2
seguito pure allo sviluppo delle strade ferrate ed all’aggiunta di attribuzioni
derivanti dalle leggi in materia di pesi e di misure e di sanità”.
L’unica soluzione praticabile è, per il Legislatore, quella di “dividere in due parti
le attribuzioni che ora esercita detto Dicastero degli interni e di formare due
distinti Dicasteri, l’uno dei quali principalmente incaricato dell’amministrazione
provinciale e comunale e l’altro delle materie che gli saranno demandate”.
Tali materie si rinvengono nel successivo art. 3 dove si legge che “sono conferite
a tale Dicastero, tutte le attribuzioni attuali del Dicastero degli Interni riguardo
alle opere pubbliche di qualunque natura che si costituiscano a spese dello
Stato, delle Provincie e delle Comunità o di Consorzi, ai piani regolatori delle
città e di altri abitati, alla formazione ed all’esercizio delle strade ferrate, al
Genio civile, all’Amministrazione dei boschi, delle miniere, dei pesi e delle
misure, alla Cassa dei depositi e delle anticipazioni, al commercio ed
all’industria e così pure alle scuole applicate alle arti e mestieri, alle belle arti,
all’agricoltura ed alle scuole di arte agraria o forestale, al regime delle acque,
alla pesca ed alla caccia”.
La Superiore Direzione dei lavori di statistica è pure affidata a tale Dicastero
(art. 4). La disposizione in esame termina con una norma di chiusura (art. 6) che
assegna le attribuzioni residue ed è del seguente tenore letterale: “tutte le
attribuzioni che non sono con gli articoli precedenti attribuite alla Segreteria di
Stato dei lavori pubblici, dell’agricoltura e del commercio, rimarranno al
Dicastero che continuerà a portare il titolo di Regia Segreteria di Stato per gli
affari dell’interno”.
3
Gli anni precedenti il 1848 vedono un eccezionale sviluppo economico in
Europa. Questa fase di grande espansione è però segnata da notevoli
contraddizioni economiche e sociali: la capacità di sviluppo
dell’industrializzazione europea si basa infatti, sulla possibilità di pagare poco la
forza lavoro. Ma le basse paghe dei lavoratori riducono ancora le possibilità di
consumo: molte industrie falliscono, aumentano la disoccupazione, cresce la
miseria e dunque il malcontento. La contraddizione economica diventa contrasto
sociale.
Ciò spiega la partecipazione operaia e popolare alle rivoluzioni del 1848.
4
2) MINISTERO DI AGRICOLTURA E COMMERCIO (1848)
Con R.D. 22 agosto 1848 n. 795 viene istituito il Ministero di Agricoltura e
Commercio che ingloba gran parte delle competenze della Regia Segreteria di
Stato per i Lavori Pubblici, l’Agricoltura ed il Commercio.
Come infatti si legge nell’art. 2 del predetto R.D., “sono affidate al detto
Dicastero le attribuzioni tutte concernenti la direzione dei lavori di statistica,
l’agricoltura, il commercio, l’industria, i pesi e le misure, la pesca, la caccia, le
miniere, l’amministrazione dei boschi e selve, le scuole applicate alle arti e
mestieri, quelle di arte agraria, veterinaria e forestale”.
Invece le attribuzioni non ricomprese nell’elenco dell’art. 2, che in dipendenza
delle Regie Lettere Patenti del 7 dicembre 1847 n. 650 erano di competenza della
Regia Segreteria di Stato per i Lavori Pubblici, l’Agricoltura ed il Commercio,
vengono conservate in capo a quest’ultimo Ente, che prende la denominazione di
Ministero dei Lavori Pubblici.
