____________________________________________________________________________INTRODUZIONE
pieghe apparenti del giuridicamente lecito. Mi riferisco esplicitamente a
quei comportamenti, di per sé ed autonomamente considerati, i quali
non necessariamente debbano essere e vengano identificati quali illeciti;
ad esempio: incarichi inutili e ripetitivi, revoche o mancate concessioni
di benefici pure promessi, isolamento verbale e fattuale da parte dei
colleghi, molestie morali latamente intese.
Dal punto di vista sociologico e medico-legale, il mobbing può essere
identificato come una forma di aggressione psicologica, in sé anche
omogenea, che produce malessere e scompiglio nella vita del
malcapitato, con ripercussioni anche gravi sulla sua salute psicofisica, e
che si realizza attraverso comportamenti ostili, vessatori, realizzati da
colleghi (c.d. mobbing orizzontale) e/o dal datore di lavoro e dai
superiori gerarchici (c.d. mobbing verticale) nei confronti di un
lavoratore individuato quale "vittima". Tali comportamenti poi sono
rivolti intenzionalmente ad emarginare ed isolare il soggetto passivo
nell'ambiente di lavoro, e spesso sono finalizzati ad ottenere
l'estromissione dall'azienda mediante il licenziamento, ovvero
inducendolo a rassegnare le dimissioni (c.d. mobbing strategico o
bossing).
2
____________________________________________________________________________INTRODUZIONE
Pertanto il mobbing, essendo un fenomeno multiforme, non ha una
precisa connotazione giuridica e neppure certi o determinati confini sul
piano delle forme e delle modalità attuative.
Ciò premesso, il primo capitolo di questo lavoro ripercorre gli studi e
le analisi empiriche effettuate negli ultimi decenni, specie in confini
extraitaliani, da alcuni studiosi sul fenomeno mobbing, grazie ai quali
esso viene ad oggi considerato come una branca di studio a sé.
Ricostruzione necessaria al fine di inquadrare giurdicamente il mobbing
e per individuare gli aspetti peculiari e salienti che potrebbero
caratterizzare un futuro intervento legislativo.
Il secondo capitolo, poi, rappresenta latamente un'opera di
"incasellamento" dei vari atteggiamenti mobbizzanti, elaborati specie
dalla psicologia del lavoro, nell'alveo giurisprudenziale con un'attenta
analisi delle prime esplicite sentenze sul mobbing in quanto tale.
Lo stesso, pertanto, risulta inevitabilmente una ricostruzione ex post,
operata con "la lente" del mobbing.
Il terzo capitolo, invece, vuol essere una guida per la tutela
apprestabile, specie sotto il profilo risarcitorio, ai soggetti vittime di
atteggiamenti ostili: dopotutto, per il diritto il mobbing in tanto rileva in
quanto produce conseguenze perniciose per il lavoratore specie per la
sua condizione psicofisica o, come recentemente affermato, esistenziale.
3
____________________________________________________________________________INTRODUZIONE
In attesa di disposizioni legislative che consentano di considerare di
per sé l'esistenza di un vero e proprio "danno da mobbing", lo
strumentario a disposizione non può che spaziare, a seconda
dell'intensità delle molestie, dall'ormai consolidato danno biologico al
più ristretto danno morale, fino a toccare quello che di recente è stato
considerato danno esistenziale.
Il quarto capitolo, infine, analizza sulla scorta dell'evoluzione del
nostro ordinamento il meccanismo azionabile dal lavoratore in sede
processuale per veder garantita la tutela del proprio status
professionale e personale. La fattispecie mobbing, sticto sensu, risulta
composta da una serie di elementi che difficilmente possono essere
dimostrati: basti pensare all'intenzionalità ed alla finalità che connota il
comportamento perpetrato vuoi dai colleghi, vuoi dai superiori
gerarchici o dallo stesso datore.
In coda vengono accluse anche due significative appendici: l'una
concernente le prospettive de iure condendo, rappresentate dai vari
progetti e disegni di legge che nell'ultimo quinquennio sono stati
presentati, con un riferimento anche alle esperienze degli altri Paesi;
l'altra contiene, sommariamente, i risultati statistici a cui è giunto il più
importante studioso, italiano di adozione, e che ben rappresentano la
radicalizzazione del fenomeno sul nostro territorio.
4
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CAPITOLO PRIMO
IL FENOMENO DEL MOBBING
1
1.1 Cosa si intende per mobbing
Nel linguaggio giuridico si sta diffondendo sempre più un nuovo
anglicismo: il mobbing.
