1.1 I termini democrazia e islàm.
Prima di intraprendere il discorso relativo alle effettive
possibilità di una democrazia nei paesi islamici, è bene
approfondire i due concetti che si sono solo accennati
nell‟introduzione così come esposta, cioè democrazia e
islàm.
I due termini non corrispondono a precise ed immutabili
definizioni ma hanno un largo seguito di interpretazioni
nonché la tendenza a variare al fine di adattarsi a tempi e
spazi diversi.
Il concetto di democrazia, per primo, non ha
un‟interpretazione univoca ed è precisato in associazione ad
aggettivi di vario genere: democrazia liberale,
rappresentativa, parlamentare, ecc.
Quando parliamo di democrazia, quindi, anche riferendoci
al mondo occidentale, dobbiamo precisare a quale tipo di
essa ci riferiamo. Non è detto poi che la democrazia sia una
forma di governo priva di difetti. Winston Churchill, agli
18
inizi del XX secolo, ad esempio, definiva la democrazia
parlamentare “il meno imperfetto dei sistemi di governo”.
3
Tra le varie definizioni di democrazia esistenti è possibile
distinguere diversi approcci tra i quali tre sono i più
convalidati:
- Formale;
- Normativo;
- Strutturale.
Gli autori che si rifanno a tali approcci, puntano, per
definire la democrazia, sulla maggiore o minore importanza
di questo o quell‟altro suo elemento costitutivo.
In base all‟approccio formale la democrazia è definita come
l‟insieme di regole sulla base delle quali si struttura il gioco
politico.
4
Fra quest‟ultime d‟importanza fondamentale è la
competizione elettorale, in quanto strumento che permette di
giungere a decisioni politiche ed “in base al quale singoli
individui ottengono il potere di decidere attraverso una
competizione che ha per oggetto il voto popolare”.
5
3
Bertani C., La democrazia della Mezzaluna, in http://www.carlobertani.it.
4
Guazzone L., Bicchi F., Pioppi D., La questione della democrazia nel mondo
arabo, Polimetrica, Milano, 2004, p. 21.
5
Schumpeter J., Capitalism, Socialism and Democracy, Allen, London, 1964, p.
257.
19
Lo stesso tipo di approccio è quello adottato da Samuel
Huntington, il principale sostenitore tra i politologi della
teoria secondo la quale un sistema di tipo democratico
sarebbe poco, se non per nulla, conciliabile con la cultura e i
principi propri delle popolazioni di religione musulmana.
6
Dello stesso avviso, considerando sempre come punto di
riferimento la presenza di competizione elettorale libera e
corretta, è il politologo Diamond, il quale etichetta i paesi
arabi come “autoritarismi elettorali”.
7
L‟approccio normativo punta sulla presenza di un nucleo
politico pregno di valori sani e liberali sui quali fondare gli
accordi di base e sul rispetto della proprietà privata,
definendo, quindi, democratico uno stato in cui sussistano
tali elementi. Fra i valori alla base della democrazia Morlino
sottolinea come fondamentali libertà e uguaglianza.
8
In base all‟approccio strutturale la democrazia è possibile,
invece, solo laddove esistano delle condizioni socio-
economiche favorevoli per tutti, in modo tale da focalizzare
6
Huntington S., Democracy’ s third wave in The global Resurgence of democracy,
Baltimore, London, 1993.
7
Diamond L. e Morlino L., Assessing the Quality of Democracy, Johns Hopkins
University Press, Baltimore, 2005.
8
Morlino L., Democrazia e democratizzazioni, Il Mulino, Bologna, 2003, pp. 24 ss.
20
gli interessi delle masse popolari sulla partecipazione attiva
alla vita politica del proprio paese.
Come si può facilmente dedurre dalle considerazioni
riportate (che costituiscono tra l‟altro solo una piccola parte
dell‟ampio dibattito in materia) non è facile fornire una
definizione oggettiva ed universale del termine democrazia,
perché fondato su una molteplicità di elementi che tutti
insieme concorrono a chiarire e caratterizzare il concetto.
Mi sembra opportuno quindi accennare ed esporre qualcuna
delle teorie messe a punto da alcuni studiosi che hanno
elaborato gli elementi compositivi del concetto.