5
3) MINISTERO DELLA MARINA, AGRICOLTURA E COMMERCIO
(1850)
Con i R.R.D.D. 11 ottobre 1850 n. 1081 e 21 dicembre 1850 n. 1122 è istituito il
Ministero della Marina, Agricoltura e Commercio. Nel primo decreto, costituito
da un solo articolo, si legge che “gli affari della marina militare e mercantile
sono staccati dal Ministero di guerra ed attribuiti al Ministero di Agricoltura e
Commercio”. Nel secondo, più eloquente del primo, troviamo la distribuzione
delle attribuzioni dei vari dipartimenti ministeriali.
Nella Relazione che precede il R.D. in esame è possibile scorgere il motivo che
ha portato il Legislatore a questa sua scelta, che non è solo preminentemente di
natura politica, ma anche amministrativa, nell’ottica della migliore gestione della
cosa pubblica. Infatti leggiamo: “...i Ministeri, che costituiscono il centro
dell’azione amministrativa del Governo, mal potrebbero raggiungere lo scopo
della loro instituzione ove a ciascuno di essi non venissero esattamente assegnati
i confini delle proprie attribuzioni. La mancanza di un provvedimento che
stabilisca distinte linee di demarcazione tra i vari dipartimenti ministeriali, non
di rado è causa di scontro dei cittadini con il Governo e di questo con le
amministrazioni locali e gli indugi che ne derivano, oltre ad essere pericolosi
per la cosa pubblica, vogliono essere evitati in tempi di generale aspirazione
all’attivazione delle riforme che i tempi richiedono”.
6
Questa considerazione, insieme a quella di far cessare ogni dubbio intorno alle
competenze dei diversi Dicasteri, ha portato all’emanazione di un apposito
regolamento, il R.D. 21 dicembre 1850 n. 1122. In esso, tralasciando le parti che
fuoriescono dall’ambito della nostra trattazione troviamo, nell’art. 9, l’elenco
delle competenze del Ministero della Marina, Agricoltura e Commercio.
Limitandoci alla considerazione delle materie più importanti, spetta al Ministero
della Marina, Agricoltura e Commercio la direzione di tutti i rami di servizio e di
amministrazione che si riferiscono alla Marina militare dello Stato; compete la
Marina mercantile, compresa la sorveglianza sull’esercizio delle leggi
concernenti l’iscrizione marittima, la costruzione dei bastimenti ed ogni altra
cosa che si riferisca alla navigazione; l’agricoltura ed il perfezionamento di essa,
comprese le camere e le scuole tecniche d’agricoltura; il regime dei boschi; la
caccia e tutto ciò che si riferisce all’esercizio di essa ed alla conservazione della
selvaggina; la statistica; il commercio compreso sia l’esame dei trattati
internazionali, che il regime doganale, le Camere e le Borse di commercio;
l’industria e gli incoraggiamenti relativi compresa anche la concessione dei
brevetti d’invenzione; la pesca; i pesi e le misure e la loro verificazione; le
miniere.
Da questo esame, si nota che il Legislatore, eccezion fatta per tutto ciò che
concerne la Marina, non ha innovato nella sostanza le attribuzioni del precedente
Ministero di Agricoltura e Commercio.
7
In un disegno di generale riordinamento dell’apparato amministrativo dello Stato,
con R.D. 26 febbraio 1852 n. 1348 viene disposta la soppressione del Ministero
anzidetto e la ripartizione dei suoi servizi tra i Ministeri delle Finanze,
dell’Interno, dell’Istruzione pubblica e dei Lavori pubblici. Più precisamente
vengono devolute al Ministero delle Finanze tutte le attribuzioni concernenti il
commercio, l’industria, i pesi e le misure e la concessione di fiere e mercati.
Viene anche provvisoriamente unito a detto Ministero, nell’attesa
dell’emanazione di una normativa specifica, il Dipartimento della Marina. Al
Ministero dell’Interno spettano (e su questa assegnazione si potrebbero avanzare
delle riserve), l’agricoltura, il regime dei boschi, la caccia, la pesca e la statistica.
