2 Parte prima - Il giocattolo: storia, attualità e prospettive future
cartone consentivano una produzione su scala industriale di bambole
con collo e arti snodati, mentre gli occhi semplicemente dipinti sulla
porcellana diventavano mobili occhi di vetro, grazie a delicati
bilancieri nascosti nelle teste di biscuit. Sono bambole-signore,
riservate ad un’élite, con cui bisogna giocare con delicatezza: per
esempio i capelli sono incollati alla testa, e quindi difficilmente
pettinabili senza fare danni. Mentre la bambola europea cura sempre
più la sua eleganza, fino a divenire un vero e proprio manichino
pubblicitario delle case di moda, oltre oceano si diffondono alla fine
del secolo bambolotti meno pretenziosi, in stoffa, gomma (produzione
Goodyear), celluloide.
A questa produzione si è sempre affiancata quella di tutti gli
accessori funzionali al gioco con le bambole, che fossero madri, figlie
o signore eleganti: culle, carrozzine, mobili, stoviglie e pentole,
calessi con cavalli, e tutto quanto poteva popolare il loro microcosmo.
Le tecnologie e i materiali utilizzati sono in questo caso gli stessi
degli oggetti reali. I cavalli sono invece in cartapesta rivestita di
panno.
Il primo cavallo-giocattolo di serie, databile verso il 1800, è
probabilmente lo cheval baton: è la versione più essenziale, antenata
di tutti i “cavalcabili” odierni, costituita da un bastone di legno, con
briglie o maniglie, coronato da una testa di cavallo, in cartapesta
dipinta o stoffa imbottita, che permette al bambino di galoppare
liberamente dove vuole. Una variante dello stesso periodo è lo cheval
jupon, in cartapesta dal cui interno il bambino emerge a mezzo busto,
sorreggendo il suo destriero con l’aiuto di bretelle. Rari cavalli triciclo
presentavano ruote in ferro e una manovella inserita nella testa del
cavallo che gli faceva cambiare direzione. Poi furono prodotti cavalli
a dondolo, a strella (in miniatura, montati su un’assicella con ruote), a
pedali, con calesse, e anche “a molla”, interamente in metallo, antenati
di quelli meccanici azionabili con monetine.
Altrimenti, i bambini più fortunati potevano spostarsi col
triciclo, che nacque nell’Ottocento, con i pedali inseriti nella grande
ruota anteriore. Alla fine del secolo fu proprio un triciclo giocattolo a
collaudare la nuova meravigliosa invenzione dello scozzese Dunlop,
gli pneumatici, inseriti in un incavo delle ruote di legno.
La rivoluzione industriale e l’ingresso della donna nel mondo
del lavoro comportano un cambiamento nella produzione delle
bambole: anche la bambola si emancipa, non vive più in palazzi ma in
modesti appartamenti dove conta soprattutto la cucina. La nuova
tipologia del bambolotto, ispirata al neonato e tesa ad infondere e
coltivare sentimenti di maternità, viene brevettata in Germania e
cavalli e tricicli
la rivoluzione
industriale
1. Nascita ed evoluzione dell’industria del giocattolo dall’Ottocento ad oggi
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conosce un relativo successo alla fine del secolo: l’espressione è
infantile, il corpo snodato, alcuni bevono latte. Nello stesso periodo
vengono lanciati sul mercato i cosiddetti “bébé caractère”, le cui teste
dall’espressione quasi caricaturale erano realizzate quasi sempre in
biscuit.
I materiali più economici sono il legno e la cartapesta, usati per
tutto l’Ottocento e fino agli anni Cinquanta per la produzione di
figurini, riproduzioni di oggetti, giochi di costruzione (a
sovrapposizione e non a incastro). Conosce poi una grande diffusione
la latta, di cui ancora Norimberga è il primo centro produttivo. La latta
permetteva la riproducibilità seriale di un modello e garantiva una
discreta durata. Veniva prima litografata, poi tranciata, forata e
modellata con stampi diversi. Le varie parti erano poi unite a mano e
finalmente dipinte, con un gusto talora notevole per il dettaglio.
