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Il movimento wahhabita deve il suo nome al fondatore, Mu|ammad ibn
‘Abd al-Wahh…b, un teologo del XVIII secolo vissuto nel Na‰d, una
regione corrispondente al nord dell’attuale Arabia Saudita, e da lì
propagatosi, grazie all’alleanza con un potente emiro della zona, in buona
parte della penisola arabica nel corso dei secoli successivi.
Vedremo nelle pagine che seguono la vita e il pensiero di quest’uomo fino a
sfociare nell’attualità, ossia alla maniera in cui le sue idee – a duecento anni
di distanza dalla sua morte – sono oggi interpretate ed applicate. La
trattazione sarà suddivisa in quattro capitoli:
Nel primo analizzerò la figura di Mu|ammad ibn ‘Abd al-Wahh…b,
ripercorrendone l’esistenza e l’ideologia da lui elaborata.
Nel secondo si vedrà in modo specifico la teologia e la dottrina
wahhabita
Nel terzo parlerò della nazione a larga maggioranza wahhabita,
l’Arabia Saudita, e del modo odierno in cui tale movimento è
concepito
Il quarto ed ultimo consiste nella traduzione di due lettere di
Mu|ammad ibn ‘Abd al-Wahh…b, utili per comprenderne il pensiero
direttamente dalle sue parole.
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I
Mu|ammad Ibn ‘Abd al-Wahh…b: la vita
1. Il contesto del XVIII secolo
Molto spesso si tende a considerare il wahhabismo come un’aberrazione o
un movimento che si è nettamente distinto dall’Islàm ortodosso classico
delle quattro scuole giuridiche. Si tratta di una tendenza in parte nuova, ma
la cui origine va comunque ricercata nella scuola giuridica hanbalita, e
dunque l’ideologia wahhabita non si fonda su una base totalmente ignota
alla religione islamica classica.
Indubbiamente l’epoca nella quale il wahhabismo nasce, ossia il secolo
XVIII, è per l’Islàm un periodo di grandi rinnovamenti, e sorge nel Na‰d,
dove aveva vissuto il Profeta e aveva quindi avuto la rivelazione coranica.
Nel XVIII secolo si era accentuata la pratica di adottare forme di culto
estranee all’Islàm, come le invocazioni ai santi, e soprattutto la credenza nei
loro miracoli: tutto ciò aveva determinato un deterioramento nella pratica
cultuale islamica. Infatti molti fedeli, accanto o addirittura in sostituzione
alle pratiche classiche imposte dalla Legge sharaitica, solevano adorare
feticci oppure indossavano vesti che servivano a scacciare gli spiriti
malvagi. La cosa risultava ovviamente malvista sia dagli im…m sia da ogni
capo religioso musulmano ortodosso; il fedele in pratica stava divenendo
superstizioso, e si stava allontanando da quel cardine assoluto che riveste
una importanza totale, ossia l’unicità divina (taw|†d). Accanto a Dio, i
musulmani concepivano dunque altre figure (come i santi) e le veneravano
alla stregua della divinità originaria.
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I fedeli si stavano discostando dalla professione di fede e quindi era
compito dell’autorità riportarli sulla “retta via” monoteistica, abbandonando
culti non propriamente islamici; quindi il compito per così dire “politico”
delle autorità religiose settecentesche fu restaurare l’antico Islàm, quello dei
“padri fondatori”, basato solo su Corano e Sunna. L’unico modo per
ottenere questo risultato era una rigida applicazione della shar†‘a, la legge
divina.
Proprio per l’afferenza col taw|†d, nel XVIII secolo si cercò di sistemare
alcuni capisaldi della fede (stabilendo ad esempio definitivamente che il
Corano è diretta parola di Dio giunta ai fedeli per mezzo del Profeta
Mu|ammad) ed inoltre furono pubblicate nuove raccolte di |ad†th con
ulteriori aggiunte e traduzioni
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.
Fu inoltre enfatizzata la posizione del Profeta: alcuni musulmani di quel
tempo ritenevano che egli fosse Dio, nonostante il Corano dica chiaramente
che “Dio non è generante né generato” (CXII, 3); per la maggioranza dei
fedeli invece la vita del Profeta rappresenta un ideale eccezionale di
esistenza perfetta che occorreva imitare, e per questo era d’obbligo studiarla
a fondo e comprenderla appieno. Perciò dunque la scienza dell’|ad†th si
perfezionò e tutti vollero conoscere quanti più dettagli possibile sulla vita di
Mu|ammad; si diede essenzialmente spazio all’interpretazione letterale
delle fonti, al fine di risalire alla verità in maniera spesso ineccepibile. I
wahhabiti furono ardenti seguaci della letteralità, e tra i primi a desiderare
l’applicazione di questo sistema per l’interpretazione delle fonti.
