Capitolo 1 Struttura della domanda di credito al consumo
1
Capitolo 1
STRUTTURA DELLA DOMANDA DI CREDITO AL CONSUMO
Premessa
Quando si parla di “credito al consumo” si fa riferimento a quella tipologia
di finanziamenti tramite i quali i consumatori finali soddisfano il proprio bisogno di beni e
di servizi ricorrendo al differimento nel tempo dei pagamenti, affrancandosi così dai vincoli
imposti dal risparmio già costituito
1
.
Dal lato della domanda il credito in esame si identifica prevalentemente
con l’operatore famiglie, per l’acquisto (con pagamento parziale o totale
differito nel tempo) di un’ampia tipologia di beni durevoli (mezzi di trasporto,
mobili, arredi, elettrodomestici e così via) e di servizi (servizi turistici, servizi
sanitari, ecc.). Indipendentemente dal bene acquistato e dalla forma tecnica di
finanziamento relativa, il credito al consumo risolve l’esigenza delle famiglie di
non rinviare l’acquisto dei beni-servizi a causa delle limitate disponibilità di
risparmio già accumulato. Questa formula offre al potenziale acquirente una
serie di vantaggi, quali:
1. la possibilità di acquistare il bene-servizio necessario facendo ricorso
alla propria capacità di reddito futuro, e quindi di rimborso,
anticipandone così la disponibilità rispetto alla formazione del
risparmio;
2. l’opportunità di diluire nel tempo l’impegno finanziario;
3. il mantenimento, in varia misura, delle capacità di indebitamento e del
risparmio già costituito, potendo combinare in modo molto versatile
le due modalità di pagamento.
1
Cfr. S. Brucciani, Gestioni bancarie e credito al consumo, in “Banche e banchieri”, n. 11, 1988
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In ogni famiglia
2
, dato un certo reddito disponibile, esiste una
propensione al consumo ed una all’indebitamento. Entrambe le propensioni,
a parità di reddito, sono dipendenti da fattori culturali, psicologici e
demografici, inoltre determinano l’evolversi del credito al consumo che così si
lega funzionalmente, in modo positivo, ai suddetti fattori oltre che al reddito.
Un ulteriore fattore legato funzionalmente (in modo negativo)
all’evoluzione del credito al consumo è la propensione al risparmio. Il legame
appare ovvio se si pensa, come già sopra accennato, che il ricorso al credito al
consumo avviene qualora si voglia avere l’immediata disponibilità di un bene,
ma non si abbiano sufficienti risorse per acquistarlo.
Il presente capitolo vuole appunto indagare sulle principali variabili che
influenzano l’andamento della domanda di prestiti al consumo. A tal fine, si
deve innanzitutto procedere alla descrizione di due teorie del comportamento
del consumatore che hanno ricevuto il consenso più ampio e duraturo da
parte degli economisti: la teoria del reddito permanente, elaborata da
Milton Friedman, e la teoria del ciclo vitale, sviluppata da Franco
Modigliani.
2
La famiglia di cui si parla può essere composta anche da una sola persona.
Capitolo 1 Struttura della domanda di credito al consumo
3
1.1 Teoria del consumo basata sulle aspettative
Sono state sviluppate numerose teorie sul comportamento dei
consumatori, ma quelle che sono state maggiormente accreditate sono la
teoria del reddito permanente, elaborata da Milton Friedman negli anni
Cinquanta, e la teoria del ciclo vitale, sviluppata all’incirca nello stesso
periodo da Franco Modigliani. Entrambe le teorie possono essere indicate
congiuntamente con il nome di teoria del consumo basata sulle
aspettative
3
. Tale teoria si basa infatti sull’idea che gli individui formulano le
proprie decisioni di consumo tenendo conto del reddito che si aspettano di
ricevere in futuro, ciò in contrapposizione alla teoria keynesiana del
consumo
4
. In altre parole, le famiglie scelgono il consumo corrente come
parte di un piano di consumo che copre l’intera durata delle loro vite.