Il mobbing è un fenomeno antico e ben conosciuto in ogni cultura ma
è stato descritto in maniera sistematica per la prima volta nel 1982 in una
ricerca pubblicata dal Ministero Nazionale per la salute e la Sicurezza sul
Lavoro svedese a causa dell'incremento sempre più massiccio
dell'assenteismo dovuto al disagio lavorativo. Per definire la violenza
psicologica sul posto di lavoro esistono diversi termini tra cui i piu'
ricorrenti sono, bullyng at work (bullismo sul lavoro), harassement
(molestia), work abuse (abuso lavorativo) e victimasation
(vittimizzazione) ma il termine piu' usato in Italia e nelle ricerche
scandinave è quello di mobbing.
1
Per i risvollti psicologici, organizzativi, cusativi, Fabio di Venanzio: " Il mobbing negli ambienti di
lavoro, cause, conseguenze e ipotesi di intervento", 2000, tesi di laurea in psicologia dell'Università di
Urbino.
5
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Questo termine è mutuato dall'etologia
2
e viene adoperato in questa
branca della scienza per indicare il comportamento di alcune specie
animali consistente nel circondare minacciosamente un membro del
gruppo al fine di allontanarlo dal gruppo stesso.
Il termine è stato" preso in prestito" dal ricercatore (Leymann 1984)
che per primo ha teorizzato tale patologia negli ambienti di lavoro e che
lo ha fatto conoscere fin dai primi anni'80; secondo il dizionario Collins-
Giunti (1993) il termine deriva dal verbo "to mob", che significa
"assalire, prendere d'assalto". Il sostantivo mob, dal latino "mobile
vulgus", significa invece folla tumultuante, spesso nell'accezione
dispregiativa di gentaglia, plebaglia, banda di delinquenti. In Inghilterra
3
ed in Australia per descrivere tale fenomeno si usa il termine "bullying",
ma è piu' corretto chiamare queste ripetute aggressioni "mobbing" poiché
il cosiddetto bullismo è fortemente caratterizzato da atti aggressivi fisici
e invece la pura e semplice violenza fisica è molto rara sul posto di
lavoro. Il mobbing infatti è molto più sofisticato e subdolo, si manifesta
molto spesso sottotraccia come, per esempio, l'isolamento sociale della
vittima. Nella lingua italiana, sono prevalentemente usate, quali
terminologie identificative del mobbing, le parole "molestie morali,
2
Konrad, Das sogenante boese. Zur naturgeschichte der Aggression, Wien, 1963, 41.
3
Cfr.Adams A., Bullying at work, London, Virago Press,1992.
6
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violenze morali e persecuzioni psicologiche
4
, violenza o molestia
psicologica, accerchiamento aziendale".
Per il sociologo Leyman
5
, a cui necessariamente dobbiamo far
riferimento come primo e più esperto conoscitore dell'argomento, si
intende con il termine mobbing una comunicazione non etica e ostile
rivolta da uno o più individui, in maniera sistematica, verso un unico
individuo il quale, a causa del mobbing è spinto in una posizione
disperata, senza difese e viene mantenuto in tale posizione grazie alla
continua attività di azioni mobbizzanti che avvengono in maniera molto
frequente (almeno una volta a settimana) e per un periodo abbastanza
prolungato (all'incirca sei mesi). Pertanto a causa dell'elevata frequenza e
della estesa durata, il maltrattamento porta con sé oltre l'isolamento
anche danni psicologici e psicosomatici notevoli.
Onde evitare pero' un uso distorto, o meglio, un abuso del termine è
subito utile porre in rilievo come non tutti i conflitti ordinari che , forse è
il caso di dirlo, naturalmente si verificano sul luogo di lavoro sono idonei
a trasformarsi in questa vera e propria patologia. La distinzione spesso
4
Così nel D.d.l. S4265(1999) e similmente nel progetto di legge C6410(1999).
5
Tedesco emigrato in Svezia, è stato il fondatore di quello che oramai puo' dirsi un settore di ricerca
ben definito con molti seguaci; in italia primo fra tutti Herald Ege fondatore della associazione Prima-
Associazione italiana contro il mobbing( http:// aziende.iol.it/PRIMA ). Ege è il primo ricercatore che
ha studiato ed analizzato il problema in Italia negli anni novanta anche dal punto di vista statistisco e
definisce così il fenomeno: " il mobbing è un'azione o una serie di azioni che si ripete per un
periodo di tempo, compiute da uno o piu' mobber( colleghi o datori di lavoro) per danneggiare
qualcuno quasi sempre in modo sistematico e con uno scopo preciso. Il mobbizzato viene
accerchiato e aggredito intenzionalmente dai mobber che mettono in atto strategie comportamentali
volte alla distruzione psicologica e professionale".
