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INTRODUZIONE
Ricchezze salutari sono
La sapienza e l’intelletto
Isaia 33,6
In quest’ultimo decennio la realtà sanitaria italiana sta vivendo
radicali trasformazioni dovute a significativi cambiamenti legislativi,
culturali e professionali che hanno portato degli elementi fortemente
innovativi nelle istituzioni sanitarie e nelle organizzazioni. Attraverso il
riordino avviato con il D.Lgs. 502/93 e D.Lgs. 517/93 e la
“razionalizzazione” del D.Lgs. 229/99 si sta producendo un profondo
cambiamento nella struttura e nel modello di funzionamento del sistema
sanitario italiano che modifica non tanto la sua missione di tutela della
salute del singolo e della collettività, quanto la visione in pratica di come
garantire questo diritto alle persone – cittadini – clienti. Quanto sancito
nella norma, ha fatto nascere l’esigenza di trovare soluzioni organizzative
efficienti ed efficaci che consentono la gestione operativa delle aziende
sanitarie, il dipartimento. Si è assistito alla trasformazione delle USL e degli
Ospedali in Aziende con autonomia gestionale ed alla progressiva
introduzione di sistemi di finanziamento basati sulla remunerazione non dei
fattori produttivi, ma delle prestazioni erogate.
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Siamo passati da un modello divisionale radicato in quasi la totalità
degli ospedali che prevedeva due aspetti fondamentali quali:
• L’articolazione organizzativa in divisione per compiti e per singole
specialità;
• Un’organizzazione del personale fortemente gerarchica con la
presenza di una figura apicale. Sicuramente una struttura solida che
identifica in una persona la responsabilità clinica organizzativa;
ad una logica di dipartimento dove proprio l’aziendalizzazione promuove
l’avvio ad una crescente competizione finalizzata ad un incremento
dell’efficienza.
Gli aspetti dell’organizzazione dipartimentale interessano
ovviamente anche la professione infermieristica e in particolare la dirigenza
infermieristica, attraverso il servizio infermieristico, è chiamata ad
esercitare un ruolo strategico fondamentale nell’organizzazione
dall’Azienda Sanitaria in una logica di programmazione, organizzazione,
gestione e valorizzazione della risorsa personale in sinergia da un lato con
gli obiettivi strategici aziendali e dall’altro con un’attenta ed una migliore
organizzazione.
Gli infermieri devono trovare condizioni di coordinamento
professionale che permette dovunque di offrire prestazioni di qualità pur
prevedendo l’istituzione dei Livelli Essenziali d’Assistenza.
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La sala operatoria rappresenta l’insieme delle strutture operative
nelle quali la persona è sottoposta ad intervento chirurgico e/o metodiche
invasive con modalità programmate e/o d’urgenza.
L’assistenza infermieristica in sala operatoria deve essere
pianificata, garantendo capacità educative, relazionali, tecniche,
organizzative e di sicurezza nei confronti dell’utente e del personale.
Il professionista infermiere deve possedere appropriate funzioni e
prestazioni svolte nei vari ruoli che riveste, contribuendo ad un alto livello
di professionalità in tutto l’ambito perioperatorio.
Nel primo capitolo, dopo aver fatto riferimento ad alcuni cenni
storici riferiti alla chirurgia, si descrive il ruolo, la professionalità
dell’infermiere ed i cambiamenti che sono subentrati fino ad oggi, le sue
conquiste come l’abolizione del mansionario, le sue responsabilità a livello
civile, disciplinare e penale, i suoi obblighi come quello della formazione e
dell’aggiornamento, tutto ciò per approdare ad una nuova figura
professionale piø completa. Sono inoltre esaminati i diversi aspetti che
condizionano il buon funzionamento di un dipartimento, dalla fase di
costituzione, al ruolo dei protagonisti, all’importanza della gestione degli
spazi, delle attrezzature e dei beni di consumo, nonchØ al vero nodo
consistente nell’organizzazione del personale e del lavoro.
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Nel secondo capitolo, si evidenziano le fasi dell’assistenza
preoperatoria dal momento del ricovero alle fasi finali della preparazione
all’intervento.
