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I
TESTIMONIANZE DEL SERVIZIO DELLA DONNA NELLA BIBBIA
I.1 Il servizio della donna nell'Antico Testamento
Sebbene la donna sia in qualche modo descritta, dalla tradizione ebraica, come
un essere inferiore, del quale poter disporre a piacimento
10
, non era così nella tradizione
Biblica dell’Antico Testamento. Ricordiamo il racconto genesiaco, quando Dio crea la
donna dall’uomo per «fargli un aiuto che gli sia simile» (Gn 2, 18b), e che lo stesso
uomo riconosce come «carne della mia carne e osso dalle mie ossa» (Gn 2, 23a). Nella
lingua biblica, il nome donna esprime bene questa identità di un altro io posto dinanzi
all’uomo: le lingue moderne non possono esprimere questo con tanta pregnanza
11
. «La
si chiamerà hF'ooooiai
12
perché dall’vya è stata tolta» (Gn 2, 23b). L’AT nomina molte figure
femminili: di alcune conosciamo nomi e azioni, di altre solo l’identità; alcune sono
anonime ma conosciute e care al cuore di Dio. Fonte della Liturgia è la Scrittura, in cui
sono presenti donne che servono a vario titolo.
- Eva, la madre di tutti i viventi.
«L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi» (Gn 2, 25).
La prima donna che la storia biblica ci mostra è Eva
13
, colei che, creata dalla costola di
Adamo, permette all’uomo di completarsi. Dopo il peccato, la donna e l’uomo sono
cacciati dal giardino di Eden; la donna inizia a partorire con dolore e l’uomo a lavorare.
La promessa di Dio, però, non cade invano: ci sarà una donna, o meglio una stirpe, che
schiaccerà la testa del serpente tentatore, una nuova Eva.
10
Cfr. E. LOHSE, L’ambiente del Nuovo Testamento, Paideia Editrice, Brescia 1980, 100. Ricordiamo la
tradizione del rabbino ebraico Hillel: “Se la tua casa va a fuoco e in casa ci sono la Scrittura e la donna,
lascia che la donna si bruci e salva la Scrittura”. Il pio ebreo, ogni giorno, pregava cosi: “Sii lodato,
perché non mi hai fatto pagano; sii lodato perché non mi hai fatto ignorante, perché l’ignorante non ha
coscienza del peccato, e di non avermi fatto donna, perché non è obbligata ai comandamenti”.
11
Cfr. GIOV ANNI PAOLO II, Lettera Apostolica Mulieris dignitatem. Dignità e vocazione della donna in
occasione dell’Anno Mariano, 15 Agosto 1988.
12
hF'ooooia rappresenta il modo in cui gli ebrei riconoscono la reale uguaglianza di dignità tra uomo e donna,
in quanto Adam, dopo aver dato il nome a tutto ciò che Dio gli aveva posto innanzi, segno del dominio
che l’uomo esercita, dona il suo stesso nome alla donna.
13
E. BOSETTI, Donne della Bibbia. Bellezza, intrighi, fede, passione, Cittadella Editrice, Assisi 2015, 12.
Il nome è spiegato con la radice ebraica che significa vita, ecco perché è la madre di tutti i viventi.
6
- Agar e Sarai, la schiava e la donna della promessa
Agar e Sarai sono rispettivamente la schiava e la moglie del patriarca Abramo. Egli,
fidandosi di Dio, lascia Babilonia e si mette in cammino verso la terra che Dio gli
indica. Quando, però, Dio gli promette la discendenza, pensando che Sarai sua moglie
sia anziana, si unisce con Agar, dalla quale nasce Ismaele. Ma, per Dio, i progetti sono
diversi: la discendenza gli sarà data dalla moglie, perché si mostri che Dio ascolta. Dalla
unione tra Abramo e Sarai nasce, infatti, Isacco. Sarai è la prima donna che fa parte
della storia della salvezza, ella ci insegna a guardare le cose da un altro punto di vista;
«Abramo crede perché sente la voce di Dio, Sarai non la sente eppure crede lo stesso»
14
.
Alle Querce di Mamre, Sarai ha il privilegio di servire i tre angeli, messaggeri di Dio,
che si recano in casa di Abramo, ai quali prepara le focacce, divenendo testimone della
conferma del compimento della promessa di Dio.