L’utilizzo della gomma è limitato ad alcune particolari tipologie, i
gonfiabili, i giocattoli da spiaggia, e ovviamente tutta la gamma di
palle e palloni.
Risalgono alla metà dell’Ottocento le riproduzioni in scala dei
primi moderni mezzi di trasporto, treni e navi.
I primi treni giocattolo nascono più o meno
contemporaneamente in tutti i paesi industrializzati: si tratta di
modellini di locomotive in legno, ferro, cartone o lamiera, senza
nessuna fedeltà con gli originali, trainati da corde in assenza di binari.
Attorno al 1870 si costruiscono i primi modelli a vapore, soprattutto in
Inghilterra, dotati di caldaie in ottone con quattro ruote e due cilindri
oscillanti, che creano spesso pericolosi incendi. Nel 1890 inizia il
periodo aureo della produzione di giocattoli ispirati alle ferrovie, che
si interromperà con lo scoppio della guerra. La produzione tedesca,
grazie a un’incisiva strategia commerciale, si espande sugli altri
mercati europei ed esteri. Si ricorda in particolare l’azienda Märklin,
che riesce a stare al passo coi tempi, rinnovando la produzione: nel
1890 presenta il primo treno con binario e meccanismo a molla,
successivamente a vapore. La tecnica lavorativa resta la stessa per
tutto il periodo anteguerra: lamiera tagliata con forbici, piegata a
mano, battuta su rulli e saldata. La verniciatura, strettamente manuale,
è affidata ad esecutori che interpretano in modo personale ogni
modello. È proprio questa mancanza di serialità nella produzione a
creare l’interesse dei collezionisti.
È ancora la Germania a detenere il primato della produzione ed
esportazione in tutto il mondo di navi di ogni tipo e misura:
transatlantici, navi da guerra, sottomarini, barche fluviali e di ogni
tipo, riprodotte in lamierino stagnato e accompagnate da accessori
i materiali
i treni
le navi
4 Parte prima - Il giocattolo: storia, attualità e prospettive future
marini quali fari, palombari, cannoni costieri, ecc. Le navi vengono
motorizzate in vari modi: il sistema più comune è ad orologeria, con
molle di grandezza proporzionale alla nave, quello più raro il motore
elettrico, con batterie di autonomia fino a sei ore. Esistevano anche
rari esemplari con motore a vapore, di delicatezza estrema. Si trattava
in ogni caso di giocattoli di lusso, che solo pochi bambini potevano
permettersi. Il contatto con l’acqua e la conseguente ossidazione e
corrosione dei meccanismi e degli scafi rende questi oggetti
particolarmente rari e preziosi per i collezionisti.
Alle soglie del Novecento compaiono le prime mostruose auto,
solo per pochi privilegiati, e presto anche per i bambini sono pronte le
prime riproduzioni in scala. Le auto giocattolo sono dotate di motore
con carica a molla, hanno ruote in latta a raggi, spesso ricoperte di
caucciù, e sono guidate da piloti con occhialoni e gabbanelle bianche.
È la Germania a fare la parte del leone, seguita da Francia e
Inghilterra, dove le stesse industrie automobilistiche si fanno
pubblicità anche con scatole in latta a forma di auto piene di biscotti.
In Italia ricordiamo tra le ditte più note la INGAP di Padova, che
produceva soprattutto aerei, la Metalgraf, la Lima, la Cardini di
Omegna, anch’essa specializzata nei mezzi di trasporto (confezionati
in scatole fruibili assieme al giocattolo, che riproducevano hangar,
autorimesse, ecc.).
