Capitolo I
L’ECONOMIA DELL’ARTE
Da molto tempo committenti e collezionisti seguono ragionamenti economici per arricchire le
proprie collezioni di nuove opere d’arte. L’interesse degli economisti per l’arte è invece più recente,
sia perché la nascita della moderna economia politica è essa stessa recente – il 1776, con la
pubblicazione della Ricchezza delle nazioni di Adam Smith – sia perché l’analisi economica viene
rivolta alla produzione di massa. Nelle esposizioni degli economisti classici, allora, il mercato
dell’arte è visto come un’eccezione nel funzionamento delle moderne economie industriali.
Tuttavia la riscoperta dell’importanza della varietà nei consumi e dell’eterogeneità nei prodotti,
oltre al fascino suscitato dall’argomento in sé, hanno progressivamente condotto allo sviluppo di
una nuova specializzazione dell’economia detta, per l’appunto, economia dell’arte.
1.1 Gli aspetti economici dell’arte
L’arte è un’attività con innumerevoli riflessi economici. Ma, mentre gli aspetti economici dell’arte
sono analizzabili attraverso le categorie tipiche dell’economia (prezzo, qualità, domanda, offerta,
ecc.), l’analisi dei fenomeni artistici richiede categorie specifiche; infatti il valore artistico di un
dipinto potrebbe non essere legato al suo valore economico. Un tema inevitabile dell’economie
dell’arte è, allora, quello del rapporto tra la sfera economica e quella artistica. La trattazione
congiunta di questi problemi identifica i contenuti dell’economia dell’arte, per alcuni una
denominazione utile e affascinante, per altri irrilevante e quasi blasfema, a seconda che si ritenga o
meno il valore economico connesso al valore artistico. Quindi, l’approccio economico ai problemi
dell’arte solleva alcuni temi fondamentali, quali la relazione tra questi due valori, l’efficienza del
mercato dell’arte e la relazione tra l’organizzazione mercantile e la creatività.
Nel mondo dell’arte operano l’artista, il critico (o in generale i gatekeeper) e il mercato (vedi figura
1.1.). I gatekeeper sono degli agenti ai quali si riconosce un ruolo guida nella valutazione del merito
artistico e, spesso, monetario. Possono essere professionisti o dilettanti: nel primo gruppo rientrano
i critici che valutano il bene o servizio artistico e formulano pubblicamente il loro giudizio; il
7
secondo gruppo può invece essere identificato come il “grande pubblico”, in questo caso è il
mercato stesso che, nel suo complesso, funziona da gatekeeper, e determina il valore artistico e
monetario di un dipinto, costruendo una significativa storia artistica attorno all’opera.
Figura 1.1 Il “triangolo” dell’economia dell’arte
Artista
Mercato Critico
(o in generale gatekeeper)
Fonte: Economia delle arti, G. Candela, Antonello E. Scorcu
Il critico e il mercato si muovono in maniera diversa. Il mercato usa i “voti-euro” (cioè il prezzo)
per trasmettere le preferenze e le scelte degli agenti: i consumatori d’arte domandano sul mercato
un bene piuttosto che un altro, facendo rialzare il prezzo del primo e diminuire quello del secondo, e
trasmettendo così al produttore gusti e preferenze.
La critica opera utilizzando i concetti. Il mercato riceve dal critico, o in generale da tutti i
gatekeeper che possiedono le “chiavi” che aprono agli artisti la porta del successo (galleristi, agenti,
direttori dei musei, ecc.), due tipi di segnali: il primo, che potremmo chiamare di critica assoluta,
fornisce informazioni circa la qualità dei prodotti dell’arte, proponendo una distinzione, ad esempio,
tra un pittore creativo e quello di maniera; il secondo, che potremmo chiamare di critica relativa,
fornisce informazioni sulla corrispondenza delle caratteristiche dei prodotti artistici alle preferenze
individuali espresse dai consumatori.
Anche il dibattito sul ruolo del mercato nell’arte si colloca tra due posizioni limite: il pessimismo
estremo, secondo cui il mercato nuoce gravemente alla libertà creativa degli artisti e della cultura in
genere, e l’ottimismo estremo secondo cui i benefici potenziali del mercato, in particolare la sua
8
capacità di creare risorse e di distribuire i beni, superano i costi posti alla creatività dell’artista e
connessi alla sua volontà (e/o necessità) di vendere.
1.2 I beni e i servizi d’arte
L’oggetto di studio dell’economia dell’arte è quell’insieme frastagliato di attività che viene indicato
come “beni e servizi artistici”. Davanti alla varietà dell’espressione artistica il problema è
individuare le caratteristiche che fanno assumere a un bene (o a un servizio) la connotazione
“artistica”, differenziandolo dai beni industriali o artigianali.
A livello legale un’opera d’arte deve essere in-utile, ovvero non utile nel senso pratico e funzionale
o con una “finalità senza scopo”, secondo la definizione di Immanuel Kant; deve essere originale e
non un multiplo commerciale, un oggetto unico e non un bene standardizzato e prodotto per
multipli; deve essere realizzato a mano, dato che il lavoro di un artista è la componente principale
del prodotto e non può essere sostituito con altro lavoro o con altri mezzi, al contrario di quello che
avviene per i manufatti industriali.
Innumerevoli esempi dimostrano però che questa definizione non coglie appieno le caratteristiche
dell’oggetto d’arte: poiché originalità, inutilità e realizzazione manuale non sembrano poter
individuare il bene d’arte, è opportuno considerare anche altre definizioni.
Secondo David Throsby le caratteristiche del bene d’arte sono identificate da tre peculiarità:
1) la creatività, che comporta l’invenzione connessa all’atto della produzione;
2) la presenza e la trasmissione all’esterno di un significato simbolico;
1
3) l’esistenza di una qualche forma di proprietà intellettuale.
