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CAPITOLO 3 : IL MICROCREDITO NELLA
REALTA’ DELLA MAG DI VERONA
1. PREMESSA
Il Progetto Microcredito mira, primariamente, alla promozione sociale di
persone coinvolte in situazioni di nuova povertà con l’ausilio di micro-
prestiti di denaro ma non solo.
Per promozione sociale
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si intende l’offrire al cittadino che si trova in una
situazione di disagio un servizio di educazione all’uso del denaro, un
accompagnamento al credito e alla possibilità, grazie al microcredito, di
affrontare esigenze immediate e di auto-sviluppo a cui il circuito economico
tradizionale non saprebbe, o non vuole, dare risposta.
I destinatari sono i residenti nella provincia di Verona e dei comuni
limitrofi, che si pongono come attori attivi nel reagire ai loro vissuti
personali che, per i più svariati motivi, li hanno condotti in una situazione
di emarginazione o di nuova povertà. Nella volontà di risollevare queste
situazioni, il progetto mira a:
Offrire assistenza e ascolto, anche “re-indirizzando” nelle strutture che
meglio sanno dare risposta alle loro problematiche;
Fornire - laddove sia necessario - la possibilità di accedere ad un prestito
di denaro, anche ai soggetti che normalmente si vedono negata questa
possibilità dal circuito economico tradizionale;
Fornire un accompagnamento al credito e non un semplice rapporto
creditore debitore.
Alcuni esempi reali di situazioni che spesso ricadono in forme di nuova
povertà sono, non solo tutti coloro che provengono da situazioni di grave
disagio psichico, fisico o sociale, ma anche coloro che hanno perso il lavoro
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Il Microcredito:piccoli prestiti dal significato grande, Opuscolo Mag, 2005.
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o sono in fase di separazione o divorzio. Si pensi, per esempio, alle
difficoltà nei vissuti che possono essere incontrati da soggetti monoreddito;
dagli anziani, specie se soli e con pensioni inadeguate; dalle famiglie che
devono accudire persone vecchie o disabili; dai giovani ad alto livello di
scolarizzazione che trovano solo lavori precari; dagli immigrati con
problemi di occupazione e di abitazione.
Queste situazioni determinano in chi le vive una profonda forma di
sofferenza che spesso è silenziosa e che va intaccare anche il tessuto sociale,
sia perché si perdono risorse umane, sia perché questo porta allo
sfilacciamento della consapevolezza di essere comunità e determina anche
la scomparsa dei tradizionali valori della solidarietà sociale.
A fronte di questa situazione e di questo tipo di problematiche il
microcredito può essere una delle risposte. Il dire una delle risposte non è
casuale, poiché questo strumento non è la soluzione di tutto, ma
rappresenta una possibilità interessante, specie se affiancata ad altre
iniziative o attività che prevedono il dare la possibilità a chi si trova in una
situazione difficile di realizzare un nuovo progetto di vita e di lavoro
52
. Le
causali della richiesta di credito ritenute accettabili riguardano bisogni
primari urgenti relativi alla casa, alla salute, all’istruzione, alla produzione di
documenti, al raggiungimento dei diritti, l’acquisto di beni o la possibilità di
usufruire di servizi per il raggiungimento dell’autonomia, e bisogni legati
all’avvio o allo sviluppo di piccole attività imprenditoriali come per esempio
l’acquisto di beni per l’esercizio diretto della produzione o vendita di beni o
servizi, opere murarie,riqualificazione dell’impresa.
2. LO SPORTELLO MICROCREDITO
Il microcredito è un’attività di prestito di denaro rivolta a persone
cosiddette “non bancabili”, ovvero che non trovano risposta al loro
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AP – Autogestione e Politica Prima, Economia di Condivisione e Microcredito, Dicembre, 2005.
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bisogno di credito nel circuito bancario tradizionale. L’esclusione dal
credito a cui questi individui sono sottoposti può essere il frutto di
molteplici fattori quali, per esempio: la mancanza di garanzie reali da offrire
alla controparte bancaria; la richiesta di cifre di entità irrisoria (per esempio,
500€); la mancanza di procedure bancarie flessibili, in grado di prendere in
considerazione situazioni che richiedono tempo per essere valutate.
