2
cacciata dal Paradiso Terrestre, prefigurando il tentatore, Satana ; ed ancora lo si studierà come
simbolo di vita, associato alla medicina, in questo caso, facendo riferimento alla mitologia greca;
poi lo si assocerà al simbolismo del cerchio in quanto Uroboros, e al simbolismo del drago, suo
stretto parente; ed, infine lo si analizzerà in relazione al suo rapporto con la simbologia della
luna, corrispondenza che lo collegherà anche al simbolismo della femminilità, della donna.
Dal Capitolo III in poi, invece, si prenderanno in esame scrittori di varie letterature
europee, i quali nelle loro poesie hanno preso in considerazione l’immagine del serpente; in
particolar modo si studieranno poeti come Lawrence, Garcìa Lorca, Baudelaire, Blaga e
Quasimodo, e, nelle loro poesie, si cercherà non solo di esaminare il significato che assume per
essi la figura del serpente, ma verranno considerati e esaminati tutti gli altri simboli alla quale
l’immagine stessa del serpente si rifà; ad esempio il simbolismo dell’acqua, della terra, della
morte, dell’Aldilà e molti altri ancora.
Tutto ciò servirà per risvegliare, soprattutto nella nostra cultura Occidentale, l’interesse per
questa figura simbolica molto spesso sottovalutata o tralasciata in quanto considerata malefica e
dannosa. Per un occidentale di oggi, il serpente è soltanto oggetto di repulsione, mentre in molte
altre regioni del mondo è rimasto un archetipo completo che conserva vive e riconosciute anche
le sue valenze positive; dunque, non bisogna necessariamente avere paura del serpente, anche se
le strutture moderne tentano di mascherarne l’immagine tradizionale.
3
Capitolo I
1.1 La Letteratura Comparata
Libertà e rifiuto delle frontiere, sia linguistiche che culturali, sono due principi
fondamentali dell’attività comparatistica e ciò si traduce in una libera scelta dei metodi da
impiegare; nell’impossibilità di limitarsi ad una letteratura e nella volontà di aprirsi ad altre
letterature appartenenti a settori linguistici diversi. Detto ciò si può far riferimento alla
definizione proposta da Cl. Pichois e A. M. Rousseau nel 1967:
….La letteratura comparata è l’arte metodica, attraverso la
ricerca di legami di analogia, di avvicinare la letteratura ad
altri settori della conoscenza, oppure i fatti e i testi letterali
tra di loro, purchè appartenenti a culture o lingue diverse allo
scopo di descriverli, comprenderli meglio….
2
Dunque, la letteratura comparata implica che si prenda in considerazione la letteratura
come un insieme; ciò che si paragona è sempre una letteratura con un’altra e la comparazione
sfocia, quindi, in una riflessione su ciò che è la letteratura, partendo da un’esperienza fondata sul
molteplice per individuare meglio le leggi di funzionamento dell’insieme unico. Essa studia le
relazioni di scambio costante che finiscono col determinare la costituzione di un vasto sistema di
ramificazioni, il quale possiede una propria autonomia e proprie leggi di funzionamento; ogni
questione di letteratura comparata sfocia sempre in una poetica comparata dei generi, delle forme
o dei temi.
2
W. Troubetzkoy, D. Souiller, Littérature comparée, Parigi, Puf, 1997; tr. it., Letteratura comparata. Vol. I. Che
cos’è la letteratura comparata, a cura di P. Proietti, Roma, Armando ed., 2002, pp. 19-20.
4
Proprio i temi, come afferma Pageaux, “costituiscono il materiale stesso della letteratura,
formano il suo immaginario; i temi, i miti, le immagini sono i materiali ai quali la letteratura dà
forma”
3
e questa riduzione dello studio del testo al solo funzionamento dell’immaginario, può
spiegarsi con la prospettiva particolare del comparatista, per il quale la ricerca della specificità
linguistica dell’opera passa in secondo piano, a vantaggio della sua spiegazione tematica.
