Introduzione La scelta del movimento 15m e delle relative dinamiche comunicative come
oggetto di indagine del presente lavoro è dovuta ad una necessità e ad una
curiosità.
La necessità risiede nella volontà di fornire una narrazione alternativa del
movimento 15m rispetto alle interessate ricostruzioni mediatiche. Quelle, tanto
per intenderci, che non hanno esitato nemmeno a cambiarne il nome, facendo
passare, ormai quasi alla storia, il 15m come g li Indignati s pagnoli , gli
Indignati originari, padri dell'indignazione globale, il neonato movimento
#occupy . La necessità è insomma intima e dovuta verso il movimento stesso,
perchè avendone fatto parte è riuscito a ridarmi quella speranza, in parte
sbiadita, che la via dell'azione collettiva abbia ancora un senso e meriti di essere
per lo meno praticata, senza comunque garanzie di successo.
E da qui che nasce la curiosità, militante e accademica, di comprendere e svelare
empiricamente l'importanza e le funzioni dei social network nel creare il 15m , in
particolare prima della sua esplosione come movimento delle acampadas .
Durante lo sviluppo del progetto di ricerca, l'evidenza del ruolo avuto dai media
mainstream mi ha portato a considerarli in azione combinata, armoniosa o
dissonante, con gli strumenti dell'autocomunicazione di massa. Ne risulta
un'ampia analisi che attinge strumenti e spunti da differenti filoni teorici delle
scienze della comunicazione e della sociologia.
La prospettiva sociologica portante è quella che Manuel Castells ha definito
Società in rete , sistematizzata e approfondita in Comunicazione e potere
(2009), da cui traggo l'approccio di ricerca multidisciplinare per questo lavoro.
Per quanto riguarda l'analisi delle dinamiche sociali in seno al 15m , di grande
aiuto è stato I nuovi movimenti sociali come forma rituale (2005) a cura di
Marino Livolsi, la cui introduzione rappresenta un ottimo quadro teorico, utile
per descrivere un oggetto per natura sfuggente come un movimento sociale.
Inutile dire che la prospettiva dominante è quella dell'osservatore partecipante.
Alcuni dettagli sottili ma qualificanti di determinate situazioni si percepiscono
solo scendendo in campo, dalla parte giusta. Ciò che non ho potuto toccare con
mano l'ho ricostruito con gli strumenti dell'etnografia, grazie ai contatti raccolti
a Madrid durante l'anno, disponibili a farsi intervistare.
I
I libri usciti nei primissimi mesi successivi alla mobilitazione sono stati poi utili
per raccogliere altre voci di piazza , e opinioni di tecnici del movimento tra cui
Carlos Taibo, Antoni Domènech, Iñigo Errejón , e gli stessi attivisti universitari
che lanciarono il 15m .
Quel archivio semi-strutturato dal nome di Internet è stato infine il mio bacino
di ricerca complementare per verificare eventi interni ed esterni al movimento.
Il web 2.0 spagnolo diventa invece oggetto d'indagine, ed eventuale fonte di
informazione alternativa.
Per analizzare tutto il materiale a disposizione – una mole davvero ingente – in
varie occasioni gli strumenti della semiotica – in particolare l'approccio
narrativo – hanno aiutato a sistematizzare o approfondire un dato processo
comunicativo.
Si tratta quindi di un lavoro originale, che studia un movimento che a inizio
dicembre conta nemmeno sette mesi di intensa vita contagiosa, sul quale non
molte penne si sono ancora spese.
L'analisi si apre necessariamente con uno sguardo sulle condizioni socio-
economiche della Spagna attuale, dallo Spanish dream , alla crisi-incubo. La
socialdemocrazia di Zapatero prona agli interessi sovranazionali che si sfalda
lascia un panorama di sfratti e disoccupazione alle stelle, la linfa del movimento
futuro. Il terreno del 15m è invece costituito dalla miriade di movimenti sociali
precedenti, in termini di eredità militante, e paralleli, in termini di attivisti o
potenziali tali, reti di individui recettivi e proattivi.
Infine, i movimenti sociali direttamente coinvolti nel lancio del 15m
rappresentano le radici della mobilitazione. Per crescere dovranno giocare
essenzialmente sui due terreni della comunicazione odierna: le reti sociali,
strumento di auto-organizzazione e propaganda, e le reti mediatiche
mainstream, tese tra le comuni logiche commerciali e le peculiarità di ogni
singola testata.