Secondo Werner W. Pommerehne e J. Martin Granica un bene d’arte ha caratteristiche primarie e
secondarie. Le caratteristiche primarie sono di natura estetica e distinguono i beni d’arte dagli altri,
mentre le caratteristiche secondarie, storiche e finanziarie, sono quelle in comune con gli altri beni.
1
Cfr. D.C. Throsby, Economics and Culture, Cambridge University Press, Cambridge, 2001.
9
Un bene d’arte deve allora possedere un valore estetico (caratteristica primaria) variamente definito:
2
il soggetto, l’aura artistica, la bellezza, l’impatto emozionale.
Dominique Sagot-Duvauroux, Silvie Pflieger e Bernard Rouget mettono l’accento su una
prospettiva dinamica e identificano un bene artistico come quello in cui, all’inizio, la qualità è
nascosta. Il bene d’arte è riconosciuto come tale e diviene oggetto di scambio solo se e quando la
3
sua qualità intrinseca viene rivelata dalle mostre, dalla critica, dall’apprezzamento monetario, ecc.
Se nelle precedenti definizioni il riconoscimento dello status artistico precede e giustifica lo
scambio, nell’approccio sociologico di Pierre Bourdieu l’elemento cruciale è la definizione sociale
del paradigma artistico: ciò che è o non è arte deriva dalla valutazione della società piuttosto che da
4
caratteristiche psicologiche dell’individuo o da caratteristiche materiali intrinseche del bene.
Tutte queste definizioni riconoscono nel bene artistico un elemento specifico distinto dal prezzo,
che potremmo chiamare merito artistico. L’analisi economica del funzionamento del mercato
dell’arte presuppone un collegamento significativo tra valore monetario e merito artistico. Se il
merito artistico dell’opera è socialmente riconosciuto (l’opera “piace” a molti), il numero degli
acquirenti potenziali è maggiore di quello di una transazione in cui il merito artistico è riconosciuto
da pochi, al limite dal solo artista. In questo senso, a un elevato prezzo di mercato, in genere
espressione di una forte competizione tra gli acquirenti, si connette un condiviso riconoscimento
della qualità artistica dell’opera.
L’analisi economica del mercato dell’arte comporta quindi alcune conseguenze di metodo: non è
possibile distinguere il “bello” dal “brutto” e i beni e i servizi d’arte sono definiti tramite il
comportamento degli agenti individuali piuttosto che in base a una definizione esogena di esperti e
critici d’arte (che al più svolgono un ruolo di certificazione del merito artistico). L’arte è un
concetto dinamico, che muta nel tempo: ciò che era rifiutato in passato (come le opere “degenerate”
2
Cfr. W. W. Pommerehne e J. M. Granica, Perfect reproduction of works of Art: substitutes or heresy?, in “Journal of
Cultural Economics”, vol.19, 1995, pp. 237-249.
3
Cfr. D. Sagot-Duvauroux, S. Pflieger e B. Rouget, Le marché de l’art contemporain en France. Prix et strategies, La
Documentation Française, Paris, 1991.
4
Cfr. P. Bourdieu, La distinction. Critique sociale du jugement, Minuit, Paris, 1979.
10
degli espressionisti tedeschi sotto il regime nazista) adesso può avere un elevato merito artistico,
mentre ciò che adesso è arte in futuro potrà essere dimenticato. Infine, l’analisi economica deve
tenere conto di come le regole sociali e le istituzioni condizionano il comportamento degli
individui, anche in campo artistico.
Di tutto ciò, Richard Caves fa memoria quando individua le caratteristiche economiche dei beni e
5
dei servizi artistici (o, come egli preferisce definirli, creativi), rispetto agli altri beni:
1) chi domanda e chi offre in genere è incerto sul merito artistico dei beni: spesso, prima dello
scambio “nessuno può sapere” (nobody knows) qual è il futuro merito artistico del bene;
2) poiché l’artista prova interesse alla creazione, il lavoro artistico è fonte di utilità piuttosto
che di sacrificio;
3) l’attività creativa dei prodotti semplici è svolta su base individuale, mentre l’impresa
culturale produce beni e servizi artistici complessi, che richiedono necessariamente il lavoro
di più artisti, oltre che di tecnici;
4) i beni e i servizi artistici in genere mostrano una combinazione di differenziazione
orizzontale (varietà artistica) e verticale (qualità artistica): una certa varietà di bene
artistico può avere qualità differenti e ciò consente la sopravvivenza di prodotti di “serie A”
e di “serie B”;
6
5) il prodotto creativo è durevole, poiché gode della proprietà dell’”ars longa”.
In conclusione, la presenza di una duplice dimensione, artistica e mercantile, risulta l’elemento
caratterizzante dello scambio artistico. È ragionevole pensare che chi scambia beni e servizi d’arte,
ad esempio che acquista o vende dipinti, accanto all’aspetto economico, riassunto del prezzo, valuti
crucialmente il merito artistico.
5
Cfr. R. E. Caves, L’industria della creatività. Economia delle attività artistiche e culturali, Etas libri, Milano, 2001.
6
Vita brevis, ars longa, occasio praeceps, experimentum periculosum, iudicium difficile è una locuzione in lingua
latina il cui significato letterale è "la vita è breve, l'arte è lunga, l'occasione fuggevole, l'esperimento pericoloso, il
giudizio difficile". Nella sostanza, il messaggio è questo: in tutte le arti, la vita di un uomo è insufficiente per
raggiungere la perfezione, che suppone l’esercizio progressivo di più generazioni.
11