INTRODUZIONE
La figura di Muammar Al-Gheddafi oggi è una tra le più controverse e discusse
del panorama politico internazionale, non solo per la sua personalità polivalente e
per ciò che in quasi quarant’anni di potere ha fatto e detto, ma anche per la sua
particolare visione politica.
Nel bene e nel male una parte nella storia mondiale il leader presente della Libia
se l’è ritagliata. Egli è colui che ha traghettato il suo paese dalla monarchia post
coloniale alla Jamahiriya (repubblica delle masse), trasformandolo di fatto in una
nazione moderna, pur non avendo mai avuto alcun incarico ufficiale. Allo stesso
tempo è colui che ha sostenuto l’unità delle nazioni arabe confrontandosi con
l’Occidente, è l’erede spirituale del nasserismo; è colui che si è battuto e tuttora
si batte per l’emancipazione e l’unità africana; è colui che ha sostenuto
movimenti terroristici-radicali in svariate parti del mondo ( tra cui l’OLP e
l’IRA); è colui che si è presentato come “oppositore su scala mondiale”, sfidando
la superpotenza statunitense e venendo bollato come terrorista; è colui primo tra i
leader musulmani che ha condannato apertamente l’integralismo e il
fondamentalismo islamico. I vari epiteti che si è o che gli sono stati attribuiti ( “il
Colonnello”, “la Guida”, “il Maestro”, “il Pazzo”, “il Pastore del deserto”,
“L’Investito da Dio”) non sono che la prova delle molteplici sfaccettature che la
sua figura ha assunto negli anni della sua attività politica caratterizzata da un
amalgama di elementi di socialismo, islamismo, panarabismo, militarismo,
anticolonialismo, terzomondismo, utopismo e insieme realismo.
Personalmente posso dire di essermi interessato alla figura del leader libico a
partire dalla mia esperienza di vita. Avendo vissuto per due anni a Tripoli (tra il
1997 e il 1999)∗, ho avuto modo di vivere e conoscere di persona (per quanto
Premetto che la mia esperienza di vita mi ha portato a vivere per molti anni anche in Egitto, paese che da
cittadini “occidentali” definiremmo semi-dittatoriale anche questo gravato da grossi problemi, e che forse
il mio giudizio sulla Libia subisca l’effetto di questo come paragone.
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l’età e l’esperienza stessa mi permettesse di capire) la realtà su cui l’azione
politica e sociale di Gheddafi si è espressa. L’immagine che m’è rimasta è quella
di un paese certo oppresso da una dittatura ( ricordo come soprattutto agli
stranieri fosse in modo un po’ terroristico sconsigliato di parlare del Colonnello
per “evitare rogne col regime”), con molti problemi (all’epoca su tutti l’embargo
aereo), ma assolutamente vitale, tutto sommato avanzato, con molte risorse per
progredire e per niente povero, sia economicamente che culturalmente. Lì ho
conosciuto molte persone che mi hanno lasciato un bel ricordo di un popolo fiero
di sé stesso, consapevole della sua identità e per nulla rassegnato agli eventi
nonostante la sua situazione particolarmente difficile. In tutto questo il pensiero
politico di Gheddafi ha sicuramente inciso ed è per ciò che ho voluto
approfondire il suo pensiero attraverso la lettura del suo scritto più importante, il
“Libro Verde”, e lo studio di altri testi riguardanti la storia e l’analisi del suo
operato politico, nonché la storia della Libia.
Per meglio inquadrare il politico Gheddafi ho scelto di dedicare nei primi due
capitoli un po’ di spazio alla sua vita e agli eventi della rivoluzione del primo
settembre 1969. Questo perché ritengo si possa capire parte del pensiero del
leader libico esaminando anche la sua esperienza di vita e le modalità con cui è
giunto e si è consolidato al potere. Senza per altro dilungarmi troppo, preciserò
ove necessario i fatti storici principali d’ordine politico, economico e sociale, e i
riferimenti opportuni. Tutte le informazioni essenziali relative alla vita e
all’azione politica del leader libico, sono tratte da due pubblicazioni: “Gheddafi.
