Prefazione
6
È importante ricordare, infatti, che diversamente a quanto accade ai nostri
giorni, il giardino, nel passato, era tale in quanto spazio servente un’entità “maggiore”,
elemento subalterno al vero soggetto architettonico: la villa.
Il termine subalterno, tuttavia, non va frainteso o equivocato: con tale vocabolo,
infatti, non si vuole declassare il giardino a elemento ausiliario di secondaria importanza,
ma soltanto evidenziare come non sussisteva l’idea di giardino pubblico, di verde al
servizio della popolazione cittadina (escludendo tuttavia il periodo della Roma
imperiale)1; per tale motivo la costruzione dei parchi veniva attuata soltanto nel caso di
1
Dalle fonti è possibile affermare che Roma imperiale aveva quattro giardini pubblici. I Giardini di Cesare, nella regione
transtiberina, i Giardini di Agrippa e il Campus Agrippae e i Giardini che circondavano il Mausoleo di Augusto nel Campo di
Marte. I Giardini di Cesare erano assai vasti, almeno da 1500 a 200 metri di lunghezza per 500 metri di larghezza e avevano un
lussuoso apparato di edifici e di costruzioni tra cui due templi, quello della Fortuna Virile e quello del dio Sole di Palmira, portici,
sale pavimentate di marmi, albastri e mosaici, ninfei, statue ed opere d'arte. I Giardini di Agrippa, tra la Via Lata e le terme
omonime, erano arricchiti di numerosi capolavori d'arte, tra cui il leone morente di Lisippo, erano attraversati da un canale,
l'Euripo, alimentato dall'Aqua Virgo e da un lago, lo Stagnum Agrippae, su cui Nerone organizzava delle feste nautiche.
Tuttavia per la loro distanza dal centro urbano li rendeva poco fruibili, ad eccetto dei Giardini del Campo di Marte che si
trasformarono ben preso nel luogo preferito di ritrovo dei Romani.Homo Leon, Roma imperiale e l’urbanesimo nell’antichità,
Mursia, Milano 1976.
Prefazione
7
realizzazione di una villa signorile, di un castello, di un monastero o comunque di un
edificio che non fosse la semplice dimora del volgo.
Per quanto riguarda il caso milanese la definizione di giardino pubblico è nata a
partire dal 1782, quando l’architetto Giuseppe Piermarini elabora il progetto per la zona
di Porta Orientale a Milano: si tratta infatti di uno dei primi e più rilevanti piani di
costruzione di giardini pubblici d’Italia e d’Europa2.
In ogni caso bisogna evidenziare come ancora ai nostri giorni, nonostante ci sia
stata un’evoluzione del giardino, dei modi di abitare e un radicale cambiamento della
concezione di verde all’interno della struttura sociale contemporanea che ha tolto l’aura
di sacralità che avviluppava l’immagine del giardino collocandolo al servizio dell’intera
popolazione, permanga questo legame indissolubile villa – parco.
2
V. Vercelloni, il giardino a Milano per pochi e per tutti 1288-1945, edizioni l’archivolto, Milano 1986.
Capitolo 1: le ville lombarde
8
Capitolo 1: introduzione storica alle ville lombarde
Significato storico
L'immagine della villa ha una propria consistenza acquisita sia nella letteratura
che nella critica storica: bisogna intenderla, infatti, non solo come monumento
architettonico, ma soprattutto come centro di una serie di attività complesse, legate
all'economia di tipo rurale che si trasferisce poi in tutti gli aspetti della vita sociale
sottoforma di potere politico e teologico.
Per comprendere appieno il significato che assume la struttura della villa, la sua
importanza e la sua particolare configurazione architettonica, non bisogna prescindere
dal luogo in cui essa è stata realizzata, essendo fondamentali l’assetto morfologico, la
situazione politico-economica e il clima socio-culturale caratterizzanti l’area.
