5
Dopo questo lavoro di creazione del contesto, ha avuto inizio la ricerca
vera e propria. L’analisi inizialmente si è soffermata sul mercato italiano
dei sistemi di comunicazione e d’informazione secondo gli studi e le
analisi dei Rapporti del Censis. Il mercato in questione è un magma
turbolento in cui ci sono stati, e potranno ancora esserci, sviluppi
inaspettati e i cui i ruoli si mescolano con conseguenze in gran parte
imprevedibili. Per capire l’evoluzione in corso occorre, come fanno gli
studi del Censis, porre al centro dell’analisi i veri protagonisti: le
persone, le famiglie, le comunità umane. Quasi senza accorgersene,
persone e famiglie di fatto stabiliscono una scala di priorità nell’uso dei
media.
In secondo luogo, è stata analizzata la figura del lettore cercando di
delineare anche un profilo di lettura del mercato attuale, per capire a
quale consumatore rivolgersi e in che modo. Le modalità (lo stile di
lettura), infatti, i tempi, l’attenzione e perciò il gradimento e il consumo
dell’informazione, possono essere assai diversi da lettore a lettore. Il
mercato della lettura sarà sempre condizionato dal desiderio e dalla
capacità di ciascuno di voler comunicare, di saper ascoltare, di saper
distinguere e cercare le informazioni più interessanti.
L’analisi, la lettura e l’interpretazione dei risultati delle ricerche di
mercato hanno permesso di definire gli elementi del marketing strategico
- missione, obiettivi, strategie – e del marketing operativo – analisi della
situazione, segmentazione del mercato, posizionamento del prodotto,
leve del marketing mix (prodotto, prezzo, promozione, distribuzione) - e,
quindi, di ottenere inaspettate e importanti considerazioni sul lancio del
prodotto. La seguente trattazione, infatti, offre alcuni spunti di
riflessione sull’argomento.
6
CAPITOLO PRIMO
IL MERCATO DELL’INFORMAZIONE E DELLA
COMUNICAZIONE
1.1. GLI STRUMENTI DELLA COMUNICAZIONE E
DELL’INFORMAZIONE
In questo capitolo si analizzano, attraverso gli studi e le analisi del
Censis
1
, le risorse di informazione e comunicazione presenti nelle case
delle famiglie italiane per definirne il mercato e le varie tipologie di
consumatore.
Nel luglio 2001, il Censis ha diffuso un ponderoso documento intitolato
“Primo rapporto annuale sulla comunicazione in Italia: offerta di
informazione e uso dei media nelle famiglie italiane”. Si tratta di un
“appuntamento annuale” e quindi di uno studio che dovrebbe, d’ora in
poi, essere aggiornato ogni anno. Infatti una seconda ricerca è stata
svolta nel 2002 e un nuovo rapporto è stato pubblicato nel 2003.
Naturalmente tutte le ricerche “demoscopiche” sono imprecise e
discutibili. Ma l’autorevolezza della fonte, e il fatto che si tratta della
prima analisi estesa e comparativa dei vari strumenti di comunicazione e
di informazione nelle famiglie italiane, costituiscono un punto di
riferimento “non trascurabile” – che merita qualche analisi e commento.
Alcune osservazioni interessanti si possono ricavare anche dai dati più
generali (e alcune analisi per categorie demografiche sono già
disponibili in questo rapporto).
Una delle deduzioni più rilevanti è la constatazione di una distinzione
culturale e di comportamento che divide la popolazione italiana in due
metà quasi uguali: quella che usa una varietà di fonti di informazione e
comunicazione, e quella che è quasi totalmente asservita alla televisione.
1
Il Censis, Centro Studi Investimenti sociali, è un istituto di ricerca socioeconomica fondato nel 1964. Da più
di trent’anni svolge una costante attività di studio, consulenza, valutazione e proposta nei settori vitali della
realtà sociale, ossia la formazione, il lavoro, il welfare, le reti territoriali, l’ambiente, l’economia, lo sviluppo
locale e urbano, il governo pubblico, la comunicazione e la cultura. Il lavoro di ricerca viene svolto
prevalentemente attraverso incarichi da parte di Ministeri, Amministrazioni regionali, provinciali e comunali,
Camere di Commercio, Associazioni imprenditoriali e professionali, Istituti di credito, Aziende private,
Gestori di rete, Organismi internazionali nonché nell’ambito dei programmi dell’Unione Europea.