La teoria del ciclo vitale prende il nome dall’enfasi che essa pone sul
comportamento di una famiglia che pianifica il consumo lungo l’intero ciclo
della propria vita. Secondo tale teoria il movente principale del risparmio è
quello di costituire una riserva contro fluttuazioni impreviste e consistenti del
reddito nel corso della vita lavorativa e contro la riduzione della capacità di
lavoro che è ragionevole attendersi nella terza età. Il consumo e il risparmio si
adeguano ad un livello di reddito medio che gli individui si aspettano di
ricevere durante l’arco della loro vita, mentre le fluttuazioni del medesimo
ritenute temporanee esercitano un’influenza trascurabile. Formalmente
possiamo descrivere la teoria di Modigliani nel seguente modo:
;
L
Y
NL
WL
C υ
Dove WL è il numero medio di anni lavorativi attesi, NL è l’aspettativa di
vita, Y
L
è il reddito da lavoro. IL consumo è quindi fortemente influenzato
dalla struttura demografica della popolazione. Una popolazione di età media
3
Cfr. Robert E. Hall e John B. Taylor, La domanda di consumo, in “Macroeconomia. Teoria e politica
economica”. 1999
4
Keynes affermava che l’andamento del consumo dipende soltanto dal reddito disponibile corrente.
Capitolo 1 Struttura della domanda di credito al consumo
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avanzata tende a consumare meno di una popolazione giovane, per la quale,
in media, il numero di anni lavorativi attesi è maggiore. Popolazioni per le
quali la vita attesa è più lunga avranno anch’esse una propensione marginale al
consumo più bassa, in quanto dovranno finanziare per mezzo del reddito da
lavoro i consumi di un numero maggiore di anni.
Una delle ipotesi alla base del modello del ciclo di vita è che l’orizzonte di
pianificazione è finito e che i consumatori si comportano in modo egoistico,
senza pensare alle conseguenze che le proprie azioni potranno avere sul
benessere delle generazioni successive.
La teoria del reddito permanente proposta da Friedman si basa invece
sull’ipotesi che i consumatori si comportano come se l’orizzonte di
pianificazione fosse infinito. Implicita in questa ipotesi ve ne è un’altra e cioè
che gli individui sono altruisti e nel decidere come distribuire il proprio
reddito tra consumo e risparmio tengono conto del benessere dei propri
eredi.
Il modello di Friedman si basa sull’idea del consumption smoothing: gli agenti
cercano di distribuire in modo uniforme il loro consumo nell’arco del tempo.
Essi fanno una stima dei loro redditi attesi in futuro e sulla base di tale stima
prendono le loro decisioni di consumo distribuendolo uniformemente fra
tutti i diversi periodi. Friedman distingue tra reddito permanente e reddito
transitorio; in particolare, egli sostiene che il reddito di un consumatore
osservato per un certo periodo è dato dalla somma di due elementi: un
elemento permanente (
p
y ) ed un elemento transitorio (
t
y ), in modo che :
tp
yyy
Il reddito permanente di una famiglia rappresenta il reddito medio di
lungo periodo, il suo ammontare dipende da una serie di fattori tra cui: la
ricchezza materiale in suo possesso, gli attributi personali delle persone attive
della famiglia, come la loro formazione, la loro abilità, il loro carattere, gli
attributi del ramo di attività delle persone attive, come la professione, la
localizzazione dell’attività ecc. Il reddito transitorio rappresenta un aumento
Capitolo 1 Struttura della domanda di credito al consumo
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di reddito dovuto a fattori accidentali e transitori (ad esempio una riduzione
temporanea delle imposte).