7
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labile fra conflitto e mobbing non riguarda "che cosa" viene fatto o
"come" viene fatto, bensì si concreta sulla frequenza e sulla durata più o
meno intensa di determinati comportamenti
6
. Non rilevano dunque,
nell'individuazione del fenomeno le situazioni di conflitto solo
temporaneo, che pure di frequente possono presentarsi nelle relazioni
interpersonali, ma solo quelle particolari situazioni con riguardo alle
quali la frequente ricorrenza, la durata e l'intensità delle condotte
vessatorie poste in essere nei confronti della vittima determinano
un'insostenibilità di carattere psicologico. Autori stranieri
(Hirigoyen,2000) descrivono così il processo di mobbing: " La molestia
nasce da episodi apparentemente insignificanti e si propaga
insidiosamente. In un primo tempo le persone interessate non vogliono
formalizzarsi e prendono alla leggera frecciate e scherzi di cattivo gusto.
Poi gli attacchi si moltiplicano e la vittima viene regolarmente messa alle
strette, in condizione di inferiorità, sottoposta a manovre ostili e
degradanti nel corso di un lungo periodo. Esso si concretizza in
qualunque condotta impropria che si manifesti, in particolare, attraverso
comportamenti, parole, atti, gesti, scritti capaci di mettere in pericolo
l'impegno o di degradare il clima lavorativo".
6
Come precisa Leymann la distinzione tra un normale conflitto, tra colleghi o con i superiori ed il
vero mobbing,"does not focus on what is done or how is done, but rather on the frequency and
duration of whatever is done". Leymann H., Mobbing and psychological terror at work place.
Violence and Victims,1990.
8
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La definizione scientifica, elaborata dalla psicologia del lavoro, si
riferisce ad un'interazione sociale attraverso la quale un individuo viene
attaccato da uno o più individui per un periodo di molti mesi, con
aggressioni giornaliere che portano la persona aggredita ad una
condizione disperata con potenziali rischi di espulsione dal mondo del
lavoro
7
.
Il fenomeno, come è stato giustamente osservato
8
dalla dottrina
giuridica, è vecchio come il mondo ma il grande merito da attribuire a
questi studiosi è quello di aver condensato in un unico termine
comportamenti che isolatamente considerati hanno una rilevanza, anche
talvolta penale, ma racchiusi in ragione della loro destinazione
aggressiva garantirebbero con più incisività la tutela del lavoratore in
quanto "persona" sul luogo di lavoro
9
.
Il mondo giuridico da sempre attento alla tutela della persona ha
iniziato di recente ad interessarsi più da vicino alla materia o, meglio, a
7
Leyman H., op.cit.
8
Matto, IL mobbing fra danno alla persona e lesione del patrimonio professionale, in DRL,1999.n.4
9
Il piu' recente disegno di legge sull'argomento S 4265/99 così lo definisce: "Ai fini della presente
legge vengono considerate violenze morali e persecuzioni psicologiche, nell'ambito dell'attività
lavorativa, quelle azioni che mirano esplicitamente a danneggiare una lavoratrice o lavoratore. Gli
atti vessatori, persecutori, le critiche e i maltrattamenti verbali esasperati, le molestie sessuali,
l'offesa alla dignità la delegittimazione di immagine anche di fronte a soggetti esterni all'impresa,
ente o amministrazione, comunque attuati da superiori, pari grado, inferiori e datori di lavoro".
Tutti questi comportamenti per diventare per diventare mobbing " devono mirare a discriminare,
screditare o, comunque, danneggiare il lavoratore nella propria carriera, status, potere formale e
informale, grado di influenza sugli altri, rimozione da incarichi, esclusione o immotivata
marginalizzazione dalla normale comunicazione aziendale, sottostima sistematica dei risultati,
attribuzione di compiti molto al di sopra delle possibilità professionali o della condizione fisica e di
salute".
9
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questo nuovo termine, dato che come si analizzerà, molto spesso il
mobbing si manifesta in comportamenti che nel nostro ordinamento sono
tutt'altro che sprovvisti di tutela; si assiste o si assisterà (dipenderà dalla
capacità di recepimento politico-legislativo) ad una sempre maggiore
attenzione verso termini quali: "molestie morali, violenze morali e
persecuzioni psicologiche
10
, percosse psichiche, violenza o molestia
psicologica, tortura psicologica, pressioni psicologiche, accerchiamento
aziendale", che se da un lato sono già teorizzati dalla dottrina ,dall'altro
necessitano di una definizione che affidata ad altre scienze riuscirà a
riempire di significato giuridico termini poco acconci alle definizioni
legislative.