Il movimento 15m in sè verrà analizzato dalla prospettiva di Twitter, che, grazie
alle possibilità offerte dalla raccolta dati in tempo reale, è stato oggetto di
numerosi studi, accademici e indipendenti, che hanno analizzato la social
netowork parallela alla rete sociale degli accampamenti. Ciò ci permetterà di
trarre alcune conclusioni parziali sull'oggetto in analisi, indubbiamente da
ampliare in successivi studi.
II
1. La resaca 1 strutturale 2 A causa della crisi finanziaria le banche smisero di prestare denaro e gli investitori
smisero de comprare debito. Visto che nessuno comprava denaro, si produsse un
effetto domino: il consumo si abbassò, si contrasse l'economia, le imprese
cominciarono licenziamenti collettivi e le famiglie senza lavoro furono espulse dalla
propria casa per insoluto.
3
Un movimento sociale di massa come il 15m nasce necessariamente in un
contesto sociale compromesso. In questo primo capitolo, dopo un breve ripasso
del miracolo economico spagnolo d'inizio millennio, ne descriveremo il declino
nei primi anni della crisi finanziaria, che in Spagna si è fortemente ripercossa
sull'economia reale e sulle condizioni di vita dei cittadini.
Il peggioramento delle condizioni economiche è sempre stato una delle
condizioni sine qua non per lo sviluppo di rivolte sociali. Per questo ci
soffermeremo, oltre che sulla crisi politica di una socialdemocrazia prona agli
interessi economici sovranazionali, sulle critiche condizioni economiche, in
particolare sui temi lavorativo e abitativo, e la loro influenza sulle elezioni
autonomiche 4
del 22 maggio.
Ci addentreremo infine nella struttura delle reti che compongono la società:
quella mediatica che rende manifesto o occulto il malessere sociale, e i social
network, in combinazione con l'universo del web 2.0, campo d'azione principale
del 15m .
1.1 Lo spanish dream 5 Quando, in contrasto con la situazione economica attuale, si parla degli anni di
prosperità bisogna immediatamente ricordare che questi anni in cui si registrarono
tassi di crescita del Pil superiori alla media europea si basarono in buona misura sulla
stupefacente crescita della bolla immobiliare e sulla non meno stupefacente crescita
dell'indebitamento privato (di famiglie e imprese).
1 Resaca si traduce con riflusso o postumi 2 I dati senza fonte di questo capitolo sono tratti dall' Instituto Nacional de Estadística –
ine.es, da El Pa í s , Público e 20minutos 3 Españistán - youtube.com/watch?v=N7P2ExRF3GQ
4 Regionali 5 I dati e le analisi di questo paragrafo sono in gran parte basati sulla clip Españistán , mentre
il racconto delle elezioni 2004 su Castells, 2009:444-460
1
Tutto ciò provocò le seguenti conseguenze.
1) I salari reali non aumentarono dal 2000 ad oggi: d'altra parte, la domanda reale fu
alimentata dall'indebitamento delle famiglie spagnole attraverso il credito facile, offerto
dalla banche spagnole che a loro volta si indebitavano con le banche straniere (in
particolare con quelle tedesche).
2) Non solo i salari reali non aumentarono, ma la partecipazione della massa salariale
alla ricchezza nazionale non ha fatto altro che retrocedere nelle ultime decadi, mentre
aumentava la partecipazione dei profitti imprenditoriali e, soprattutto, dei profitti da
rendita e speculativi (immobiliari, finanziari, assicurativi e oligopolistici).
3) Mentre l' illusione di ricchezza generata dall'inflazione di attivi (soprattutto derivanti
dalla casa) stimolava artificialmente la domanda effettiva e rompeva la lotta sindacale
(perché intraprendere battaglie salariali, se si poteva ottenere credito facile per
finanziare attivi come la casa, che avrebbero continuato a crescere di valore, offrendo
così nuove opportunità per ulteriori crediti?) indeboliva la competitività internazionale
dell'economia produttiva spagnola aumentando il costo base della vita per la
popolazione lavorativa, a causa dell'incredibile prezzo raggiunto dalle casa in Spagna.