Friedman mette il suo modello in forma di relazioni tra le sue sei variabili
5
:
[1] ;,,
pp
yuwikc
[2] ;
tp
yyy
[3] .
tp
ccc
L’equazione [1] afferma che il consumo permanente (
p
c ) è una frazione
del reddito permanente (
p
y ), che non dipende dall’ammontare del reddito,
ma dipende invece da altre variabili, in particolare dal tasso d’interesse ( i ), dal
rapporto fra ricchezza materiale e reddito ( w ) e da altri fattori che influiscono
sulle preferenze del consumatore per il consumo corrente in opposizione
all’accumulazione (u ), come l’età, la composizione della famiglia, la cultura, la
razza, la nazionalità, ecc.
L’implicazione principale della teoria è che il consumo deve risultare
meno volatile del reddito, in quanto le famiglie cercheranno di non ridurre
drasticamente il loro tenore di vita se il reddito subisce una contrazione
temporanea. Al contrario, se il reddito dovesse crescere inaspettatamente
tenderanno ad incrementare i risparmi.
Le caratteristiche comuni delle due teorie sono le seguenti:
ξ i consumatori sono lungimiranti;
ξ stimano la loro ricchezza totale;
ξ consumano ogni anno una frazione di tale ricchezza in modo da
mantenere il consumo approssimativamente costante lungo l’intero
arco della vita o per un lungo orizzonte temporale;
5
Cfr. Edmond A. Lisle, Risparmio e accumulazione secondo la teoria moderna, in “Il risparmio e il
risparmiatore”. 1971
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ξ se il reddito disponibile è inferiore al livello costante di consumo gli
individui prendono a prestito. Risparmiano nel caso opposto.
Anche se sono molto poco le famiglie che pianificano esattamente i
propri consumi futuri, è realistico ritenere che per lo più le famiglie li
programmino in modo informale quando decidono di indebitarsi per
finanziare i propri consumi correnti (contando di ripagare il debito con il
proprio reddito futuro) o quando mettono da parte risparmi per gli anni della
vecchiaia. Nell’ambito di tali teorie, dunque, il credito (come ha affermato il
Governatore della Banca d’Italia) consente alle famiglie una migliore
allocazione , lungo il ciclo vitale, del risparmio.
Sia il modello del ciclo vitale che l’ipotesi del reddito permanente adottano
un approccio microeconomico in cui le scelte di consumo e di risparmio delle
famiglie sono il frutto della massimizzazione di una funzione di utilità soggetta
a un vincolo di bilancio intertemporale.
1.1.1 Il vincolo intertemporale di bilancio
Ogni famiglia si trova a dover fare i conti con un vincolo intertemporale
di bilancio che limita i suoi consumi nel tempo. Il vincolo di cui si parla non è
relativo ad un singolo anno, ma a molti anni futuri presi nel loro insieme, esso
risulta più flessibile in un dato anno di quanto non sia nel tempo, perché in un
dato anno la famiglia può decidere di consumare più del suo reddito
disponibile indebitandosi o spendendo una parte della propria ricchezza
finanziaria. Tuttavia la famiglia non può continuare indefinitamente a
consumare più del suo reddito disponibile, perché alla fine esaurisce la propria
ricchezza e non trova più nessuno disposto a farle credito. In base a tale
vincolo, dunque, la famiglia può decidere in alcuni anni di consumare meno
del proprio reddito disponibile e formare così un risparmio che va ad
incrementare la propria ricchezza finanziaria; in altri anni può invece decidere
di consumare più del proprio reddito disponibile, utilizzando parte del
Capitolo 1 Struttura della domanda di credito al consumo
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proprio risparmio o ricorrendo all’indebitamento. Il vincolo di bilancio
intertemporale può essere descritto verbalmente nel modo seguente:
Ricchezza all’inizio dell’anno prossimo
= ricchezza all’inizio dell’anno in corso
+ reddito da capitale dell’anno in corso
+ reddito da lavoro dell’anno in corso
imposte pagate nell’anno in corso
consumo dell’anno in corso
In ogni anno, il reddito disponibile è formato dal reddito proveniente
dalle attività patrimoniali più il reddito da lavoro, entrambi al netto delle
imposte
6
. Il risparmio è dato invece dal reddito disponibile al netto dei
consumi.