L’Islàm infatti tramandò i detti del Profeta in forma orale nei primi secoli
della sua storia, per poi passare alla scrittura solo in epoca molto più tarda;
il ’700 quindi si impegnò a instaurare la necessità della scrittura ed a fissare
la purezza linguistica dell’arabo classico, come lingua base degli studi.
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DeLong-Bas, 2004, pp. 8-10.
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Inoltre si assisteva ad una progressiva alfabetizzazione della popolazione,
dovuta in parte proprio al maggiore uso della scrittura, che veniva preferita
all’oralità.
Nei decenni immediatamente successivi alla morte del Profeta, teologi e
giuristi scrissero numerose raccolte di |ad†th di Mu|ammad, e nacquero
quindi le prime scuole giuridiche; soprattutto durante il lungo califfato
Abbaside (750-1258) numerose di queste trovarono applicazione. Il
Wahhabismo è direttamente collegato ad una scuola nata proprio in quella
fase, gli hanbaliti, fondata da Ibn ðanbal (m. 855), un rito piuttosto tardo
nella storia islamica.
L’ideologia che sta alla base del movimento creato da Mu|ammad Ibn ‘Abd
al-Wahh…b riflette appieno le tendenze riformistiche e particolari che
abbiamo esaminato, proprie del suo secolo; una delle prime preoccupazioni
del teologo fu infatti la spartizione del potere nella penisola arabica, e
l’importanza attribuita agli ‘ulam…’ , divenuti sempre più capi assoluti dei
fedeli. Ibn ‘Abd al-Wahh…b teorizzava una ricostruzione socio-morale della
società, da effettuare solamente attraverso il monoteismo più rigido
possibile (taw|†d), passando ovviamente per le principali fonti dell’Islàm
sunnita, Corano ed, appunto, Sunna.
Egli rigettava l’importanza del passato e dunque l’insegnamento degli avi
(taql†d) propendendo nettamente per l’interpretazione diretta ed effettiva sia
della Legge islamica sia dei testi religiosi (i‰tih…d) attraverso lo studio
dettagliato del contenuto. Era convinto inoltre dell’importanza di un
appoggio politico per realizzare il suo progetto, e perciò si legò all’emiro
del Na‰d, con cui stabilì una profonda alleanza. Tracciare la biografia di
questo controverso personaggio, poco amato al di fuori dell’Arabia,
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significa esplorare un Islàm talvolta parecchio diverso dall’ortodossia
classica, da cui sovente si distaccava, non condividendone alcuni assunti
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2. Fonti sulla vita di Ibn ‘Abd al-Wahh…b
Buona parte delle notizie sulla vita di Ibn ‘Abd al-Wahh…b le possediamo
grazie a quattro tipologie di fonti:
1. opere scritte dai suoi discepoli e seguaci (tra cui ricordiamo i più
importanti, ðusayn ibn Ghann…m e ‘Uthm…n ibn Bishr)
2. numerose opere polemiche scritte da detrattori del movimento (il più
importante polemista con i wahhabiti fu A|mad bin Zayni Dahlam)
3. racconti scritti da numerosi visitatori nell’Arabia del Settecento
4. il corpus delle opere dello stesso Ibn ‘Abd al-Wahh…b
Il primo cronista – nonché discepolo – della dottrina wahhabita fu ðusayn
ibn Ghann…m: docente di lingua araba, contemporaneo ed amico del
fondatore del movimento. Nato ad al-A|s…’, si trasferì nel Na‰d proprio per
stare accanto ad Ibn ‘Abd al-Wahh…b; l’opera principale, nella quale tracciò
la biografia di Ibn ‘Abd al-Wahh…b, ha titolo ta’r†kh Na‰d (“la storia del
Na‰d”): in questo scritto, oltre agli episodi salienti della vita, menzionò
pure numerosi stralci di testi del fondatore dei wahhabiti, facendone così
una prima sintesi delle opere. Ibn Ghann…m morì nel 1811 circa, quando fu
considerato “un uomo anziano”, non sappiamo infatti l’anno di nascita,
ipotizzabile comunque nella prima metà del ’700.