7
Nella nota introduttiva al rapporto, il Censis osserva:
“Prima di tutto abbiamo potuto constatare, non senza una punta di
sorpresa, che nelle case degli italiani è presente una vera e propria
abbondanza di strumenti di comunicazione. Le abitazioni, infatti, non
sono solo piene di televisori (quasi tutti attrezzati per la ricezione del
teletext) e apparecchi radio – come era ampiamente prevedibile – ma
anche arricchite dalla disponibilità di libri, giornali e riviste, oltre che
di telefoni cellulari, computer e videoregistratori, mentre la crescente e
non più trascurabile attivazione di impianti per la tv satellitare, di
consolle per i videogame e di collegamenti all’internet contribuisce a
configurare le case degli italiani come dei complessi terminali
multimediali, autentiche porte aperte alla comunicazione con il mondo
esterno”
2
.
E conclude così:
“È un po’ come se, con la nostra ricerca, avessimo colto gli italiani nel
momento in cui si trovano a fare acquisti in un virtuale ipermercato dei
media. Alla cassa tutti i carrelli si presentano carichi di merci, però
guardando con più attenzione tra i clienti che si affollano tra gli scaffali
potremmo chiaramente distinguere quelli che hanno la loro lista della
spesa tra le mani e scelgono ciò che effettivamente gli serve e sanno
usare, da quelli che percorrono gli interminabili corridoi riempiendo
ansiosamente il loro carrello di una grande quantità di merci di cui, una
volta a casa, non sapranno cosa fare. La spesa, alla fine, l’hanno fatta
tutti, ma la soddisfazione che gli uni e gli altri potranno ricavare dai
loro acquisti è nettamente diversa”
3
.
Questa è una constatazione che ognuno di noi può fare osservando un
po’ il comportamento delle persone. Ma è importante la verifica (e la
“quantificazione”) che ci offre un’analisi sistematica.
C’è quasi un’ansia del “possedere”, un’esigenza imitativa di “adeguarsi”
dotandosi di ciò che i modelli di una società “affluente” fanno apparire
necessario. Ma c’è poi una profonda diversità nella capacità di usare gli
strumenti – e nel modo in cui ciascuno se ne serve.
Un fatto molto rilevante è che le differenze di comportamento non sono
una conseguenza delle nuove tecnologie. Al contrario, l’uso dei nuovi
2
Rapporto Censis 2001: “Offerta di informazione e uso dei media nelle famiglie italiane”.
3
Ibidem.
8
strumenti si colloca in un sistema preesistente, e consolidato nel tempo,
di abitudini, atteggiamenti e relazioni.
Risorse di informazione e comunicazione
disponibili nelle famiglie
4
Percentuali su totale popolazione
Prevedibile (come nota il Censis 2003) la diffusione della televisione e
della radio (nonché del “teletext” perché è una “dotazione” che ormai da
anni si trova in tutti i televisori, indipendentemente dal fatto che chi li
acquista voglia usufruire di quel servizio)
5
.
La sorpresa sta nell’ampia disponibilità della “carta stampata” – e in
particolare dei libri – in contrasto con la diffusa opinione che “gli italiani
non leggono”.
Anche la presenza di computer, benché nettamente più bassa rispetto
agli strumenti tradizionali, è tutt’altro che trascurabile. Fino a qualche
anno fa era uno strumento usato soprattutto sul luogo di lavoro; oggi ha
una penetrazione notevole (42 %) anche nelle case.
4
Rapporto Censis 2003.
5
Ibidem.
9
Ma il quadro comincia a cambiare se osserviamo il secondo grafico, che
ci dice quante sono le persone che usano, sia pure “occasionalmente” gli
strumenti “disponibili”.
Risorse di informazione e comunicazione
uso individuale
6
Percentuali su totale popolazione
Vediamo che la “gerarchia” è molto cambiata. Prevedibile che il
telefono cellulare salga al secondo posto – e che scendano un po’ i libri.