Consideriamo per semplicità due diversi periodi di tempo; indichiamo con
c
1
e c
2
il consumo relativo ai due periodi considerati e con y
1
e y
2
i redditi
disponibili relativi ai due periodi. Assumiamo inoltre che sia possibile dare e
prendere a prestito somme di denaro ad un tasso d’interesse nominale che
indichiamo con i e che il prezzo dell’unico bene di consumo sia pari a uno. Se
c
1
y
1
, ciò significa che il consumatore nel secondo periodo potrà consumare
oltre al reddito del secondo periodo anche i risparmi del primo periodo
aumentati degli interessi maturati. In questo caso il consumo del secondo
periodo sarà pari a:
)1)((
1122
icyyc .
Nel caso in cui c
1
! y
1
, il consumatore nel primo periodo sarà costretto a
prendere a prestito denaro per soddisfare le proprie esigenze, si avrà:
).1)((
1122
iycyc
Infine, nel caso in cui risultasse c
1
=y
1
allora anche c
2
=y
2
.
Possiamo allora esprimere il vincolo intertemporale come:
i
y
y
i
c
c
11
2
1
2
1
dove
6
Cfr. Robert E. Hall e John B. Taylor, La domanda di consumo, op. cit.
Capitolo 1 Struttura della domanda di credito al consumo
8
i
c
1
2
è il valore al tempo 1 di c
2
e
i
y
1
2
è il valore al tempo 1 di y
2
.
I programmi di consumo che non violano il vincolo di bilancio (e quindi
realizzabili) sono molti, e molti diversi tra loro. Purché faccia attenzione a non
avere un livello troppo elevato di consumi, una famiglia ha un’ampia
possibilità di scelta. Può decidere di consumare molto poco nei primi anni e
accumulare ricchezza fino all’età del pensionamento. Oppure può scegliere di
consumare il più possibile, e di mantenere un modesto livello di ricchezza.
La teoria del consumo basata sulle aspettative parte dall’idea che la
maggior parte degli individui preferisce mantenere un livello di consumi
piuttosto costante nel tempo. Esistono naturalmente delle eccezioni, ma
sembra logico supporre che la maggior parte degli individui preferisca non
avere violente oscillazioni nel proprio tenore di vita. In una situazione del
genere, il consumo (essendo costante) è più elevato del reddito nei primi anni
lavorativi, in quanto quest’ultimo nei primi anni lavorativi risulta contenuto (i
giovani, se possono, tendono a prendere a prestito contando sul maggior
reddito futuro); durante gli anni che precedono il periodo del pensionamento,
il consumo è invece inferiore al reddito perché la famiglia tende a risparmiare
per la vecchiaia; infine, durante il periodo del pensionamento, il consumo è
molto superiore al reddito, perché la famiglia liquida le proprie attività
patrimoniali. Illustriamo questa situazione nel seguente grafico:
Capitolo 1 Struttura della domanda di credito al consumo
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Figura 1-1 Nella figura supponiamo che il reddito da lavoro aumenti con l’esperienza e l’anzianità di
lavoro e poi scenda a zero quando l’individuo va in pensione. Pertanto i consumatori che desiderano
mantenere costante il loro livello di consumo tenderanno a indebitarsi nei primi anni, a risparmiare
durante l’età matura e a liquidare la loro ricchezza durante gli anni della pensione.
Dunque, in base a tale teoria, a ricorrere maggiormente al credito al consumo
dovrebbero essere gli individui più giovani, e ciò (come vedremo meglio più
avanti) è confermato anche dai dati empirici.