Il politologo statunitense Robert Dahl, ad esempio,
preferisce utilizzare il termine poliarchia piuttosto che
democrazia, perché, a suo parere, si presta meglio ad
identificare le caratteristiche originarie di un sistema che si
volesse definire democratico, prima che si diversificassero
nelle varie accezioni di democrazia oggi esistenti
9
. Gli
elementi essenziali affinché si possa parlare di democrazia,
o poliarchia, come la chiama Dahl, sono:
- suffragio universale,
9
Dahl R., Poliarchy: Partecipation and Opposition, Yale University press, New
Haven, 1971.
21
- frequenti elezioni libere e corrette,
- libertà di associazione e di espressione,
- accesso a forme alternative di informazione,
- demos allargato.
Sulla base di questi elementi infatti nei capitoli successivi si
analizzeranno alcune costituzioni per accertare la presenza
di queste caratteristiche in esse e negli stati da cui
promanano.
Sartori pone l‟accento sulla presenza di elezioni e voto
popolare e sulla responsività, termine coniato per indicare la
capacità dei governanti di rispondere alle richieste
provenienti dai governati.
10
Linz e Stepan forniscono una definizione di democrazia
basata sulla presenza di molteplici “arene democratiche”.
11
Ancora più interessanti sono gli studi che analizzano i
fattori che faciliterebbero la conversione democratica e ne
favorirebbero il consolidamento.
Il processo di democratizzazione è articolato in tre fasi:
transizione, instaurazione e consolidamento. Si tratta di un
10
Sartori G., Democrazia cosa è, Rizzoli, Milano 1993, p. 108.
11
Linz J. e Stepan A. in Grassi D., Le Nuove Democrazie, il Mulino, Bologna,
2008, p. 14.
22
processo molto lungo e spesso tortuoso, coadiuvato, specie
nella sua fase iniziale dalla presenza di alcuni fattori. Tra
questi ultimi, il più volte citato autore statunitense Samuel
Huntington indica lo sviluppo socio-economico
12
: un paese
con un alto livello di reddito sarebbe un candidato con
ottime possibilità di riuscita quanto alla trasformazione in
direzione democratica della forma di governo.
Tra i sostenitori di questa teoria vi sono anche altri studiosi
come Lipset, secondo il quale la democrazia è promossa da
ricchezza, industrializzazione, istruzione e urbanizzazione.
13
Oltre al fattore economico, altre variabili importanti sono le
istituzioni politiche presenti, alcune delle quali sono
considerate più democratiche di altre.
Linz e Lipset sostengono, ad esempio, che un sistema
proporzionale e parlamentare sia più adeguato
all‟instaurazione della democrazia rispetto ad un sistema
presidenziale, specie se sorretto, quello, da una carta
costituzionale di tipo rigido o modificabile solo attraverso
complesse procedure.
14
12
Huntington S., op. cit.
13
Lipset S.M., in Grassi D., op. cit., p. 33-34.
14
Linz J., Lipset S. M., in Grassi D., op.cit., p. 39.
23
Gli altri fattori che in questo contesto più ci interessano
sono la cultura politica e la legittimità, nonché la forza della
società civile, come affermato dagli studiosi Walzer e
Diamond.
15
Quanto appena detto a proposito della parola “democrazia”
vale anche in linea di massima per il termine “islàm”. Anche
in questo caso, infatti, troviamo il concetto associato ai più
svariati aggettivi e anche qui, anzi a maggior ragione, si
tratta di un concetto variabile nel tempo e nello spazio.
L‟islàm, come verrà ampiamente argomentato nei paragrafi
successivi di questo lavoro, nasce in primis come religione,
ma nel tempo si evolve andando ad investire e comprendere
vari settori della vita sociale e politica, nonché vaste aree
del mondo, i paesi arabi principalmente ma anche buona
parte del continente africano e di quello asiatico. Senza
contare che esistono molte comunità islamiche sparse in
tutti i continenti. Si sono individuate dieci aree geografiche
in cui si concentra la realtà musulmana, anche se
differenziata in varie etnie e gruppi.
16
15
Walzer M., Diamond L., in Grassi D., op. cit., p. 43-44.
16
Dassetto F., L’incontro complesso, Edizioni Città aperta, Roma, 2004.
24
Inoltre, anche per il concetto di islàm si sono approntati
diversi approcci interpretativi in concomitanza alle varie
epoche storiche ed alle varie ideologie politiche affermatesi.