Da quanto sopra asserito, possiamo individuare gli elementi che sono
indispensabili a connotare una serie di azioni come mobbizanti, e che
ben possono essere presi in considerazione per inquadrare una eventuale
azione giuridica sul mobbing o per una definizione giuridica dello stesso:
1. elemento soggettivo: quello dell'intenzionalità, il fatto che il
collega o il datore di lavoro mette in atto con l'intenzione di
"colpire" il lavoratore. E' proprio, quindi, in base alla finalità che
quel comportamento intende perseguire che potrebbe parlarsi di
mobbing sul lavoro a danno di un soggetto
10
Così Trib. Torino, 6 ottobre-16 novembre 1999.
10
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2. elemento temporale: quello della reiterazione del comportamento.
Il comportamento perpetrato dev'essere sistematico, ripetuto, come
affermano e confermano i dati dei ricercatori, settimanalmente per
un periodo prolungato di più mesi.
3. elemento dannoso: ciò che si vuole provocare al lavoratore è
proprio un danno, che può addirittura arrivare fino alle dimissioni.
1.2. Le tipologie di mobbing: mobbing e bossing; doppio mobbing
Gli attori del mobbing (c.d mobbers) sono molteplici. La fattispecie
può senz'altro essere ricondotta a sistematiche e ripetute angherie e
pratiche di vessazione poste in essere dai colleghi di lavoro di pari
livello, oppure dal datore di lavoro o da un superiore gerarchico con
l'evidente scopo di emarginarlo, isolarlo ed indurlo, infine, alle
dimissioni. Il mobbing avvelena milioni
11
di persone sia quando, allora, è
orizzontale, sia quando è verticale.
Mobbing Verticale: avviene quando l'azienda mette in atto una
strategia distruttiva.
11
Una ricerca italiana mette in luce che le vittime nel nostro Paese sarebbero circa un milione e
mezzo; mentre sui cinque milioni minimo è stimato il numero di persone coinvolte nel fenomeno,
come spettatori o amici e familiari delle vittime. Ege H., I numeri del mobbing. La prima ricerca
italiana. Pitagora Editore, Bologna, 1998, p.8.
11
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Mobbing Orizzontale: si verifica quando un certo numero di colleghi
emarginano qualcuno che, per qualche motivo, il gruppo non vuole.
Mobbing Dal Basso Verso L'alto: è il boicottaggio di un capo attuato
da un gruppo compatto di subalterni.
In Inghilterra
12
sono stati invece individuati altri tipi di
mobbing/bullyng in the workplace, e sono:
Unwitting bullying: inconscio, involontario, si verifica quando lo
stress del momento provoca un deteriorarsi del comportamento.
Organizational Bullying: organizzativo, è una combinazione di quello
inconscio e collettivo, e si verifica quando una organizzazione si batte
per adattarsi ai cambiamenti di mercato, per ridurre le entrate, tagliare
i budget, e altre pressioni esterne.
Corporate Bullying: collettivo, si verifica quando il datore di lavoro
inganna circa la debolezza della legge e la scarsità del lavoro.
Client Bullying: del cliente, si ha quando gli impiegati sono vessati da
coloro che servono, per esempio le infermiere dai pazienti.
Serial Bullying: in serie, si ha quando la fonte d'ogni disfunzione può
essere rintracciata in un soggetto che attacca un impiegato dopo l'altro
distruggendolo.
12
Adams A., Bullying at work: how to confront and overcome it London, Virago Press.,1992.
12
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Pair Bullying: a coppie, è una prepotenza effettuata in serie, con un
collega. Spesso uno parla e gli altri guardano ed ascoltano
Gang Bullying: è una prepotenza effettuata in serie con i colleghi. Si
può sviluppare ovunque, ma spesso fiorisce nei climi delle prepotenze
collettive
Gli studiosi italiani sono soliti distinguere il fenomeno utilizzando due
termini che racchiudono nella loro brevità e forza semantica i
comportamenti ascrivibili tendenzialmente alle due tipologie di categorie
di individui coinvolti: Mobbing e Bossing. Con il primo si individua il
collega, o i più colleghi di lavoro, che per motivi più o meno subdoli,
vogliono eliminare un loro collega che è diventato scomodo, magari per
le sue capacità che destano invidia, o perché troppo zelante, oppure
semplicemente perché diverso, per motivi politici o razziali
(Monateri,2000).