Una sfida dal deserto” di Angelo Del Boca∗ e “Muammar Gheddafi e la Nuova
Libia” di Antonio Aruffo◊, entrambi saggi storici scritti di recente e con forte
taglio giornalistico. Per l’analisi della realtà politica, economica e sociale della
Libia mi sono affidato soprattutto all’ottimo “Storia della Libia contemporanea”
di Dirk Vanderwalle,• testo caldamente consigliato a chi voglia capire più a fondo
Inviato speciale della “Gazzetta del Popolo” in Africa e in Medio Oriente, storico del colonialismo e
attuale presidente dell’Istituto storico della Resistenza di Piacenza.
Giornalista e studioso di paesi afro-asiatici.
Professore di Dottrina dello stato al Dartmouth College ed esperto di politica economica del Nord
Africa e del Medio Oriente.
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che cos’è stato e cos’è oggi questo paese.
E’ mia speranza con questo scritto è quella di riuscire ad illustrare nel modo più
chiaro ed esaustivo possibile il pensiero politico di un personaggio del presente
che ritengo fondamentale per capire la realtà arabo-musulmana, che a noi oggi
appare spesso distante se non ostile. Penso che anche solo l’accostarsi con
curiosità al modo di pensare, totalmente diverso dal nostro, di un uomo che è
sempre stato fiero delle sue origini (arabe, musulmane e insieme beduine), sia
importante per capire in parte la mentalità di coloro che oggi secondo alcuni
sarebbero i nostri “nemici” in un ipotetico “scontro di civiltà”.
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CAPITOLO 1: DAL DESERTO ALLA POLITICA
LA NASCITA E LA PRIMA INFANZIA
Muammar al-Gheddafi nasce in un imprecisato giorno primaverile del 1942 nelle
vicinanze del villaggio di Gars Bu Hadi∗, ad una ventina di chilometri da Sirte, in
Libia.1 Quinto maschio di 10 figli, sarà l’unico a rimanere in vita insieme a tre
sorelle più anziane. Il padre Mohamed Abdel Salam Abu Miniar e la madre
Aisha, entrambi già avanti con gli anni alla sua nascita, sono beduini della qabila
(tribù) dei Gheddadfah insediatasi da tempo nella Sirtica2. Essi hanno alle spalle
un’esistenza grama e faticosa, resa ancora più difficile dalla guerra, che al
momento della nascita di Muammar vede in piena offensiva gli Afrika Korps di
Erwin Rommel in direzione dell’Egitto. Di fatto si può dire che Gheddafi nasca
cittadino italiano, ma lo sarà per breve tempo perché già nel dicembre del 1942 i
resti delle armate italo-tedesche abbandoneranno la Sirtica in seguito alla
sconfitta di El-Alamein, inseguiti dai carri del Generale Montgomery lanciati al
loro inseguimento. Malgrado la povertà, la fatica della vita nomade nel deserto e
il flagello della guerra, l’infanzia di Gheddafi scorre in maniera serena, tra gli
obblighi di condurre al pascolo il bestiame e il piacere di ascoltare le storie di
guerra che suo padre gli racconta. Queste storie parlano delle battaglie
combattute dal nonno, dagli zii e dal padre stesso contro i colonizzatori italiani e
contro i soldati del Re libico Mohammed Idris El-Senussi nei giorni
dell’instaurazione della monarchia◊. Esse si stamperanno in maniera indelebile
nella memoria del giovane Muammar contribuendo col tempo a plasmare e
rafforzare le sue convinzioni nazionalistiche e antimonarchiche.3
Per i nomi di località utilizzo la traslitterazione italiana.
1
A. DEL BOCA, “Gheddafi. Una sfida dal deserto”, p. 3.
2
Ivi, p. 4.