Al Ministero dell’Istruzione pubblica vengono affidati tutti i compiti che si
riferiscono alle scuole di preparazione tecnico-professionale, mentre al Ministero
dei Lavori pubblici tutte le attribuzioni relative alle miniere.
8
4) MINISTERO DI AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO
(1860)
Con R.D. 5 luglio 1860 n. 4192, viene costituito il Ministero di Agricoltura,
Industria e Commercio che, nonostante la denominazione leggermente diversa
rispetto al precedente impianto organizzativo del 1848, conserva quasi intatte le
attribuzioni di quest’ultimo.
Il costituito Ministero ha vita relativamente breve: viene infatti soppresso nel
1877
(2)
, nell’intento del Governo di semplificare l’apparato burocratico dello
Stato. E’ questo il motivo fatto proprio dalla Relazione che precede il R.D. di
abolizione, dove leggiamo: “...poichè il concetto cui s’informa l’azione del
Governo è quello di semplificare l’andamento della macchina statale e renderne
più efficace l’azione, appare quasi naturale e spontanea l’opportunità di dare
effetto al voto già espresso da più anni dalla Camera dei Deputati e ripetuto da
recenti Commissioni incaricate dal Governo di studiare le proposte di un
definitivo ordinamento organico dell’Amministrazione dello Stato, di abolire il
Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, già istituito per R.D. Per
quanto siano importanti i servizi affidati a questo Ministero, è altrettanto
agevole riconoscere che alcuni di essi rientrano, per grande affinità di materia e
per sostanziale omogeneità d’oggetto, nelle competenze rispettivamente dei
(2)
La soppressione è opera del R.D. 26 dicembre 1877 n. 4220.
9
Ministeri dell’Istruzione pubblica, dei Lavori pubblici e della Guerra; cosicchè
la congrua reintegrazione dell’originaria competenza organica, da cui vennero
distratte, gioverà ad eliminare gli inconvenienti di pratiche complicazioni”.
Ed infatti i servizi del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, con il
R.D. sopracitato, vengono smembrati e passati alla dipendenza dei Ministeri del
Tesoro, della Pubblica istruzione, dei Lavori pubblici, delle Finanze e
dell’Interno.
Ma come spesso accade quando muta l’indirizzo politico del Governo, appena sei
mesi dopo la sua soppressione, esso viene nuovamente ricostituito con la L. 30
giugno 1878 n. 4449
(3)
. A questo punto è lecito domandarsi perchè il Governo
abbia provveduto alla ricostituzione di un Ministero che fino a poco tempo prima
era stato ritenuto inutile per il progresso economico e sociale del paese. La
ragione può cogliersi dalla Relazione che precede la disposizione legislativa
considerata, dove pur ammettendosi che il Ministero in esame abbia in molta
parte funzioni ad esso non esclusive e che da tale promiscuità di competenze
possano scaturire non pochi attriti con gli altri Ministeri ed irresponsabilità per i
capi delle Amministrazioni, esso svolge un’importante attività d’impulso e di
vigilanza rispetto all’economia nazionale. Infatti nella Relazione leggiamo: “...E’
di interesse generale che ogni provvedimento che possa toccare la prosperità e
la ricchezza della Nazione, non abbia a prendersi se non dopo essere stato
(3)
Le attribuzioni del Ministero vengono fissate con il R.D. 8 settembre 1878 n. 4498.
10
esaminato sotto il rispetto dell’influenza che può avere su di esse; e questo
nobile officio di tutela nel seno del Governo, spetta al Ministero di Agricoltura e
Commercio, il quale con la sua iniziativa, con il suo intervento e con la sua
discussione, spinge o modera le altre Amministrazioni, apportando, nell’esame
criteri generali, scientifici e indipendenti da ogni vista fiscale o autoritaria”
Il Governo quindi, come si vede, avanza delle argomentazioni completamente
opposte a quelle espresse non molto tempo prima.