Il massiccio indebitamento privato degli ultimi lustri permise di mantenere i conti
pubblici risanati, condizione sulla quale basare politiche pubbliche più o meno sociali.
6
L'origine di questi anni di prosperità risale al 1998, secondo anno del primo
mandato del governo conservatore di José María Aznar, quando fu approvata
una riforma della legge sull'urbanizzazione. Il provvedimento prevedeva
l'aumento del territorio urbanizzabile e la privatizzazione del mercato dei
terreni, i quali avrebbero moltiplicato gli investimenti e portato alla costruzione
di nuove case. L'aumento dell'offerta avrebbe quindi abbassato il prezzo della
casa, con un beneficio per l'intera popolazione e la legge fu copiata da molte
comunità autonome di differente colore politico.
Gli effetti del provvedimento furono riscontrabili nelle notevoli cifre che fece
registrare il Pil 7
: dal già sostenuto +1,7% del primo trimestre 1996, la crescita si
fece costante fino a stabilizzarsi, nei trimestri a cavallo tra il 1999 e il 2000, in
un sorprendente +5%.
Nel 2002, con il settore edile in forte crescita, lo stesso governo del Partito
Popolare approvò El decretazo , una riforma lavorativa che riducendo i diritti dei
lavoratori mirava ad alzarne l'attrattiva. Le imprese avrebbero quindi investito
maggiormente in risorse umane e la disoccupazione si sarebbe ridotta.
La domanda di manodopera andò effettivamente alle stelle, molti giovani
lasciarono gli studi per lavorare nell'edilizia e nonostante si aprì il rubinetto dei
6 Domènech, 2011: 34
7 Ogni variazione percentuale degli indicatori macroeconomici utilizzati s'intende su base
annua 2
flussi migratori la disoccupazione scese, dal 22,9% del 1995 al 13,9% del 2000
fino al 9,2% del 2005.
Comprar case diventò la moda del nutrito ceto medio spagnolo. Banche e casse
di risparmio abbassarono i requisiti per accedere al credito, arrivando a
proporre mutui da 40 anni.
La domanda di case crebbe, facendo alzare il prezzo al m 2
. Ciò fece aumentare il
prezzo del terreno - tassato in funzione dei profitti potenziali - che produsse un
ulteriore crescita del prezzo della casa.
Secondo i dati della Sociedad de tasación il prezzo medio al m
2
, che nel 1994 era
di 954 euro, salì nel 2002 a 1.667 euro per arrivare a 2.516 euro nel 2005,
quando la Spagna costruiva più case che Francia, Italia e Germania assieme.
Investire nel mattone risultava in ogni caso un buon affare, anche se non se ne
avesse avuto la sufficiente liquidità, data la certezza di poter rivendere
l'immobile a un prezzo maggiore.
Anche il credito facile si conquistò una certa popolarità e gli istituti
combinarono i propri prestiti in pacchetti subprime, esimendosi da qualunque
rischio di insolvenza del debito.
Le pratiche finanziarie divennero tanto disinvolte da permettere al Robin Hood
de la banca , un trentenne barcellonese attivo nei movimenti sociali, di ottenere
da differenti istituti bancari un totale di 492 mila euro, che destinò ai movimenti
sociali barcellonesi e a stampare 300 mila copie di una fanzine 8
in cui spiegava
dettagliatamente la truffa. Tutto ciò senza intenzione di restituire il prestito e
lanciando un j'accuse alle banche coinvolte 9
.
Le attitudini speculative, il credito facile e il boom delle costruzioni furono
all'origine di quel lungo balzo del Pil battezzato spanish dream : fino al 2004 il
Pil non scese mai sotto il 2,5%.
Il miracolo economico nascondeva però una forte contrazione del potere
d'acquisto: tra il 1998 e il 2005 la casa raddoppiò in termini reali il suo prezzo,
mentre i salari rimasero invariati. Nel 2005, al picco della prosperità, il reddito
medio si situava attorno ai 20 mila euro.
