2
Introduzione
Il presente lavoro si impegna a discutere le dinamiche geopolitiche scaturite dalla
frattura territoriale, sociale e politica di quei territori che oggi si dichiarano nazioni senza
Stato, appartenenti cioè ad un’unità statale più ampia alla quale esse non si riconoscono.
La condizione di stabilità, che ha permesso allo Stato moderno europeo di fondarsi
sul rapporto Stato=nazione, porta oggi a riconsiderare la sua funzionalità in riferimento
alle sempre più pressanti richieste di indipendenza da parte di taluni territori, in seno a
popoli definibili come “nazioni”. Da quest’ultima considerazione nasce principalmente
l’interesse nel voler sviluppare un’indagine del fenomeno che trova riscontro nel caso
specifico della Catalogna. La vicenda catalana è un perfetto esempio della recente ondata
di indipendentismo che riguarda l’Europa. È il caso, dunque, di porre delle domande sul
perché oggi ci si trovi più che mai davanti ad un fenomeno che metterebbe in discussione
il sistema degli Stati europei, della Spagna e della Catalogna nello specifico. Il lavoro
lega agli studi teorici, la realtà del caso catalano, caratterizzato da una vicenda che certo
proviene da un contesto storico pluricentenario, ma che ha assunto ultimamente dei
caratteri nuovi che meritano di essere analizzati.
Sebbene gli studi geopolitici si concentrino maggiormente sulle relazioni tra gli
Stati, l’interesse, in questa sede, ricade sulle forze all’interno di questi. Si è pensato,
quindi, di elaborare un percorso che partisse proprio dalla creazione dello Stato,
evidenziandone i ruoli e le varie forme, seguito dal discorso sull’identità nazionale e dalla
mancata coincidenza fra i due elementi. Si indagano le variabili intangibili presenti nel
territorio indagato, quali, ad esempio, l’aspetto linguistico, che diviene, nella fattispecie,
strumento di rivendicazione politica. Dalla lingua segue l’esposizione delle teorie sul
nazionalismo, fenomeno assai ampio che richiede un approfondimento ed una distinzione
nelle sue varie forme. Infine, verranno descritte le nazioni senza Stato, cioè quelle forze
centrifughe presenti in Europa, attualmente alla ricerca della propria autodeterminazione,
argomento centrale del presente lavoro.
Quanto espresso nella prima parte del lavoro, è in seguito declinato al caso
specifico della Catalogna, argomento centrale del secondo capitolo della tesi.
Inizialmente si rappresenta il rapporto, spesso complicato, fra lo Stato spagnolo e le
Comunità storiche presenti al suo interno, tra le quali si distingue la Catalogna, entità
sociale, culturale e politica, il cui profilo nazionalista è osservato dalle prime vicende
3
storiche fino ad oggi. Quello che interessa maggiormente evidenziare è come l’elemento
linguistico sia stato decisivo nel sentimento identitario di questa regione e come, per
mezzo di questo, si siano creati gli strumenti che hanno portato ad avere oggi un sistema
socio-politico unito, consapevole e orientato all’autogoverno. In ragione di quanto appena
detto, si analizzerà il nazionalismo catalano, dalla sua nascita all’evoluzione, fino a
giungere alla conformazione attuale, facendo riferimento alle fonti più vicine al dibattito
e a quelle più aggiornate di respiro internazionale. In questo, sarà fondamentale l’utilizzo
d’informazioni che giungono dai maggiori quotidiani, spagnoli e catalani, e dalla stampa
mondiale, al fine di acquisire una prospettiva da più punti di vista. Si dimostra che l’area
d’influenza del fenomeno non si limita alla realtà geografica della Spagna ma che in realtà
costituisce un campanello d’allarme per tutti quegli Stati europei che detengono più
nazioni al proprio interno, per i quali l’originaria formula Stato-nazione su cui si basano,
è oggi fortemente messa in discussione.
4
1. Elementi di geopolitica: Stato, nazione
e nazionalismo
Il capitolo si svolge seguendo uno schema degli argomenti che si susseguono
secondo un filo logico: è opportuno e indispensabile mettere in evidenza, come base di
questa tesi, la geografia politica e la geopolitica, discipline che studiano i fenomeni di
disintegrazione dello Stato, obiettivo principale del lavoro.
In questo primo capitolo si affronterà il tema dello Stato moderno e della sua nascita
anche attraverso le diverse teorie geopolitiche che lo riguardano, evidenziandone le parti
costitutive. Il motivo che porta a focalizzare l’attenzione sullo Stato è rinvenibile nel fatto
che il nazionalismo si sviluppa all'interno di questo, e, in alcuni casi, dallo stesso ha
origine. In generale, si cercherà di capire come lo sviluppo dello Stato rappresenti una
condizione per lo sviluppo delle nazioni e viceversa, collocando al centro del discorso gli
elementi fondanti la nazione, come la lingua, ed infine spostando l’attenzione sul
nazionalismo delle nazioni senza Stato.