E così si parla di un islàm socialista, di un islàm riformista,
di puro ritorno all‟islàm e, ancora, di fondamentalismo
islamico, islàm assolutista, islàm sciita, islàm sunnita.
L‟obiettivo principale dell‟islàm religioso è l‟uguaglianza,
ma quando la legge rivelata da Maometto investe e tenta di
fondersi con il politico (da cui si originerà anche la
sharī’ah) all‟uguaglianza ed alla giustizia subentra e, in un
certo qual modo, si sostituisce il concetto di legittimazione
del potere, dal quale avranno origine varie teorie. Tra queste
ultime quella quietista che conta tra i suoi maggiori
sostenitori il filosofo e teologo Abu Hamid al-Ghazali.
Secondo tale teoria obbedire al sovrano, anche se questi è
ingiusto, “è un male minore rispetto al conflitto che può
distruggere la società e mettere in discussione la
riproduzione della fede”.
17
17
Guolo R., L’Islam è compatibile con la democrazia?, Laterza, Roma-Bari, 2004,
p.37.
25
Altra teoria relativa alla concezione del potere è quella
riformista, della quale si parlerà ampiamente nel capitolo
dedicato al suo principale esponente, Khérédine.
Passando ai vari movimenti di ispirazione islamica connessi
ad altrettanto varie ideologie l‟elenco si fa ancora più
articolato: nazionalismo, panarabismo, panislamismo,
nasserismo, socialismo arabo.
Il movimento islamista, nato e diffusosi dalla prima metà
del Novecento, rifiuta l‟idea di democrazia, indicandola
come una minaccia per l‟unicità musulmana. I più convinti
sostenitori del movimento, come Mawdudi e al-Banna
affermano che l‟islàm deve essere l‟unica guida e che “il
Corano è la nostra costituzione”, così come si legge anche
nelle bandiere del movimento.
Movimenti e teorie che fanno riferimento ai principi
religiosi islamici sono innumerevoli e proliferano
soprattutto dopo il contatto più marcato con l‟Occidente,
avvenuto verso la fine del XIX secolo e protrattosi per tutto
il XX secolo, con l‟affermarsi dell‟aberrante (sotto certi
aspetti) fenomeno della colonizzazione europea. A mio
avviso, infatti, è proprio su questo punto e momento
cruciale della storia che si deve maggiormente concentrare
26
la nostra attenzione. Per molti musulmani, l‟Occidente è
responsabile di aver imposto, nel periodo della
colonizzazione, la sua presenza, i propri modelli culturali,
sociali e politici, ivi compresa la democrazia. Tuttavia non
la democrazia intesa in se stessa come modello generico di
governo del paese, ma la democrazia per così dire
“all‟occidentale”, così come si era affermata in Europa.
Vi è poi un‟altra corrente di musulmani che si definiscono
liberali. I musulmani liberali ritengono che islàm e
democrazia siano del tutto compatibili a patto di concepire
la religione come una sfera separata da quella politica. Ciò
non vuol dire abbandonare i principi religiosi come guida e
tenerli fuori dal mondo politico: nulla vieterebbe infatti la
costituzione di partiti ispirati all‟islàm (sulla scia, ad
esempio, della Democrazia Cristiana italiana), purché questi
non impediscano l‟alternanza al potere.
L‟altra faccia della medaglia ci pone, invece, davanti ai
cosiddetti nuovi orientalisti. Essi, ed in particolar modo
Yahya Sadowski, affermano che i paesi di religione islamica
non abbiano alcuna possibilità di diventare democratici
perché mancherebbe ogni genere di presupposto ed anzi vi
sarebbero molti ostacoli tra cui la religione appunto.
27
Sadowski definisce, infatti, l‟islàm “una specie di
maledizione di famiglia che rovescia sui posteri innocenti il
suo peccato originale”.
18
Potremmo continuare per altre lunghe pagine a parlare di
questi movimenti ma giungeremmo sempre alle stesse
conclusioni e cioè al fatto che l‟opinione pubblica, dotta e
non, si divide tra chi auspica e pensa che una
“democratizzazione islamica” sia possibile e chi, di contro,
la ritiene un‟utopia.