8 17-s.info/sites/default/files/publicacion/crisi.pdf
9 elpais.com/articulo/economia/Robin/banca/convierte/juicio/impago/alegato/entidades/elp epuespcat/20111118elpepueco_4/Tes
3
Le prosperose condizioni economiche – e una politica di ferro sul terrorismo
basco - davano il Partito Popolare vincente per la terza volta nelle elezioni del
marzo 2004, ma le bombe di Al-Qaeda e la goffa gestione politica dell'attentato
ne ribaltarono in risultato.
Aznar era uno dei componenti del Trio delle Azzorre e aveva partecipato
all'invasione dell'Iraq, nonostante avesse molta Spagna contro di sé 10
.
Nonostante la campagna elettorale fosse stata dominata dal dibattito sulla
partecipazione alla guerra, il Pp conservava un +4% sui socialdemocratici,
almeno nei sondaggi d'intenzione, almeno fino al 11 marzo.
Alle 7.40 di quel giorno un commando della rete di Al-Qaeda fece esplodere
simultaneamente diverse bombe su quattro treni della rete suburbana di
Madrid. L'attacco causò 191 morti e circa mille feriti, e già poche ore dopo
l'attentato il governo ne assicurava la paternità basca. Mancavano solo 3 giorni
alle elezioni.
I media si allinearono, il paese entrò in lutto e “il 12 marzo oltre undici milioni
di persone sfilarono per le strade spagnole contro ogni terrorismo, con tutti i
partiti politici uniti nella manifestazione, in una rara esibizione di unità
nazionale” 11
. Quello stesso 12 marzo i media Cadena Ser e La Vanguardia
cominciarono a porre dubbi alla narrazione governativa: la montatura basca
mostrava le sue prime debolezze.
La mattina del 13 marzo, giornata di riflessione 12
, un trentenne madrileno inviò
un sms a un gruppo di amici, “La chiamano giornata di riflessione e Urdazi 13
sta
lavorando? Oggi 13-m. Alle 18. Sede del Pp in calle Genova 13. Senza partiti.
Silenzio per la verità! Fallo girare!”.
Alle 19 erano in 5 mila sotto le finestre dei conservatori, merito di sms, blog,
mail e Nodo50.org 14
. Alle 20.20, il re costrinse il ministro dell'interno ad
annunciare in tv la cattura della cellula jihadista, avvenuta gi à nel pomeriggio.
Il giorno seguente Josè Rodriguez Zapatero fu eletto primo ministro. Il premier
più social d'Europa mantenne la promessa elettorale e richiamò le truppe
10 Il movimento contro la guerra in Iraq fu tanto massivo come effimero 11 Castells, 2009:449
12 Giorno precedente alle elezioni in cui è imposto il silenzio elettorale 13 Allora direttore dell'informazione di Tve 14Server e progetto autonomo di controinformazione orientato ai movimenti sociali per i paesi
ispanofoni 4
dall'Iraq, mentre aumentò l'impegno militare nella missione Nato in
Afghanistan. Un altro dei primi atti politici dal forte valore simbolico fu la
creazione del Ministero dell'abitazione , che nelle intenzioni avrebbe dovuto
garantire l'articolo 47 della costituzione che sancisce il diritto a “una casa degna
e adeguata”.
Il governo Zapatero si rese protagonista di molte riforme del diritti civili che
segnarono la storia spagnola di inizio millennio, mentre a livello economico
continuò sostanzialmente con le stesse ricette neo-liberali dei conservatori,
approfittando della bonaccia che trainava il sistema produttivo per ridistribuire
gli avanzi del banchetto speculativo.
Un esempio su tutti fu proprio nel Piano statale abitativo 2005-2008 in cui si
svilupparono le linee guida della politica immobiliare: favorire l'affitto tramite
un'ulteriore cessione di terreni da dedicare a case a canone sociale. Peccato che
sullo sfondo c'era un paese di 44 milioni di abitanti con oltre tre milioni di case
vuote.
Nel maggio 2006 l'esecutivo approvò con l'accordo delle parti sociali – non
succedeva dal 1997 - una nuova riforma lavorativa. L'accordo prevedeva la
diminuzione del numero massimo di contratti a termine consecutivi in una
stessa impresa e l'introduzione di incentivi, tra gli 800 e i 1.200 euro per tre
anni, agli imprenditori che trasformassero in fisso un contratto a termine. La
carota per i datori di lavoro fu il nuovo Contratto di sviluppo per l'impiego
indeterminato con costi più bassi per il licenziamento, orientato all'assunzione
di categorie di lavoratori poco attrattive. Il Pil tornò a salire, toccando a fine
2006 il picco di +4% e la disoccupazione, parallelamente, scese al suo minimo
storico, il 7,95%, nel primo trimestre 2007.
