad una politica amichevole con la Francia sia alla
laicizzazione dello Stato ed inoltre alla risoluzione dei problemi di Roma.
Con il passare del tempo, il deputato radicale si dedicò alla politica interna dello Stato per
difenderne la laicità, per riformare il codice civile e per risolvere la questione sociale. Era
diventato, dunque, un deputato i cui interventi sulle più importanti questioni dello Stato
cominciavano ad essere apprezzati anche dai membri della Camera che non condividevano
la stessa ideologia politica.
Solamente nel 1895 fu formalmente creato il partito repubblicano al quale aderì anche
Barzilai, dopo aver dichiarato la sua opposizione alla monarchia e la sua volontà di
procedere con una politica irredentista per contrastare il secondo governo di Crispi.
1
E. Falco, Salvatore Barzilai: un repubblicano moderno tra massoneria e irredentismo, Roma, Bonacci,
1996.
iii
L‟adesione di Barzilai al nuovo partito fu influenzata dall‟atteggiamento della Massoneria
oltre che dalle sue concezioni irredentiste; inoltre il suo intento era di ridurre l‟intervento
del clericalismo nella vita politica italiana e con Crispi al potere era più complicato perché
favorevole ad una conciliazione nei confronti del Vaticano.
All‟interno della Massoneria il Gran Maestro Lemmi appoggiava la linea politica
crispiana provocando delle forti reazioni, tanto da considerare l‟organizzazione legata al
Governo. Fu proprio in questo momento che si cominciò a parlare della possibilità di
attribuire alla Massoneria un indirizzo politico e di procedere in questa direzione con
l‟elezione di Nathan.
Gli ultimi anni del XIX secolo furono caratterizzati da una drammatica crisi di egemonia
della classe dirigente liberale, imputabile alla crescente frattura tra una società civile in
continua trasformazione e un‟economia in rapida crescita, da un lato, e una società politica
chiusa in un‟intransigente difesa dei vecchi equilibri, dall‟altro. Proprio in questo momento
emerge il programma politico del partito repubblicano che guarda a riforme pratiche «che
educhino il popolo all‟esercizio della sua sovranità
2
» e all‟importanza dell‟idea di patria.
La Massoneria, come anche la Carboneria nei primi del Novecento aumentarono la loro
influenza all‟interno del partito repubblicano e si annullava così il loro carattere di
segretezza per aiutare moralmente e economicamente l‟attività politica. Il legame tra
Barzilai e Zanardelli si fece sempre più forte, anche quando il re decise di delegare
quest‟ultimo alla formazione di un nuovo governo. Dunque il partito repubblicano romano
e lo stesso Barzilai seguirono una strategia politica secondo la quale si mostrava
un‟accettazione dello Stato monarchico e un‟alleanza con il partito socialista che
affrontava il problema delle rivendicazioni dei lavoratori. Tutto ciò provocò una reazione
da parte dei repubblicani intransigenti che sconfessavano la linea politica dei deputati e
2
S. Barzilai, Il compito di un gruppo, in «La Tribuna», 22 giugno 1898.
iv
soprattutto del Barzilai, che favorendo il nuovo governo di tipo monarchico, andava contro
i suoi stessi ideali. Proprio in questi anni d‟intensa attività politica, Ghisleri, che
rappresenta l‟unica figura del repubblicanesimo intransigente, inizia uno scambio di lettere
con Salvemini, esponente del partito socialista, per analizzare la politica del deputato
repubblicano favorevole ad un‟occupazione di Tripoli per sostenere una penetrazione
economica e per difendere e portare avanti il pensiero di Garibaldi e di Mazzini, i quali
ritenevano un pericolo per le isole italiane l‟occupazione straniera dell‟Africa
settentrionale. Si può dire che alla base della politica di Barzilai come in quella di Ghisleri
vi fosse l‟importanza della laicità dello Stato e si sentiva dunque l‟esigenza di stabilire una
collaborazione con altre forze, come quelle liberali e quelle democratiche, per disarmare il
clericalismo del potere grazie anche all‟appoggio della Massoneria.