La prima parte si conclude evidenziando il tema centrale della tesi, elaborandolo
in chiave geopolitica e rimandando al secondo capitolo l'analisi del caso specifico della
Catalogna.
1.1 Formazione e crescita dello Stato moderno: nascita e teorie a confronto
Lo Stato è un prodotto inscindibile della storia e dell'evoluzione culturale
dell'Europa. Fra le definizioni più accreditate che verranno proposte in seguito, una buona
introduzione può essere data dalla seguente:
E' una specifica forma di organizzazione del potere politico che si radica in un
preciso ambito territoriale, posta in essere attraverso assetti (un corpo di regole, una
serie di ruoli, un insieme di risorse) con i quali si perseguono determinati fini e
interessi. Lo Stato, inoltre, è un'organizzazione che fornisce protezione dei diritti di
proprietà e della sicurezza personale in cambio di entrate fiscali; esercita il
monopolio legittimo della forza e impone una stessa legge sull'intero territorio […]
ed è riconosciuto come autonomo e unito dai dirigenti di altri Stati
1
.
Gli Stati si formarono inizialmente nella parte occidentale dell'Europa tra il XV e
il XVIII secolo, nei territori in cui vi era instaurato il feudalesimo: la risposta a questi
1
Grilli di Cortona P., Stati, nazioni e nazionalismi in Europa, Il Mulino, Bologna, 2003, p.44
5
poteri fu la monarchia assoluta, che ebbe la sua matrice nel sorgere delle grandi monarchie
nazionali in Francia, Spagna e Inghilterra. In queste monarchie, dove l'unità territoriale
era favorita dall'unione dinastica mediante matrimoni, come per esempio in Spagna e nel
Regno Unito, si fece sempre più forte il bisogno e il crescere della coscienza e
dell'orgoglio nazionale. Contemporaneamente, la frammentazione territoriale delle
organizzazioni feudali andava rovesciandosi: i privilegi feudali passavano direttamente
all'autorità centrale e inoltre si facevano i primi passi verso la rappresentanza del popolo
attraverso un parlamento. La spinta più significativa nel processo di evoluzione dello
Stato si ebbe dalla pace di Vestfalia nel 1648 con la fine della Guerra dei trent'anni fra
cattolici e protestanti e al trionfo dell'Occidente sull'Islamismo. In questo processo, la
Rivoluzione francese fu determinante: in primo luogo la patria assunse una dimensione
territoriale tramite l'identificazione di questa con il territorio corrispondente. Il territorio
divenne proprietà dello Stato e i cittadini rappresentarono lo Stato stesso: «il territorio
nazionale è ormai determinato dall’adesione nazionale dei suoi abitanti»
2
. Il rapporto
«nazione-stato-popolo» creato dalla Rivoluzione francese apporta «[…] un’idea di
nazione che è essenzialmente politica in quanto presuppone che gli appartenenti ad una
medesima nazione godono del diritto ad essere retti da un governo proprio ed
indipendente»
3
.
Emerge un sistema di Stati che cambia totalmente il vecchio sistema di «relazioni
politiche e di interazioni di culture, religioni e principi» [Russett e Starr, 1992], nonché
una sovranità riconosciuta nei rapporti internazionali «fra entità statali sulle quali non si
esercita l'autorità di un potere superiore» [Grilli di Cortona, 2003]. Questa novità
rivoluzionaria caratteristica del nuovo sistema statale condurrà alla politica internazionale
che conosciamo oggi, con la comparsa dei metodi del negoziato e con la nascita della
diplomazia e delle rappresentanze diplomatiche, in cui i conflitti sono impostati su base
statale e non più per ragioni dinastiche. Il processo di affermazione dello Stato moderno
riguardò una netta riduzione delle entità politiche: dalle circa cinquecento del Medio Evo
alle 55 entità sovrane agli inizi del Novecento
4
, divenute 192 nel Duemila (di cui 45 in
Europa).
2
Sahlins P., Frontières et identités nationales, Belin, Paris, 1996, p.201, in F. Zantedeschi,
Nazioni e nazionalismo in Europa, “Passato e presente”, anno XXV, n.70, 2007
3
Ibidem
4
Dati forniti da Freedom House, 1999
6
1.1.2 Teorie e approcci di Geografia politica e Geopolitica
Le teorie che si sono susseguite dalla seconda metà dell'Ottocento
sull'affermazione dello stato moderno hanno dato vita a nuove discipline come la
geopolitica. Questa materia si svilupperà direttamente a partire dalla moderna geografia
politica, nata ufficialmente nel 1896 con l'opera Politische Geographie di Friedrich
Ratzel, e che viene considerata invece come la piattaforma di base della geopolitica.
5
Quest'ultima verrà poi considerata e applicata da molti studiosi appartenenti a diverse
scuole europee, appoggiandosi ad altrettante teorie e affermando infine la geopolitica
come disciplina consolidata e autonoma dalla geografia politica.
