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Introduzione
Affrontare l’incertezza del mondo del lavoro non è una sfida che vivono solo gli individui alla
ricerca di un’occupazione, ma, seppur in maniera differente, anche gli amministratori che
hanno il compito di predisporre gli strumenti d’intervento sul mercato del lavoro. La
realizzazione di misure efficaci passa in primo luogo attraverso un’attenta analisi del
funzionamento del mercato del lavoro e una conseguente razionalizzazione delle conoscenze.
Da questo nasce la volontà di indagare l’evoluzione del mercato del lavoro della Provincia del
Verbano-Cusio-Ossola negli ultimi cinque anni, con una finale attenzione ai servizi per
l’impiego. Concentrarsi sul contesto locale non significa dimenticare la sempre maggior
complessità e integrazione del lavoro, ma analizzare uno specifico contesto produttivo ed
evidenziarne i punti di forza e le debolezze specifiche.
La mia ricerca pone le sue basi nell’interesse d’indagare la realtà del tessuto sociale che
compone il mercato del lavoro locale. L’esperienza di tirocinio presso il Centro per l’Impiego
di Verbania ha acceso la mia curiosità e la volontà quindi di predisporre un’indagine rigorosa
volta a sfatare conoscenze di senso comune e colmare informazioni più o meno lacunose.
Non mancano dunque le ambizioni conoscitive, ma con consapevolezza si ammette che le tesi
sviluppate nel corso del testo non siano esaustive e molto può essere approfondito ed integrato.
È comunque mia viva speranza che questa ricerca, così come ha arricchito il mio bagaglio
conoscitivo, possa essere di stimolo e d’aiuto in future indagini sul mercato del lavoro locale.
Dopo una prima presentazione del territorio provinciale, della sua popolazione e, aspetto di
maggior importanza, il suo tessuto produttivo, si sono analizzate le caratteristiche fondamentali
del mercato del lavoro secondo i principali indicatori di sintesi proposti dall’ISTAT. Tasso di
attività, di occupazione e disoccupazione sono capaci di descrivere brevemente lo “stato di
salute” del mercato del lavoro, offrendo una lettura obiettiva del grado di partecipazione della
popolazione al contesto produttivo attraverso il lavoro retribuito.
Il capitolo tre, la parte centrale è più onerosa della ricerca, utilizza i dati raccolti nel Sistema
Informativo del Lavoro della Regione Piemontre (SILP) per delineare le tendenze della
domanda di lavoro ed estrapolare delle considerazioni sulla qualità delle occupazioni e sulle
caratteristiche della popolazione coinvolta. L’unità di analisi è rappresentata dalla procedura
d’assunzione, quindi dall’incontro tra un datore di lavoro e un lavoratore: nella comunicazione
dell’avvenuta stipula del contratto di lavoro si possono dunque rintracciare preziose
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informazioni sulla domanda e sull’offerta di lavoro, evidenziare sia i settori che maggiormente
attraggono occupazione che quelli in declino, nonché le caratteristiche contrattuali e le
peculiarità della popolazione degli occupati.
Si completa il quadro dell’occupazione locale con un’indagine sull’uso degli ammortizzatori
sociali: la Cassa Integrazione e le liste di Mobilità. È importate sottolineare la presenza di
interventi di Cig, perché segnalano le aree produttive maggiormente in crisi. Inoltre, la Cig
concorre a ridurre il volume della disoccupazione. L’importanza delle liste di mobilità incide
invece sui processi di ricollocamento, se ne valuterà dunque l’efficacia.
Una volta evidenziate le caratteristiche salienti del mercato del lavoro locale, si sono presentati,
nel capitolo finale, i Servizi per l’impiego. L’esperienza della crisi dell’ultimo biennio ha
accentuato le difficoltà per i servizi pubblici nell’intervenire sul mercato del lavoro e così la
risposta delle politiche attive a sostegno dell’occupazione si fanno sempre più centrali rispetto a
crescenti richieste provenienti dalle forze lavoro e dalle aziende. È sembrato dunque opportuno
riportare in chiusura della ricerca una breve descrizione di come il servizio pubblico del
collocamento sia cambiato nell’ultimo decennio a seguito della riforma del 1997.
Rimando alle due appendici per visionare le tavole statistiche e le due interviste, estremamente
interessanti, con cui ho potuto integrare le informazioni in mio possesso.