È importante notare che Barzilai fu il primo uomo politico italiano che comprese
l‟importanza della stampa, grazie alla quale sosteneva le rivendicazioni nazionali e
l‟annessione di Trento, Trieste, dell‟Istria, del Friuli orientale e della penisola dalmata
all‟Italia e sconfiggere quindi l‟Austria in guerra. La sua preparazione politica e la sua
tenacia nel difendere sia l‟italianità delle terre irredente sia i diritti delle popolazioni
italiane soggette all‟Impero asburgico lo condussero alla nomina di membro della
delegazione a Versailles per risolvere anche la questione di Fiume, per la quale si dovrà
attendere l‟impresa di D‟Annunzio.
Barzilai dopo essere riuscito a soddisfare il suo sogno, l‟annessione delle terre irredente
all‟Italia, decise di dedicarsi all‟attività forense uscendo dalla vita politica, anche perché
non aveva più rapporti politici con il partito repubblicano pur continuando a rispettare gli
ideali irredentisti. Prima di abbandonare la scena politica scrisse un articolo che fu
pubblicato su alcuni quotidiani in cui manifestò il proposito di non ripresentarsi alle
prossime elezioni politiche. Durante il fascismo Mussolini propose un decreto legge
v
restrittivo delle libertà di stampa e Barzilai dichiarò la sua insoddisfazione per questa
iniziativa, anche se non era del tutto avverso alla politica estera del regime. Nel momento
in cui Mussolini si avvicinò alla Germania nazista di Hitler, Barzilai non potrà più aderire
alla sue idee, sia perché diverse rispetto alla concezione nazionalistica, di pace europea e di
miglioramento delle relazioni con Francia e Inghilterra che tanto si desideravano, sia
perché era un ebreo.
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CAPITOLO I
LA FIGURA DI SALVATORE BARZILAI NEL CONTESTO STORICO
ITALIANO DI FINE OTTOCENTO
Salvatore Barzilai si colloca nel periodo storico del 1860 che risulta essere molto
complesso e articolato in quanto l‟unificazione italiana maturò nel decennio successivo alla
sfortunata conclusione della prima guerra d‟indipendenza del 1848-49; si realizzò in gran
parte nel 1859 e nel 1861 e fu completata con la conquista del Veneto e di Roma entro il
1870. L‟intero processo di formazione dello stato italiano fu determinato dallo stretto
intreccio tra le iniziative del cosiddetto “partito dell‟ordine” e quelle del Partito d‟azione,
dei moderati e dei democratici. Questi furono in forte contrasto tra loro, ma di fatto
complementari nella battaglia per l‟unificazione.
Sono questi gli anni più significativi del risorgimento italiano: “risorgimento” e non
“rivoluzione”, che implicherebbe una drastica modificazione dei rapporti sociali e politici
ad opera di una classe in ascesa e in lotta aperta contro le vecchie classi dominanti; dunque
rinascita del sentimento nazionale per edificare uno stato unitario per via diplomatico-
militare.
In effetti, l‟unità d‟Italia e l‟indipendenza si realizzarono principalmente attraverso la
progressiva espansione e le annessioni del Piemonte sabaudo. Un ruolo centrale era svolto
dall‟esercito, dall‟azione della diplomazia e dal potere di una dinastia, quella dei Savoia.
Sulla base di quanto detto, Barzilai si ispira a Garibaldi, poiché vorrebbe liberare Trieste,
la sua terra, dalla dominazione dell‟impero Austro-Ungarico e annetterla al Regno d‟Italia
da poco formatosi.
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1.1 Trieste: l’entusiasmo per gli ideali irredentisti negli anni giovanili
Salvatore Barzilai nacque a Trieste il 5 luglio del 1860 da una famiglia borghese di origine
ebraica: il padre era un avvocato e studioso delle lingue orientali e presidente della
comunità israelitica locale. Frequentò il liceo della città in cui apprese l‟importanza
dell‟essere italiano e di riconoscere la sua terra come appartenente al territorio italiano;
come si può leggere dalle sue parole: «(…) Bruno vestita, discinta la chioma, piange
Trieste e maledice al fato; piange ma spera, è vinta ma non doma, ed il suo stemma dello
stemma a lato d‟una sorella ricongiunta a Roma. È quella speme, nel diman bramato
3
». Fin
da subito si fece conoscere per il suo attivismo politico fondando un giornale che sosteneva
gli interessi dei lavoratori, dimostrando così la sua adesione agli ideali irredentistici alla
morte del re Vittorio Emanuele: già nel 1874 collabora con Giacomo Venezian, un altro
giovane studente triestino filo-italiano, alla redazione della rivista «L’Esordiente» nella
quale un suo articolo inaugura la serie destinata a «familiarizzare i compagni di scuola con
la vita e le opere dei maggiori letterati italiani
4
». Queste sue prime esperienze di cultura
letteraria lo introducono nel 1877 nel gruppo del «Martello» che persegue un programma
filo-italiano, genericamente democratico. Nel gruppo riesce a pubblicare un periodico
popolare bimensile chiamato «Il Martello» in cui si proponeva di affrontare la tematica
dell‟emancipazione dei lavoratori attraverso l‟istruzione e la temperanza.
