1.1.1 ELEMENTI DI DIRITTO PUBBLICO FASCISTA
L’ideologia di Carlo Costamagna emerge nell’opera “Elementi di diritto
pubblico fascista” per la sua affermazione secondo cui il fascismo segnava
una modificazione profonda e radicale che non sarebbe stato possibile
4 Si veda M. Benvenuti, Il pensiero giuridico di Carlo Costamagna nel dibattito su metodo,
diritto e Stato durante il regime fascista, Istituto poligrafico e zecca dello Stato, Roma,
2005, p. 46 s.s.
5 Si sottolinea che la comparazione con la Germania era funzionale ad esprimere un certo
rammarico per il fatto che la polemica antitradizionalista della dottrina germanica era
riuscita, a differenza dell’Italia, a produrre una nuova teoria del diritto e dello Stato.
6 M. Benvenuti parla ne: Il pensiero giuridico di Carlo Costamagna nel dibattito su metodo,
diritto e Stato durante il regime fascista, cit., p. 38 dell’atteggiamento da parte di
Costamagna, nei confronti degli esponenti della scuola giuridica tradizionale, secondo cui
l’accostamento del bolscevismo al fascismo sarebbe in funzione anti-tradizionale, tuttavia,
R. Sideri, ne L’umanesimo nazionale di Carlo Costamagna, cit., p. 51, sottolinea che per
Costamagna, la comparazione tra fascismo e bolscevismo consisterebbe soltanto nell’avere
entrambi come punto di partenza un atto di volontà storica, ovvero un atto rivoluzionario.
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valutare in relazione al passato. Questo è rilevabile non solo per la scelta di
utilizzare l’aggettivo “fascista” nel titolo, ma anche per la sua affermazione
contenuta nella Prefazione secondo cui il fascismo segnava un trapasso così
profondo e così radicale che non era possibile valutarlo nelle sue
manifestazioni giuridiche alla stregua del passato.
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Per Costamagna era necessario partire dal superamento del metodo astratto
e universale che aveva caratterizzato le discipline morali e giuridiche,
utilizzando un metodo che considerasse la cultura nazionale come
espressione del processo per il quale un popolo adottava anch’esso una
forma di Stato. Secondo il metodo politico-nazionale, il diritto appariva così
vario e allo stesso tempo determinato in relazione al diverso livello della
cultura di un popolo.
Ad avviso di Costamagna il concetto positivo di diritto non poteva
prescindere dalla politica capace di disciplinare i rapporti tra gli uomini.
Secondo il filosofo la scuola pubblicistica nazionale non era mai stata
veramente nazionale per ispirazione, per temperamento e neanche per il
metodo. Per Costamagna, il fascismo aveva, infatti, introdotto una nuova
formula politica e gli istituti di una nuova costituzione in quanto il diritto
7 C. Costamagna, Elementi di diritto pubblico fascista, Utet, Torino 1934, p. XXIV .
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positivo creato dal fascismo, e i principi che lo ispiravano, erano il risultato
di una rivoluzione in quanto il fascismo si era affermato nell’arena politica
nazionale ricorrendo a mezzi ignoti alla pratica dei regimi liberali e
schierandosi contro il parlamentarismo, l’elettoralismo e il sindacalismo di
classe
8
.
Per Costamagna era necessario partire dal superamento del metodo astratto
che aveva caratterizzato le discipline morali e giuridiche precedenti
utilizzando un metodo politico che considerava la cultura nazionale come un
processo per cui un popolo adottava una sua specifica forma di Stato nel
quale il diritto appariva determinato in relazione alla diversa cultura di un
popolo.
Lo Stato è realtà a sè, non è un “fatto giuridico”. Di conseguenza per
Costamagna la concezione dello Stato diventa tutt’uno con quella dell’uomo
in quanto all’uomo, avente dimensione spirituale ed integrale, non potrà che
corrispondere uno Stato con la stessa dimensione.
Costamagna afferma ripetutamente la superiorità dello Stato su tutto:
nazione, popolo e diritto stesso. Lo Stato è autosufficiente ed è animato da
8 E. Gentile parla di Costamagna come uno dei più irrequieti e intransigenti fautori della
rivoluzione costituzionale. La via italiana al totalitarismo, nei suoi scritti intitolati: Il partito
e lo Stato nel regime fascista, III, Carocci, Roma 2008, p. 215. Sulla dottrina fascista dello
Stato, si veda anche R. Sideri, L’umanesimo nazionale di Carlo Costamagna, Settimo
Sigillo, Roma, p. 11 s.s.
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un principio generatore. Lo scrittore si oppone così alla visione
contrattualistica che pone l’individuo ed il razionalismo a fondamento dello
Stato.
Da questi ideali deriva quindi l’immagine del regime fascista in quanto esso
viene legittimato, ed esaltato, come interprete e promotore dell’essenza della
nuova fase ossia per aver saputo procedere all’inversione dei precedenti
ideali statali tramite l’assunzione di un principio di organizzazione civile
anti-individualistico e idoneo a garantire le condizioni per promuovere lo
sviluppo della potenza economica della nazione e il suo espansionismo.
Il ruolo del principio anti-individualistico venne associato al cosiddetto
'principio corporativo' il quale viene inteso come un principio diretto a
ricostruire l’unità politica ed economica sulla base dei principi assoluti della
sovranità statuale.
Inquadrando il periodo storico che va dal 1880 al 1945, possiamo analizzare
la dottrina del Fascismo come principale movimento storico-politico,
sviscerando le dottrine dal punto di vista del Costamagna. Il Fascismo è per
lui un movimento restauratore della vera Idea di Stato (e di Uomo).