Lo studio dei temi e dei miti letterari appare come un settore strategico dello studio
letterario, e le alterne vicende che ne hanno caratterizzato la storia investono anche la
collocazione e le metamorfosi critiche della tematologia all’interno della letteratura comparata. Il
termine “tematologia” è stato introdotto a indicare “il settore di ricerca che si occupa dello studio
comparato dei temi e dei miti letterari”
4
, vale a dire una metodologia dello studio letterario
applicabile anche all’analisi di un singolo testo. La costituzione di un indirizzo di ricerca
tematico di tipo storico-genetico, basato sulla ricostruzione documentaria della trasmissione dei
materiali tematici attraverso la tradizione europea, si afferma alla fine del XIX secolo in due sedi
disciplinari privilegiate, gli studi sul folclore e, appunto, la letteratura comparata, condividendo
scopi scientifici e basi metodologiche, con riguardo, per quanto concerne la letteratura
comparata, alla trasmissione dei temi e dei miti nelle letterature moderne.
Questa branca di studi è stata tradizionalmente denominata Stoffgeschichte, ovvero “storia
dei materiali, dei soggetti letterari, individuati come elementi costituitivi del contenuto delle
opere letterarie”
5
. In un saggio pubblicato nel 1970 e intitolato The Name and Nature of
Comparative Literature, René Wellek ha identificato l’origine di quella che in seguito sarebbe
stata definita come Stoffgeschichte nell’attività di ricerca dei fratelli Grimm che, nei primi
decenni del XIX secolo, inaugurarono, con i loro studi comparati sulla migrazione delle favole,
delle leggende e delle saghe, un filone di indagine sulla trasmissione dei motivi attraverso la
3
W. Troubetzkoy, D. Souiller, op. cit., p. 23.
4
A. Trocchi, Temi e miti letterari, in A. A. V. V., Introduzione alla letteratura comparata, Milano, Mondadori,
1999, p. 51.
5
Ibid., p. 52.
5
letteratura popolare di tradizione orale. Secondo Wellek, i due letterati tedeschi “contribuirono
attraverso le loro ricerche alla configurazione di un concetto romantico di storia letteraria, legato
all’idea di una sorta di gloriosa riserva di temi”
6
, costituita dalla letteratura folklorica, dalla quale
sarebbe derivata tutta la letteratura moderna.
L’impianto teorico della Stoffgeschichte sarebbe stato ereditato dalle ricerche sulla
letteratura popolare comparata del celebre filologo francese Gaston Paris, la cui scuola
rappresentò quell’indirizzo fondamentale che si occupava di ricostruire la genesi e la
circolazione del materiale tematico nelle letterature europee, nella prospettiva “di ricondurre a
elementi semplici e tradizionali i diversi temi sui quali vivono le letterature, senza alcun’altra
variazione che quella delle nuove combinazioni”
7
. È dovuto a quest’origine prevalentemente
tedesca il fatto che gli studi tematologici nella loro forma originaria vennero identificati col
termine Stoffgeschichte, e fu a causa dell’impostazione positivistica che la loro fortuna critica fu
fortemente osteggiata da un numeroso stuolo di oppositori, come è il caso del giudizio di
Benedetto Croce, il quale affermò, in un articolo pubblicato su “La Critica”, nel 1903, che “le
ricostruzioni genealogico-documentarie della trasmissione tematica, interessandosi solo a
individuare frammenti e passaggi del vario materiale, non fanno penetrare nel vivo della
creazione artistica”
8
. È proprio, tra l’altro, il rifiuto di questo aspetto della ricerca comparatistica
che condurrà Croce a una sottovalutazione delle potenzialità critiche della letteratura comparata
in quanto disciplina autonoma.
Nel 1931, Paul Van Tieghem introdusse, nel primo manuale sistematico dedicato alla
letteratura comparata, il nuovo e fortunato termine “thématologie” (tematologia) a indicare la
branca di studi comparatistici che si occupa dell’indagine dei temi e dei miti letterari, ma
manifestò anche forti perplessità nei confronti del suo valore critico, limitandone la portata a un
6
A. Gnisci, F. Sinopoli, Letteratura comparata. Storia e testi, Roma, Sovera, 1995, p. 68.
7
A. Trocchi, op. cit., p. 52.
8
Ibid., p. 53.