Le sue concezioni politiche si fecero sempre più forti soprattutto quando conobbe altri
suoi coetanei tra i quali Guglielmo Oberdan che, come lui, condivideva gli stessi ideali
decidendo così di creare un‟associazione denominata «La Giovane Trieste» per preparare
un attacco armato contro il dominio degli Asburgo che in quegli anni deteneva il controllo
della città. L‟obiettivo dell‟organizzazione e dunque di Barzilai era di realizzare
un‟annessione del suo territorio con l‟Italia grazie all‟aiuto di Garibaldi.
3
Poesia scritta da S. Barzilai, Luci ed ombre del passato:memorie di vita politica, Milano, Treves, 1937, pag. 6.
4
Ivi, cit., pag. 25.
- 3 -
L‟Austria intanto procedeva alla snazionalizzazione delle province italiane e alla
persecuzione politica di uomini che si battevano per la loro patria e che furono costretti a
rifugiarsi in altri territori italiani come Milano, Roma, Venezia, Udine e Padova. L‟impero
voleva distruggere tutti quegli elementi che contraddistinguono un popolo e una nazione: la
lingua e i costumi.
Trieste fu oggetto e centro dell‟irredentismo, un movimento che aspirava in quegli anni
all‟annessione con il resto d‟Italia; la città triestina, come quelle istriane della costa,
riusciva a difendere le scuole italiane e soprattutto la civiltà italiana che cercava di
neutralizzare il nuovo popolo che vi abitava. Il programma irredentista si afferma per la
rivendicazione delle terre occupate da un popolo straniero in nome del principio di
nazionalità e, infatti, la coscienza degli italiani «intende benissimo che la comunità della
lingua e la stessa continuità geografica non creano una ragion sufficiente a fondare le
rivendicazioni territoriali. Tutti gli elementi, che costituiscono la nazionalità: storia,
etnografia, etiologia, geografia, aspettano vita da uno, che è di tutti la essenza; dalla
coscienza di nazione, dal sentimento per cui coloro che parlano la stessa lingua, ed hanno
tradizioni comuni, e comunità di costumi, e comune il cielo ed il genio, per gravitazione
naturale, si sentono attratti a formare una sola agglomerazione politica; tutti aspettano
sanzioni dinanzi al mondo dalle ragioni supreme, alle quali è legata l‟esistenza d‟uno
Stato
5
».
La battaglia politica voleva garantire l‟integrità nazionale dalle pericolose infiltrazioni
straniere e i militanti nell‟irredentismo erano tutti appartenenti a un giornale,
«L’Indipendente», che svolgeva un‟azione attiva. L‟opera di resistenza fu svolta anche
dalla società “Dante Alighieri” che nacque nel Regno ma manteneva dei legami con la
“Lega Nazionale” di Trieste e dell‟Istria.
5
S. Barzilai, Dalla Triplice Alleanza al conflitto europeo: discorsi parlamentari e scritti vari, Roma, Tip. Ed.
Nazionale, 1914, pag. 130.
- 4 -
Ad alimentare l‟irredentismo triestino furono soprattutto le classi borghesi in ascesa le cui
aspirazioni politiche non trovavano pieno soddisfacimento all‟interno dell‟impero austro-
ungarico.