Il progetto prevede la possibilità di erogare prestiti al consumo, fino a
3.000€, e prestiti all’autoimpiego, fino a 20.000 €, che all’apparenza non si
discostano molto da un normale credito bancario perché mantengono le
medesime caratteristiche: un’istruttoria, delle rate prefissate a scadenza
regolari, un tasso di interesse, delle spese di gestione della pratica e delle
garanzie patrimoniali. Le rate sono principalmente stabilite dal mutuatario
tenendo conto che il prestito deve essere estinto entro massimo 60 mesi (5
anni), e che la rata minima possibile è di circa 50€. Esiste la possibilità di
fare un preammortamento di 6 mesi, nei quali la persona rientra solo con gli
interessi e non con il capitale. Il tasso applicato dalle banche è tra il 5,9% e
il 7,9% fisso l’anno, ossia costante per tutta la durata del finanziamento. Le
spese di gestione pratica sono al massimo di 50€ e le garanzie richieste
riguardano fideiussioni personali da parte di una o più persone per almeno
il 50% del credito.
Quello che cambia sta nella sostanza: vi è l’attribuzione di un valore
fondamentale e fondante al “capitale sociale” del richiedente, ovvero alla
rete di relazioni che ha il richiedente, che può costituire il canale per
accompagnare il beneficiario in un progetto di recupero delle proprie
capacità e un accompagnamento al credito come mezzo accessorio, seppur
fondamentale, e alla risoluzione positiva di un progetto di vita o di lavoro.
Il progetto di microcredito richiede il coinvolgimento di una pluralità
di soggetti (realtà aderenti) che facendo rete tra loro forniscono il primo
filtro selettivo rispetto a chi potenzialmente può accedere con successo al
servizio, possono farsi garanti solidali delle persone in stato di necessità e
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accompagnano il mutuatario durante tutta la durata del finanziamento,
permettendo così il successo dell’operazione finanziaria. Il filtro, la garanzia
e l’accompagnamento sono la parte centrale del progetto e, quindi, il
motore che ne determina il successo o il fallimento. Questi tre elementi, per
essere contestualmente posti in essere, non possono prescindere dal fatto
che il fruitore del servizio sia inserito in una rete di supporto e partecipi
stabilmente alle sue attività. Questo stato di cose rappresenta per gli
erogatori del prestito una garanzia di inserimento all’interno di una rete
relazionale da parte dell’interessato, tanto da renderlo affidabile per un
eventuale prestito.
L’erogazione di una fideiussione permette di raggiungere risultati ben
più ampli di quello che é il semplice accesso al credito da parte di una
persona sino a quel momento considerata “non bancabile”: questo sistema
può risvegliare le nostre comunità oramai molto assuefatte dall’intervento
esterno e che, a causa di questo, hanno perso parte della loro coesione.
L’azione di microcredito solidale può far aumentare la consapevolezza che
ci sono dei “beni inestimabili” come le relazioni che, pur non essendo
materiali, possono rendere la qualità della vita migliore di quanto possono
fare molti beni tangibili.
3. LE REALTA’ DI BASE
Le realtà associative e istituzionali coinvolte nel progetto di microcredito
sono la MAG di Verona
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, il Comune di Verona
54
- in particolare i Servizi
Sociali -, le ACLI Provinciali di Verona
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, l’ARCI
56
e la Ronda della Carità
57
.
Ognuna di queste realtà per concretizzare, monitorare e coordinare l’attività
sul territorio ha al proprio interno individuato un responsabile/referente
53
www.magverona.it.
54
www.comune.verona.it.
55
www.acliverona.it.
56
www.arci.verona.it.
57
www.rondadellacaritaverona.org.