Ovviamente ognuna delle due parti apporta le dovute
argomentazioni e sicuramente non sarà questo lavoro a far
pendere l‟ago della bilancia dalla parte, per così dire,
islamica. Tutto ciò che cerco di fare è dimostrare come
l‟eventuale incompatibilità non sia dovuta alla religione
perché in essa nulla vieta di per sé la formazione di uno
stato democratico. Se questo non è accaduto lo si deve
imputare piuttosto ad altri elementi quale l‟eccessivo
individualismo (paternalismo) dei leader succedutosi al
potere, l‟incapacità o la mancanza di volontà a instaurare un
rapporto con le masse, l‟assenza di pluralismo partitico ecc.
18
Sadowski Y. , The New Orientalism and the democracy debate, in Middle East
Report, luglio-agosto 1993, p. 15.
28
Bernard Lewis, ad esempio, afferma che “non è l’islàm ad
aver favorito una concezione esclusivista del potere:
sarebbero stati i mutamenti politici indotti dalla
modernizzazione ad aver prodotto l’estensione dei
tradizionali poteri del sovrano e messo in ombra il principio
della consultazione”.
19
Rodolfo Ragionieri, autore di parecchi saggi ed interventi
sul tema in questione, afferma, facendo i nomi tra l‟altro di
politologi e studiosi dell‟islàm con lui concordi, come
Brynen, Korany, Noble, che l‟islàm presuppone una
democrazia senza aggettivi, cioè un modello non imposto
necessariamente come fisso, ma capace di adattarsi alle
specifiche realtà sociali, geografiche e culturali proprie di
ogni paese.
20
19
Guolo R., L’Islam è compatibile con la democrazia?, op. cit., p. 131.
20
Ragionieri R., Fragmentation and order in the Mediterranean area, in Identities
and Conflicts, ed. a cura di Cerutti F. e Ragionieri R., Palgrave publishers Ltd.,
Basingstoke, 2001.
Tra i saggi di Ragionieri da cui si è tratto spunto cfr. anche Democratization and the
Arab World: Different perspectives and multiple options, in A New Euro-
Mediterranean cultural identity, a cura di Panebianco S., Frank Casse, Londra,
2003, pp. 47 ss.;
Ragionieri R., Democratizzazione e conflittualità nel mondo arabo, in Guazzone L.,
Bicchi F., Pioppi D., op.cit., pp. 171-202.
29
Il tema della possibile democratizzazione arabo-islamica è
molto ampio e ricco di contenuti tra i quali è spesso difficile
orientarsi. Si rischia infatti di perdersi in un labirinto di
ipotesi, concetti e interpretazioni dai quali è un‟ardua
impresa trovare una via d‟uscita se non ci si concentra su
alcuni punti base.
Partendo da questa breve parte introduttiva cercherò di
mantenere un filo logico orientando la mia attenzione
principalmente sull‟islàm quale insieme fisso di valori
religiosi, spostandomi poi a rilevarne la presenza in alcune
costituzioni, perché ritengo che quest‟elemento politico (per
cui i popoli hanno lottato nei secoli) costituisca la base per
un qualsivoglia regime che voglia definirsi democratico e
moderno. Proverò a rilevare, infine, attraverso il
questionario, cui ho accennato, la presenza di un‟altra
importantissima componente della democrazia, il consenso
del popolo e la partecipazione alla vita politica.
30
CAPITOLO SECONDO
Il binomio
religione – politica.
2.1 Le religioni in generale e la loro influenza
sulle istituzioni politiche.
2.2 I principi religiosi dell’Islàm e la sha rī’a h.
2.3 Dall’islàm religioso all’islàm politico.
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2.1 Le religioni in generale e la loro influenza
sulle istituzioni politiche.
Sin dalle prime civiltà, dai Maya ai Sumeri agli Egizi, la
religione ha rappresentato una costante presenza: si pregava,
si adoravano e sacrificavano animali ad un dio o, per meglio
dire, a un insieme di divinità, ritenute responsabili della vita
e di tutto ciò che ci circonda. Il culto delle divinità era
considerato indispensabile per la vita stessa, essendo questa,
in ogni suo aspetto, legata imprescindibilmente al volere
divino.
Nei secoli successivi si sono fatte avanti ideologie, che
attribuivano l'origine di tutto a un solo Dio, che hanno dato
vita alle religioni monoteiste, quali Ebraismo, Cristianesimo
e Islamismo.
Se le divinità politeistiche condizionavano ad esempio la
buona riuscita della caccia, una giornata di sole, piuttosto
che una di pioggia o un buon raccolto, con l'avvento di
32