L’azione di questo Ministero fu molto incisiva: numerosi furono i trattati di
commercio stipulati con l’Austria, l’Ungheria, la Germania, l’Etiopia, la Bulgaria
e la Russia, adoperandosi per ottenere riduzioni di tariffe a vantaggio dei prodotti
italiani di maggior esportazione nei suddetti stati. Sul fronte legislativo, tale
Ministero sostenne la presentazione alla Camera dei Deputati di un completo
progetto di riforma della legge sull’ordinamento delle Camere e delle Borse di
Commercio e un disegno di legge per il potenzionamento dei poteri dell’Ufficio
di Ispezione e Vigilanza sugli istituti di credito e previdenza, poi approvato dal
Parlamento.
11
5) MINISTERO DELL’INDUSTRIA, DEL COMMERCIO E DEL
LAVORO (1916)
Una situazione densa di tensioni politiche e sociali come quella che caratterizza
l’Europa nel primo decennio del Novecento sta per esplodere. In campo politico
si sono riaccesi i contrasti tra la Germania e la Francia e sono aumentate le
tensioni tra Russia ed Austria per il controllo dei Balcani. In campo economico,
tutte le grandi potenze sono coinvolte in una spietata concorrenza
nell’accaparramento di nuovi mercati e di fonti di materie prime, il che comporta
una sfrenata corsa agli armamenti.
L’aggressività nazionalista, forte soprattutto in Germania, trova inoltre consensi
tra le forze liberali e conservatrici, che vedono nella guerra una possibile valvola
di sfogo per le tensioni sociali tra borghesia e proletariato emergenti nei vari
paesi. Scoppiato il conflitto, l’Italia dapprima rimane neutrale. La guerra, infatti,
per ragioni diverse, non la vogliono né i socialisti, né i cattolici e neanche i
liberali e i gruppi economici più influenti. Gli interventisti sono una minoranza,
eppure nel maggio 1915 anche l’Italia entra in guerra a fianco della Francia e
dell’Inghilterra, in cambio di ampie concessioni territoriali in Europa e nelle
colonie.
In questo sfondo, il Governo, per far fronte alle pressanti esigenze economiche e
sociali del grande conflitto, con R.D. 22 giugno 1916 n. 755, istituisce il
12
Ministero dell’Industria, del Commercio e del Lavoro. Il presente decreto reale
separa, per la durata della guerra, il Ministero d’Agricoltura da quello
dell’Industria e del Commercio, formando due distinti Ministeri: quello
d’Agricoltura e l’altro d’Industria e Commercio, aggiungendo a questo anche il
lavoro. Al Ministero per l’Agricoltura vengono assegnati i servizi generali e
speciali relativi all’agricoltura, all’insegnamento agrario, alle industrie agrarie,
alla statistica agraria e alle miniere (art. 2), mentre al Ministero per l’Industria, il
Commercio e il Lavoro, i servizi relativi al commercio, all’industria, ai pesi e
misure, alla proprietà intellettuale, alla statistica e al lavoro (art. 3).
Lo Stato diviene il motore del sistema industriale, organizzando la produzione in
funzione delle necessità sempre crescenti della guerra. “L’economia”- scrive
Riccardo Bachi - uno dei maggiori economisti del tempo, “diviene sempre più
simile a quella di una città assediata, tanto il fenomeno guerra polarizza ogni
attività, ogni opera, sposta e determina ogni situazione”. Simbolo del dominio
assoluto di questo fenomeno è la posizione nuova assunta dallo Stato. La sezione
fondamentale di questo movimento economico di Stato è costituita dall’azienda
economica militare, vastissimo organismo frutto di improvvisazione, date le
necessità impreviste della guerra. Questa azienda monopolizza la domanda,
estendendola a dismisura sotto l’incalzare di una guerra, i cui costi economici
travolgono ogni previsione. Tale situazione garantisce alla grande industria
(soprattutto meccanica e siderurgica) profitti notevolissimi, anche se la libertà
d’impresa è venuta meno perchè la produzione è assoggettata al controllo dello
13
Stato. Quest’ultimo, per attuare simili iniziative, non solo ricorre al credito
internazionale presso i paesi non coinvolti nel conflitto, ma impone nuove tasse e
soprattutto ricorre in maniera forzata al risparmio dei cittadini.
