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Introduzione
Quando Edith Wharton si trovò a scegliere il genere del
romanzo storico e il luogo adatto in cui ambientarlo, risentì
inevitabilmente le esigenze di dare il giusto spazio ai
paesaggi italiani che la maggior parte degli scrittori ed artisti
americani a lei contemporanei erano tanto desiderosi di
vedere. L‟osservazione del territorio italiano fatta dalla
scrittrice americana riesce ad andare molto più in là della
superficiale conoscenza dei luoghi, infatti, scandaglia a
menadito il paesaggio. Edith Wharton nei suoi resoconti di
viaggio, si rivolse ad un lettore ideale nella forma di
“voialtri” – “you others” – cioè quel pubblico che “lived in
and with Italy” proprio come aveva fatto lei approdata in
Italia per la prima volta nel 1866.
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Scrivendo sulla Toscana
dell‟Ottocento, con attenzione cercava un nuovo modo di
leggere questa regione, combinando insieme sia la nostalgia
del passato che la freschezza della sua osservazione.
“Ahead of us the road wound through a district of
vineyards and orchards, but to the north and east the
panorama of the Tuscan hills unrolled range after
range of treeless undulations, outlined one upon the
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L. William VANCE, Edith Wharton Italian Mask: The Valley of Decision, Cambridge, 1995, p. 169.
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other, as the sun grew high, with the delicately-
pencilled minuteness of a mountain background of
Sebald Beham‟s. Behind us the fantastic towers of
San Gimignano dominated each bend of the road
like some persistent mirage of the desert”.
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La pittoresca immagine che ci consegna Edith
Wharton si aggiunge agli echi che la Toscana diffonde tra gli
artisti americani che rimasero folgorati dalla varietà di
paesaggio che si presenta in un territorio piuttosto ridotto.
Tra i nomi più ricorrenti nello specifico ambito toscano e nel
lasso di tempo dell‟Ottocento, si ricorda: James Fenimore
Cooper, Francesca Alexander, Nathaniel Hawthorne, Henry
James, Mark Twain, Charles Eliot Norton, William Wetmore
Story, Bayard Taylor, Herman Melville, William Dean
Howells, Edith Wharton, Henry Theodore Tuckerman, David
Herbert Lawrence, Theodore Dreiser, Bernard Berenson.
Queste sono le fonti da cui giungono gli echi delle
emozioni, delle prese di coscienza della realtà storica e della
natura, a volte dolorose avvertite dai più sensibili, come dai
meno sensibili americani in ogni epoca. Non tutti però furono
capaci di provare per intero i pensieri e i sentimenti che la
Toscana suscita, la maggior parte dei viaggiatori scelse di
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Edith WHARTON,
from Italian Backgrounds, illustrated by E. C. Peixotto, New York, Scribner‟s,
927, p. 89.
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riportare solamente il lato divino o quegli aspetti maliziosi,
con i più che propendevano per il misterioso, comunque
difficilmente il viaggiatore non subiva l‟appeal della
Toscana. Forse solo Henry James, che ha descritto tanto
coscienziosamente il fascino della Toscana per gli artisti e gli
scrittori americani, lui così consapevole di una ambivalente
natura nella bellezza dell‟Italia.
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Il fascino peculiare della Toscana per gli
americani che soggiornarono e viaggiarono in Toscana è
composto, come suggerisce Henry Brooks Adams, da
quasi la stessa parte di a t t r a z i o n e e di r e p u l s i o n e .
T ema costante di un largo corpo di poesia e narrativa
americana, non solo, l‟attrazione verso i l paesaggio e i
pittoreschi costumi degli italiani ispirò anche una
quantità di quadri di pittori americani che viaggiarono in
Europa, ma queste tele non rivelano la stessa sorta di
ambivalenza come si trova nella letteratura , un esempio
per tutti sono le parole di Mark Twain spese per Livorno
(cfr. § Livorno).
In un simile modo, la maggior parte delle opere
letterarie delle quali si discute in questa tesi finisce in
una sorvolata panoramica o raramente in un rifiuto di
riconoscere nella Toscana un paesagg io di meraviglie –
ma solo dopo che questa fascinazione è stata pienamente
3 Il libro in cui Henry JAMES descrive meglio la malia dell‟Italia, ritrae la vita degli artisti anglo-
americani del secondo Ottocento, William Wetmore Story and His Friends, una raccolta di lettere e
narrazioni dal 1837 al 1895.