Capitolo 1 Struttura della domanda di credito al consumo
10
1.1.2 Il razionamento del credito (cenni e rinvio)
La teoria delle scelte intertemporali che abbiamo sviluppato sinora si basa
sull’ipotesi che non vi siano imperfezioni nel mercato del credito e che sia
possibile prendere a prestito o risparmiare quanto si desidera; ciò consente di
trasferire risorse nel tempo e di mantenere un profilo di consumi stabile nel
corso del ciclo di vita. La situazione cambia quando, invece, l’accesso al
mercato del credito è limitato e quindi, quando esistono per il consumatore
vincoli di liquidità.
Un consumatore è soggetto a un vincolo di liquidità se non può prendere a prestito
quanto desiderato, date le condizioni contrattuali imposte dagli intermediari creditizi (tasso
d’interesse passivo applicato, scadenza del prestito, rateizzazione, ecc.) e il
profilo temporale dei redditi attesi.
7
In presenza di razionamento, il consumo delle famiglie dipende in
maggior misura dal reddito corrente. Ciò in quanto il vincolo di liquidità limita
le possibilità d’indebitamento delle famiglie che, quindi, sono costrette a
consumare in base all’ammontare del reddito disponibile corrente e non di
quello permanente o di lungo periodo. Ovviamente, il razionamento del
credito modifica il consumo solo per coloro che desiderano prendere a
prestito; chi decide di risparmiare, invece, non risente delle imperfezioni del
mercato del credito.
L’argomento verrà ripreso in maniera più approfondita nel capitolo 3.
7
Cfr. T. Jappelli e L Pistaferri, Razionamento del credito, in “Risparmio e scelte intertemporali”. 2000
Capitolo 1 Struttura della domanda di credito al consumo
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1.2 Reddito personale disponibile e credito al consumo
Per reddito personale disponibile s’intende il reddito delle famiglie al
netto delle imposte sul reddito. Tale tipologia di reddito può essere destinata
dalle famiglie al consumo o in alternativa al risparmio.
Per avere un’idea più chiara di come il reddito disponibile si compone,
esaminiamo dapprima il reddito nazionale.
Il reddito nazionale è una misura ampia dei redditi degli italiani, inclusiva
delle imposte sul reddito e di molte altre voci che devono essere detratte per
ottenere i redditi effettivamente pagati alle persone
8
.
Schematicamente, il reddito nazionale si ottiene nel seguente modo:
PIL
meno: Ammortamenti
uguale: Prodotto interno netto
meno: Imposte indirette
più: Contributi alla produzione
più: Redditi netti dall’estero
uguale: Reddito nazionale netto
Dallo schema si nota che la grandezza economica da cui dipende il reddito
nazionale è il prodotto interno lordo (PIL). Da questo bisogna infatti detrarre
gli ammortamenti, che rappresentano un costo di produzione; otteniamo
quindi il prodotto interno netto; occorre poi sottrarre a quest’ultimo le
imposte indirette, sommare i contributi alla produzione (versati dalla Pubblica
Amministrazione e dalla CEE ai produttori) e i redditi netti dall’estero
8
Cfr. Robert E. Hall e John B. Taylor, La produzione e il reddito, op.cit.
Capitolo 1 Struttura della domanda di credito al consumo
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(ottenuti dalla differenza tra i redditi percepiti dagli italiani all’estero e i redditi
percepiti dagli stranieri in Italia).
Dal reddito nazionale netto così ottenuto, possiamo ricavare il reddito
personale e da questo il reddito personale disponibile (che è la grandezza che a
noi interessa). Il seguente schema ci illustra come si ottengono:
Reddito nazionale netto
meno: Contributi sociali
meno: Redditi da capitale delle P.A.
meno: Risparmi di impresa e imposte sulle
società
più: Prestazioni sociali
più: Interessi sul debito pubblico
più: Trasferimenti netti dall’estero
uguale:
Reddito personale
meno: Imposte dirette
uguale:
Reddito personale disponibile
Quindi, dal reddito nazionale netto occorre sottrarre i contributi sociali
(dati dalla differenza tra i salari pagati dalle imprese e quelli percepiti dai
lavoratori), i redditi da capitale delle P.A., i risparmi d’impresa e imposte sulle
società (che includono gli utili non distribuiti e le imposte sul reddito versate
dalle imprese); occorre poi aggiungere le prestazioni sociali (ad esempio le
pensioni), gli interessi sul debito pubblico (cioè gli interessi percepiti dai
privati sui titoli pubblici posseduti) e i trasferimenti netti dall’estero.