Tuttavia il mobber (l'autore) può essere anche la stessa azienda o
amministrazione che attua questa vera propria strategia nei riguardi dei
lavoratori per eliminarli, per indurli alle dimissioni, raggirando con veri
e propri comportamenti illeciti le strettoie del licenziamento
13
. Il bossing,
o mobbing verticale, è una forma di terrorismo psicologico che viene
13
"In this type of conflict, the victim is subjected to a systematic, stigmatizing process and
encrochment of his or her civil rights. If it lasts a number of years, it may ultimately to ejection from
the labor market". Leymann H., Gustavsson, Psychological violence at work, Stockholm, 1984.
13
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programmato dall'azienda o dai vertici dirigenziali come vera e propria
strategia aziendale di riduzione, ringiovamento o razionalizzazione del
personale, oppure di semplice eliminazione di una persona
indesiderata
14
; esso viene pertanto compiuto dai quadri o dai dirigenti
dell'azienda con lo scopo preciso di indurre il dipendente divenuto
"scomodo" alle dimissioni, al riparo da qualsiasi problema di tipo
sindacale.
Questo tipo di attività è ben presente nella realtà italiana, dove la
scarsa offerta di lavoro da un lato, ed una rigida disciplina in materia di
licenziamenti dall'altra, costituiscono un habitat congeniale allo sviluppo
del fenomeno. Infatti nei sistemi dove è maggiore la libertà di licenziare
minore sarà la strategia di bossing
15
; in una realtà dove il licenziamento è
ammesso solo per giusta causa o giustificato motivo, pena sanzioni
rilevanti, l'interesse a pianificare le dimissioni attraverso tali strategie
scientemente ordinate può essere molto forte. Se il lavoratore ha scarsa
possibilità di trovare una diversa occupazione la sua resistenza alla
violenza perpetrata sarà maggiore, con conseguenze gravi per la sua
salute e per il suo equilibrio "esistenziale". Il bossing, quindi, può
rivelarsi strumento congeniale per allontanare persone ben precise:
14
H.Ege ,Che cos'è il terrore psicologico sul luogo di lavoro,1996,pag.97. L'autore descrive questa
tecnica con il termine di "mobbing pianificato".
15
Monateri P.G., Bona M., Oliva U., Mobbing, vessazioni sul lavoro, Giuffrè editore, 2000, p10.
14
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spesso le vittime sono i soggetti deboli come i disabili, le donne
16
, ma
anche i dipendenti con troppo personalità, o troppo zelo, o con una
anzianità che è diventata troppo onerosa da un punto di vista stipendiale.
Il bossing può attivarsi in modi diversi, ma tutti tendono alla creazione
attorno alla persona da eliminare di un clima di tensione insopportabile:
atteggiamenti severi, minacce, rimproveri, a volte anche sabotaggi venuti
dall'alto, difficilmente dimostrabili. Un esempio di comportamento
attuato con intento persecutorio e distruttivo (contenuto fra gli esempi di
azioni mobbizzanti riportati dagli studi empirici dei ricercatori
stranieri),e che ben può essere richiamato per inquadrare in termini
fattuali il fenomeno, è quello che ha coinvolto una dipendente sottoposta
a continue vessazioni per sistematiche visite di controllo del suo stato di
malattia, determinando l'aggravamento dello stato patologico consistente
in una sindrome ansioso depressiva di natura reattiva; la dipendente
chiedeva, giustamente, oltre all'accertamento del proprio diritto alle ferie
e ai riposi, la condanna della convenuta al risarcimento dei danni,
anche morali, subiti
17
. Ad ogni modo, l'importante è creare attorno al
16
Oliva U., rileva come nel sistema italiano il bossing è attuato soprattutto nei confronti delle
lavoratrici madri, le uniche comunque protette rigidamente dal licenziamento, oppure per motivi
diversi, spesso politici. In Danno e Responsabilità, n. 1/2000. P.28.
17
Cass.sez.lav.n475/1999, in Mass.Giur.Lav. , 1999, 270: " è risarcibile il danno derivato al
dipendente da un comportamento illegittimo e persecutorio del datore di lavoro, consistente nella
richiesta, a piu' riprese, all'INPS dell'effettuazione di visite mediche domiciliari di controllo dello
stato di malattia del lavoratore, attestato dal certificato del medico curante, nonostante la malattia
fosse stata già accertata dai controlli precedenti".
15