- Maria, la profetessa, sorella di Aronne
Nella storia della salvezza non troviamo solo profeti uomini, ma anche donne
totalmente piene della Parola di Dio, a servizio Suo. Nella Scrittura ne troviamo cinque:
Maria, sorella di Aronne, Debora, Culda, Naodia e la moglie di Isaia
15
. Maria è la donna
che serve il Signore in questo particolare ministero che è la profezia
16
; è lei che guida il
canto del popolo di Israele (anzi, quasi lo ordina, guardando i tempi verbali!) dopo il
passaggio del Mar Rosso: «Cantate al Signore, perchè ha mirabilmente trionfato:
cavallo e cavaliere ha gettato nel mare» (Es 15, 21). Era una donna amata e rispettata
dal Popolo eletto, tanto che quando si macchia del peccato di maldicenza contro Mosè
ammalandosi di lebbra
17
, Israele si accampa in preghiera attendendone la guarigione
(Nm 12, 15).
14
A. ANGHINONI – E. SIVIERO, Donne di Dio, 25.
15
Ibidem, 63.
16
Cfr. B. MARCONCINI, «Introduzione Storica», in Logos. Corso di studi biblici/3, Profeti e Apocalittici,
Elledici, Torino 2007
2
, 45. L’autore ha cura di distinguere il profetismo di Mosè e quello di Maria ed
Aronne: il primo è colui che “parla faccia a faccia con Dio”, preso a modello per gli altri profeti; ai
secondi, viene riconosciuto il ministero profetico in quanto capaci di ricevere la Parola divina.
17
Era convinzione che la malattia esistesse a causa di un castigo che Dio mandava a seguito di qualche
peccato più o meno grave (Pr 12,21; Sir 38, 15). Anche nell’episodio del cieco nato (Gv 9) troviamo
questa convinzione; Gesù spiega però che il malato non è peccatore, ma è il testimone e il destinatario
dell’opera prodigiosa di Dio nella sua vita.
7
- Anna, madre del profeta Samuele
Anna (1Sam 1-2) è la moglie prediletta di Elkana; è la sterile, che genera un figlio che
consacra al Signore nel tempio di Silo, presso il sacerdote Eli. È ricordata per il
cosiddetto Magnificat dell'Antico Testamento: ella riconosce che il Signore è l'unica
fonte e destinazione del suo gioire di fronte alla maternità, ecco perchè non teme di
consacrare Samuele, chiamato successivamente a servire il Signore al tempio e poi
come profeta grande in Israele. La sua preghiera è modello di chi non si affida a
formule, ma al rapporto diretto e schietto con Dio, un dialogo cor ad cor, una figlia che
è cosciente che Dio è totalmente altro da lei, che «non c'è Santo come il Signore» (1Sam
2, 2), ma che «solleva dalla polvere il debole e dall'immondizia rialza il povero, per farli
sedere con i nobili e assegnare loro un trono di gloria» (1Sam 2, 8).
- Giuditta, governante del popolo di Dio.
Giuditta (Gdt 8) è la protagonista dell’omonimo libro della Sacra Scrittura. È introdotta
secondo lo stile dei racconti biblici: con la presentazione della sua genealogia, la più
lunga riservata nella Bibbia a una donna, e delle circostanze familiari e personali
18
. È
rilevata la sua vita virtuosa, consacrata totalmente al servizio di Dio mediante la
preghiera, il digiuno, il lavoro e la carità verso il prossimo. Ella rappresenta la fiducia in
Dio del popolo oppresso dal generale Oloferne; infatti, prima di compiere l’impresa di
liberazione, Giuditta prega Dio con tutta la sua debolezza: chiede che sia Lui a
manifestare la sua potenza. Dopo avere ammaliato il generale, lo uccide tagliandogli la
testa; Giuditta la porta in città e la mostra come segno di vittoria. Questa esecuzione
provoca la disfatta dell’esercito, la salvezza di Gerusalemme e un nuovo tempo di
pace
19
. La conclusione del libro è un inno di Giuditta al Dio che stronca le guerre: nella
lotta tra bene e male è Dio che vince sui suoi nemici, perché è Lui che salva il popolo da
ogni avversità (Gdt 16, 1-17).
18
Cfr. E. BOSETTI, Donne della Bibbia, 54.
19
Cfr. A. ANGHINONI – E. SIVIERO, Donne di Dio, 100.