Lo Stato monarchico indipendente di Libia, instaurato sotto l’egida occidentale, è retto dal 1951 da
Idris, capo della confraternita religiosa della Senussia, fortemente radicata tra le élites urbane della
Cirenaica, tra le clientele tribali e gli ambienti religiosi.
3
A. DEL BOCA, op. cit., pp. 5-6.
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L’EDUCAZIONE E LA FORMAZIONE POLITICA
La formazione scolastica di Gheddafi nei primi anni di vita avviene tramite le
lezioni coraniche impartite dal ifghih (insegnante di Corano) del villaggio di Gars
Bu Hadi. Insieme con la dottrina islamica impartita con lo studio dei versetti del
Libro, egli apprende i primi rudimenti di arabo e a far di conto.4
Nel 1952, all’età di dieci anni, il padre decide di mandarlo in una vera scuola
nella cittadina costiera di Sirte5, allontanandolo così dalla famiglia e ponendolo
in una situazione difficile a causa della povertà della stessa. Egli è costretto a
dormire e spesso a nutrirsi in moschea (vivendo di carità) ed è inoltre sottoposto
a continue umiliazioni da parte dei compagni che lo canzonano per le sue origini
beduine. Ciononostante, il suo fervore e la sua tenacia lo porteranno a diventare
subito il primo della classe. Dal contatto con la moschea e la solidarietà e carità
del mondo musulmano Gheddafi trarrà inoltre uno stimolo positivo che
sicuramente segnerà con forza il suo spirito religioso.6
Finite le elementari in quattro anni (con ben due d’anticipo, nonostante ogni
estate fosse costretto dalla famiglia a compiere oltre cinquecento chilometri di
transumanza nel Fezzan∆ anziché godersi le vacanze scolastiche), il giovane
Gheddafi viene lasciato dai genitori a Sebha◊ per continuare gli studi di scuola
media superiore.7 In un anno finisce le medie ed entra al liceo, che frequenterà
per quattro anni fino a quando non sarà costretto ad abbandonare il capoluogo del
Fezzan per motivi politici legati alla sua attività eversiva.8 Questi anni
risulteranno fondamentali per la formazione intellettuale e politica del futuro
statista. Al liceo incontrerà insegnanti che lo arricchiranno culturalmente
facendogli scoprire il “mondo esterno”: l’universo del nazionalismo arabo e
islamico, l’Africa in lotta per l’indipendenza contro l’imperialismo occidentale, il
nasserismo. Inizierà ad avere una coscienza politica delle ingiustizie sociali del
4
A. DEL BOCA, “Gheddafi. Una sfida dal deserto”, p. 7.
5
Ivi, p. 7.
6
Ivi, p. 8.
Regione storica sud occidentale della Libia.
Capoluogo del Fezzan
7
A. DEL BOCA, op. cit., p. 10.
8
Ivi, p. 14.
9
mondo ed è qui che egli assisterà (via radio attraverso le trasmissioni dal Cairo
della “Voce degli Arabi”9) agli importanti eventi della crisi di Suez, della
rivoluzione algerina e della unione fra Egitto e Siria. A Sebha Gheddafi
promuoverà le prime manifestazioni e cortei a favore della causa indipendentista
algerina esponendosi di fronte alla polizia di re Idris, che inizierà a tenerlo
d’occhio.
Il disprezzo verso la monarchia libica, considerata dai nazionalisti arabi filo-
occidentale e asservita all’imperialismo, farà scattare nella mente del giovane
Gheddafi la molla che lo porterà a iniziare il suo progetto di rivoluzione. Egli
inizierà a creare le prime cellule del movimento cospirativo cooptando diversi
suo compagni liceali, tra i quali Abdel Salam Jallud, Sherif Hussein, Mohamed
Al-Zawi e Mohamed Khalil, che parteciperanno attivamente nella rivoluzione del
1969.10
Il panarabismo è sicuramente l’elemento fondamentale dello sviluppo della
coscienza politica di Gheddafi. Il grande movimento che si batteva contro le
potenze occidentali per l’unità dei popoli musulmani e di lingua araba, nato con
la prima decolonizzazione, fa presa sul giovane eversivo, il quale attinge gran
parte delle idee e slogan politici dall’opera “La filosofia della Rivoluzione” e da
altri scritti di Gamal Abdel Nasser (1918-1970), immedesimandosi nei panni del
rais egiziano, nato povero e impegnato fin da giovanissimo in politica come lui.