Friedrich Ratzel (1844 - 1904), professore di geografia a Lipsia, diede un grande
contributo con la sua opera secondo cui «[…] la geografia politica deve fondare il suo
metodo e le sue norme sullo spazio terrestre, perché lo Stato è sì una creazione umana,
ma è una creazione umana che aderisce intimamente al territorio», riporta Gianfranco
Lizza e afferma: «Per questo, secondo Ratzel, la nascita, la crescita e lo sviluppo degli
Stati non dipendono tanto dalla volontà degli uomini che li formano, ma sono determinati
dalle condizioni dell'ambiente»
6
. Il determinismo geografico nasce da questa
considerazione di Ratzel secondo cui era fondamentale comprendere in che maniera gli
ambienti avevano influenzato i gruppi umani insediati nelle varie zone della Terra.
Influenzato dalla teoria dell'evoluzione di Charles Darwin, Ratzel elaborò un nuovo
concetto che vedeva lo Stato come un organo vivente che necessita di uno spazio in cui
nascere, crescere e svilupparsi fino alla sua morte. E' qui che appare un altro nuovo
elemento: lo spazio vitale, ovvero quella porzione di territorio necessaria allo sviluppo
della popolazione e dell'attività economica e politica, che diventa quindi oggetto di lotta
per la sua conquista, dove il più debole viene assorbito dal più forte. Spazio-posizione e
dinamismo sociale sono quindi i protagonisti della teoria innovativa di Ratzel, meglio
conosciuta come teoria organicistica.
Gli sviluppi successivi della geografia politica vedono in campo altri studiosi che
faranno continui riferimenti all'opera di Ratzel, talvolta opponendosi come nel caso di
Vidal de la Blache (1845-1918), geografo della scuola possibilista francese. Il
possibilismo geografico si distacca dal concetto di determinismo abbracciando meglio un
indirizzo in senso umanistico e ponendo l'attenzione più sulla nazione che sullo Stato: «Il
5
Cfr. Lizza G., Geopolitica. Itinerari del potere, Utet, Torino, 2001
6
Ivi, p.7
7
concetto base della costruzione scientifica di Vidal de la Blache è infatti quello dei generi
di vita derivati dall'attività umana in un preciso ambiente, che determinano la
coagulazione nazionale», Lizza (2001). Per la scuola possibilista, il geografo doveva
descrivere l'evoluzione degli Stati nel corso della storia, dove l'ambiente fisico è
importante ma non un fattore decisivo per la crescita dello Stato, rifiutando così il
concetto di spazio vitale e rivolgendo l'attenzione da un lato al genere di vita e al
paesaggio, dall'altro all'organizzazione dello Stato.
Per vedere la comparsa della parola Geopolitica bisognerà attendere gli studi di
Rudolf Kjellén (1864-1922), professore universitario di scienze politiche a Uppsala, che
concordava la linea presa da Ratzel sullo Stato come organismo. Nella sua opera Staten
som lifsform (1916), lo Stato era composto da 5 organi: Kratopolitik nel senso di struttura
governativa, Demopolitik e Sociopolitik riferiti alla società organizzata politicamente,
Oekopolitik per la struttura economica e infine Geopolitik che trattava delle basi
geografiche e diffusione spaziale dello Stato. Kjellén inoltre sosteneva che la forza di uno
Stato era determinata dalla volontà, intesa come forza psicologica complessiva, di un
popolo nel sentirsi nazione
7
.
Se Kjellén fu il primo a parlare di geopolitica, Karl Haushofer
8
la dichiara come
scienza nello studio dello Stato, introducendo nuove variabili oltre a quelle di tipo fisico-
geografico, come l'etnia e l'espansionismo territoriale, rielaborando le teorie ratzeliane e
di Kjellén in una prospettiva che ben si allacciava al contesto dell'epoca: la sconfitta
tedesca del 1918, una situazione in cui il potere dello stato era assai debole.
9
Lo scontento
di Houshofer contribuì ad alimentare le teorie espansionistiche della Germania
riscontrando successo tra il popolo e attirando a sé molti seguaci. Il concetto di spazio
vitale venne utilizzato per giustificare l'invasione tedesca nella Seconda guerra mondiale.
La Geopolitik di Haushofer cessò la sua validità insieme al nazismo nel 1945, considerata
come disciplina complice del Terzo Reich.
7
Cfr. Glassner M. I., Manuale di Geografia Politica, vol. 1, V ed. Franco Angeli, Milano, 1995
(Political Geography, 1993).
8
Nato a Monaco di Baviera nel 1869, è stato ufficiale di carriera dell'esercito tedesco in Giappone
e poi nella Prima guerra mondiale. Scrisse diverse opere fra cui la rivista mensile Zeitschrift für
Geopolitik, (1924).
9
Cfr. Bettoni G., Dalla Geopolitica alla pianificazione territoriale, Liuc Papers, n. 127, Serie
Economia e Istituzioni 11, 2003. Disponibile in
http://dipartimentodistoria.uniroma2.it/pubblicazioni/Dallageopolitica.pdf