Il 2007 vide l'approvazione di alcuni provvedimenti redistributivi, tra cui
ricordiamo i l cheque bebé , un assegno di 2.500 euro per ogni bambino nato o
adottato, in vigore dal 1 luglio 2007 e gli aiuti per le famiglie a basso reddito con
figli fino a 18 anni e per tutte le famiglie con un figlio disabile almeno al 33%.
L'estate 2007 sarà però ricordata per l'inizio della crisi dei subprime spagnoli.
In autunno le notizie del settore immobiliare cominciano a descrivere i sintomi
della crisi imminente: discesa di vendite, prevendite e accensione di mutui.
5
Ma la speculazione non si fermava e il 2007 si chiuse con il prezzo al metro
quadro a quota 2.905 euro.
Nel dicembre 2007 entrò peraltro in vigore il canon digital , un'imposta di equo
compenso che gravava sull'acquisto di masterizzatori, hard disk, lettori
multimediali, supporti ottici e flash, fotocopiatrici, stampanti e scanner. Il
provvedimento sarà dichiarato parzialmente illegale dal tribunale europeo
nell'ottobre 2010.
L'arrivo del 2008 portò invece con se la soppressione del la tassa sul patrimonio
e dell'obbligo di dichiarazione dello stesso. A contrappeso, i giovani tra i 22 e i
30 anni a basso reddito ricevettero un contributo di 210 euro al mese per
l'affitto. Una simile manovra fu adottata per le famiglie, sotto forma di sgravi
fiscali. Le elezioni si avvicinavano.
La nona legislatura sarà la meno conflittuale, socialmente parlando, della
giovane democrazia spagnola: si registrerà il minor numero di ore di sciopero
dal 1977. La disoccupazione si att estò, infatti, a 8,6% a fine 2007.
Le elezioni del 9 marzo 2008 confermarono l'esecutivo, ma non consentirono al
Psoe di raggiungere la maggioranza assoluta nel Congreso 15
. Socialdemocratici e
popolari aumentarono il numero di seggi a scapito della sinistra e dei partiti
nazionalisti, consolidando un bipartitismo quasi perfetto: 323 deputati su 350
provenivano dai due partiti principali. Registrato il successo della tornata
elettorale, Zapatero affermò che la sua priorità sarebbe stata “la lotta contro la
decelerazione economica” .
Nel primo consiglio dei ministri il governo decise fu la restituzione ad ogni
contribuente di 400 euro l'anno. Secondo una stima, questo regalo costò, per
ognuno dei due anni in cui venne applicato, circa 6 miliardi di euro all'erario.
Altri 4 miliardi di euro vennero investiti dal governo in fideiussioni alla banche
per facilitare il finanziamento alle piccole e medie imprese e per l'acquisto di
case popolari.
15Camera bassa del parlamento spagnolo 6
1.2 La socialdemocrazia in piena Crisi L'abdicazione della democrazia può prendere due forme: o ricorrendo ad una dittatura
interna, sommettendo tutti i poteri all'uomo della provvidenza, o delegando i suoi
poteri ad un'autorità esterna che, in nome della tecnica, eserciterà, di fatto, il potere
politico, perché in nome di un'economia sana si arriva molto facilmente a dettare la
politica monetaria, finanziaria e sociale, cioè la politica nel senso più ampio del
termine.
16
Lo scoppio della crisi finanziaria, nel settembre 2008, coincise con la formale
entrata in recessione dell'economia spagnola: tra il terzo e il quarto trimestre
2008 il Pil scese da +0,3 a -1,4%. A livello finanziario, invece, lo scoppio della
bolla immobiliare fece emergere chiaramente l'enorme volume d'indebitamento
privato spagnolo e gli stabilizzatori automatici operarono sull'indebitamento
pubblico, garante della stabilità finanziaria, il quale cominciò a crescere.