6
lavoro catalogatorio e compilatorio di schedatura dei soggetti letterari. Mentre, Henry Remak è
andato ancora più lontano nella dibattuta definizione che apre il libro Comparative Literature:
Method and Perspective, del 1961, in cui sosteneva:
….La letteratura comparata è lo studio della letteratura
oltre i confini di un determinato paese, e lo studio delle
relazioni tra la letteratura, da un lato, e altre aree del
sapere, come le arti, la filosofia, la storia, la religione.
Insomma, è la comparazione di una letteratura con altre,
e la comparazione della letteratura con altre sfere della
espressione umana….
9
In definitiva, fino agli anni Sessanta si diffuse una sostanziale resistenza critica nei
confronti della ricerca tematologica, in quanto lo studio tematico finiva per investire, secondo
Wellek, questioni di pertinenza extraletteraria, vale a dire “materiali e dinamiche estrinseche di
natura ideologica, sociale e psicologica”
10
e, dunque la specificità estetica dell’opera letteraria
restava ai margini della ricerca tematologica, limitandone il valore critico. Ma questo clima
generale di rifiuto teorico non deve farci dimenticare il valore esemplare, anche dal punto di
vista comparatistico, rappresentato dalle ricerche di alcuni grandi critici, che attraversarono il
territorio dell’indagine tematica, come ad esempio Gaston Bachelard con i suoi studi di origine
psicanalista e gli scritti sulla fenomenologia dell’immmaginario letterario.
9
C. Guillén, Entre lo uno y lo diverso. Introducción a la literatura comparada, Barcellona, Editorial Crítica, 1985;
tr. it., L’uno e il molteplice. Introduzione alla letteratura comparata, a cura di A. Gargano, Bologna, Il Mulino,
1992, pp. 135-136.
10
A. Trocchi, op. cit., p. 55
7
Fu a partire dagli anni Sessanta, con i contributi di Raymond Trousson e di Harry Levin, che
cominciò ad affermarsi una nuova tematologia comparatistica, non solo documentario-
genealogica ma anche storico-critica ed ermeneutica. Per quanto riguarda il primo aspetto,
ovvero la rinascita delle ricerche tematologiche di natura comparatistica, lo studioso belga
Trousson pubblicò, nel 1964, sulla “Revue de Littérature comparée” un Plaidoyer pour la
Stoffgeschichte, ovvero una difesa a favore di questo settore disciplinare, all’epoca ancora
generalmente sconosciuto.
Trousson è stato, infatti, uno tra i grandi riorganizzatori della Stoffgeschichte, con lo
scopo di sottrarla a una impostazione puramente documentario-genealogica e restituirla a un
approccio storico-critico più complesso, che mirasse a riflettere sulle cause e le modalità del
continuo cambiamento che investe i temi letterari nella loro storia; difatti egli ha affermato che
“qualunque sia il metodo di studio utilizzato, l’odissea di un tema assume il suo significato
soltanto nel contesto della storia, nel senso più largo del termine”
11
evidenziando il punto chiave
della sua impostazione teorica, cioè il principio secondo il quale le dinamiche storiche orientano
le preferenze all’interno della permanenza di determinati tratti di identità che individuano quelli
che lo studioso definisce i “temi dell’eroe” e i “temi di situazione”.
Per quanto riguarda questa distinzione, secondo Trousson, i “temi dell’eroe” sarebbero
quelli legati a una figura mitica che diventa autonoma rispetto alla situazione, cioè al contesto
narrativo che l’ha generata. È il caso ad esempio di Orfeo o della figura di Prometeo. Invece, i
“temi di situazione” verterebbero su vicende mitiche in cui la figura principale non ha
un’esistenza indipendente dallo scenario narrativo generale, ed è il caso dei miti di Edipo e
Medea, nei quali i personaggi centrali sono strettamente legati alle situazioni e agli schemi
mitico-narrativi che li definiscono.