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I. La provincia del Verbano - Cusio - Ossola: uno sguardo preliminare
La provincia del Verbano-Cusio-Ossola nasce dallo scorporo della provincia di Novara. È stata
istituita nel 1992, con il Decreto Legislativo n. 277 del 30 aprile, divenendo però attiva in tutti i
suoi organi amministrativi con le elezioni provinciali del 1995.
Capoluogo Verbania
Superficie 2.255 km²
Abitanti 163.080
Densità 72,17 ab./km²
Comuni 77 comuni
1. Il territorio
Conoscere il territorio della provincia ha una sua importanza, poiché molte attività economiche
e la composizione dei lavoratori non possono prescindere dalle opportunità o dai vincoli che il
territorio stesso propone.
La provincia di Verbania si colloca nella punta nord della regione Piemonte. Confina per la
maggior parte del suo perimetro con la Svizzera, una vicinanza geografica che influenza
l’economia e le opportunità dei lavoratori, tra cui si contano numerosi frontalieri.
Rispetto le due vicine aree provinciali di Novara e Vercelli, il V.C.O. differisce profondamente
per la conformazione geografica del territorio, per la maggior parte montuoso con aree
pianeggianti nei fondovalle e sulle sponde del Lago in prossimità del capoluogo.
La provincia si estende per una superficie di 2.255 km² e include tre aree territoriali distinte e
ben individuabili: la Val d’Ossola, una lunga vallata racchiusa tra una doppia catena montuosa,
il Cusio comprende l’alto Lago d’Orta, e il Verbano, il territorio affacciato sul Lago Maggiore
da Belgirate fino al confine svizzero.
Le tre aree provinciali hanno ognuna una propria peculiarità geografica che richiama ad un
diverso sviluppo storico delle attività produttive.
2. Le attività produttive
Nonostante il profondo processo di deindustrializzazione vissuto negli scorsi decenni e tuttora
in atto, il sistema imprenditoriale della provincia mantiene una composizione decisamente
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mista: accanto ad un crescente settore terziario, in cui è consistente l’apporto del ramo turistico
e commerciale, permane una presenza del settore industriale (34%) ed un settore primario che,
grazie soprattutto alle attività floro-vivaistiche, conta il 7% delle imprese.
Nelle statistiche sono incluse nel settore primario anche le attività di estrazione, per la
provincia riguardano esclusivamente le cave e le miniere concentrate nell’area del basso Toce:
famoso il marmo di Candoglia, utilizzato nella costruzione del Duomo di Milano.
Tabella 1: Struttura imprenditoriale anno 2009 - Fonte: Unioncamere.
Le attività industriali si caratterizzano per una netta prevalenza della microimprenditorialità, la
maggior parte delle aziende sono a conduzione familiare e con un numero ridotto di dipendenti.
Gli ultimi dati di Unioncamere segnalano che l’indice di imprenditorialità si attesta per il
V.C.O. intorno a 7,7 imprese ogni 100 abitanti, un valore al disotto della media piemontese che
si attesta al 10,4%.
Delle 4.340 imprese del settore industriale più della metà (2.653) fanno capo al ramo delle
costruzioni e sono distribuite ugualmente su tutta l’area provinciale. L’industria in senso stretto
ha invece uno sviluppo strettamente correlato con il territorio: nell’area del Cusio prevale la
produzione di casalinghi, con nomi conosciuti quali Lagostina e Alessi, consistente è anche il
numero di rubinetterie, tra le cui più conosciute si ricorda l’azienda Cerini & Nodari.
Differente l’insediamento industriale nella piana dell’Ossola dove prevalevano in passato le
grandi industrie siderurgiche. Si ricorda ad esempio la Sitcupro di Pieve Vergonte oppure la
Siderscal (ex Sisma) di Villadossola importanti industrie siderurgiche tutte in fase di crisi e di
chiusura nell’ultimo biennio. Tra le industrie chimiche i nomi più conosciuti sono quelli della
Tessenderlo e di Acetati, ora chiuse o prossime alla chiusura. Ancora attiva si ricorda
l’industria Vinavil di Villadossola.
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Nell’area dell’Ossola rimane consistente il settore dell’impiantistica elettrica e meccanica, di
cui la Cover è l’azienda che più offre occupazione.
Il settore alberghiero è il ramo di attività che più incide sulla composizione del terziario.
Nell’Ossola le vallate offrono molte occasioni di turismo montano, dalle bellezze della Val
Formazza, alla cittadina di Macugnaga alle pendici del Monte Rosa meta di molti escursionisti.