Per i soldatini, o comunque per i figurini, anche civili, esiste una
tradizione millenaria di miniaturizzazione di scene di vita quotidiana
che risale fino agli Egizi. La storia moderna degli eserciti in miniatura
comincia attorno al 1700 a Norimberga: si tratta di figure metalliche
bidimensionali, i cosiddetti “piatti”. I soldatini a tutto tondo
compaiono nel 1870 a Dresda: in piombo fuso, alti 6 cm, pesanti e
costosi. Più leggera la successiva versione cava. La classica lega in
stagno e piombo (o la latta per la versione economica) viene sostituita
nel primo Novecento dalla “pasta”, impasto di segatura, colla di
caseina e gesso, colata in stampi di bronzo intorno a un’armatura di
filo di ferro e poi essiccata in forno. Questo economico materiale
incontra i favori del mercato e porta alla specializzazione nel settore di
alcune ditte, quali Elastolin e Lineol. Una tipologia a parte è quella dei
giocattoli western, realizzati per la prima volta negli Stati Uniti da una
tribù di pellerossa e diventati popolari in Europa in seguito alla
tournée di Buffalo Bill e del suo Wild West Show.
Nel 1901 viene bandito il Primo Concorso internazionale per il
Giocattolo moderno, che vede la vittoria dell’inglese Frank Hornby
con il Meccano, inizialmente chiamato Mechanics Made Easy. Questo
gioco di costruzioni era prodotto in legno nella prima versione, presto
le auto
i soldatini
il Meccano
1. Nascita ed evoluzione dell’industria del giocattolo dall’Ottocento ad oggi
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sostituita da quella in metallo, e ha divertito generazioni di piccoli
costruttori. Il suo sistema di assemblaggio era - ed è - quello
meccanico tradizionale, basato cioè su dadi e bulloni da avvitare con
pazienza. Una sua filiazione di grande successo commerciale è la
sezione Dinky Toys, fondata nel 1933 e incentrata sulla produzione di
automobiline.
Con l’avvicinarsi della guerra e la conseguente carenza di
materiali, si assiste a un declino della bambola in biscuit e al ritorno
dei materiali più poveri, quali la cartapesta, la stoffa imbottita, il
feltro, il cartone pressato e gessato, il colaggio. Si accorciano le
gonne, si semplificano le acconciature, anche la bambola assume
un’aria più dimessa ed austera. Una tipologia a parte è quella delle
bambole Lenci, dal nome della ditta torinese che le produce in
esclusiva dal 1919. L’estrema cura con cui vengono realizzate (teste in
feltro pressato, capelli in filato, occhi ottenuti in nove passaggi di
colore) e la quantità limitata della produzione (1000 pezzi per
modello) fanno delle bambole Lenci un prezioso cimelio per
collezionisti. Convivono nella produzione bambole dagli occhi
ingenui e l’aria provinciale, con gote rosa e vestitini a fiori, e
bambole-dive, con unghie laccate e bocca a cuore. Entrambe le
tipologie si rivolgono anche a un pubblico adulto: sono bambole da
arredamento, per le camere di romantiche signorine che le terranno sul
letto tra cuscini di volants.
All’inizio del secolo anche in Europa conosce un breve periodo
di diffusione la celluloide, leggera ed economica ma con due grossi
difetti: può rompersi in parti taglienti ed è infiammabile. Le bambole
di celluloide sono rigide, i capelli sono modellati e dipinti (quindi non
pettinabili), le braccia e le gambe sono tenute da un elastico soggetto a
frequenti rotture, ma anche facilmente sostituibile. Gli accessori delle
bambole sono ancora in legno (mobilini) o ferro (macchine per cucire,
ferri da stiro, completi di asse) o alluminio (pentolini e stoviglie).
Troviamo sempre materiali tradizionali come il legno per le
costruzioni (da sovrapporre), i carretti da trainare, i monopattini, le
slitte con ruote in ferro. Dal 1925 viene impiegata per la produzione
di giocattoli anche la bachelite, una resina artificiale di recente
invenzione. Il periodo tra le due guerre è uno dei più tristi: i temi sono
quasi sempre militari, e la carenza di materie prime richiede soluzioni
rocambolesche: in Italia, per esempio, molti giocattoli di latta vengono
ottenuti riciclando le scatole di sardine, le cui decorazioni originali
restano visibili sul lato interno di numerosi modelli.
il nuovo secolo:
le bambole
nuovi materiali