8
- Ester, la regina
Ester (Est 2) viene scelta come regina al posto di Vasti, che è stata ripudiata dal re
Assuero. Ella tace le sue origini ebraiche al re persiano, riesce a vivere con coerenza la
sua fede e continua ad osservare la Legge del Signore. Quando Aman, primo ministro,
vuole uccidere tutti gli ebrei, Ester si rivolge a Dio per chiedere la forza di intervenire a
favore del popolo e con successo, con una preghiera meravigliosa e accorata. Si
presenta al re per chiedere di risparmiare il popolo e se stessa dallo sterminio. Assuero
accoglie la richiesta e punisce Aman con la morte.
Questa vicenda è celebrata ancora oggi il 14 di Adàr, nella festa di Purìm
20
.
I.2 Il servizio della donna nel Nuovo Testamento
Nel Nuovo Testamento, c’è una abbondanza di narrazioni di donne: Cristo viene
per riabilitare la condizione dei più poveri, rigettati, dalla società ebraica e da alcune
letture sbagliate della Legge di Dio fatte da scribi e farisei. Egli promuove addirittura un
discepolato femminile
21
, in cui le donne e Gesù «vivevano una vera comunanza di vita,
che scaturisce da una precisa scelta di sequela»
22
, e chiama Maria Maddalena ad essere
lei stessa testimone della risurrezione, restituendo alla donna la sua dimensione vera di
figlia di Dio e ancora di più la sua credibilità, considerata nulla nella cultura giuridica
ebraica.
Il Nuovo Testamento è quasi un cammino, che parte da Elisabetta madre di
Giovanni Battista, passa per la vergine Maria e arriva alla donna vestita di sole,
immagine della Chiesa risplendente e vittoriosa contro il Maligno. Tutto è ricapitolato in
Cristo, in cui «non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più
uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 28).
In questa sezione saranno omesse di proposito Maria Maddalena, Marta di
Betania e la Vergine Maria, trattate nel capitolo successivo attraverso i testi liturgici.
20
Cfr. G. RAVA S I, «Ester», in Nuovo Dizionario di Teologia Biblica, 518-521. Purìm significa sorti,
perché Aman aveva gettato la sorte su Israele.
21
Cfr. Vangelo di Luca in particolare (Lc 8, 1-3; 10, 39).
22
L. SEBASTIANI, Donne dei Vangeli. Tratti personali e teologici, Paoline, Milano 1992, 128.
9
- Elisabetta, madre di Giovanni il Battista.
Elisabetta (Lc 1) appartiene alla schiera delle donne sterili che partoriscono. Dio
interviene nella storia di questa donna, considerata maledetta per la sua sterilità. È
avanti negli anni, ma non smette mai di osservare, insieme con il marito, i
comandamenti di Dio. Lei diventa il segno per Maria di Nazareth, che al sesto mese
riceve l’annuncio della sua concezione verginale; nell’incontro tra le madri e tra i due
figli nel grembo c’è l’incontro tra la fragilità umana e la potenza di Dio, che tutto può:
l’esultanza di Giovanni è testimonianza della presenza del Figlio di Dio nel grembo di
Maria, che può cantare il suo Magnificat. Il Signore si serve di questa donna per
confortare la Madre di suo Figlio: fin dall’inizio la fede cristiana è costruita da fratelli e
sorelle che si incoraggiano e si raccontano le meraviglie della salvezza
23
.
- Anna, la profetessa.
Anna (Lc 2, 36-38) è presentata, insieme al vecchio Simeone, nella pericope della
presentazione di Gesù al tempio. Questi due anziani, che servivano il tempio e avevano
donato la loro vita a Dio, riconoscono il Bambino. Anna è definita profetessa,
probabilmente, «per la sua dedizione totale al servizio divino, e per la familiarità con la
parola di Dio, più che per un servizio profetico»
24
. Anna non si limita a lodare Dio per il
Bambino, ma parla di Lui «a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme» (Lc 2,
38). Di Anna non conosciamo nessuna parola, ma parla per lei la sua vita, come avviene
per migliaia di persone sconosciute agli occhi degli uomini, care al cuore di Dio, che
sanno ancora vegliare e pregare, lodando Dio per ogni grazia ricevuta.
25
23
Cfr. A. ANGHINONI – E. SIVIERO, Donne di Dio, 114.
24
E. BOSETTI, Donne della Bibbia, 99. L’autrice sottolinea l’apparente contraddizione di Simeone, che
non è definito profeta eppure profetizza (il nunc dimittis), e Anna, che pur definita profetessa, si limita,
con la vita donata, a servire Dio nel Tempio, che era diventata ormai la sua casa.
25
Cfr. A. ANGHINONI – E. SIVIERO, Donne di Dio, 116.