Otteniamo così il reddito personale, sottraendo a quest’ultimo le imposte sul
reddito si ricava il reddito personale disponibile.
Capitolo 1 Struttura della domanda di credito al consumo
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Da quanto sinora detto si evince che l’ammontare del reddito disponibile
dipende da diversi fattori; esso è in generale influenzato dall’andamento
dell’economia e in particolare dall’andamento di tre indicatori
macroeconomici: il PIL, l’occupazione e il tasso d’inflazione. Un ulteriore
fattore di notevole influenza è rappresentato dal sistema fiscale: un sistema
fiscale che prevede imposte di notevole entità riduce il reddito disponibile
delle famiglie; viceversa, in un sistema fiscale in cui le imposte sono di entità
più modesta, il reddito disponibile risulta maggiore. Altri fattori che incidono
sulla formazione del reddito disponibile sono il livello delle retribuzioni, il
sistema previdenziale e il livello dei tassi d’interesse.
Un aumento del reddito disponibile comporta per le famiglie un aumento
del reddito permanente e, quindi, un vincolo intertemporale di bilancio meno
stringente che spinge le famiglie ad incrementare il livello dei consumi e a
ricorrere più facilmente all’indebitamento per finanziare parte degli acquisti
(un vincolo intertemporale di bilancio meno stringente implica , infatti, una
riduzione del peso relativo degli oneri da indebitamento)
9
. Un incremento del
reddito disponibile, inoltre, può facilitare l’ingresso nel mercato del credito a
quei soggetti sottoposti a vincoli di liquidità, in quanto aumenta la capacità di
credito.
La figura 1-2 ci mostra l’andamento del credito al consumo (CAC) e del
reddito netto disponibile (RND) tra il 1987 e il 2000:
9
Cfr. Assofin, Crif, Prometeia, L’analisi del mercato del credito alle famiglie, in “Osservatorio sul credito al
dettaglio” n° 14 Giugno 2003
Capitolo 1 Struttura della domanda di credito al consumo
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Variazione % annua del CAC e del RND
-10
-5
0
5
10
15
20
25
30
1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000
V
a
r
.
%
0
2
4
6
8
10
12
V
a
r
.
%
Var. % del CAC (sx) Var. % del RND (dx)
Figura 1-2
Fonte: Banca d’Italia, Relazione annuale (anni vari); Istat, Conti dei settori istituzionali 1980-2000 - SEC95-
pubblicati il 23 Gennaio 2002
Osservando il grafico notiamo una generale tendenza del credito al
consumo a seguire l’andamento del reddito netto disponibile fino al 1996.
Negli anni tra il 1987 e il 1989 si è assistito ad un notevole incremento sia del
credito al consumo che del reddito disponibile. Nel 1990 è iniziata per
entrambe le variabili una fase di forte declino culminata nella crisi economica
del 1993: una delle cause che hanno originato la crisi è stata la guerra del
Golfo (1990-91), ma all’origine della crisi vi sono soprattutto fattori di ordine
interno che hanno inciso profondamente sul clima di fiducia delle famiglie e
degli operatori economici.
Nel 1992 le preoccupazioni sul futuro dell’occupazione e i riflessi delle
difficoltà finanziarie del settore pubblico, che avevano imposto interventi
incisivi per aumentare le entrate e ridurre le spese (particolarmente nei settori
della sanità e della previdenza), rendevano il quadro sociale denso di