11
A. Trocchi, op. cit., p. 56.
8
Quindi, secondo Trousson, il fine di uno studio tematologico è di “interpretare le
metamorfosi di un tema letterario attraverso il tempo, evidenziando l’adattamento degli elementi
costitutivi del tema alle trasformazioni delle idee e dei costumi”
12
.
Parlando sempre di tematologia di impostazione comparatistica, notiamo come in questo
settore l’interesse critico di natura tematica riemerge con vigore di risultati nell’arco temporale
compreso tra la metà degli anni sessanta e i settanta: è il periodo di grande fioritura della
stagione, principalmente francese, della “mitocritica”, che avrà come suo maggiore teorico il
comparatista Pierre Brunel, il quale dedicherà molteplici interventi di chiarificazione e
sistemazione metodologica allo studio dei miti letterari, rendendolo uno dei campi di indagine di
maggior rilievo all’interno della ricerca tematologica comparatistica.
Sempre a partire dagli anni sessanta, il critico statunitense Harry Levin intervenne in più
occasioni a ribadire l’importanza e il valore critico-storico della ricerca tematica, in particolare in
area comparatistica. Lo studioso tentò di dimostrare come gli elementi tematici non
rappresentassero l’intrusione di materiali estrinseci rispetto al testo letterario, ma entrassero a
pieno tra le istanze fondamentali del processo creativo, perché “il contenuto si metamorfizza
nella forma, la selezione e disposizione dei temi diventa una parte organica del processo
artistico”
13
. Inoltre, individuò nel principio chiave della polisemia dei temi letterari la fonte delle
grandi potenzialità critiche dello studio tematico, nelle sue continue connessioni con la storia
delle idee e dell’immaginario culturale.
Gradualmente, però, divenne sempre più evidente, nel corso degli anni ottanta, che lo
studio critico non poteva ignorare gli aspetti tematici presenti nel tessuto delle opere letterarie, e
neanche il valore culturale rappresentato dai miti letterari. Come sostiene Cesare Segre:
12
Ibid., p. 57.
13
A. Trocchi, op. cit., p. 61.
9
….Motivi e temi sono il linguaggio del nostro contatto
conoscitivo col mondo dell’uomo. È grazie ad essi che
la letteratura continua a essere una rappresentazione
tra le più esaurienti del nostro esistere….
14
È a partire da questi presupposti che negli ultimi anni lo studio tematico è tornato a
costituire uno degli aspetti cruciali della ricerca letteraria, incrociandone le prospettive più
innovative e radicali.
14
Ibid., pp. 63-64.
10
1.2 Mito e mito letterario
La nozione di “mito”, insieme a quella di “tema” e “motivo”, è parte essenziale nell’analisi
letteraria di tipo comparatistico, e viene utilizzato molto frequentemente; da ciò sorge un
pericolo reale di confusione in riguardo all’uso di questi concetti fondamentali. Come osserva
Brunel, esiste “una sfumatura terminologica che non si riesce mai a dissipare del tutto, tanto più
che il mito si svincola difficilmente dal tema e che, si potrebbe parlare di temi mitici”
15
. Lo
studio dei miti letterari è una delle vie più seguite nell’ambito della letteratura comparata, ma
bisogna verificare se si tratta veramente di miti o di semplici creazioni letterarie che hanno
acquisito un rilievo mitico nel corso dello sviluppo della civiltà occidentale.
La definizione del mito in senso etno-religioso può richiamarsi all’etimologia greca del
termine mythos che indica la parola, il racconto in accezione favolosa, e fa riferimento alla
conoscenza ed espressione di una realtà che eccede i limiti dell’esperienza e della ragione. Lo
storico delle religioni Mircea Eliade, lo caratterizza in maniera generale nei seguenti termini:
….Il mito narra una storia sacra, cioè un evento
primordiale che ha avuto luogo in principio, ab
inizio….