Ancora studente fu arrestato il 6 ottobre del 1878 per una dimostrazione, dell‟agosto
precedente, contro Alessandro Dorn, direttore del «Triester Zeitung», che aveva denigrato
Garibaldi, l‟eroe dei due mondi; fu processato insieme a Giacomo e Vittorio Venezian,
perché in possesso di materiale di propaganda irredentista. L‟istruttoria fu lunga e si parlò
di processo per alto tradimento in base alla lettera c del paragrafo 58 del Codice penale
austriaco che «colpiva con pena chi compie fatti diretti a distaccare violentemente una
parte dello Stato dai paesi componenti l‟Impero Austriaco con azioni pubbliche e segrete,
col macchinare, eccitare od indurre mediante scritti, stampati, disegni o figure, col
prendere o non le armi e con ogni altra azione all‟intento rivolta quand‟anche rimasta senza
effetto
6
».
L‟ultima esperienza irredentista prima dell‟arresto è la pubblicazione del giornale «La
Giovine Trieste» del gruppo omonimo: il linguaggio è letterario e retorico ed è proprio in
questo clima di entusiasmi irredentistici che per la prima volta inizia a maturare nelle
concezioni di Barzilai una primitiva sintesi delle tendenze irredentiste con le idealità
democratiche.
Dopo il periodo in carcere per il suo irredentismo, Barzilai decise di spostarsi verso il
Regno d‟Italia, costituitosi il 17 marzo del 1861, per evitare le persecuzioni degli Asburgo
e per continuare i suoi studi universitari.
Iscritto alla facoltà di giurisprudenza di Padova, frequentò il secondo biennio del corso a
Bologna, dove, nel periodo precedente il fallito attentato di Oberdan, il nucleo giovanile
irredentista si ricostituì, dando vita a un giornale, «L’eco del Popolo», che fu stampato a
Bologna e diffuso a Trieste sottoforma di un giornale più letterario che politico.
6
S. Barzilai, Luci ed ombre del passato, cit., pag 10.
- 5 -
A Bologna Barzilai conobbe gli stessi luoghi di grandi maestri come Aurelio Saffi e del
professore di Lettere Italiane Giosuè Carducci, i quali parteciparono ad una
commemorazione di Giuseppe Mazzini considerato come il vero scopritore della Patria
Italiana. Barzilai dopo un incontro con Saffi, sostenitore delle idee mazziniane, rimase
affascinato dal suo entusiasmo ideologico: «E per assai tempo, dopo quel primo giorno,
indimenticabile, si rinnovava periodicamente per me la gioia del contatto spirituale con
l‟uomo che era simbolo di tanta storia vissuta, di tanta, malgrado delusioni e sconforti,
sicura fede nell‟avvenire. Posso ben dire di avere da lui imparato, più che da ogni lettura di
libri, a conoscere la vita e l‟opera del Grande che riposa a Staglieno, l‟essenza del suo
programma politico, religioso, sociale, economico, pervaso, illuminato, sopra ogni altro
sentimento e pensiero, da un grande, sconfinato amore alla Patria Italiana
7
».
Nel 1882 discusse e pubblicò la sua tesi di laurea sul diritto di correzione paterno ispirata
alle idee criminologhe dell‟amico Enrico Ferri, professore universitario di diritto e di
procedura penale. In questo momento, la morte di Garibaldi e il conseguente
scoraggiamento degli esuli che avevano riposto in lui le loro speranze, spinsero Oberdan a
organizzare un attentato insieme ad altri irredentisti contro l‟imperatore Francesco
Giuseppe in visita a Trieste in occasione dei cinquecento anni di dedizione della città
all‟Austria. Prima che l‟attentato potesse compiersi, però, fu arrestato e condannato a
morte dalla giustizia austriaca per diserzione e cospirazione.
Il martirio di Oberdan influenzò la formazione ideologica del triestino: pur confermando e
approfondendo la fede irredentista, quell‟esecuzione gli permette di comprendere i pericoli
del rivoluzionarismo e contribuisce, nell‟evoluzione del suo pensiero verso le concezioni
tra radicalismo e repubblicanesimo, alla diffidenza dagli estremismi e alla formazione
dell‟idea di riconquistare le terre irredente all‟Italia attraverso un‟opera di sensibilizzazione
alla causa irredentista in Italia.
7
S. Barzilai, Luci ed ombre del passato, cit., pag. 25.