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del progetto che, oltre a monitorare lo sviluppo del percorso nell’ambito
della propria realtà, partecipa ad un tavolo periodico di confronto che si
tiene ogni due mesi circa presso la MAG. A tale tavolo, oltre che i volontari
che mano a mano si aggiungono o sono stati incuriositi dal progetto,
partecipa anche la Libera Università dell’Incontro che apporta inedite
riflessioni sulle povertà di oggi. La partecipazione di questa realtà è volta a
far sì che il tavolo elabori anche un pensiero politico che faccia sintesi
dell’esperienza e ponga in luce la profonda differenza esistente tra povertà e
miseria.
Per comprendere come operano tutti i singoli soggetti sopra citati, è
necessario fare una premessa di natura culturale. Innanzitutto va detto che
si tratta di realtà eterogenee che ritengono che il garantire l’accesso al
credito sia uno strumento che non deve essere considerato fine a se stesso.
Il prestito al consumo può essere di aiuto a chi ha un’esigenza immediata
se inserito in un “progetto di rilancio personale”. Molto spesso, infatti, i
richiedenti si trovano in uno stato di cronica difficoltà che non permette
loro di affrontare le problematiche che soggiacciono al loro vissuto e la cui
risoluzione risulta di primaria importanza.
Il prestito all’autoimpiego può essere d’aiuto a chi ha l’esigenza di avviare
o sviluppare un’attività lavorativa che gli consenta di uscire da un momento
di difficoltà economica se accanto al desiderio e all’entusiasmo il richiedente
affianca un “progetto di rilancio personale”, un progetto d’impresa. Molto
spesso, infatti, i richiedenti si trovano in uno stato di difficoltà in quanto
espulsi dal mondo del lavoro, seppur in possesso di professionalità
spendibili; proprietari di piccole imprese fortemente incentrate sulla
professionalità ma che vengono schiacciati dal mercato, da standard
normativi sempre più alti, dalla necessità di differenziare la propria offerta
di prodotti. Senz’altro chi si trova nello stato di volere creare un’attività
lavorativa o di svilupparne una esistente ha già fatto su di essa un
importante investimento in termini di “progetto di vita” ma ciò che spesso
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manca è un percorso d’impresa pensato al di là del semplice desiderio. Ci
troviamo, quindi, di fronte a due aspetti: quello personale di
accompagnamento e quello professionale strettamente collegato alla
possibilità che esistono e che non sono conosciute dal richiedente.
L’aspetto personale dell’accompagnamento rappresenta il pensiero
costituente dell’intera progettualità di microcredito poiché si fonda sulle
relazioni tra le realtà di base, quelle tra il richiedente e la sua realtà
relazionale di riferimento. L’apporto che le realtà di base danno è quello di
supportare il richiedente nel stimolarlo a rintracciare persone che
potrebbero essere solidali con lui, fornire una mediazione con eventuali
soggetti terzi e attivare canali gestititi da professionisti per permettere ai
richiedenti di accedere ad un credito che altrimenti gli sarebbe precluso.
Il lavoro di istruttoria, quindi, non può prescindere da tale dimensione
poiché i vissuti sono spesso complessi e articolati, difficilmente
standardizzabili. L’aspetto professionale rientra di conseguenza nella
dimensione di mettere in rete le sensibilità e le competenze professionali,
per far si che i diversi progetti di vita siano realizzati nel modo migliore
possibile.
Uno dei tentativi perseguiti per concretizzare l’intreccio tra
professionalità in rete e accompagnamento personale è quello di costituire
una molteplicità di piccoli fondi solidali di garanzia distribuiti sul territorio. Il
primo che si è concretizzato è quello costituito dalle ACLI provinciali di
Verona grazie all’apporto dei suoi soci. In prospettiva futura si sta
lavorando per affiancare a questo una serie di piccoli fondi di garanzia
gestiti dalle parrocchie, dalle associazioni, dal circolo ACLI o ARCI e così
via. Questa diffusione sul territorio permette di raggiungere due obiettivi:
da un lato l’ente, l’associazione, il gruppo informale che lo costituisce viene
attivamente coinvolto poiché ha una gestione diretta del fondo; dall’altro,
viene stimolata la responsabilità sociale del beneficiario che accede al fondo
poiché ha ricevuto fiducia da persone a lui vicine. Il rapporto che in quel
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modo si viene ad instaurare è quindi paritario e diffuso perché si accede ad
un fondo che magari si è contribuito a costruire e che nel suo esistere
prevede l’apporto di molti. Coloro che gestiranno il fondo garantiranno
solo per persone che riterranno realmente affidabili, non per sentito dire,
perché le conoscono e per loro sono disposte a rischiare il fondo. Il
rapporto tra chi accede al fondo e il fondo stesso, è un rapporto personale,
affettivo, poiché gestito dalla propria realtà di riferimento
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.