Se il computer è presente nel 43 % delle case, è usato solo dal 31 %
delle persone. La diminuzione è ancora più forte nel caso dell’internet: la
possibilità di accesso è nel 30 % delle case, ma solo 20 % delle persone
se ne serve. Ma questo quadro è ancora troppo generico, perché non ci
dà alcuna indicazione sulla frequenza d’uso.
Nel prossimo grafico vediamo i dati riguardanti quelle persone che il
Censis definisce “individui che hanno un rapporto di utenza costante”
con i vari strumenti di informazione e comunicazione. (In questo studio
si definisce “uso costante” una frequenza dichiarata di “almeno tre volte
alla settimana” e, nel caso dei libri, “almeno uno nell’ultimo mese”).
6
Ibidem.
10
Risorse di informazione e comunicazione
uso abituale
7
Percentuali su totale popolazione
Qui vediamo consolidarsi la “sorpresa” per quanto riguarda la lettura.
Non solo la radio si porta al di sopra del telefono cellulare, ma anche i
libri; e i quotidiani sono quasi allo stesso livello. Scende ancora
notevolmente il computer (solo due persone su tre che lo usano lo fanno
in modo “costante”) e ancor più l’internet (le persone che lo usano
“abitualmente” sono poco più della metà). Non è sorprendente constatare
che le dotazioni meno usate, rispetto alla loro diffusione, siano il teletext
e il videoregistratore. Diverso è il caso, per esempio, del decoder: dei
pochi che lo usano, il 90 % lo fa spesso. Non così i videogiochi; solo il
40 % di chi ci gioca lo fa in modo abituale.
7
Ibidem.
11
1.2. MOTIVI D’USO
Televisione
Percentuali
In questo grafico, come in quelli che seguono,
la somma delle percentuali è superiore a 100 perché
gli intervistati potevano indicare più di una risposta
La televisione è il mezzo con l’indice più alto di “abitudine”. Il valore
“interesse” è abbastanza elevato – ma è meno della metà della somma
svago + abitudine.
Radio
Percentuali
Non è sorprendente che la radio abbia il valore più alto di “compagnia”.
Suscita un po’ più “passione” della televisione, ma meno di altre risorse.
Basso il valore di “interesse”: benché sia veloce e aggiornata, la radio
sembra sottovalutata come mezzo di informazione. È tipicamente
ascoltata “mentre si sta facendo qualcos’altro”. Un’altra ovvia differenza
è che l’ascolto della radio è prevalentemente individuale, mentre la
televisione è spesso un’esperienza collettiva.
12
Libri
Percentuali
La lettura, specialmente dei libri, sembra percepita come un’esperienza
di una certa intensità. Ha il valore più alto di “passione”. La componente
“svago” è rilevante (per la larga diffusione di narrativa “facile”) ma è
poco più della metà della somma interesse + passione. Un valore basso
del fattore “necessità” sembra indicare una scarsa, o poco attenta, lettura
dei libri per approfondimento e aggiornamento professionale.
Quotidiani
Percentuali
Il profilo dei quotidiani è prevedibile e coerente. Hanno il tasso più
elevato di “interesse” perché, ovviamente, sono considerati soprattutto
un mezzo di informazione.
13
Settimanali e mensili
Percentuali
Anche qui non ci sono sorprese. I periodici si leggono per “svago” ma
anche per “interesse”. Il basso valore di “necessità” sembra indicare una
debolezza dei periodici tecnici e professionali.
Telefono cellulare
Percentuali
Sembra prevalere una visione “utilitaristica”. Naturalmente il concetto di
“necessità” può essere molto soggettivo: ciò che una persona considera
necessario, per un’altra può essere superfluo, inutile o fastidioso. Ma
non c’è “passione”, né emozione, né entusiasmo per la telefonia mobile.
Un aggeggio che si usa quando serve, e nulla più.