Nonostante ciò, la prima reazione governativa fu quella di negare l'esistenza di
una crisi e dimostrarlo nei fatti: due giorni prima di Natale 2008 l'esecutivo
approvò un aumento medio delle pensioni minime del 6%, oltre all'incremento
del 2,4% per il recupero dell’inflazione, e un aumento del 4% del salario minimo
interprofessionale, da 600 a 624 euro mensili. Il regalo a pensionati e lavoratori
fu notevole, data l'allarmante situazione economica contingente.
Il credito delle banche ai consumatori nel terzo trimestre del 2008 cadde di ben
il 95%. Il turismo, principale settore economico, registrò a novembre un
preoccupante -11,6%, mentre la produzione industriale ad ottobre perse il 13%.
La disoccupazione aumentò del 66,4% - 1.280.300 licenziamenti - nel 2008,
portando il numero totale di disoccupati a 3.207.900. Il tasso di disoccupazione
si fissò al 13,9%, mai così alto da 9 anni, e il Pil crebbe solo dello 0,9%. Nota di
colore, ma utile per comprendere l'entità della crisi: gli spagnoli risparmiarono
il 3% nella popolarissima Lotteria di Natale 2008.
Le attese non tradirono e nel primo trimestre 2009, complici la stagione poco
favorevole e le prime ripercussioni della crisi sul settore produttivo,
scomparvero altri 766 mila posti di lavoro, portando la disoccupazione al 17,4%.
16 Discorso di Pierre Mendès France, partigiano socialista, all' asemblée nationale - xn--
lecanardrpublicain-jwb.net/spip.php?article163
7
Il governo continuò a negare l'esistenza la crisi e nelle dichiarazioni di Zapatero
troviamo ancora tra febbraio e marzo 2009 belle intenzioni come “ non
renderemo più economico per le imprese il licenziamento” e “i lavoratori non
pagheranno la crisi”. In data 11 maggio 2009 il governo presentò un piano per
riattivare l'economia, che si sostanziava nel taglio di 5 punti per tre anni all'Ires
delle piccole e medie imprese e all'Irpef agli autonomi. Cinque giorni dopo, il 16
maggio, Zapatero ribadiva in una dichiarazione pubblica “finché ci sarà una
maggioranza socialista nel parlamento spagnolo ed europeo non approveremo
tagli alla spesa sociale e ai diritti dei lavoratori, in nessun modo”.
Ma la crisi mostrava i denti, il surplus pubblico diminuiva e nel secondo
trimestre 2009 il Pil registrò il suo peggiore storico, a -4,4%. L'esecutivo decise
quindi di aprire una stagione di aumenti delle imposte dirette.
A giugno aumentò di 2,9 centesimi al litro l'accisa sui carburanti e del 12%
quella sul tabacco, inoltre "con l'obiettivo di frenare l'importante incremento di
consumo trinciato come prodotto sostitutivo alle sigarette” 17
il governo
introdusse un'ulteriore addizionale. Durante il Dibattito sullo stato della
nazione svoltosi in quello stesso mese, Zapatero annunciò l'eliminazione delle
deduzioni sull'acquisto della casa salvo per i ceti a reddito più basso (fino a 24
mila euro), i quali erano ormai esclusi dal mercato immobiliare. Il rientro delle
vacanze estive fu segnato dalla decisione del governo di aumentare l'Iva. Il
provvedimento fu effettivo solo dal 1 di luglio 2010, alzando di un punto
l'aliquota ridotta (dal 7 al 8%) e di due l'ordinaria (da 18 a 20%).
A fine 2009 il governo presentò un piano per l'aumento dell'età pensionabile. La
proposta si scontrò con l'opposizione delle parti sociali, degli altri partiti e di
alcune correnti interne al Psoe, che dovette nel febbraio 2010 ritirare la
proposta.
Il 2009 si chiuse con quasi 4,4 milioni di persone senza lavoro, dei quali 1,4 non
ricevevano sussidi di disoccupazione. Il mercato del lavoro perse
complessivamente 800 mila lavoratori, portando la disoccupazione al 1 8,8%, lo
stesso livello del 1996, primo anno del mandato di Aznar. La caduta del Pil fu
del 3,7%, la più alta mai registrata, frutto di 6 trimestri consecutivi con segno
negativo.
17publico.es/231967/el-gobierno-penaliza-a-los-fumadores-de-tabaco-de-liar 8