4. I SERVIZI SOCIALI DEL COMUNE DI VERONA
Il 30% degli utenti del servizio di microcredito sono inviati dai Servizi
Sociali del Comune di Verona che hanno un ruolo fondamentale
nell’istruttoria sociale di queste persone, perché aiutano a ricostruire il
vissuto e il tessuto sociale che circonda la persona stessa.
Per esplicitare il percorso che gli utenti dei Servizi Sociali seguono per
entrare in contatto con il servizio di microcredito è necessario descrivere il
modello organizzativo abitualmente adottato dagli stessi e le figure
costituite a hoc per il progetto di microcredito (individuate tra il personale
già attivo).
Il territorio veronese è suddiviso in cinque Centri di Servizio Territoriale
(CST), all’interno dei quali sono presenti due diversi Centri di
Responsabilità (CdR): l’Area Adulti/Anziani e l’Area Minori, per un totale
di circa 45 assistenti sociali. All’interno dei singoli CST vi é un Responsabile
per i due Centri di Responsabilità che ricopre funzioni di coordinamento.
A fianco di questi ruoli è stato individuato, per ogni singolo CST, un
assistente sociale che ricopre il ruolo di referente per il microcredito con
l’incarico di promuovere e sviluppare il servizio sul territorio e tra i colleghi
assistenti sociali. Queste neonate figure, a loro volta, sono coordinate da
un’ulteriore assistente sociale che supervisiona il loro operato. Gli assistenti
58
www.equalveneto.it.
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sociali nell’operare quotidiano incontrano persone in molte situazioni
diverse ma, chi è indirizzato al servizio di microcredito, sono per lo più
adulti che si trovano nelle seguenti situazioni: persone che fanno una
domanda economica impropria, ovvero che escono Tabelle del Minimo
Vitale (427 €/mese a persona); persone di primo accesso che non si vuole
diventino richiedenti cronici di un sussidio economico e che si ritiene
abbiano i margini per intraprendere un percorso di restituzione; persone in
carico che si stanno rilanciando grazie ad un rientro nel modo lavorativo sia
come lavoratori dipendenti sia come promotori di una nuova attività
economica.
Il colloquio effettuato dagli assistenti sociali, infatti, è rivolto
all’utilizzo del servizio di Microcredito a fronte di situazioni di difficoltà
economica nel rispetto del principio dell’autodeterminazione dell’utente.
Questo, pertanto, prevede un rendersi protagonista del richiedente e un
atteggiamento di attività nella risoluzione dei problemi vissuti.
Detto questo, ora è possibile tracciare il percorso che viene seguito dagli
assistenti sociali per giungere alla segnalazione della situazione allo sportello
di microcredito. Inizialmente viene fatta una valutazione di idoneità al
progetto di microcredito da parte di un assistente sociale rispetto ad una
situazione conosciuta/incontrata nel quotidiano e viene organizzato un
incontro tra referente di microcredito presente nel CST e assistente sociale
per un primo esame della situazione. Se la situazione viene considerata
idonea vi è una comunicazione al responsabile generale del progetto di
microcredito che a sua volta da parere positivo o negativo rispetto
all’idoneità del soggetto. Se anche in questo passaggio non vengono
ravvisati problemi, l’utente viene indirizzato allo sportello di microcredito.
A questo punto sta nell’utente attivarsi per prendere appuntamento e
portare a termine con successo il processo di accesso al credito.