L’altro grande seguace di Ibn ‘Abd al-Wahh…b fu ‘Uthm…n ibn ‘Abd All…h
ibn Bishr al-ðanbali al-Nasir† al-Tamim†, noto semplicemente come Ibn
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DeLong-Bas, 2004, pp. 11-14.
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Bishr; nato nella città di Shaqr…’ nel Na‰d, a differenza di Ibn Ghann…m
non fu contemporaneo del fondatore, ma probabilmente nacque qualche
decennio dopo la sua morte, all’inizio dell’Ottocento; non conobbe quindi
tutte le sfaccettature della personalità di Ibn ‘Abd al-Wahh…b ma ebbe
numerosi contatti con vari discepoli e seguaci sì da apprenderne molto bene
la dottrina. La sua cronaca si basò essenzialmente sulle interviste fatte ai
discepoli del fondatore circa la personalità di quest’ultimo, quindi il suo
lavoro risultò in numerose parti molto più dettagliato di quello di Ibn
Ghann…m, poiché Ibn Bishr scriveva in maniera assai più precisa e
puntigliosa del proprio predecessore.
Queste due cronache non furono scritte utilizzando lo stile agiografico
adoperato per tracciare le biografie dei santi Sufi (man…qib) ma anzi i due
autori si mantennero parecchio lontani sia dall’equiparare la figura di Ibn
‘Abd al-Wahh…b ad un santo sia dall’attribuirgli miracoli (bar…ka): ciò
perché alla base della dottrina wahhabita c’è un assoluta lontananza da tutto
quello che può frapporsi tra Dio e il fedele, in quanto essi seguivano il
monoteismo assoluto. Queste quindi alcune linee chiave per comprendere i
lavori di Ibn Ghann…m e Ibn Bishr:
E’ importante sottolineare che le due cronache tendevano al supporto
del movimento wahhabita; si trattava di opere che lo elogiavano ed
invitavano i musulmani ad abbracciarlo. Perciò ne mostravano solo
gli aspetti positivi non facendo mai menzione a eventuali lati
negativi; di conseguenza, essi posero l’accento sulle persecuzioni
che gli oppositori avevano scatenato contro i wahhabiti nei secoli
XVIII-XIX, enfatizzandole.
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Addirittura in alcune parti si assiste ad un’equiparazione della vita di
Ibn ‘Abd al-Wahh…b a quella del Profeta Mu|ammad; per i seguaci
di tale movimento, l’esistenza del loro fondatore è perfetta alla pari
della biografia del Profeta.
La visione di Ibn Bishr, inoltre, aggiunge un dato importante:
collocandosi almeno cinquanta anni dopo la morte di Ibn ‘Abd al-
Wahh…b le sue interviste ai contemporanei ci danno un’idea efficace
di come le idee wahhabite furono recepite dalla popolazione ad oltre
mezzo secolo dalla dipartita del fondatore
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Il secondo tipo di fonti, cioè i racconti degli oppositori, non possono essere
utilizzati poiché si trattò di scritti veementi ed essendo concepiti per
denigrare il wahhabismo, ne enfatizzavano soltanto gli aspetti negativi. In
genere, i numerosi oppositori dei wahhabiti erano polemici e aggressivi nei
confronti dei seguaci di Ibn ‘Abd al-Wahh…b: come risultava dai loro scritti.
Il principale esponente di questa corrente di oppositori fu Ibn Dahlan, le cui
opere di contestazione furono concepite dopo la morte del fondatore, circa
verso la metà dell’Ottocento. Egli nacque nel 1816 o 1817, non sappiamo
però l’anno di morte, probabilmente tra la fine del XIX ed i primi del XX
secolo; Ibn Dahlan si scagliò duramente contro tutto il sistema wahhabita,
partendo dal fondatore fino a raggiungere i fedeli, ma, come
precedentemente detto, si tratta di lavori poco imparziali e dunque non utili
alla ricostruzione della biografia di Ibn ‘Abd al-Wahh…b.
La terza tipologia di fonti, i racconti dei viaggiatori attraverso l’Arabia del
XVIII secolo, si presenta fallace per le medesime ragioni; innanzitutto, i
viaggiatori erano assai influenzabili (esprimevano cioè le rispettive opinioni
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DeLong-Bas, 2004, pp. 14-17.