Nel terzo capitolo, si descrivono le fasi dell’assistenza
infermieristica nel blocco operatorio che consistono nel periodo che va
dall’entrata del paziente in sala operatoria al termine dell’intervento ed al
suo trasporto nel reparto di degenza o all’Unità di Terapia Intensiva
postoperatoria.
Infine, nel quarto capitolo, si descrivono gli effetti e le complicanze
del postoperatorio oltre alla gestione dei drenaggi, del sondino naso gastrico
e delle enterostomie, sia da parte dell’infermiere che da parte del paziente,
si conclude il capitolo con la scheda di dimissione ospedaliera, strumento
obbligatorio, di grande interesse, istituito dal Ministero della Sanità dove
vengono raccolte informazioni sugli aspetti sia clinici che organizzativi del
ricovero, indispensabili per il monitoraggio nazionale.
La tesi termina con le conclusioni che così non possono essere
chiamate perchØ nulla concludono, ma evidenziano come l’assistenza
infermieristica sia cambiata ed evoluta nel corso del tempo soprattutto
nell’ambito del lavoro in un blocco operatorio dove è necessario riferirsi a
linee guida, a protocolli ed a percorsi formativi per il continuo
miglioramento della qualità assistenziale.
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CAPITOLO I
Il Dipartimento Chirurgico
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1.01 Un lieve accenno sulla storia della chirurgia
All’uomo
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contemporaneo appare
naturale considerare la chirurgia
come una branca della medicina che
si occupa della salute del paziente
con finalità analoghe, anche se con
tecniche diverse, rispetto a quelle
della medicina interna.
Storicamente però chirurgia e
medicina hanno conosciuto momenti
di totale separazione e, in
particolare, per alcuni secoli, fra il
basso Medioevo e l'età moderna, le
pratiche chirurgiche hanno subito
una forte svalutazione, dovuta all'azione congiunta dei pregiudizi sociali
contro il lavoro manuale e del tabø religioso nei confronti delle operazioni
compiute sul corpo umano "con il ferro e con il fuoco".
Solo con il Settecento e i Lumi, le diverse vicende di progresso
delle tecniche operatorie e di riforma del sistema di reclutamento e di
formazione dei chirurghi metteranno fine a tali pregiudizi, dando avvio ad
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un vero e proprio processo d’emancipazione culturale e sociale della
chirurgia. Nel volgere di un cinquantennio i chirurghi si libereranno
dell’imbarazzante convivenza nella stessa arte con barbieri e flebotomi
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e si
emanciperanno almeno in parte dalla tutela esercitata sull'esercizio della
chirurgia dai medici laureati
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.
Soltanto con il secolo successivo e i grandi progressi tecnici e
scientifici, la formazione dei chirurghi sarà parificata, anche formalmente, a
quella medica, e i diversi insegnamenti riuniti in un'unica facoltà
universitaria, mentre la diffusione delle due maggiori innovazioni
chirurgiche dell'Ottocento, l'anestesia e le pratiche antisettiche,
rivoluzioneranno le tecniche operatorie e la concezione stessa della
chirurgia.
L’apparizione di una nuova figura di chirurgo emerge dalle riforme
settecentesche: un maestro d'arti, ancora parzialmente escluso dai titoli
maggiori, ma già sensibile ai progressi delle conoscenze anatomiche e
fisiologiche e aperto alla sperimentazione di nuove tecniche operatorie o di
strumenti chirurgici. Ne sono prova gli incrementi quantitativi e la
diversificazione della produzione di ferri chirurgici.
I progressi sono particolarmente sensibili nel campo delle pratiche
connesse alla chirurgia militare, ma anche tecniche operatorie antichissime
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Chi all’epoca eseguiva i salassi.
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Medici fisici, secondo la dizione collegiale allora corrente.
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come la trapanazione del cranio e la litotomia
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ne sono sconvolte, con
l'introduzione di tecniche operatorie innovative e conseguentemente di
nuove tipologie di ferri chirurgici.
Particolare è il caso dell'ostetricia, il cui sviluppo è certo legato alla
diffusione delle idee illuministiche, che rimossero il pregiudizio religioso
contro le donne in gravidanza e il parto e indussero la pubblica
amministrazione a un intervento deciso nell'assistenza prestata alle donne in
maternità.