Nasser diventerà il suo punto di riferimento principale, tanto che ne adotterà il
linguaggio, le parole d’ordine, i programmi e le speranze fino a e oltre il colpo di
stato del 1969.11 Dalla lettura degli scritti e dei discorsi di Nasser, Gheddafi
mutuerà l’antisionismo e in generale l’avversione quasi ossessiva nei confronti
dello Stato d’Israele.12 Per il futuro leader libico il fascino del nasserismo stava
oltre che nella sua forte rivendicazione della dignità della “nazione araba”, nella
sua capacità di mobilitazione permanente delle masse.
9
A. DEL BOCA, “Gheddafi. Una sfida dal deserto”, p. 10.
10
Ivi, p. 14.
11
Ivi, p. 13.
12
Ivi, p. 16.
10
Altro grande leader arabo cui Gheddafi s’ispira è Allal Al-Fassi, presidente del
Istiqlal, il partito indipendentista marocchino che negli anni sessanta si batte per
la costruzione del Maghreb Arabo Unito e il recupero dei territori marocchini
ancora in mano Spagna franchista.13
Nonostante come vedremo egli avverserà il radicalismo islamico, non si sottrae
nemmeno alla lettura di Sayid Qutb, ideologo di punta dell’integralismo con la
sua opera più importante “La giustizia sociale nell’Islam”.14
Il giovane Gheddafi è attirato politicamente oltre che dalla rivoluzione nasseriana
(come modello essenziale) anche da altre rivoluzioni sociali come quella cubana
di Fidel Castro (pur non condividendo la stretta dipendenza di questi dalla
superpotenza sovietica) e quella nazionalista del cinese Sun Yat-Sen, espressa
nello scritto “I Tre Principi del popolo” .15
Negli anni della scuola superiore approfondirà le sue letture spaziando
dall’onnipresente Corano ai filosofi illuministi, dal democraticismo radicale di
Jean-Jacques Rousseau a Montesquieu, da Voltaire fino al pauperismo di Charles
Dickens, soffermandosi anche sulla Rivoluzione americana.16 Non importa quale
sia lo scenario o l’epoca, al giovane Gheddafi interessano tutte le tematiche
possibili legate alla rivoluzione, intesa quale fenomeno esclusivo di
trasformazione radicale della società di respiro universale. Questa attenzione
evidenzia i forti tratti idealistico-volontaristici che emergeranno nel pensiero
politico del futuro leader libico.
I PREPARATIVI PER IL COLPO DI STATO
In seguito al fallimento dell’esperienza della Repubblica Araba Unita nel 1961 e
ad una manifestazione liceale a sostegno di Nasser soppressa violentemente dalla
polizia, Gheddafi viene definitivamente identificato come agitatore politico e ciò
gli varrà l’espulsione immediata da tutte le scuole del Fezzan. Egli sarà costretto
13
A. DEL BOCA, “Gheddafi. Una sfida dal deserto”, pp. 16-17.
14
A. ARUFFO, “Muammar Gheddafi e la nuova Libia”, p. 148.
15
A. DEL BOCA, op. cit., p. 15 e M. DJAZIRI “Etat et société en Libye”, p. 71.
16
A. DEL BOCA, op. cit., p. 15, citando H. BARRADA, M. KRAVETZ, M. WHITAKER “Kadhafi:
«Je suis un opposant à l’échelon mondial»”, e A. ARUFFO, op. cit., p. 48.
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