Capitolo 1: le ville lombarde
9
In effetti, come si evince anche dalle righe dello storico Santino Langè, è
considerevole la differenza che intercorre fra la villa lombarda quella veneta e quella
toscana, forgiate da una serie di elementi connessi a vari fattori presenti nel territorio:
“è rilevante a tal proposito evidenziare la diversità fra la concezione lombarda della villa
rispetto a quella veneta o toscana, non solo per quanto riguarda il rapporto villa-economia e
villa-politica ma anche e soprattutto per la conformazione strutturale e il rapporto che intrattiene
con il contesto circostante; peculiarmente, come risulta chiaro dall’analisi del testo del Taegio, il
Rinascimento lombardo intendesse il vivere in villa come fatto di costume, legato al godimento
della natura oltre che all’esercizio e al controllo di attività agricole, del tutto disgiunto
dall’importanza architettonica dell’edificio eretto a centro di tale attività; e ciò contrariamente a
quanto avveniva in altre regioni italiane, quali ad esempio la Toscana ed il Veneto.
Le ville citate dal Taegio sono spesso edifici molto modesti, anche non del tutto isolati
in campagna, ma inseriti nei borghi circondanti la città, nelle quali il giardino-dalla struttura
alquanto ridotta, ma letteralmente enfatizzata - ad assumere un ruolo principale.
Capitolo 1: le ville lombarde
10
Le attività svolte sono le letture - spesso attinenti l’agricoltura - la caccia e gli ameni
ritrovi; per nulla spregevole è ritenuta la contaminazione con le attività proprie della campagna,
anzi desiderata”3.
3
S. Langè, Ville della provincia di Milano,edizioni SISAR, Milano 1972, pg.12.
Capitolo 1: le ville lombarde
11
Schemi insediativi
Il valore della villa all’interno della cultura lombarda, viene ulteriormente analizzata
da Santino Langè individuandone le direzioni di sviluppo dalla fine del Quattrocento ai
primi dell’Ottocento. Egli afferma infatti che è possibile riconoscere tre fasi4:
la prima, che termina nel periodo della controriforma, la seconda, individuata con
il progressivo accrescimento dell’importanza della zona dei Navigli, e, per concludere, la
fine del Seicento e il sec. XVII rappresentano il terzo ed ultimo stadio di sviluppo della
villa all’interno del territorio milanese.
Nel primo periodo si assiste ad un accostamento residenziale, del territorio
immediatamente contiguo a Milano; si tratta per la maggior parte di ville non molto grandi,
spesso indicate anche come “bicocche”5, e cascine collocate a non più di cinque o sei
4
S. Langè … op. cit., pg.18.
5
“Piccola rocca o fortino, di solito in posizione isolata in cima a un altura. Anche piazza militare sguarnita e inadatta alla difesa;
ancor più casa diroccata. Termine usato anche come toponimico.”Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica,
Paolo Portoghesi (diretto da), Gangemi Editore, Roma 2005 (volume primo AALTO-CINA). Nel testo termine utilizzato
Capitolo 1: le ville lombarde
12
chilometri dal centro della città in modo tale che i proprietari possano facilmente
raggiungerle in giornata ed in tempi relativamente brevi per il controllo degli affari. Le ville
di questo periodo appaiono per lo più prive di sale di rappresentanza fastose ed
opulenti. Lo schema che viene a delinearsi, dunque, è uno schema circolare con un raggio
piuttosto ristretto, facilmente individuabile appena fuori dal nucleo urbano; inoltre,
accanto ai nobili cittadini di antica residenza vennero attratti dalla campagna molti feudatari per
incarichi di corte, di governo,di diplomazia, pei comandi militari ecc. Nel ‘400 il raffinarsi della vita
per le cascine dell’area milanese appartenenti al 1400 (la più famosa è indubbiamente la bicocca degli Arcimboldi), nelle quali
sono riscontrabili alcune caratteristiche architettoniche comuni, quali ad esempio le limitate dimensioni, la rusticità degli edificati
e gli strascici di gotico nelle decorazioni. Annoni nel testo “La Bicocca degli Arcimboldi” descrive una serie di cascinali del XV
sec mettendone in risalto le peculiarità ricorrenti:“Nella casa dei Borromei a Milano del principio del sec. XV, le finestre hanno
nel taglio speciale del nostro gotico quattrocentesco la sagoma del tortiglione con i dentelli, e l’ogiva ricamata dagli archetti
trilobati, e pure archetti trilobati a reggere il davanzale. La terracottavi spicca sinceramente sulla parete frescata d’impr.