14
Computer e internet
Percentuali
Il rapporto Censis qui raggruppa due comportamenti non del tutto
omogenei: l’uso del computer e quello dell’internet. Tuttavia emergono
alcune considerazioni interessanti. Questa è l’unica risorsa per cui è
prevalente il valore “necessità”. C’è una componente non irrilevante di
“svago“, ma è metà della somma necessità + interesse. È al secondo
posto, dopo i libri, per “passione”.
Sono bassi i valori di “abitudine” e “compagnia”. Un’ennesima
conferma del fatto che l’uso del computer e della rete è molto più
ragionevole e funzionale di come lo dipinge una vasta letteratura
dell’immaginario. Non si vede traccia di quei comportamenti su cui tanti
dissertano a vanvera: fuga dalla realtà, tendenze a rifugiarsi in un
immaginario mondo “virtuale”, eccetera.
Sono relativamente poche le persone che usano abitualmente un
computer (20 %) o l’internet (11 %) ma sembra che abbiano idee
abbastanza chiare sul perché lo fanno. Sono in prevalenza persone che
già hanno l’abitudine di servirsi di una varietà di strumenti di
informazione e comunicazione – e continuano a farlo.
15
1.3. I CAMBIAMENTI PER EFFETTO DI NUOVE RISORSE
Un capitolo del rapporto Censis è dedicato a “I cambiamenti (nell’uso
dei media) per effetto dei new media”
8
.
Se è vero che la nascita di un nuovo mezzo non determina
meccanicamente la scomparsa dei precedenti, è altrettanto certo che il
tempo che ciascuno di noi può dedicare a ciascuno di essi non si può
espandere all’infinito, per cui l’aumento dell’offerta finisce
inevitabilmente per incidere sul loro uso.
La televisione è il mezzo che risente maggiormente dell’avvento dei
nuovi media. Il fatto non stupisce perché essendo il più diffuso è anche
quello su cui si riversa con più evidenza ogni variazione. Sembra che la
tv col tempo riesca a recuperare il colpo subito per effetto della novità,
cosa che spiegherebbe perché, nonostante tutto, la televisione non appare
ancora veramente minacciata dai nuovi media.
Come “incidono” i nuovi strumenti sull’uso di quelli precedenti?
L’analisi del Censis si può riassumere in questo grafico.
Da quando usano un computer “usano meno”
9
Percentuali
Naturalmente “usare meno” non significa “non usare più” – e questo
studio non ci dice quanto del tempo dedicato all’uso del computer sia
sottratto ad altre attività. Ma si conferma l’opinione, abbastanza diffusa,
che si dedichi meno tempo soprattutto al mezzo più “neutro” e
abitudinario – la televisione.
8
Ibidem.
9
Ibidem.
16
Va anche osservato che una delle funzioni del computer è la gestione
dell’informazione, perciò il tempo sottratto a libri, giornali e riviste è in
buona parte dedicato ad attività “analoghe” con uno strumento diverso.
Da quando usano l’internet “usano meno”
Percentuali
Anche in questo caso il tempo è sottratto principalmente alla televisione.
Va ricordato che gli utenti dell’internet sono in prevalenza persone che
dedicano più tempo alla lettura, per cui il loro “consumo” di libri,
giornali e riviste rimane comunque superiore alla media. Occorre anche
tener conto del fatto che una parte rilevante dell’attività in rete consiste
nel leggere qualcosa; perciò il tempo complessivamente dedicato alla
lettura con l’uso dell’internet aumenta, non diminuisce. (Come non
diminuisce il consumo di carta. Alla produzione di libri, giornali e riviste
– che non è in diminuzione – si aggiunge un uso crescente di stampanti e
fotocopiatrici).
Il Censis conclude l’argomento osservando che «i nuovi media si
disturbano anche tra di loro»
10
. Per esempio il decoder sottrae tempo
soprattutto alla televisione “generalista” (51 %) al cinema (34 %) e alle
frequentazione degli stadi (15 %) ma anche, in misura marginale, all’uso
del computer (5,8 %) e dell’internet (3,5 %). Con la fondamentale
deduzione che «anche la crescita dei nuovi media non è affatto lineare e
ineluttabile come a prima vista, ad alcuni, può sembrare»
11
.
10
Ibidem.
11
Ibidem.