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stabilita e drammatizzata. Nei lavori della maggior parte
degli artisti e scrittori che si prenderanno in esame,
l‟allure, della Toscana è un „dato di fatto‟, anche quando
questi provano ad esorcizzare la malia della Toscana.
Questo studio non vuole, principalmente, tentare
di dare un resoconto dell‟attrazione subita, ma vuole
essere capace di ritrarre il modo in cui una
rappresentanza di americani (figure sia maggiori che
minori della letteratura e dell‟arte) reagirono al richiamo
della Toscana. Sotto questa ottica, si spera di portare a
termine diversi propositi: primo, confermare la presenza
di un riconoscibile modello di risposta alla Toscana, da
seguire per tutti gli americani co me percorso comune;
secondo, cercare d‟illuminare nei dettagli un segmento
genericamente tralasciato della storia della cultura
americana; terzo, poter pensare che questo lavoro possa
assistere chi ha a che fare con l‟indagine della natura nel
romanticismo americano.
Per quanto riguarda il periodo di storia della
letteratura e dell‟arte considerato, il romanticismo, lo si
vuole presentare attraverso una lettura generale degli
atteggiamenti che gli studiosi hanno consegnato, nell‟arte
e nella cultura americana ed europea dalla prima metà del
diciannovesimo secolo. Inoltre, verificare il tipo di
risposta ai canoni romantici: l‟interesse all‟io e alle
emozioni personali, ai sentimenti, al piacere da ritrovare
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nel paesaggio naturale, nella meraviglia degli sce nari,
all‟attrazione verso ciò che è esotico e inusuale, ai
sentimenti umani, alla cultura della malinconia e della
sensibilità, non da ultimo verificare lo scostarsi dalle
norme e dai modelli di gusto neoclassico.
Fin dall‟inizio, si vuole rendere chiaro che lo
studio non pretende di essere una raccolta completa delle
esperienze di tutti i viaggiatori in Toscana, nemmeno
ottempererà a coprire l‟ampio rango di atteggiamenti di
risposta americana alla Toscana e tutti i lavori d‟arte e di
letteratura che volgono ad essa il loro interesse. Il corpo
principale della discussione consisterà in dettagliate ed
interessanti note scritte dagli americani che viaggiarono
o vissero per qualche tempo in Toscana, che lasciarono
nei loro racconti le loro esperienze sotto f orma di lettere,
diari, libri di viaggio e anche che fecero un uso artistico
delle loro risposte al territorio toscano. Questa
procedura permette una disamina concentrata su pochi
individui, non una generica discussione, perché
principalmente ci si atti ene all‟immaginario letterario
americano, cioè le immagini simboliche più ricorrenti.
Si tenga presente fin da ora della difficoltà
incontrata nel provare ad individuare un paesaggio anche
in quei posti in cui per ragioni fisiche l‟occhio non ha
abbastanza spazio da poter fissare nella mente un
“paesaggio”, ma attratto dai piccoli particolari e ristretto
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dalla prospettiva si trova a far fronte ad un altro tipo di
interessi, oltre la natura, nell‟operato dell‟uomo,
nell‟arte, nell‟artigianato per esempio. Avvalendosi
anche di queste giustificazioni si è pensato di escludere
le considerazioni fatte dagli autori ai paesaggi – o meglio
scorci - all‟interno di numerose città toscane di media
grandezza, prima fra tutte Firenze che vanta un copioso
corpo di opere di letteratura come di opere d‟arte con
dedica.
Il primo degli autori americani che si prenderanno
in esame , è arrivato in Italia nel 1828 e l‟ultimo nel
1911-1912. Non mancano documentazioni sulla presenza
di americani in questo contesto prima di tali date, per
esempio: John Carrol, Johon Singleton Copley, George
Washington Erving, George Washington Greene, Horatio
Greenough, Robert Heywood, Washington Irving,
Benjamin West.
La maggior parte delle opere letterarie prese in
considerazione vengono prodot te fra gli anni trenta e gli
anni settanta del XIX secolo, quelle prodotte in seguito
va detto che hanno seguito le prime esperienze, eccezion
fatta per David Herbert e Lawrence Bernard Berenson. La
scelta di esaminare soprattutto le esperienze letterarie
della decade 1860-1870 è stata dettata da più ragioni.