ricorrenti per ornamento. Ancora, alla cascina Mirabello (non lungi dalla Bicocca) che è pure della prima metà del 1400,
risentesi qualche spunto di codesto gotico nei completamenti pittorici delle finestre. Sono le foglie accartocciate rampanti lungo
il sesto acuto e le esili colonnine dipinte per decorazione sui fianchi. Il concetto informatore, però, è principio di questa
architettura quattrocentesca del Milanese, e lo ritrovo nelle sue caratteristiche sia a Corbetta nella Casa dei Pisani Dossi, sia
nel nostro suburbio alla cascina Bolla. Dove la finestra semplice ma già abbastanza elegante presenta il profilo della
incorniciatura ogivale nel riquadro di pura calce; e questo stacca sul tono della parete, più oscuro e segnato de’rozzi rombi
graffiti, per mezzo dell’alternanza di finti mattoni pitturati lungo le spalle.” A. Annoni, La Bicocca degli Arcimboldi, Casa
editrice Bestetti e Tumminelli, Milano 1942.
Capitolo 1: le ville lombarde
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civile e il diffondersi del gusto rinascimentale orientano questa classe dirigente verso la
costruzione di nuove, più grandi e decorose dimore: si forma così un anello attorno al nucleo
primitivo, la città rinascimentale, con vie più ampie, palazzi giardini6. All’espandersi della città,
dunque, corrisponde il sorgere delle prime ville suburbane che si differenziano dai palazzi
di città per la struttura più semplice e funzionale; un ruolo di grande importanza rivestono
i porticati del piano terra e i loggiati del primo piano che si affacciano verso il cortile
giardino o l’orto.
Con la progressiva importanza che andava acquisendo il territorio circostante ai
Navigli, a partire dalla metà del Cinquecento, i committenti delle ville, comprendendo
quest’opportunità insediativa, andarono a disporre i propri immobili lungo questi corsi
d’acqua, evidenziando così non soltanto un graduale allontanamento dalla realtà
cittadina, ma soprattutto una traccia di sviluppo stanziale secondo l’asse maggiore di
direzione est-ovest corrispondente proprio al percorso dei Navigli.
6
G. Bascapè, Arte e storia dei giardini di Lombardia, strenna dell’istituto “Gaetano Pini”, Milano, 1962.
Capitolo 1: le ville lombarde
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La definitiva saturazione dei territori a settentrione dei Navigli caratterizza la
terza fase di espansione delle ville secondo le due direzioni fondamentali prevalenti:
nord-est e nord-ovest; verso nord l’espansione delle stesse viene arrestata dalla
presenza di boschi (boschi di Uboldo) e dalle Groane, mentre, per quanto riguarda la
parte meridionale della provincia, non si rilevano importanti diffusioni di tale tipologia
abitativa.
Capitolo 1: le ville lombarde
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Motivazioni degli schemi insediativi
Tale andamento insediativo viene fortemente condizionato dalla struttura
morfologica territoriale; indubbiamente la presenza dei Navigli fu un elemento di
indiscutibile attrazione, non tanto perché dall’acqua derivasse un forte senso di
attrazione secondo una tipica concezione meditativa e contemplativa del modo di
villeggiare, quanto perché rappresentavano un corridoio, che permetteva lo sviluppo di
attività sia agricole che commerciali; inoltre i canali, resi navigabili, permettevano il
trasporto di alimenti e materiali dalla campagna alla città7.
È importante notare come il tracciato dei Navigli determinò un particolare
assetto del territorio milanese: essi definirono le reti idriche, di drenaggio e di irrigazione
delineando così, con il loro percorso est-ovest, una netta linea di demarcazione fra la
parte settentrionale del territorio e quella meridionale.
7
S. Langè … op. cit., pg.17.
Capitolo 1: le ville lombarde
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Nel nord del milanese si rilevano terreni asciutti, adibiti prevalentemente a
colture di grano, foraggio e vitigni, sostanzialmente ottimali per insediamenti umani e sedi
per villeggiature nobiliari, al contrario, la zona posta a sud, è caratterizzata da terreni
paludosi, acquitrinosi8, costantemente umidi ideali per la coltivazione del riso ma
piuttosto inadatti per le residenze signorili.