16
Raccontare una storia sacra significa rivelare un mistero, poiché i personaggi dei miti non
sono esseri umani, bensì dèi o eroi civilizzatori, ragion per cui le loro gesta costituiscono dei
misteri che l’uomo non poteva conoscere se non gli fossero state rivelate. Dunque, il mito è la
storia di quanto è accaduto in illo tempore, la rappresentazione di ciò che gli dèi o gli esseri
divini hanno fatto in principio; perciò “dire” un mito significa proclamare ciò che è accaduto ab
15
W. Troubetzkoy, D. Souiller, op. cit., p. 25.
16
M. Eliade, Le sacré et le profane; tr. it., Il sacro e il profano, a cura di Edoardo Fadini, Torino, Bollati-
Boringhieri, 1984, p. 63.
11
origine, e una volta “detto”, cioè rivelato, il mito diventa verità inconfutabile: stabilisce la verità
assoluta. Esso stabilisce la comparsa di una nuova situazione cosmica o di un evento
primordiale, pertanto “è sempre la rappresentazione di una creazione, vi si racconta come è stato
fatto qualcosa, e in che modo questo qualcosa ha incominciato ad essere”
17
; ecco perché il mito
si identifica con l’ontologia. È evidente il legame instaurato in queste definizioni tra mito e
racconto, secondo il quale in definitiva “il mito è narrazione”
18
. Un aspetto del mito che merita
particolare attenzione è che esso rivela la sacralità assoluta, in quanto racconta l’attività creatrice
degli dèi, svelando la sacralità delle loro opere. In altre parole, il mito “descrive le varie e a volte
drammatiche irruzioni del sacro nel mondo”
19
, che serve a segnare i limiti dell’uomo e della
trascendenza; ed è proprio quest’irruzione del sacro nel mondo, narrata dal mito, che fonda
realmente il mondo. Dunque, ogni mito rivela la nascita di una realtà, sia la realtà totale, il
Cosmo, o un solo frammento di essa.
Per Eliade, la desacralizzazione del mito nel passaggio dai miti etno-religiosi a quelli
letterari produce una sostanziale degradazione e degenerazione del racconto mitico e della sua
organizzazione strutturale, e come osserva Brunel:
….Si ha spesso considerato la storia letteraria di
un mito come la storia di una devalorizzazione, la
storia della devalorizzazione di un modello….
20
Su questo punto la prospettiva di alcuni critici letterari è molto differente: ad esempio
Trousson delinea il rapporto tra mito e letteratura nel senso di una ricodificazione di materiali
“desacralizzati”, in una sorta di passaggio di consegne tra codici conoscitivi differenti; sostiene
17
M. Eliade, op. cit., p. 63.
18
A. Trocchi, op. cit., p. 65.
19
M. Eliade, op. cit., p. 64.
20
P. Brunel, Mythocritique, Théorie et Parcours, Parigi, Puf, 1992, p. 34.
12
che il mito “è una rappresentazione simbolica di una situazione umana esemplare”
21
ed afferma
anche che “all’apertura indefinita del mito si oppone la chiusura dell’opera letteraria, il mito
cessa laddove inizia la letteratura”
22
, quando, cioè, il sostrato religioso che lo ha prodotto
scompare, il mito simbolico diviene un tema di cui si impadronisce la letteratura. Dall’altro lato,
invece, Brunel sostiene che:
….Non conosciamo i miti che attraverso la
letteratura: la letteratura è il vero serbatoio
dei miti….
23
Risulta da queste contraddizioni che il mito ci giunge tutto rivestito di letteratura e che è
già letterario; dunque, il mito letterario nasce dalla letteratura, è databile storicamente e lo si può
pure attribuire a un dato autore che, per primo, ha raccolto le invarianti costitutive di tale
racconto. Mentre, tornando alla definizione del mito in senso etno-religioso, esso si configura,
secondo le caratteristiche individuate da Philippe Sellier, come un racconto fondatore, anonimo e
collettivo, spogliato degli aspetti individuali, che assolve a una funzione socio-religiosa,
proponendo modelli di condotta sociale e morale. Lévi-Strauss afferma:
….I miti non hanno autore e quale che possa
essere stata la loro origine, sin dall’istante in
cui sono percepiti come miti essi non esistono
se non incarnati in una tradizione. Quando un
mito è raccontato, alcuni uditori ricevono un
21
Ibid., p. 29.