I ferri documentano tale passaggio: ad un primo momento in cui i
chirurghi intervenivano solo in caso di gravi complicazioni del parto
corrispondono strumenti embriotomici e altri strumenti traenti per
l'estrazione del feto morto, mentre alla crescita degli interventi chirurgici fa
riscontro la diffusione di strumenti ostetrici da usarsi in condizioni
ordinarie, come il forcipe, il cui sviluppo, segue un'evoluzione tipica del
progresso delle esperienze e delle conoscenze anatomiche.
Dalla rudimentale leva di Roonhuysen si passa al forcipe di
Chamberlen e a quello di Palfyn, con l'unica curvatura corrispondente a
quella cefalica del feto, per poi arrivare, attraverso varie forme di
passaggio, ai forcipi di Levret e Smellie, che presentano una seconda
curvatura corrispondente a quella pelvica della madre, per concludere
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Intervento per la rimozione di calcoli dell’apparato urinario.
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impostando in maniera scientifica anche il problema della trazione, risolto
dal forcipe di Tarnier soltanto alla fine del XIX secolo.
La definitiva affermazione della chirurgia, si ha con le acquisizioni
dell'anestesia, che permetterà di combattere il primo nemico tradizionale
della pratica medica, in altre parole il dolore del paziente, e delle pratiche
antisettiche, che si affermeranno con fatica, ma che presenteranno senza
dubbio uno dei maggiori progressi, in termini di vite umane, di tutta la
storia universale.
La nascita dell'anestesiologia e la scoperta della sepsi sono
documentate indirettamente dall'evoluzione degli strumenti.
Se il chirurgo può operare un paziente incosciente e senza
preoccuparsi delle possibili infezioni susseguenti, la durata dell'intervento e
la sua profondità si possono allargare a dismisura, permettendo lo studio
d’operazioni complesse e la nascita di vere e proprie specializzazioni, come
la chirurgia addominale, toracica e cranica.
Anche gli strumenti risentono di questo nuovo approccio,
specializzandosi e rispondendo in maniera sempre piø precisa alle nuove
esigenze operatorie e alle conoscenze anatomiche e fisiologiche.
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1.02 L’infermiere ieri e oggi
L’organizzazione della professione infermieristica ebbe inizio verso
la metà del 1800 sotto l’impulso e la direzione di Florence Nightingale.
Prima di tal epoca l’assistenza infermieristica era svolta da poveri diseredati
e da ubriaconi, persone giudicate incapaci per qualsiasi altro genere di
lavoro.
Gli ospedali erano luoghi dove spesso i malcapitati soffrivano piø a
causa dell’ambiente che per la malattia che ve li aveva condotti. Chirurgia
praticata senza anestesie, dominio incontrastato del sudiciume, poca o
nessun’igiene costituivano dappertutto, negli ospedali, la regola.
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I principi della Nightingale riguardanti, il nursing costituiscono il
fondamento, valido ancora oggi, dell’assistenza infermieristica. La sua fede
religiosa e l’esperienza fatta durante la guerra di Crimea influenzarono
notevolmente i suoi approcci e le sue convinzioni riguardo il tipo di
assistenza da dare ai malati. La sua abilità nello scrivere, brillantemente
dimostrata in “Notes on Nursing”
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va attribuita alla sua educazione che fu
completata principalmente sotto la guida del padre. Nella sua vita viaggiò
molto e fu abile nel trattare con governanti e politici. Molti l’hanno definita
un genio.
Nell’analizzare il suo approccio teoretico alla professione
infermieristica si devono considerare le sue eccezionali caratteristiche
personali in rapporto al posto occupato dalla donna nella società della metà
del diciannovesimo secolo. In suoi scritti, la Nightingale, non fece specifico
riferimento alla terminologia odierna di concetti e teorie. Ciò nonostante i
suoi scritti, sull’assistenza infermieristica, riflettono l’attuale enfasi per
l’approccio teorico e il processo infermieristico. Può esserci la tentazione di
considerare «sorpassate» o «vecchia maniera» alcune sue idee.
¨ bene evitare tale valutazione, poichØ molte delle sue profonde
intuizioni sull’infermieristica non sono ancora state del tutto recepite nella
pratica contemporanea.
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Libro del 1859 divenuto presto un bestseller tradotto in molte lingue.