Dal quadro generale dunque, emerge un primo tipo di rapporto esistente tra
l’insediamento della villa e le condizioni climatiche locali; inoltre, se si analizzano le
occupazioni dei proprietari durante la villeggiatura, si nota che uno degli interessi
8
È importante notare come una tale conformazione morfologica influirà anche sul futuro della città di Milano: nel piano Beruto
si terrà in considerazione questa differenza conformativa del territorio per decidere le linee di sviluppo del piano urbanistico:
“Com’è noto, la nostra città posa su di un dolce pendio che scende da nord-nord-ovest a sud-sud-est: nella parte superiore
sono i terreni asciutti, le ghiaie e l’aria salubre; nell’inferiore, verso la qule tendono a scendere gli scoli della città, le condizioni
sono meno favorevoli. Da ciò la maggior estensione data al piano nella parte più elevata nel territorio del Comune.” “Le
aggregazioni più importanti secondo il tracciato del nuovo confine proposto si verificano a nord e a nord ovest, comprendendo
Villa Pizzone, Dergamo, Lampugnano e Ponte Seveso con altri 16 cascinali e fabbricati oltre ad una parte del comune di Greco
nella zona contigua all’abitato di Loreto: tutte zone queste [..] che per la loro giacitura elevata e salubre […] formano già il campo
preferito della espansione di Milano.” M. Boriani e A. Rossari (a cura di) “La Milano Del Piano Beruto (1884-1889) società,
urbanistica e architettura nella seconda metà dell’Ottocento” volume II, Guerini e associati, Milano 1998, pg.257, 267.
Capitolo 1: le ville lombarde
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principali era costituito dal controllo della vendemmia e dalla vinificazione: di
conseguenza la scelta del periodo per la villeggiatura ricadeva sull’autunno.
“Queste osservazioni definiscono un assetto morfologico rispetto al territorio ed uno
tipologico rispetto all’organismo della villa. L’espansione della villa avviene generalmente a nord
dei Navigli, con delle punte esattamente nelle zone in cui la cultura a vite intercalata è più
accentuata e con delle flessioni dove tale cultura è presente in misura minore o totalmente
assente […]. Esiste pertanto, in termini generali, un rapporto abbastanza stretto tra strutture
agricole e insediamenti a carattere di Villa; resta da verificare se il rapporto segue dia
cronicamente, negli sviluppi e nelle contrazioni, la vicenda economica milanese e se poi tali
vicende determinano anche mutazioni tipologiche o meno”9.
9
S. Langè … op. cit., pg.20.
Capitolo 1: le ville lombarde
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Influenze socio-politiche
Si può dunque affermare che periodi di maggior benessere economico
determinino un aumento delle costruzioni a carattere di villa da parte della classe
dominante: tali periodi coincidono con la fine del Quattrocento (con il potere visconteo-
sforzesco), con il primo periodo della dominazione austriaca (1710-1740) e con l’età
delle riforme (1770-1820).
A cavaliere tra il XV – XVI secolo, i castelli rurali che non venivano più utilizzati
come basi militari, versano in uno stato d’abbandono offrendo occasione alla nobiltà del
tempo per un restauro e una trasformazione in manieri alleggeriti da loggiati, ampie
finestre, terrazze e soprattutto da giardini con viali, aiole, pergolati e fontane. Non
mancarono le nuove costruzioni di matrice cascinale di collocazione urbana o suburbana.
Il periodo della dominazione spagnola rappresenta una fase di stallo per quanto
riguarda la costruzione di ville, in forte contrasto con quanto avviene nel resto d’Italia: la
Capitolo 1: le ville lombarde
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causa di tale situazione è da imputare allo spopolamento delle campagne conseguente
alle pestilenze e al continuo passaggio di eserciti stranieri nei territori lombardi;
un’ulteriore causa di rilevanza non trascurabile e forse la motivazione fondamentale di
tale momento di stasi è la cristallizzazione della nobiltà milanese in una cerchia molto
chiusa e ben definita.
Esemplificativa a riguardo, è la condizione nei primi decenni del XVII sec.; in
questo periodo, in fatti, pur non registrandosi una florida condizione economica, la
costruzione di ville denota una certa ripresa. In questo periodo, l’Austria, acquisita la
dominazione dell’Italia settentrionale, inserisce nella fila della nobiltà nuovi personaggi al
fine di riuscire a consolidare il proprio potere all’interno della società e, come ci si poteva
aspettare, tali individui non rinunciano affatto alla costruzione della propria villa come
sinonimo di potere e prestigio.