Fatto 100 il deficit del 1914, nel 1918 esso risulta (come è possibile vedere dal
grafico che segue) cresciuto otto volte per il nostro paese.
1914 1915 1916 1917 1918
100
250
450
650
800
0
100
200
300
400
500
600
700
800
Per effetto del R.D. 21 marzo 1920 n. 304, passano alla dipendenza del Ministero
dell’Industria, del Commercio e del Lavoro, in seguito alla soppressione del
Ministero dei Trasporti marittimi e ferroviari, anche gli affari attinenti alla
14
Marina mercantile, all’Aereonautica, ai combustibili ed all’esercizio della
navigazione.
6) MINISTERO DELL’INDUSTRIA E DEL COMMERCIO (1920)
Con il R.D. 3 giugno 1920 n. 700 si costituisce il Ministero del Lavoro e della
previdenza sociale. L’art. 2 della disposizione in esame è del seguente tenore
letterale: “dei servizi attualmente attribuiti al Ministero per l’Industria, il
Commercio ed il lavoro, che assume la denominazione di Ministero per
l’Industria ed il Commercio, passano alle dipendenze del Ministero per il Lavoro
e la previdenza sociale i seguenti: Ufficio ed Ispettorato dell’industria e del
lavoro; assicurazioni sociali; ufficio nazionale per il collocamento e la
disoccupazione; ufficio centrale di statistica”. Come si vede, il Ministero
dell’Industria viene “spogliato” di tutte le attribuzioni che hanno in qualche
modo attinenza con le problematiche del lavoro. Due anni dopo con R.D. 1
marzo 1922 n. 231, perde anche il controllo che esercitava sulla Marina
mercantile, che passa al Ministero della Marina.
Un cenno merita la situazione politica ed economica dei paesi europei
nell’immediato dopoguerra, che è lo scenario nel quale si trova ad adoperare il
predetto Ministero. Gli ex paesi belligeranti si trovano ad affrontare l’immenso
problema di riconvertire la produzione industriale in beni di consumo ed in
15
macchinari necessari in tempo di pace, dopo cinque anni nei quali essa era stata
prevalentemente orientata a fornire materiali bellici di ogni tipo. Per cinque o sei
anni, dal 1919 al 1924, l’economia europea è in grave difficoltà, acuita anche da
un aumento dei prezzi (inflazione) estremamente forte a cui i governi europei
non sono in grado di opporsi.
7) MINISTERO DELL’ECONOMIA NAZIONALE (1923)
Su questo sfondo si inserisce il Ministero dell’ Economia Nazionale costituito
con R.D. 5 luglio 1923 n. 1439, che assorbe tutte le competenze dei Ministeri
dell’Agricoltura, dell’Industria e del Commercio e i servizi del Ministero del
Lavoro e della previdenza sociale che era stato soppresso con R.D. 27 aprile
1923 n. 915. Siamo nel periodo di ascesa del Partito Fascista dopo la crisi del
governo Giolitti che non fu in grado di offrire una soluzione accettabile ai
problemi del dopoguerra. Quest’accorpamento dei tre Ministeri si pone in
un’ottica sintetizzatrice ed accentratrice che porterà al costituendo Ministero
delle Corporazioni, che rifletterà il sistema organizzativo economico dell’Italia
negli anni a seguire.
In base al R.D. 6 settembre 1923 n. 2125
(4)
il Ministero dell’Economia Nazionale
è costituito dai seguenti uffici:
(4)
Come modificato dal R.D. 14 ottobre 1923 n. 2286.