Differenti sono le attività che si sviluppano in concomitanza con il turismo: dalla produzione di
gastronomia locale o all’artigianato, dalla ristorazione all’intrattenimento culturale.
Il turismo è l’attività più diffusa in tutta l’area del Verbano, numerose sono le strutture
alberghiere e non si dimentica l’eccellenza di Stresa e la bellezza delle isole Borromee. Sulle
rive del lago si concentrano anche le aziende floro-vivaistiche: le conosciute coltivazioni di
camelie di Cannero Riviera e i vivai di azalee e rododendri sulla piana di Verbania.
Al 2009 sono 12.683 le imprese attive registrate presso la Camera di Commercio, di cui circa il
40% sono imprese artigiane, una quota elevata sul totale e superiore al dato registrato in
regione, fatto che segnala come queste attività siano ampie e articolate.
In conclusione la provincia appare caratterizzata da un terziario forte nelle attività commerciali
e nel ramo turistico - alberghiero. Segue un comparto industriale ancora esteso anche se poco
competitivo: nonostante la presenza maggioritaria sul territorio, l’industria locale sembra ormai
incapace di produrre una quota consistente di valore aggiunto. Si legge in proposito
sull’Atlante di Unioncamere «Il V.C.O. partecipa alla formazione del valore aggiunto nazionale
con lo 0,24%, ultima nel contesto regionale. Nella provincia di Verbania notiamo che il settore
che contribuisce maggiormente al Pil è quello dei servizi con una quota del 69% seguito
dall’industria e dal settore manifatturiero (23,6%). La provincia detiene la quota di valore
aggiunto attribuibile all'artigianato, 15,8%, la più alta del Piemonte dopo Asti ed Alessandria e
sensibilmente superiore rispetto al valore medio nazionale (12,04%), permettendo alla
provincia di stabilirsi 24-esima in ambito nazionale»
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.
Un punto di debolezza del sistema produttivo del V.C.O. è la scarsa apertura verso mercati
esterni con il livello di esportazioni più basso tra le province piemontesi. Nel panorama delle
merci esportate prevalgono prodotti legati all’attività manifatturiera ed in particolare al settore
metalmeccanico con in testa prodotti siderurgici e prodotti chimici di base, prodotti in metallo e
1
Atlante Unioncamere, 2009. http://www.unioncamere.gov.it/Atlante/
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articoli in materie plastiche. La scarsa propensione all’esportazione è aggravata da una
situazione deficitaria del sistema infrastrutturale.
L’idea complessiva è di un territorio composito, con buone risorse ma incapace di investire nel
rinnovamento.
3. Caratteristiche socio-demografiche
I dati Istat aggiornati a giugno 2010 indicano una popolazione complessiva di 163.080 abitanti
ripartiti tra circa 77 comuni.
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Nel quinquennio preso in esame, dal 2005 al 2009, la popolazione complessiva non è
aumentata in modo significativo, si registra solo un live incremento dello 0,74% ciò significa in
termini assoluti 1.200 individui in più. La popolazione della provincia di Verbania non
rappresenta un’eccezione rispetto ai trend demografici che riguardano la penisola: ad un calo
delle nascite si accompagna un aumento delle speranze di vita che portano ad un generale
invecchiamento della popolazione.
In linea con le aspettative, il bilancio demografico positivo è da attribuire principalmente
all’aumento dei cittadini stranieri residenti sul territorio provinciale, con un saldo migratorio
pari a +927 nel 2009. Nonostante l’aumento dell’immigrazione, la provincia del V.C.O. è tra le
ultime nel territorio regionale per presenze di stranieri con circa 8.300 residenti di nazionalità
non italiana.
La popolazione del V.C.O. registra una densità particolarmente bassa, pari a 72,2 abitanti per
km², meno della metà di quella registrata mediamente in Piemonte. La popolazione si con centra
negli insediamenti urbani del fondovalle e sulla riviera mentre lo spopolamento montano è
ancora in atto anche se in modo meno marcato rispetto allo scorso decennio.
Analizzando la popolazione nelle diverse classi d’età si segnala un lieve decremento, circa il
2% nei cinque anni considerati, che interessa principalmente le fasce centrali, tra i 15 e i 50
anni.
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ISTAT, Demografia in cifre. http://demo.istat.it/bilmens2010gen/index.html