Prima di tutto, il 1870 segna la fine dell‟unità d‟Italia
(formalmente del 1861) e l‟inizio di una nuova era della
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storia d‟Italia. Secondo, il periodo 1820 -1865
corrisponde cronologicamente, a più rip rese, con il corpo
dello sviluppo del romanticismo americano. Terzo, la
maggior parte dei viaggiatori americani dopo la “ Civil
War” ebbero un approccio nuovo con l‟Europa, un nuovo
corredo di valori e di atteggiamenti con cui confrontarsi
– facilmente avvertibile in The Innocents Abroad , di
Mark Twain pubblicato nel 1869, sia sintomo che agente
di una nuova risposta al Vecchio Mondo. Quarto,
nonostante i viaggiatori americani continuarono ad
approdare alle spiagge del Mediterraneo, la Toscana, con
Roma e Venezia risentirono un po‟ meno la loro presenza,
dopo il 1870 erano diventate non più l‟indiscutibile
Mecca dei viaggiatori e l‟Italia non è stata più a lungo la
terra verso la quale i giovani artisti americani aspiravano
di andare. C‟erano numerosi artisti nelle piccole colonie
angloamericane sia di Firenze che di Roma dopo il 1870,
ma la maggior parte di queste erano vecchi uomini che si
cullavano nel sogno della loro gioventù trascorsa sotto il
cielo mediterraneo.
Prima di addentrarsi nella descrizione vera e
propria, è d‟uopo aggiungere poche parole di cautela
(forse scusanti) sui termini che ricorrono più spesso
nello studio: “osservazione” e “immagine/immaginario”.
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L‟osservazione come complesso delle operazioni
che riguardano lo studio di un feno meno, ma che a
differenza dell‟esperienza, si svolge indipendentemente
dalla volontà dell‟osservatore. In particolare si parlerà
del paesaggio dell‟entroterra toscano che permette
all‟occhio di coglire elementi differenti in due direzioni
principali. L‟una che si espande sul piano orizzontale fin
dove si riesce a percepire il profilo di colline e di
montagne, dettata dall‟abitudine dell‟occhi a trovare la
continuità piuttosto che la segmentazione nei profili degli
oggetti osservati - nel caso specifico emergono su tutti le
colline, l‟una dietro l‟altra, ad onda, che spingono in
avanti e ai lati. L‟altra direzione è più precisa, l‟occhio
viene rapito qua e là dai particolari che si ripetono, si
alternano, è in genere una panoramica a media distanza.
Quegli oggetti più vicini risaltano perché si presentano
isolati - un cipresso, una collina, una villa, una cittadina
- e in armonia con gli altri così da creare un quadretto
idillico di grande suggestione, immoto, statico, che non
richiede bruschi sbalzi, ma dà un ‟idea di serenità e di
quiete, di rilassatezza.
L‟altro termine è “immagine”, la rappresentazione
mentale di un oggetto reale, ma non più presente.
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Nell‟ambito della psicologia la parola significa
“riproduzione mentale, memoria di una passata esperienza
relativa alla sensazione o alla percezione, non
necessariamente visiva”;
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nell‟estetica di Benedetto
Croce l‟immagine è la rappresentazione di un sentimento
ad opera della fantasia. Occasionalmente ci si cimenterà
in elaborate perifrasi del termine che è da intendere
semplicemente come “la parola” che sia il pittore, sia
l‟osservatore del quadro vorrebbero „ricevere‟ o che un
lettore di un libro vorrebbe „costruirsi‟ o uno spettatore
di un film vorrebbe „proiettata‟ sullo schermo. Il pittore,
come lo scrittore, come il regista, seleziona i dettagli da
mettere nella sua composizione e l‟osservatore
ricostruisce mentalmente la nozione dell‟oggetto dalla
accuratezza dei dettagli ricevuti. L‟autore di un romanzo,
il pittore di un paesaggio toscano o il regista di un film
che abbia a che fare con la Toscana, necessariamente
proiettano immagini della Toscana e della vita in
Toscana; proiezione che prende atto attraverso
l‟immagine che si costruisce nella mente
dell‟osservatore-lettore-spettatore. L‟immaginario non è
altro che l‟immenso repertorio di immagini simboliche
“che compaiono nel folclore e nelle letterature di tutti i
tempi”.
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R. WELLEK- A.WARREN, Teoria della letteratura, Bologna, 1965.
5
Angelo MARCHESE, Dizionario di retorica e di stilistica arte e artificio nell’uso delle parole
retorica, stilistica, metrica, teoria della letteratura, Milano, Arnoldo Mondadori, 1994 (1
a
ed. 1978),
p. 141.