22
W. Troubetzkoy, D. Souiller, op. cit., pp. 26-27.
23
Ibid., p. 27.
13
messaggio che non proviene da nessun luogo:
ecco perché gli viene attribuita quest’origine
sovrannaturale….
24
Inoltre, il mito etno-religioso racconta una storia concepita e recepita come veridica, e si
caratterizza per la sua articolazione in forti opposizioni strutturali. Anche Brunel, nel suo
manuale Qu’est-ce que la littérature comparée, elabora una sua definizione:
….Chiameremo mito un insieme narrativo che è
consacrato dalla tradizione e che, in origine, ha
manifestato l’irruzione del sacro nel mondo….
25
Nella sua prefazione al Dizionario dei miti letterari, il comparatista francese propone di
evidenziare tre funzioni essenziali all’individuazione del mito: quella “narrativa” attraverso la
quale si configura uno scenario mitico in cui un sistema di simboli e archetipi diviene racconto a
partire da uno schema; la funzione “esplicativa”, per cui il mito è un racconto autoritario, e si
costituisce, dunque, come un riferimento culturale; infine, la funzione di “rivelazione”, che lo
radica nella dimensione del sacro, dal momento che, come sostiene Eliade, “ogni mitologia è
un’ontofania”
26
. Le funzioni identificate da Brunel ritornano anche nelle osservazioni di Franco
Ferrucci:
….Nel mito la tendenza principale è quella di
rappresentare narrativamente il mondo nel
24
A. Trocchi, op. cit., p. 66.
25
Ibid., p. 67.
26
M. Eliade, Mythes, rêves et mystères, tr. it., Miti, sogni e misteri, a cura di G. Cantoni, Milano, Rusconi, 1976, p.
7.
14
momento in cui si cerca di spiegarlo. Senza
questi due aspetti non si ha mito: quest’ultimo
è il tentativo di chiarire l’universo atrraverso
un racconto, così che la spiegazione, non sia
più discutibile. Essa diventa un oggetto di fede,
finchè la fede resiste….
27
Dunque, un mito letterario si differenzia dal mito etno-religioso e, a questo punto possiamo
proporre due definizioni: da una parte, esso è un mito preesistente e ripreso dalla letteratura, in
un processo che implica il passaggio da un “pre-testo” della tradizione orale alla codificazione
letteraria; dall’altra, esso può anche consistere in un mito nato direttamente dalla letteratura, cioè
inaugurato da un’opera letteraria specifica o da un corpus di testi, e questo è il caso, ad esempio,
di miti come quello di Don Giovanni, del quale si parlerà della sua nascita sotto la penna
dell’autore del Burlador di Siviglia, cioè Tirso de Molina. In quest’ultimo caso, assistiamo, in
maniera più specifica, all’impianto dell’elaborazione del mito letterario su una fabulazione
leggendaria nata attorno a un personaggio reale.
Tornando alla classificazione di Sellier, essa propone delle categorie di miti letterari, utili
per delineare i confini del nostro oggetto di analisi. In questa classificazione si trovano, in primo
luogo, i miti letterari nati dalla rielaborazione narrativa di racconti di origine mitica, consolidatisi
attraverso le due fonti privilegiate della letteratura greca da una parte, ed è il caso di miti come
quello di Prometeo, di Orfeo, di Edipo, del Minotauro, e così via; dall’altra delle Sacre Scritture,
con i miti dell’Eden, di Caino, dell’Apocalisse. In secondo luogo, ci sono poi i miti di letteratura
recente, originati da opere letterarie: Tristano e Isotta, Don Giovanni, Amleto e vari.
27
A. trocchi, op. cit., pp. 67-68.