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sulla condotta dei wahhabiti, spesso negative, ma talvolta anche positive)
tuttavia nessuno di essi incontrò il fondatore né qualche suo seguace o
discepolo. Quindi si trattava esclusivamente di pareri personali in alcun
modo utilizzabili per descriverne la biografia.
Nemmeno le opere di Ibn ‘Abd al-Wahh…b servono per tracciare la sua vita;
del resto, egli non ha mai scritto un’autobiografia. Si è occupato esclusiva-
mente di questioni teologico-giuridiche e su ciò verte la quasi totalità della
sua produzione letteraria; dettagli sulla sua esistenza sono desumibili qua e
là dai suoi scritti, ma l’autore ne fa cenno molto raramente.
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3. La vita di Ibn ‘Abd al-Wahh…b
Non sappiamo nulla riguardo all’aspetto fisico di Ibn ‘Abd al-Wahh…b.
Sappiamo qualcosa sulla sua personalità: Ibn ‘Abd al-Wahh…b era un
teologo e un uomo di legge. Una persona dall’intensa convinzione e fede
religiosa, assolutamente certa delle sue idee al punto da ingaggiare dibattiti
con altri individui e convertirli alla sua ideologia; fu abile oratore,
intelligente e arguto scrittore.
Si opponeva con grande durezza ad ogni forma di eresia, spiegò con forza i
casi in cui bisognava usare la forza e dichiarare guerra (‰ih…d), fino alla
vittoria dei fedeli. Seppe inoltre sfruttare l’amicizia con un emiro per
trasformare la sua ideologia in una vera e propria dottrina statale, che
perdura fino ai giorni nostri, a più di 200 anni dalla sua morte.
Mu|ammad ibn ‘Abd al-Wahh…b nacque ad al-Uyayna, nella provincia del
Na‰d, Arabia settentrionale, probabilmente nel 1702 o nel 1703; la sua
famiglia aveva una reputazione molto elevata. Suo nonno, Sulaym…n ibn
‘Al† ibn Musharraf, era stato un giudice (qaÿ†) tra i più importanti
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DeLong-Bas, 2004, pp. 14-17.
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dell’Arabia, e seguiva la dottrina hanbalita, mentre suo zio, Ibrahim ibn
Sulaym…n, fu sia un giurisperito (muft†) sia un giudice, e le sue fat…wa
erano famose in tutto il Na‰d, e nei sobborghi di al-Uyayna. Il padre, ‘Abd
al-Wahh…b ibn Sulaym…n, esercitò la professione di qaÿ† e fu il primo
professore di teologia e giurisprudenza (fiqh) della città; logico dunque che
pure il giovane Mu|ammad fosse influenzato dall’ambiente familiare, così
permeato dalla dottrina hanbalita.
All’età di 10 anni – affidato all’autorevole guida paterna – conosceva
perfettamente a memoria il Corano e completò prima degli altri i gradi
dell’istruzione obbligatoria; compì il pellegrinaggio alla Mecca (|a‰‰)
ancora adolescente, sentendo quindi assai forte la sensibilità religiosa, iniziò
a leggere e commentare gli |ad†th del Profeta non ancora ventenne, e gli
scritti dei vari ‘ulam…’ sulle disposizioni legali.
Dopo il pellegrinaggio a Mecca, sostò a Medina dove incontrò i grandi
‘ulam…’ Mu|ammad ibn Hay…t al-Sind† (m. 1751) e Mu|ammad ibn
Sulaym…n al-Kurd† (m. 1780) e proprio nel dialogare con loro maturò le sue
concezioni centrali, ossia l’assoluto monoteismo e l’assenza di altre figure
tra il fedele e Dio. Non conosciamo poi la data del suo soggiorno in ‘Ir…q a
Ba¡ra, un centro culturale islamico molto fecondo ed importante, nel quale
trovò altri propizi scambi intellettuali sia con lo studioso della s†ra profetica
Mu|ammad al-Ma‰mu‘† (il quale fu proabilmente anche il suo professore e
precettore durante il soggiorno iracheno) sia con alcuni esponenti sciiti:
ebbe quindi occasione di misurarsi pure col movimento alide, contro cui poi
si opporrà duramente
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Lasciata Ba¡ra, si recò a Baghd…d, dove restò cinque anni, contraendo
anche un fugace matrimonio da cui ebbe diversi figli; nella metropoli
irachena studiò alacremente la dottrina sufi, divenendone ben presto un
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Enciclopaedia of Islam, s.v. Ibn ‘Abd al-Wahh…b.