Costamagna crede nella formazione di una élite che vada al comando,
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integralmente fascista e invoca la funzione temporanea dello stesso duce
subordinata all’affermazione del vero Stato.
1.2 COSTAMAGNA E LA CONCEZIONE DI STATO
L’astrattismo
9
, l’atomismo
10
e il meccanicismo
11
si esplicano per
Costamagna nell’indagine sullo Stato in relazione ad un pensiero filosofico
razionale volto ad eliminare ogni concetto politico, morale ed economico
riducendo così lo Stato a ad una serie di concetti costitutivi che ammettono
le teorie del diritto naturale in relazione alle necessità e alle convenienze
degli individui.
9 L'Astrattismo è un movimento artistico che nasce nei primi anni del XX secolo. Il termine
indica quelle opere pittoriche e plastiche che esulano dalla rappresentazione oggettiva della
vita reale. L'astrattismo usa un linguaggio visuale di forme, colori e linee con lo scopo di
creare una composizione che possa esistere con un grado di indipendenza dalle referenze
visuali nel mondo.
10 L'atomismo è una teoria basata sulla pluralità dei costituenti fondamentali della realtà fisica.
Gli atomisti hanno teorizzato che il mondo naturale consista in due parti: gli atomi
indivisibili e il vuoto.
11 Il meccanicismo è una concezione filosofica che sostiene la natura esclusivamente corporea
di tutti gli enti, assimilati ad un assemblaggio di più parti componibili tra loro, il cui
comportamento motorio è ritenuto esclusivamente di tipo meccanico, privo cioè di un fine o
di un ordine che non sia quello stabilito da cause unicamente quantitative.
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Secondo Costamagna è la volontà libera dei cittadini che crea lo Stato, la
società e regola anche i rapporti fra gli altri stati, ed è la libertà che
garantisce potere e forza a tutti i diritti, coadiuvati dalle leggi che risultano
così essere espressione della volontà degli individui. Per quanto riguarda il
razionalismo non esistono perciò diritti ultra-individuali.
É da notare, così come rileva il Costamagna, che la “democrazia sociale” e
il “socialismo” (formatisi successivamente alle teorie del liberalismo) non
migliorarono la considerazione dello Stato nonostante sacrificarono
l’autonomia individuale a favore della soddisfazione degli interessi materiali
dell’individuo, ma definirono solo una organizzazione sociale automatica
mossa dalle forze sociali, senza quindi ottenere l’esistenza di un vero e
proprio Stato. Da parte di alcuni critici venne mosso il dissenso alla dottrina
fascista, accusandola di insistere su una inutile polemica contro il diritto
naturale, polemica abbandonata anche dalla scienza.
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12 Nell’età classica, con filosofi come Socrate, Platone e Aristotele, tra le due vigeva un
legame di affinità ed equivalenza, laddove la filosofia, in quanto metafisica e teologia, era
scienza. L’obiettivo di entrambe era quello di raggiungere una verità relativa ai valori
universali, al vero, al giusto, al bene, la cui essenza non era altro che lo strumento per agire
bene per la comunità. La filosofia classica considerava l’uomo un essere dotato di ragione
oggettiva, che si occupava dell’idea del sommo bene, della determinazione umana e della
realizzazione di obiettivi supremi. Nel momento in cui però, la scienza, in quanto insieme di
conoscenze ricavate dall’esperienza e per essa valide, inizia ad indagare il campo della
natura mediante strumenti matematici avvalendosi di un metodo matematico sperimentale
secondo cui invece era possibile pervenire all’essenza della realtà indagata mediante
un’intuizione intellettuale, la filosofia, in quanto metafisica e teologia, si separa dalla
scienza. [Ambasciatori festa scienza e filosofia, XI edizione; Marta Della Manna].
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Come ribadisce il Costamagna, se il diritto naturale e i suoi studi sono stati
ormai abbandonati, dovrebbe essere lo stesso per le definizioni di diritto
sociale o popolare che invece continuano ad affacciarsi sulla scienza
filosofica e scientifica. Costamagna ritiene che tutte le teorie che pongono lo
Stato sotto il diritto o che lo facciano coincidere con esso, a parità delle
teorie dei sofisti o degli epicurei, attestano la decadenza della civiltà e danno
spazio all’anarchia
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, in quanto scardinano l’unico elemento costruttivo e
definitivo, quale lo Stato stesso.
Per quanto riguarda il realismo sociologico esso assume la regola che la
norma giuridica vera e propria che regola tutte le azioni individuali non può
derivare da una volontà umana in quanto non si può ammettere l’esistenza
di una volontà che sia naturalmente superiore ad un’altra. Poiché lo Stato
non esisterebbe, l’apposizione delle regole spetterebbe così ad un gruppo di
uomini che ne possano detenere i mezzi per emanarle, nonostante non sia
comunque in grado di stabilire a priori la legalità delle norme stesse. La
legalità risulterebbe così solo dalla conformità delle regole con la coscienza
13 Stando al significato etimologico della parola, con essa si vuole esprimere, nei rapporti
tanto dell'individuo quanto della società, la mancanza assoluta di governo da parte di un
potere estraneo e superiore all'uno e all'altra, epperò la libertà assoluta dell'individuo nel
dispiegamento della sua attività ed energia, e della società nella costituzione de' rapporti e
dei suoi istituti. Treccani, Enciclopedia italiana (1929).
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